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Quando arriva la guerra o l'inondazione, la gente scappa. La gente, non Trina. Caparbia come il paese di confine in cui è cresciuta, sa opporsi ai fascisti che le impediscono di fare la maestra. Non ha paura di fuggire sulle montagne col marito disertore. E quando le acque della diga stanno per sommergere i campi e le case, si difende con ciò che nessuno le potrà mai togliere: le parole.
L'acqua ha sommerso ogni cosa: solo la punta del campanile emerge dal lago. Sul fondale giace il mistero di Curon. Siamo in Sudtirolo, terra di confini e di lacerazioni: un posto in cui nemmeno la lingua che hai imparato da bambino è qualcosa che ti appartiene fino in fondo. Quando Mussolini mette al bando il tedesco e perfino i nomi sulle lapidi vengono cambiati, allora non resta che scegliere le parole una a una per provare a raccontare. Trina è una giovane madre che alla ferita della collettività somma la propria: invoca di continuo il nome della figlia, scomparsa senza lasciare traccia durante gli anni del fascismo. Da allora non ha mai smesso di aspettarla, di scriverle nella speranza che le parole gliela possano restituire. Finché la guerra viene a bussare alla porta di casa, e Trina segue il marito disertore sulle montagne, dove entrambi imparano a convivere con la morte. Poi il lungo dopoguerra, che non porta nessuna pace. E così, mentre il lettore segue la storia di questa famiglia e vorrebbe tendere la mano a Trina, all'improvviso si ritrova precipitato a osservare, un giorno dopo l'altro, la costruzione della diga che sommergerà le case e le strade, i dolori e le illusioni, la ribellione e la solitudine.

192 pages, Hardcover

First published February 20, 2018

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About the author

Marco Balzano

32books203followers
Marco Balzano vive a Milano, dove lavora come insegnante di Lettere nei licei. Dottore di ricerca in lettere, nel 2010 pubblica il suo primo romanzo.

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Community Reviews

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1,991 (19%)
2 stars
334 (3%)
1 star
39 (<1%)
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Profile Image for Malacorda.
569 reviews291 followers
March 11, 2019
Bravo Balzano: proprio una bella storia di resistenza civile. Grazie anche alle dimensioni contenute, me la sono letta tutta d'un fiato. Una madre che si rivolge alla figlia, come in una sorta di lunga lettera, e le racconta in prima persona la propria vita dal '23 ad oggi. Bisogno di raccontarsi per spiegarsi, per giustificarsi, per causa di troppi segreti e troppi dolori rimasti nel gozzo: se non li si sputa fuori, finisce che fanno soffocare. Nel tono intimo di questa lettera-confessione ho ritrovato con piacere la stessa atmosfera che ne Il giro del miele di Campani si crea nella confessione di una notte, davanti al camino, tra i due amici.

Pur essendo il racconto collocato in un contesto molto ben preciso, sia come luogo che come tempo, si comprende l'intento spiegato da Balzano stesso nella sua nota: è l'intento di raccontare una storia privata e personale, seppur collocata all'interno della Storia con i suoi grandi stravolgimenti. In questa lettura la priorità deve andare alla prima, la seconda è solo un doveroso sfondo, non c'è intento di vero e proprio approfondimento, casomai solo di suggerimento in tema di guerra, comunità, confini, rispetto delle minoranze e del paesaggio.

Condivido in parte la nota di @Clara Mazzi circa il carattere e le caratteristiche dei montanari, e specialmente per quanto concerne quegli anni difficili; tuttavia le parole che Balzano fa dire/scrivere alla sua protagonista non sono del tutto fuori luogo in quanto si tratta di una donna che sin da ragazza ha studiato da maestra, e dunque sin dall'inizio del racconto si trova ad avere un bagaglio culturale diverso dalla maggioranza della sua gente, e strumenti diversi per comprendere quello che accade dentro e intorno a lei. I genitori di lei, ad esempio, sono descritti molto molto più similmente a quanto dice @Clara Mazzi. In generale: è vero che i montanari (non solo altoatesini) sono forgiati da secoli di vita durissima e non sono per nulla portati né educati ad un certo livello di riflessione, ma in effetti io in questa storia non ho sentito i protagonisti dire qualcosa marcatamente al di fuori di questo tracciato.

La scrittura è un tantino più approssimativa rispetto L'ultimo arrivato: qui c'è più atmosfera e meno precisione narrativa. Come se questo libro fosse sgorgato fuori con più urgenza: una scrittura di qualità differente ma non per questo inferiore.

Last but not least, l'altro tema che emerge con forza da queste pagine - oltre che dalla copertina - è quello direttamente collegato alla costruzione della diga: la distruzione, anzi diciamo pure lo stupro del paesaggio e l'impotenza della povera gente, della gente comune, di fronte a quelli che oggi si usa chiamare poteri forti o casta o quant'altro. Si mette l'accento anche sull'inerzia e l'indifferenza di molte persone nei confronti di questo tipo di guai che ciclicamente piovono in testa alle piccole comunità. Anche sotto questo aspetto, come per tante altre cose, oggi il confronto è ancora più esasperato: rispetto quegli anni, gli amministratori con un po' più di sensibilità ecologica sono aumentati di numero, ma dall'altro lato palazzinari e cementificatori vari sembrano essere sempre più ingordi; e se da un lato anche le persone comuni si sanno dimostrare più attive (leggasi: Val di Susa) dall'altro restano comunque tante altre persone comuni che si sono fatte lobotomizzare il cervello e sarebbero pronte a dichiararsi favorevoli a questo tipo di progetti (e qui penso al progetto della diga di Vetto). Quando hanno costruito questa diga a Curon pare che fosse la più grande d'Europa, poi dopo neanche tanti anni è stato costruito quell'altro mostro del Vajont, nuovo record europeo, e sappiamo bene com'è andata e quante vite si è mangiato. Le due vicende hanno molto in comune. Ma questa disgraziata nazione, che non ha il vizio della memoria, pare piuttosto avere ancora oggi la cementite acuta: eppure non ci vuole molto per capire che queste colossali idiozie sono soprattutto pericolose. In un passaggio del libro già citato da molti, si dice che la diga si può costruire anche altrove mentre il paese no. E questo non è neanche del tutto vero perché è materialmente possibile costruire o ri-costruire da zero una comunità dignitosa e armoniosa, e del resto è la stessa protagonista del libro a desiderare più volte di andarsene: ricominciare da zero da un'altra parte, per un singolo così come per una comunità, non è il male assoluto. Il male veramente assoluto e irreparabile è � lapalissianamente � la morte: le vite perdute non si recuperano e non si indennizzano.

Verso il finale, agghiacciante il passo relativo al cimitero. Se già non è tanto normale che qualcuno possa arrivare a dire o pensare che il progresso vale più di un mucchietto di case, la mancanza di pietà per i poveri resti di esseri umani significa che la nostra specie è già in fase di regressione. The end of the human race will be that it will eventually die of civilization (Ralph Waldo Emerson) .
Profile Image for Debbie W..
900 reviews787 followers
December 4, 2023
Why I chose to listen to this audiobook:
1. I saw the interesting premise on ŷ and got a free loan on Hoopla: and,
2. November 2023 is my "Wars of the 20th-Century Historical Fiction" Month.

Praises:
1. the most memorable part for me was learning about the Italian village of Curon, which bordered Switzerland and Austria. Its inhabitants were more fluent in German than Italian. Because they were forced to abandon their mother tongue, these people believed Hitler's Nazis would save them from Mussolini's oppressive Fascists. WW2 was a rude awakening for them when many young men fought for the Reich. Post-war, these people were forced out of their homes/farms when the Italian government intentionally flooded their village to build a hydroelectric power plant, leaving only the church's bell tower standing above the water line of the manmade lake;
2. the characterization of Erich, MC Trina's husband, is quite believable. His love of the land, the disappearance of his young daughter, frustration with being forced to fight with the Nazis in the war, returning home a wounded and changed man, angry at his son for joining Hitler's army, refusal to return to the Front, and deserting his village with Trina into the mountains, only to return after the war to learn that his home would be lost forever, really made him a sympathetic character in my eyes.

Niggles:
1. on the other hand, I found MC Trina to be truly unsympathetic. By her own admission, she really wasn't involved in her children's upbringing, yet writes long, sorrowful letters to her young daughter who chose to leave her home and live with loving relatives. I also didn't feel a connection to her as a teacher, either. Then, while Erich is off fighting in the war, she has a "one-night stand" with a local man. When Erich returns and heals from his wounds, rather than returning to the Front, he and Trina desert their home to hide in the mountains (like several other local people.) Luckily for this couple, a small family takes them in for several months, protecting and nourishing them. At this point, I don't understand why the author chose to have Trina refer to these people, not by their given names, but instead as "the old man", "the priest", "Maria's father", and "the fat woman". This just felt disrespectful! Were they supposed to be forgettable to Trina? and,
2. Uh-oh! This particular narrator, although easy-listening when it comes to feminine voices, jarred my memory during her narration for masculine voices. As I've stated in previous reviews, she makes the males sound constipated! Just makes me grit my teeth!

Overall Thoughts:
Although I'm pretty sure the characters will not be missed, I do appreciate learning about the geography and history of the lost village of Curon, Italy.
Profile Image for piperitapitta.
1,031 reviews435 followers
May 16, 2018
Curon, Italia.



La lettura di questo romanzo, le cui fasi di avvicinamento sono passate attraverso l'indifferenza, la curiosità, il moderato interesse, l'attrazione fatale nei confronti della copertina (un momento prima di scoprire che Curon esiste per davvero e che si trova in Val Venosta, Sud Tirolo, provincia di Bolzano - il che ha contribuito ad accrescere l’interesse), mi ha lasciata però con un sentimento prevalente di delusione.
Se da una parte c'è la storia vera (quella del paese e della sua diga, che non conoscevo), ben documentata nella sua evoluzione, affascinante tanto quanto rattristante proprio per il suo epilogo, se da una parte c'è una vicenda, romanzata, che sfiora però la realtà possibile di situazioni vissute dagli abitanti del luogo e quella della popolazione italiana di minoranza, di lingua tedesca, che si trova a essere continuamente sballottata fra l'Austria e l'Italia, il fascismo e la Germania (e sfiora, in maniera appena percettibile, anche le vicende delle maestre clandestine della basso atesina, che si trovarono a insegnare - di punto in bianco, obbligate dal fascismo - il tedesco sfidando le leggi in vigore che imponevano loro di insegnare esclusivamente l’italiano), dall'altra c'è una narrazione incolore, una prosa che non riesce a coinvolgere o a creare alcun tipo di attesa, di sospensione, di coinvolgimento, che non riesce a liberare il lettore (sicuramente me, la lettrice) da una sensazione di fasullo, di artificioso.



Le vicende stesse di Erich e Trina, sua moglie, costretti a compiere scelte estreme per poter poi restare nel loro paese da persone libere, non provocano più sussulti di quelli, invece frammisti a un senso di sbalordimento, che provocano le foto del campanile della chiesa di Curon che sfida la valle svettando, ultimo avamposto civile di un paese inghiottito, dalle acque del lago artificiale dovuto alla costruzione di una diga che nessuno del luogo voleva.
Voluta dai fascisti, voluta dagli italiani, osteggiata dagli abitanti, soli contro tutti, che dovettero abbandonare i loro "masi", i loro pascoli, vendere le loro bestie: ci fu chi, prima della guerra, emigrò (chi in Austria, chi altrove, in Alto Adige), chi accettò un rimborso, dopo la guerra, chi di spostarsi nella nuova Curon, decentrata rispetto alla geografia originaria.
Resta solo il campanile, ancora al suo posto e oggi diventato attrazione turistica, a simboleggiare l'abuso perpetrato ai danni del territorio, dei suoi abitanti, della sua storia, e a ricordare che lì, un tempo, c’erano Curon e i suoi abitanti, le sue valli e le sue mandrie.



Peccato, per quella che tutto sommato considero un’occasione mancata, perché se nella postfazione Marco Balzano racconta delle ricerche condotte in valle per scrivere questo romanzo, nato dalla stessa suggestione che il luogo aveva avuto su di lui, “turista per caso�, e si evincono la passione, il tempo impegnato per documentarsi, il desiderio di non limitarsi a una mera cronaca degli eventi, ma di incontrare e accogliere le testimonianze scritte e verbali degli abitanti della nuova Curon, il risultato è meno soddisfacente proprio nella parte romanzata, quella in cui l’autore avrebbe dovuto riuscire a liberare la sua scrittura dalle briglie della Storia.

Profile Image for Fatma Al Zahraa Yehia.
565 reviews873 followers
October 19, 2024
رغم احتلال أحداث الحرب العالمية الثانية لمعظم زمن الرواية، إلا أنني أجد أنها ليست عن الحرب بقدر ما هى عن الإنتماء، وإلى أي مدى يتمسك البعض منا بجذوره رافضاً أن يُقتلع منها إلا بالموت.

لماذا اختارت "ترينا" "إيريش" دوناً عن باقي الرجال؟ هل كان غرامها به وهى في السابعة عشر من عمرها مجرد افتتان طفولي بشاب وسيم؟ أم أنها فهمت في لا وعيها بأن ارتباطها به هو امتداد لارتباطها العميق ببلدتها "كورون"، وأنه مثلها تماما يعشق أرض تلك البلدة بكل إخلاص؟

ترفض ترينا أن تستسلم للغزو الثقافي الإيطالي الذي فُرضعنوة من قوات موسيليني على أهل بلدتها التي تنتمي تاريخياً للنمسا. فتنضم لجهود الكنيسة السرية لتدريس أطفال البلدة لغتهم الأصلية الألمانية حفاظاً عليهم من ضياع هويتهم.



الرواية بسيطة ورائعة. كنت أحتاج لقراءة ثانية لها لكي أستطيع كتابة مراجعة تليق بها وبروعتها. ستكون على رأس قائمة مشترياتي في معرض الكتاب لو كان لينا عُمر.
Profile Image for Heba.
1,211 reviews2,975 followers
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October 26, 2023
لطالما كانت عناوين الكتب التي تتضمن كلمة " هنا " تُقلقني ، فلابد من أن ثمة مكان يتشبث به أحدهم ، وهذا يعني أن الحكاية التي بإنتظاري بها من الألم ما سيصيبني بالدوار مما يعجزني عن الحديث عن " الألم " أو عن " هنا "....
صوت الراوية يأتيك من بلدة جبلية صغيرة بإقليم جنوب " التيرول " في إيطاليا ، تمنح الكلمات صوتاُ هادئاً دافئاُ بالرغم من إنها عن الفاشية والنازية حيث العنصرية التي قد لا تُلطخ يديها بالدماء بقدر ما تنتزع الهوية وتُلغي ملامح الإنسانية...
عن المصالح السياسية والإقتصادية التي تجرف بطريقها المنازل والمزارع ، وتحصد الأرواح بلا اكتراث...
قد يبدو امراً سخيفاً لو قلت بأنها لم تفعل ذلك فحسب بل غمرت رائحة العشب النديّ ، بل إن الهواء الخفيف الذي كان يمنح الحياة بات ثقيلاً خانقاً...هذا يبدو هراء أمام ما ذكرت آنفاً....
الحرب اللعينة كيف يمكن لها ان تغير الملامح...ترى الأعين جافة لم تعد تدر دموعاً ، الأذرع التي تحمل ثقل البنادق مقابلها أذرع متراخية منسدلة ، الصرخات ترد عليها شفاة مطبقة ، ولكن برأيي من يشارك بها ومن لم يفعل يتشاركون القبضات المُغلقة...
الرحيل والعودة وما بينهما شريط قصير يعرض المشاهد بسلاسة مُرعبة ، ولكن الكلمات تفسح الطريق في كل مشهد لمزيد من الألم لطالما أحدهم عازماً " سأبقى هنا "...
الكاتب الإيطالي " ماركو بالزانو " يتمتع بقدرة على السرد بشاعرية بالغة وكثافة ناعمة ، يولي الكلمة اهتماماً يبرزها ، تفرض سطوتها على النص حد انذواء المشاعر وراءها دون غيابها التام...
هنا الكلمات تظن بأن بمقدورها أن تنقذ الأرواح ، تتلبس الأرواح في الخفاء وتنطق باسمها ولا تعرف التوقف طالما " سأبقى هنا "
يبدو إن الألم بالفعل قد أصابني بالدوار.....
Profile Image for zumurruddu.
137 reviews143 followers
May 14, 2018
Nessuno può capire cosa c’� sotto le cose

Una storia scritta con uno stile semplice e che si legge in un soffio, la storia di una donna e del suo paese, tra fascismo, guerra e dopoguerra. Ci sono tante cose qua dentro, tanti spunti di riflessione sia da un punto di vista storico che intimo, sebbene il tutto sia raccontato in modo armonico, senza dare l’impressione di aver messo troppa carne al fuoco.
C’� soprattutto un paese di montagna, fuori dal mondo, eppure costantemente in balia di decisioni altrui. Un paese che deve subire una lingua non sua e il divieto delle scuole di lingua tedesca; le angherie fasciste (che vogliono italiano il sud-tirolo) e quelle naziste (che danno agli alto atesini la “grande opzione�: restare in Italia e integrarsi o diventare cittadini tedeschi e andarsene nel Terzo Reich); che deve subire una guerra non sua (a cui fornire carne da cannone), e infine l’inondazione del paese in nome del progresso.

“Il fascismo non era più legge ma era ancora tra noi, tale e quale, con tutto il suo armamentario di spocchia e prepotenza, con tutta la stessa gente portata da Mussolini e di cui la nuova repubblica italiana aveva bisogno per mandare avanti la burocrazia�.

E tutto ciò che il paese dovrà subire collettivamente, Trina lo vive sulla propria pelle, ogni angheria un dolore vivo.

Molto interessante la storia della costruzione della diga, di cui non sapevo nulla. Anche qui, proprio le vicende di Trina e della sua famiglia, fanno capire quanto sia stato devastante questo progetto per gli abitanti del luogo.

“Non aveva più le sue bestie, il suo campo era stato sommerso, non era più un contadino, non abitava più il suo paese. Non era più niente di quello che voleva essere e la vita, quando non la riconosci, ti stanca in fretta�.

Un libro che ha, a mio parere, il pregio raro della leggerezza unita a uno sguardo profondo.

“Nel giro di pochi anni il campanile che svetta sull’acqua morta è diventato un’attrazione turistica. I villeggianti ci passano all’inizio stupiti e dopo poco distratti. Si scattano le foto con il campanile della chiesa alle spalle e fanno tutti lo stesso sorriso deficiente. [...]
Nessuno può capire cosa c’� sotto le cose�

***

“Vennero distrutti 677 ettari di terreno, dei quali 523 agricoli; 163 case (107 a Curon, 47 a Resia e 9 a San Valentino); 150 famiglie contadine private della loro unica fonte di reddito. La metà di loro, rimasti senza casa e senza lavoro, fu costretta a emigrare. Il 70 per cento degli animali utili venne disperso.�

Profile Image for Gabril.
944 reviews236 followers
April 25, 2018
La giustificazione intima di questo romanzo viene raccontata da Balzano nella nota finale: «Se la storia di quella terra e della diga non mi fossero parse capaci di ospitare una storia più intima e personale, attraverso cui filtrare la storia con la s maiuscola, se non mi fossero immediatamente sembrate di valore generale per parlare di incuria, di confini, di violenza del potere, dell’importanza e dell’impotenza della parola, non avrei, nonostante il fascino che questa realtà esercita su di me, trovato interesse sufficiente per studiare quelle vicende e scrivere un romanzo».

E infatti questa è una storia di resistenza alla tracotanza dei potenti: strenua, incessante, sofferta, in tanti casi inutile ma non per questo disattesa.
Forse perché vivere è resistere, a volte anche cedendo, perché non si può fare altro. A volte fuggendo sulle montagne, altre restando avvinti alle proprie radici.
La voce narrante è quella di Trina che parla alla figlia perduta e, trascorsa buona parte della vita, fa un bilancio degli eventi drammatici che hanno colpito, ferito e alla fine cancellato la piccola comunità altoatesina di Curon.
Prima il fascismo che impone una lingua e una “cultura� vissute come straniere; poi il nazismo che prima esalta e poi tradisce le attese; infine la guerra, non capita e non voluta e finalmente, quando tutto questo può essere lasciato alle spalle, quando si può ricominciare, ecco il colpo finale: la costruzione della diga e l’annientamento del paese.

A nulla servono gli appelli alle autorità più significative, lo Stato, la Chiesa: insieme ottengono solo che il campanile scampi alla distruzione. Ed eccolo, svettante simbolo di un potere soverchiante e malevolo per definizione.
Ecco contro cosa combattono Trina, il marito Erich, padre Alfred...e chi a loro si unisce, cioè quelli che non possono essere definiti soltanto “la gente� che vuol solo essere lasciata in pace e tornare dai campi la sera alla sua immaginaria tranquillità.

Trina è una maestra, una ragazza istruita che forse per questo ha fiducia nelle parole: ogni tanto ne scrive di belle, di vere. “Sembrava in quei giorni che le parole potessero smuovere le montagne. Che l’errore più grosso fosse stato non interrogarle, non cercarle, non farle parlare prima. Le parole.�
E invece non serviranno a fermare la macchina del profitto. Curon sarà sepolta, come sappiamo.

Ma a noi, invece, quelle che Balzano mette in bocca alla sua eroina sembrano ancora belle, vere, e resistenti.
“Era una terra ricca e piena di pace, la nostra. Sacrificare tutto questo per una diga era semplicemente selvaggio. Una diga si può costruire altrove, un paesaggio una volta devastato non può rinascere più.�
Profile Image for Semjon.
726 reviews468 followers
October 31, 2020
Der versunkene Kirchturm von Graun im Reschensee, der auf dem Cover abgebildet ist, ist für mich ein Anblick, der mir Urlaubs- und Wandergefühle auslöst. Wenn man vom Inntal aus kommend den Reschenpass überquert, liegt relativ schnell der Stausee vor einem, im Hintergrund der massive Ortler, noch schnell ein Stopp auf dem Touriparkplatz an dem Kirchturm, Foto gemacht und ab geht es in den Vinschgau hinunter. Ich liebe Südtirol.

Wie die meisten Alpenurlauber befasse ich mich mehr mit der Planung von Wanderungen und Unterkünften, wenn ich in die Berge fahre. Klar, Geschichte hat diese Region auch, aber wir fahren ja nicht zum Sightseeing oder für Museumsbesuche in diese schöne Gegend. Dabei ist die Geschichte dieses Teils der Alpen meist nicht ruhmreich gewesen. Wie jede Grenzregion wechselten die Herrscher und damit auch die Sprache in schneller Reihenfolge. Die Menschen im Etschtal sprachen in den 20er Jahren noch deutsch, bis der italienische Faschismus ihnen das Deutschtum austreiben wollte. Ob nun Mussolini oder Hitler über sie herrschte, stets war die Frage: Should I stay or should I go?

Bolzano erzählt die Geschichte dieser Region anhand der Lebensgeschichte von Trina, die als Ich-Erzählerin ihrer Tochter über ihr Leben berichtet. Geschickt verknüpft der Autor dabei persönliche Lebensläufe und Schicksale mit historischen Ereignissen. Trina kann ihre Familie nicht zusammenhalten und so wie diese kleine Struktur zusammenbricht, bricht auch die Dorfgemeinschaft auseinander, als die Italiener nach dem Ende des Krieges den Staudamm fertig stellen, ohne sich um die Belange der beiden Dörfer, die in den Fluten untergehen, zu kümmern.

Wenn es etwas zu kritisieren gibt, dann vielleicht lediglich die Tatsache, dass das Buch im Wesentlichen auf einer Erzählebene geschrieben ist. Reflexionen passieren selten, oft war es sehr ereignisorientiert erzählt. Literarisch daher nichts Überraschendes, aber von der Thematik und der Eindringlichkeit der Geschehnisse ein überdurchschnittlich guter Roman. In Zukunft werde ich den Reschensee und den Kirchturm mit anderen Augen sehen, wenn ich ihn passiere.
Profile Image for Clara Mazzi.
777 reviews44 followers
March 29, 2018
Se conoscete gli Altoatesini, questo libro non può piacervi: è semplicemente irrealistico. Come da postfazione autografa, l’autore è rimasto affascinato dal campanile che sbucava dal grande lago artificiale a Resia; si è documentato e poi ha deciso di scriverci sopra una storia � verosimile. Nulla più. Non è che Balsano (cognome, che per ironia, in ladino vuol dire: Bolzano) sia un aficionado del Sud Tirolo. La documentazione ha sicuramente fornito i dati storici ma non ha restituito l’essenza degli altoatesini, popolo decisamente particolare in materia di sentimenti e di relazioni interpersonali. Forgiati da secoli di maso chiuso e di vita agricola, recentemente (dagli anni �60/�70) approdati ad un improvviso e notevole benessere, non sono persone che “sanno� riflettere su di sé � come invece fa la protagonista. Non lo sanno fare (non lo fanno) semplicemente perché non sono stati “educati�, nel senso che hanno sempre dovuto menare una vita (durissima) che non lasciava spazio a riflessioni personali: chiunque venisse al mondo in un maso chiuso non aveva alcuna possibilità di scelta su cosa fare della propria vita (a meno che non decidesse di piantare tutto ed andarsene), che questa piacesse o no. Il lavoro massacrante poi non lasciava certo spazio a una riflessione interiore. Ci si alzava la mattina, si faceva tutto quello che c’era da fare, che era tantissimo per ottenere appena appena di che sostentarsi, poi ci si coricava e il giorno dopo si iniziava da capo. L’amore (e poi questo Ma�/Pa�: ma dove siamo? A Roma?) non era assolutamente preso in considerazione. Non era importante amarsi per mandare avanti un maso: era importante essere una buona squadra (anche se poi bisognava andare a letto insieme e mettere al mondo dei figli, delle braccia da lavoro. Ma si andava a letto insieme, cioè gli uomini andavano a letto con le loro mogli, in un’ottica di riproduzione e sopravvivenza. Non di cattiveria, ma sicuramente non d’amore. Che poi col tempo, in alcuni casi, si sia trasformato in affetto, nulla lo ha vietato). Le riflessioni personali quindi di Trina non sono compatibili con una tal vita. In secondo luogo, Trina abbonda di riflessioni durante la Seconda Guerra Mondiale, col marito al fronte, cioè con due braccia in meno che mandavano avanti il maso e con tutto il lavoro (il doppio per la precisione) che le ricadeva addosso. Il catalogo dell’omonima mostra tenuta al Suedtiroler Landesmuseum fuer Volkskunde di Brunico, “Hoefe ohne Maenner/Masi senza uomini� racconta di ben altre donne (vere) talmente schiacciate dal lavoro per anni che addirittura alcune si sono suicidate per esaurimento. Impossibile poi il sentimento di romantico apprezzamento per la lingua italiana “se non ci fossero stati i fascisti�: non incomincio nemmeno a spiegarne il perché. Per chi fosse interessato, si può leggere: “Sued Tirol, storia di una guerra rimossa, 1956-1967� in cui racconta di come negli anni �60 tiravano le bombe pur di non stare con l’Italia. Alla faccia dell’amore per la lingua italiana (e lo dice una che ama l’Alto Adige e la sua gente dal profondo e che ha sempre capito e rispettato le loro enormi difficoltà ad integrarsi in questo nostro paese)! Altrettanto irrealistico il linguaggio moderno usato (con espressioni del tipo: “chi se ne frega�, che nell’Italia del Fascismo non usava certamente nessuno, men che meno direi, una donna di madrelingua austriaca), l’ateismo di Trina (un’altoatesina atea? Ma se così fosse, meritava un romanzo solo questo suo aspetto personale!) ed infine la capacità della protagonista di maneggiare ed uccidere a sangue freddo non uno ma ben due soldati tedeschi, come se non avesse fatto altro nella vita, sebbene fosse la prima volta che maneggiasse una pistola in vita sua. Seguono poi una lettera d’addio ai propri genitori scritta da una bambina delle elementari che pare quella di una donna adulta; un matrimonio celebrato col vestito bianco (ma non usano i Trachten?) e altro ancora. Insomma, non bastava documentarsi. Bisognava anche conoscere le persone. Non si può “ambientare� una storia in Alto Adige, con protagonisti autoctoni applicando le stesse regole che per tanto resto del mondo perché lo sfondo risulta appicciato, ma non integrato. Da questo punto di vista “Eva dorme� è stato più aderente alla realtà della gente (anche se andrebbe spiegato che sono ben diversi, emotivamente parlando). Per il resto una storia pacata, scritta correttamente, con una certa grazia che però non lascia il segno.
Profile Image for Paula Mota.
1,457 reviews485 followers
Read
November 18, 2023
DNF @55%

O que dizer de uma obra cuja capa é mais expressiva e intensa do que o conteúdo? Este livro, passado nas montanhas do Tirol, é uma extensa planície narrativa, que se arrasta a passo demasiado lento, até se afundar nas águas da barragem que submergiram a aldeia de Curon.
Sinto um enorme fascínio por histórias de aldeias submersas e era promissora a primeira página em que uma mãe escreve, num tom magoado e directo, a uma filha que se depreende distante.

Não, não mereces conhecer aqueles dias de escuridão. Não mereces saber quantas vezes gritámos o teu nome. Quantas vezes nos iludimos de estar no caminho certo. É uma história que não tem motivo para voltar a acontecer através das palavras. Em vez disso, falar-te-ei da nossa vida, de como sobrevivemos. Dir-te-ei o que sucedeu aqui em Curon. Na aldeia que já não existe.

“Eu fico aqui� apresentava ainda o aliciante de ter como cenário uma região cuja história me era desconhecida, o Tirol do Sul, onde, apesar de ser território italiano, se falava alemão, o que trouxe percalços à população local com a ascensão de Mussolini. Tudo isto, porém, perde o interesse com a insípida descrição dos acontecimentos, em que não há resistência nem guerra que lhe valha.

Entretanto, os fascistas ocupavam não só as escolas, mas as câmaras municipais, os correios, os tribunais. Os empregados tiroleses eram despedidos e os italianos penduravam nos escritórios cartazes onde se lia “Proibido Falar Alemão� e “Mussolini Tem Sempre Razão�.
Profile Image for SCARABOOKS.
291 reviews252 followers
July 3, 2018
Racconta la violenza della Storia e di quella del novecento in particolare (totalitarismi, dittature, l’industrializzazione forzata e selvaggia) attraverso il racconto-lettera di una madre ad una figlia che ha scelto di non restare.

Il simbolo di tutto questo è la foto di copertina: il campanile semisommerso di Curon, paese dell’Alto Adige cancellato insieme con Resia per costruire una diga. Parafrasando il libro (bellissimo) della De Kerangal, si potrebbe titolare anche “Nascita di una diga�.

Onesto, serrato, di una tristezza da gente tosta. Ancora un romanzo di montagna: piace evidentemente, tra i giurati dello Strega, questo tipo di ambientazione e di atmosfere. Rispetto all’acquacalla di Cognetti dello scorso anno si fa un bel passo in avanti direi.
Profile Image for Ubik 2.0.
1,031 reviews289 followers
July 26, 2019
No-Diga

Ci sono nato, all’imbocco di quella valle (Venosta) sebbene, come accadde anche al poeta “fu il fato che in tre mesi mi spinse via�.
Sono comunque cresciuto in un contesto e in un periodo in cui gli altoatesini di lingua tedesca (cioè gli indigeni sudtirolesi, legittimi abitanti di quelle terre) erano considerati dall’opinione pubblica italiana prevalente alla stregua di dinamitardi o loro fiancheggiatori, ingrati per non essersi accontentati dei privilegi che lo status di autonomia conferiva, o comunque antipatici simil-crucchi, salvo poi gloriarsi (gli italiani) per i loro successi sportivi con tanto di inno di Mameli sotto il tricolore.

Fa un certo effetto quindi ripercorrere le vicende di quegli anni da un punto di vista opposto, prendere coscienza dei soprusi e delle prepotenze subìte da una popolazione povera e frugale, un popolo allora ben diverso dall’immagine di prosperità turistica oggi dominante. E se la disgrazia della diga, pur rimanendo emblematica dell’arroganza del potere verso le piccole comunità indifese, colpì un numero limitato di famiglie, altrettanto non si può dire di altre imposizioni come la lingua, con il conseguente fenomeno delle “scuole clandestine�.

Balzano si è ben documentato sulla materia e il quadro storico-politico risulta accurato, convincente, descritto in una cronologia esplicativa (forse fin troppo�) che rende palpabile il succedersi di sentimenti di incredulità, disagio, rassegnazione con cui la gente, o una sua parte minoritaria ma combattiva, tentò di reagire alla sopraffazione.

Tuttavia, nell’esposizione in forma narrativa degli eventi scelta dall’autore, qualcosa mi è sembrato non funzionare, almeno non quanto lo spessore storico, politico, metaforico, iconografico del “materiale� a disposizione avrebbe consentito. La scrittura di Balzano mi è risultata piatta, elementare, prevedibile, paradossalmente poco coinvolgente così come la vicenda della famiglia e della protagonista attraverso le cui vicissitudini dovrebbe filtrare il dramma di un’intera comunità e di una popolazione.

Sarà forse perché lo spoiler sull’ineluttabile conclusione della storia è già nella copertina, ma le controversie sulla costruzione o rinuncia alla diga e sulle conseguenze, mi hanno lasciato una sensazione di distacco che ha accompagnato buona parte della mia lettura e in poche parole ha logorato la mia partecipazione emotiva agli avvenimenti, cosa che per una vicenda di questo genere costituisce un limite (forse un limite mio�) difficile da superare.
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October 28, 2018
Il periodo che va dalla prima guerra mondiale fino al boom economico è stato per le terre dell' Alto Adige una vera tempesta di avvenimenti. Altro che secolo breve, si potrrebbe chiamare secolo istantaneo.
Si passa dalla catastrofe dell'impero asburgico all'apparteneza più o meno forzosa ad una nazione della quale non ci si sentiva parte e dalla quale non si voleva essere governati; dalle persecuzioni fasciste nei confronti di tutto ciò che era germanico fino al voltafaccia dell'alleanza con la Germania nazista: sembrava che i tempi dovessero cambiare ed invece i poveri pastori che abitavano l'alta val Venosta si trovarono ad essere guardati con sospetto sia dal fascismo delle camice nere che da quello delle camice brune.
La catastrofe della seconda guerra mondiale non risparmierà alla gente dell' Ortles e delle dolomiti il loro tributo di sofferenze (anche se, diciamolo, il fronte orientale o quello di Nanchino sono stati un' altra cosa): ma sarà proprio l'avvento della democrazia che avrebbe dovuto finalmente garantire la pace a segnare la distruzione della comunità di Curòn, vittima segnata del progresso ad ogni costo che ha caratterizzato l' Europa degli anni cinquanta. Il paesino che fa da scenario alla storia finirà sommerso dall'alveo di una diga, in un (probabilmente voluto) riecheggiare la catastrofe del Vajont, che si abbatterà sulla vicina Longarone pochi anni dopo.

"Resto qui" è il resoconto romanzato di questa tormentata vicenda, vista con gli occhi di due pastori dell'alta val Venosta: Erich e Trina. La storia ha una cesura abbastanza importante: prima e dopo l'avvento della democrazia. La prima parte parla delle sofferenze della comunità altoatesina sotto la tirannia fascista e delle tribolazioni ancora maggiori che il morente regime nazista infliggerà loro al termine della seconda guerra mondiale.
Colpevole di nioente altro se non di sopravvivere, la gente di Curon ci dimostra come il significato profondo di libertà passa prima di tutto attraverso l'idea di identità culturale. In tempi di immigrazione importante e di ignoranza diffusa questo è un tema quanto mai attuale, e molti sostenitori della maggioranza di governo dovrebbero leggerle queste pagine, magari capirebbero meglio che cosa significa "identità di una nazione".
La seconda parte racconta una storia dolorosa narrata già tante volte: la fine di una comunità montana sotto il giogo di un progresso che non riece a trovare posto per loro. In entrambe le lotte che Trina ed Erich si troveranno ad affrontare, non si fa fatica a provare le simpatie per questi due ragazzi. Ma a mente fredda faccio fatica a non vedere l'opposizione alla costruzione della diga che sommergerà il paese come una lotta Nimby che se non ha tutti i torti (anzi) davvero non ha neanche tutte le ragioni.
Al di la del nero, delle protezioni, della corruzione che da sempre caratterizzano i governi italiani., cosa si sarebbe dovuto fare? L'Italia era distrutta dalla guerra, con debiti enormi, milioni di persone in preda alla fame, una percentuale di bambini che morivano di fame e di malattie entro i dieci anni e nessun tipo di risorse. Ogni forma di ricchezza che avesse potuto contribuire ad attenuare la tragedia post bellica andava sfruttata fino in fondo, a costo di sacrificare diritti ed interessi di minore levatura. "L'oro bianco", scrive Marco Balzano descrivendo la pur vera avidità dei dirigenti della Montecatini, pure dell'energia elettrica ce n'era un disperato bisogno, di ogni goccia di quell'energia.
E che dire delle migliaia di disperati che salivano al Nord lasciando le loro famiglie a centinaia di chilometri di distanza, senza sapere leggere nè scrivere, attratti dal cantiere della diga come fosse (ed effettivamente era) l'unica loro speranza? "Feccia" li definisce l'autore con convinzione, e questo per quel che mi riguarda mi basta per schierarmi con i terroni.
Non si possono certo nascondere le colpe anche gravi del governo democristiano di quei tempi, pure è storicamente vero che L'italia riuscì a uscire da quelle secche. Pure è difficile non riconoscere l'attualità del tema: le lotte contro la costruzione del quartiere TAV ed altre similari sono veramente difficili da capire, nell'intyreccio di interessi tutti legittimi che comunque si vanno a ledere.

E' un libro profondamente umano, scritto benissimo, che riesce ad un tempo a raccontare alcune delle pagine più nere della nostra storia ed a farci riflettere su aspetti e problemi della vita attuale. La fine ineluttabile del villaggio di Curòn sta li a ricordarci che il tempo del mondo piccolo, del campanilismo, è finito. Il mondo è globalizzato, e globali sono le sfide che dobbiamo affrontare. Anche se molti italiani, governanti e governati, sembrano non essersene ancora accorti.
Profile Image for Osama  Ebrahem.
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April 20, 2024
ولكنني أعرف أن الاستنزاف هو ماقضى عليه. نموت فقط من الاستنزاف. الاستنزاف الذي يتسبب فيه الآخرون ونجلبه على أنفسنا ، وتجلبه علينا أفكارنا. لم تعد لديه ماشيته وغرق حقله ، ولم يعد فلاحا، ولم يعد يسكن في بلدته لم يعد ذلك الذي أراد أن يكونه ، والحياة عندما يصعب التعرف عليها ، تهلكنا بسرعة....


مخلصها بقالي يومين ومحتار جدا في تقييمها وكتابة ريفيو عنها..

رواية هادية عن الرحيل والتشتت لكن في حاجات اسوأ من كدا بكتير خصوصا ان دا مكان صغير جدا في العالم،، والاحداث مش مأساوية خالص ومش متنوعة احنا معظم الرواية مع ٢ من فلاحين كورون بيحاولوا يتاعيشو ويقاوموا في فترة الحرب العالمية الثانية مع التجنيد الاجباري وفرض اللغة الإيطالية عليهم وشح الطعام ومحاولة الحكومة الإيطالية لبناء سد يهدد امن قريتهم...
في روايات عن الحرب او مابعد الحرب وتأثيرها، احسن بكتير...
واسلوب الكاتب اللي بيتقال عنه شاعري ووو ، محسيتش انه حلو اوي والرواية كان فيها بعض من برود المشاعر والملل
كنت مستنى من الرواية اكثر من كدا..اعتقد لو كان الكاتب استغل بعض الشخصيات واضاف عليها بعض الخيال كانت هتبقى احسن..
الرواية مكتوبة في صيغة مذكرات من ترينا بطلة الرواية لإبنتها..
Profile Image for Marius Citește .
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April 24, 2024
Curon, un oras din provincia italiană Bolzano, care a fost scufundat în 1950, când autoritățile au decis să construiască acolo un baraj.

Un oraș al cărui simbol este clopotnița care iese din lacul artificial, ultimul martor al existențelor distruse de interese economice și de război.

Povestea este spusă în capitole scurte, de vocea Trinei, o femeie simplă și hotărâtă care nu pare să se piardă niciodată.

O carte puternică care descrie schimbările sociale impuse de regimul lui Mussolini, apoi de nazisti și efectele dictaturii asupra oamenilor, a vieții celor care rămân și ale celor ce fug din calea războiului.

Impresionante sunt tenacitatea, curajul și perseverența personajelor în fața diverselor provocări ale vieții.

O poveste despre rezistență, dragoste, suferință, foame și lipsuri dar nu în ultimul rând despre speranță.
Profile Image for Mariaelena Di Gennaro .
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January 2, 2021
4 stelline e mezzo per questo romanzo davvero sorprendente.

“Nel giro di pochi anni il campanile che svetta sull’acqua morta è diventato un’attrazione turistica. I villeggianti ci passano all’inizio stupiti e poco dopo distratti. Si scattano le foto con il campanile della chiesa alle spalle e fanno tutti lo stesso sorriso deficiente. ‪Come se sotto l’acqua non ci fossero le radici dei vecchi larici, le fondamenta delle nostre case, la piazza dove ci radunavamo. Come se la storia non fosse esistita�".

Ho ascoltato questa storia in audiolibro e ho adorato la magnifica voce di Viola Graziosi.
Che libro meraviglioso!
Un pezzo di storia italiana di cui, ammetto, non sapevo nulla e che merita assolutamente di essere raccontato e conosciuto! (Io lo farei anche leggere ai ragazzi a scuola per far acquisire loro consapevolezza delle implicazioni e conseguenze più nascoste e ormai quasi dimenticate della Seconda Guerra Mondiale.)
Marco Balzano racconta con semplicità e incredibile eleganza tutta la sofferenza della gente di Curon, le atrocità del fascismo, l'imperialismo linguistico della lingua italiana che fu a loro imposta con la forza così come la presenza di "italiani" nei loro posti di lavoro e nelle scuole. C'è poi tutta la vicenda che ha portato alla costruzione della grande diga che distrusse le loro vite e il loro paese, derubandoli della loro storia.
L'ho trovato commovente, incredibilmente doloroso e sicuramente imperdibile.

Grazie a Marco Balzano per avermi aperto gli occhi su una vicenda a me sconosciuta e che inserisco senza alcun dubbio nella lista delle letture più belle del mio 2020. Da oggi, guardando quel campanile che fa capolino dall'acqua, non vedrà solo una curiosa attrazione turistica, ma un intreccio di tante storie e di tante lotte che quella stessa acqua ha crudelmente spazzato via.
Profile Image for Frabe.
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July 30, 2020
Quel campanile che spunta dal lago � l'ho visto più volte � fa impressione, lì sotto ci sono le case della vecchia Curon Venosta. Trina, l'io narrante del romanzo, dal paese non si è mai mossa, nel 1950 ha solo dovuto spostarsi di pochi metri, un po' più in alto, quando la sua vecchia casa è stata sommersa dalle acque del lago artificiale di Resia. Ma pure prima della guerra era rimasta lì, dov'era nata, lei sudtirolese di lingua tedesca, senza farsi allettare dall'invito ricco di promesse a trasferirsi con la famiglia nella Germania di Hitler. La guerra, il lago, e un dolore ancora più grande che la spinge a raccontare tutto... Trina è sempre lì, a combattere, senza arrendersi mai.
Marco Balzano ha buone doti, che già gli valsero il Campiello del 2015 con “L'ultimo arrivato�: “Resto qui�... resta però un gradino sotto.
Profile Image for Cornelia Dumitraș.
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January 10, 2025
O carte atât de lirică despre viața unei femei/mame dintr-un sătuc din Alpi de la granița dintre Italia, Elveția și Austria. Cartea scrisă sub formă de confesiune a unei femei către fiica ei fugită in Reich la sfârșitul anilor 1930. Frământările ei pe fondul schimbărilor politice din anii '30, pe fondul celui de-al doilea război mondial și sub amenințarea dispariției satului de munte prin construirea unui baraj care sa producă energie electrică. Ce viață pot să aibă unii oameni! Chiar daca e ficțiune istorică, tot te lasă cu un nod în gât finalul cărții!
Profile Image for Makmild.
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August 28, 2023
หยัดยืนคือนวนิยายกึ่งประวัติศาสตร์ในช่วงระหว่างจบสงครามโลกครั้งที่หนึ่งและเริ่มสงครามโลกครั้งสองที่เมืองเล็กๆ แห่งหนึ่งในอิตาล� โดยผู้หญิงตัวเล็กๆ คนนึงที่แม้จะไม่ได้ไปรบรากับใครแต่ก็ต่อสู้ในแบบของเธอ

ตอนเด็กตรีน่าเป็นลูกสาวของมะและป๊ะ พอโตมาหน่อยก็เป็นเมี� และกลายเป็นแม่ของเด็กสองคน ตรีน่ามีความฝันคือการเป็นครูสอนภาษ� มีบ้านเป็นของตัวเอง เป็นชีวิตธรรมดาจนกระทั่งสงครามและเผด็จการมาพรากมันจมไปกับเขื่อนแห่งหนึ่ง

จริง� ขนาดอ่านแล้วรู้ตอนจบว่ายังไงคูรอนก็ต้องจมอยู่ใต้น้�(ตามภาพปก) แต่ระหว่างทางที่อ่านเราก็ได้แต่ลุ้นว่ามันจะเป็นไปได้ เสียงของคนตัวเล็กๆ จะดังไปถึงผู้มีอำนาจบ้าง จะดังไปถึงคนที่นั่งสั่งอยู่บนหอคอยให้มองความจริงบ้าง มันคือความหวังที่ไม่แน่ใจว่ามีให้ตัวเองในช่วงเวลานี้ด้วยมั้ย แต่ก็เป็นความหวังที่อยากให้เรื่องราวประวัติศาสตร์เปลี่ยนแปลงแม้ในหน้าหนังสือ ซึ่งแน่นอนว่าไม่เป็นจริ� ความจริงคือสุดท้ายคูรอนจมอยู่ใต้น้� เขื่อนที่บอกว่าจะเป็นความก้าวหน้� เป็นความเจริญ ไม่สามารถแม้แต่จะทำประโยชน์อะไรได้นอกจากเป็นสถานที่ท่องเที่ยวแห่งใหม่โดยทำลายหมู่บ้านที่เป็นทั้งชีวิตและประวัติศาสตร์ของคนหลายรุ่นไ�

อ่านแล้วเหมือนดราม่� จริง� ท่าทีที่เล่าไม่ดราม่าเลยยย� ตรีน่าเป็นคนเล่าเหมือนไดอารี่เขียนถึงลูกสา� แล้วเหตุการณ์มันกินช่วงเวลาหลายป� ความฟูมฟายมันน้อยมาก แต่แต่ละตัวอักษรที่สั้� กระชับ ได้ใจควา� มันสร้างแรงกระแทกให้กับจิตใจได้มาก

เห็นหนังสือเล่มบาง� แบบนี้แต่มีหลายประเด็นแทรกอยู่ในนั้นเต็มไปหมดทั้งความหลากหลายของอุดมการณ์ภายในครอบครั� แน่นอนว่าทุกคนเกลียดมุสโซลินี แต่ไม่ใช่ทุกคนจะเกลียดฟือเรอ (ฮิตเลอร์) ในเวลานั้� ในบ้านของตรีน่� ผัวเกลียดฮิตเลอร์ (ดูเหมือนว่าจะชอบแค่ตรีน่ากับพระเจ้าเท่านั้นแหล�) แต่ลูกชายสมัครไปเป็นทหารนาซ� เราจะเห็นความแตกหั� ร้าวรา� และมีตรีน่าที่เป็นผู้ประสานเท่าที่จะทำไหวในครอบครั� จริง� เราว่าประเด็นครอบครัวในเล่มก็เข้มข้นมา� แต่ตัวหนังสือน้อ� พอมาคิดย้อนดูแล้วย้อนดูอีกมันก็เจ็บปวดจริง�

อีกหนึ่งประเด็นในเล่มที่น่าสนใจคือเรื่องความก้าวหน้� ที่ทั้งเผด็จกา� และนายทุนสวิสอ้างว่าต้องทำเขื่่อนเพื่อความก้าวหน้าของมวลชนและประเทศชาติ การสละทิ้งอดีตและบ้านเรือนของชาวบ้านไม่กี่ชีวิตเพื่อส่วนรวมนั้นเป็นสิ่งที่ถูกต้องแล้� ใช่มั้�? อ่านแล้วแบ� โอโห อย่ามาอ้างความก้าวหน้าจ้� ส่วนตัวเราคิดว่า "มนุษย์จำเป็นต้องมีความก้าวหน้�" แต่สำคัญกว่านั้นคื� "เพื่อใค�" ก้าวหน้าเพื่อมวลมนุษย์ด้วยกันเอง แบบที่วัดได้ แบบที่มั่นใจว่าจะเยียวยาผู้ที่ถูกทอดทิ้งได� แบบที่มีคนเจ็บน้อยสุด ความก้าวหน้าแบบนั้นทำได้มั้ย? (หรือไม่ได้นะ?) แต่ที่แน่ๆ ความก้าวหน้าแบบที่อ้างในเรื่องอะไม่ได� ดูจากดาวอังคารยังรู้ว่าเพื่อความก้าวหน้าของพวกพ้องตนเท่านั้� อ่านแล้วโกรธมา� แบบนี้ไม่ได้เรียกก้าวหน้าแต่เรียกเห็นแก่ตัวจ้ะสหาย

ในส่วนสุดท้ายที่อยากจะพูดถึงคือการวิถีการดำรงชีวิตกับศาสนา ด้วยความชีวิตระหกระเหิ� ใช้ชีวิตท่ามกลางสงคราม และการต่อสู้เพื่อแย่งชิงพื้นที่ ท่าทีของตรีน่ากับศาสนานั้นเป็นในแนวทางที่น่าสนใจมาก (จำประโยคหรืออะไรพวกนี้ไม่ได้หรอก) แต่มันเป็นการตั้งคำถามว่า ถ้าที่เป็นอยู่คือลิขิตของพระเจ้าจริงจะทำไปทำไ� ความศรัทธาไม่ใช่ที่พึ่งพิงของตรีน่าเลยแม้แต่น้อย แต่กลับเป็นวิถีชีวิตแบบม� (แม่ของตรีน่า) หรือผู้หญิงที่เจอกันระหว่างการเก็บตัวหนีสงครามเสียมากกว่า มันคือการมองไปข้างหน้า การพยายามมีชีวิตให้รอด ในขณะที่คนที่ผ่านสงครามมาอย่างผัวของตรีน่า (ลืมชื่�) กลับศรัทธาในพระเจ้ามากกว่า (และเอาเข้าจริงๆ ก็ผู้ชายเกือบทุกคนในเรื่องที่มีท่าทีสนับสนุนศาสนามากกว่�) มันเลยทำให้เราอดไปเทียบกับอีกเล่มที่อ่านในช่วงเวลาเดียวกันอย่าง ที่ก็พูดเรื่องพระเจ้าเหมือนกัน แต่ในอีกท่าทีนึง และวิธีการดำรงชีวิตอยู่ผ่านเรื่องราวก็คนละแบบกับตรีน่า และแน่นอนว่าทั้งสองเล่มนี้ดีเหมือนกันแต่ดีคนละแบบ

โดยสรุปแล้� สำหรับเรานั้นหยัดยืนนั้นเป็นเรื่องราวที่มอบความหมายของการต่อสู้แม้จะพ่ายแพ้ แต่มันไม่เคยจบสิ้น และการมีชีวิตอยู่ต่อไปโดยแบกรับเศษส่วนของเรื่องราวต่าง� ที่ผ่านเข้าม� ไม่ว่าจะดี ร้าย สุ� สมหวัง ผิดหวั� แต่มันคือการมองไปข้างหน้าและมีชีวิตต่อไป โดยที่ทั้งเรื่องราวทั้งหมดอาจจะไม่ได้มีการสรุปอะไ� ซึ่งดี เพราะสุดท้ายบทสรุปของชีวิตคือความตา� บางทีมันก็อาจจะไม่ได้คลี่คลายอะไรทั้งนั้นแหล� เพราะงั้นเรื่องมันเลยเศร้าและจริงแต่ดี จะอดใจไม่ให้ห้าดาวไงไห�

Profile Image for Arybo ✨.
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June 28, 2018
Ottima la premessa, ovvero l’idea di raccontare un piccolo (ma importante) spaccato della storia del Sudtirol, terra di confine con i suoi paesaggi magnifici e la sua gente legata alla terra, gente che si ritrova sommersa dall’acqua in nome di un progresso voluto da qualcun altro.
Peccato per l’esecuzione, che ho trovato un po� deludente. La scelta di narrare dal punto di vista di una cittadina di Curon è buona, ma la donna racconta tutta la sua vita, passata tra le montagne ed i pascoli, con voce monocorde, senza molta partecipazione. Continua a tornare con il pensiero alla figlia che se ne è andata, credendo che prima o poi tornerà in quel paese abbandonato da tutti, anche dagli stessi abitanti che, quando hanno capito che i lavori della diga si sarebbero fatti, si sono mossi troppo tardi.

Non lo so, sembra brutto dire che vedere l’immagine del campanile sommerso e confrontarla con le foto in bianco e nero del paese mi ha messo più tristezza che leggere il libro?

Mi è mancato, forse, un finale più conclusivo: non mi è bastato sapere cosa è successo a Trina, vorrei sapere quello che pensano anche gli altri abitanti che sono rimasti, qualcuno di quelli che se ne sono andati è tornato? Oppure è stata proprio la voce della protagonista che mi ha allontanato dai fatti, dalla storia. Probabilmente, se la narrazione fosse stata fatta con gli occhi di Erich, avrei avuto maggior interesse a finire la lettura, non fosse altro che per il suo attaccamento alla terra d’origine e per le sue idee espresse chiaramente.
Trina, a suo confronto, mi è sembrata solo un’ombra della ragazza che era, quella che voleva insegnare il tedesco ai bambini, anche a costo di essere mandata al confino. È come se la donna che è diventata avesse un velo davanti agli occhi, che la isola dal suo passato e non le lascia provare emozioni molto forti, come un muro nebuloso tra gli avvenimenti e il suo essere. Neanche la fatica di mesi di lavoro doppio nei pascoli e tra il fieno mi è stata trasmessa, come se mancasse qualcosa nel modo di raccontare l’esistenza delle donne costrette a lavorare il doppio avendo i mariti al fronte.

Mi aspettavo di più. A questo punto sono molto interessata a trovare libri più dettagliati sull’argomento.
Profile Image for Patryx.
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January 20, 2021

La diga delle Tre Gole (Cina)

Qualche anno fa lessi di una vasta zona della Cina che era stata inondata per costruire un complesso di dighe, necessario a sostenere lo sviluppo industriale del paese che correva veloce e che nulla avrebbe dovuto arrestare, neanche le persone che vivevano lì e non avrebbero più avuto la loro vita che si svolgeva da secoli in quei luoghi. Per la creazione del bacino sono stati sommersi più di 1300 siti archeologici, 13 città, 140 paesi e 1352 villaggi che hanno comportato il trasferimento di circa 1,4 milioni di abitanti (sono 116 le località finite direttamente sott'acqua). Ho pensato che fosse una follia senza sapere che la stessa vicenda era toccata in sorte agli abitanti di Curon, scoperta che devo proprio al libro di Marco Balzano.
La scomparsa dei comuni di Curon e Resia è l’evento culminante di una storia di ingiustizie e sopraffazioni che ha investito il territorio dell’Alto Adige durante il ventennio fascista e ha avuto il suo epilogo nel dopo-guerra: il divieto di usare il tedesco (lingua madre della popolazione che sino a pochi anni prima era parte dell’Impero Austro-ungarico), la discriminazione a favore dei parlanti di lingua italiana, l’accordo fraudolento con la Germania per favorire l’emigrazione degli altoatesini nei territori del Terzo Reich. In questo contesto si muove Trina, la protagonista e voce narrante del romanzo di Balzano; è una ragazza comune che sogna una vita tranquilla con una famiglia e un lavoro da maestra: gli eventi la porteranno a entrare nella rete delle maestre che nei solai e nelle stalle insegnarono il tedesco ai bambini, sfidando le leggi naziste, e da questi eventi sarà travolta.


La parte sommersa del Campanile di Curon

Il romanzo, almeno per me, è deludente perché Balzano descrive ciò che è visibile senza riuscire a incrinare la superficie di quel lago che oltre a riflettere e deformare, nasconde ed è proprio questa profondità che manca al romanzo. I personaggi appaiono opachi (nonostante il racconto in prima persona), impossibile capire le loro motivazioni di fronte a comportamenti che sconvolgono la loro vita e quella di chi li circonda; probabilmente è la voce narrante, Trina, che non riesce a comprendere gli altri e ciò che li muove ma l’effetto è un restringimento del campo visivo: una volta che un evento o una persona (rilevante sino a quel momento) esce dallo sguardo di Trina, noi non ne sappiamo più nulla nonostante siano questioni centrali nell’economia del romanzo.
Profile Image for Rosaria Luisa D'Angelo.
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November 25, 2020
Talora scegliere di restare è più difficile che andare altrove, andare via. La vicenda di Erich e Trina è il racconto di chi resta, nonostante tutto. Di chi restando, sa trasformarsi, in un divenire che deve fare i conti con la storia. La forza di restare, trasformandosi, elaborando il dolore, l'abuso, la diversità, la guerra è nel ritrovarsi insieme. Erich e Trina, restano, insieme, tenendosi la mano. Erich e Trina, restano, insieme con tanti personaggi, uomini e donne con cui hanno condiviso un pezzo di strada: le amiche maestre clandestine, un gruppo di disertori, i contadini dei masi, il comitato contro la costruzione della diga, i sacerdoti coraggiosi. Sempre insieme, attorno al dolore, attorno alla scelta di restare aggrappati alla propria terra. E la morte, che spesso irrompe nella storia di chi resta, non può nulla. Perchè anche nella mancanza, anche nella trasformazione, anche in una lapide senza testo, l'amore donato e ricevuto, le parole donate e ricevute, aprono in chi "va avanti" un percorso di eternità.
Profile Image for Luca Masera.
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November 8, 2018
Il campanile di Curon che svetta sull'acqua morta, metafora di una donna che resiste a tutto: alla scomparsa di una figlia (cui scrive un romanzo struggente sotto forma di lettera), agli orrori del nazismo e poi anche a quelli del fascismo, alla perdita della casa e del paese sommersi da una diga in nome del progresso. Ma lei caparbiamente resiste - resta qui - senza mai perdere la sua identità.

Indeciso fino all'ultimo se dargli 5 stelle.
Profile Image for Dolceluna ♡.
1,212 reviews114 followers
September 4, 2018
Una storia personale, quella di Trina, una giovane maestra che vive, negli anni della seconda guerra mondiale e del dopoguerra, in un paesino del Sudtirolo dove resta fino alla fine, caparbia, e di sua figlia, Marica, che invece fugge dal paese senza farvi mai più ritorno.
E una storia sociale e collettiva, quella di Curon, una piccola realtà in una terra di confine tra Italia, Svizzera e Austria, circondata da valli splendide e immense, punteggiate da masi e pascoli ma che ahimè, pare non avere pace: vi passano prima i fascisti e poi i nazisti, e ognuno cerca di fare suo il territorio, di appropriarsene, di farsene propria proprietà usurpando l'identità e cancellando la libertà di chi vi abita da sempre. E, come se non bastasse, nel 1950, la costruzione di una diga che sommerge completamente il paese, lasciandone solo quel campanile che svetta, limpido e solitario, sullo sfondo di quel lago azzurro in copertina, un'immagine (e una storia) che sì, fa un po' impressione.
Una storia personale e una storia sociale incastonate nel macrocosmo della Storia, quella vera, in un romanzo bellissimo, dallo stile delicato ed essenziale, che si legge tutto d'un fiato, come un soffio.
Il tema della resistenza è trattato con una potenza narrativa da applauso. E i personaggi, non solo Trina, ma anche il marito Erich, altrettanto orgoglioso, il figlio Michael, gonfio di ideali che scoppierranno come bolle di sapone, la madre Mà, che sa "lasciare andare i pensieri", rendendosi sempre libera, hanno una potenza tale che potrebbero uscire dalla pagina e apparirti lì davanti, tutti interi. Persino Marica resta potente fino alla fine, con la sua assenza e col suo silenzio, col dolore sordo in cui lascia tutti.
E' vero quello che molti hanno scritto: "Resto qui" richiama molto “Otto montagne" di Cognetti, vuoi per la straordinaria abilità di descrivere l'ambiente montano, vuoi per lo stile essenziale ma efficace, vuoi per la stessa casa editrice e i colori chiari, un po' sfumati, della copertina. Quello ha vinto il Premio Strega e questo no, e pazienza, ciò non rende uno migliore o peggiore dell'altro, e il giudizio di un buon lettore secondo me non dovrebbe farsi influenzare da questo pensiero.
Onore a Marco Balzano, classe '78, e talento a mio avviso da non sottovalutare.
Profile Image for Massimiliano.
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June 4, 2021
Il mondo sommerso

Gran bel libro questo di Balzano. Per stile, per i personaggi, per l'approfondimento storico.
E', sì, uno di quei casi in cui si sa già come va a finire (anche non conoscendo la storia di Curon, quel campanile mezzo sommerso in copertina non lascia molto spazio all'immaginazione), ma è ciò che succede nel mentre che appassiona.

La trama si concentra attorno ad uno spaccato della Val Venosta, uno spaccato che si dipana per diversi anni del '900, dagli anni '20 fino ad oggi.
La narrazione è fatta sotto forma di ricordo da parte di Trina, la protagonista, che racconta le vicende della sua famiglia, di suo marito, dei suoi figli.
Una storia di resistenza ai mutamenti sociali che hanno caratterizzato Curon, Alto Adige (o meglio, Sudtirol). Questa regione non è solo l'unica regione italiana rientrante a pieno titolo nella Mitteleuropa, ma è anche, e lo dice l'autore stesso nella nota finale, l'unica regione europea ad aver sperimentato sia Fascismo che Nazismo integralmente. Mica male ambientare una storia all'interno di questa Storia.
E la cosa bella (per il lettore, che si appassiona maggiormente alla lettura, non per i protagonisti del libro), è che la trama non si esaurisce con la fine della Seconda Guerra Mondiale: per Trina, Erich e gli altri la guerra non si conclude affatto, i soprusi da parte degli italiani continuano e la costruzione della diga, minaccia incombente fin dall'inizio, che a tratti sembra scampata, porta all'inevitabile conclusione cui si accennava.

E' insomma una storia triste, che vede protagonisti dei contadini, delle persone qualunque.
La Storia la faranno anche i grandi e i potenti, ma le storie particolari, quelle vere, reali, sono fatte da queste persone qualsiasi.
Profile Image for Sabrisab.
184 reviews60 followers
November 11, 2018
Bello, mi sento di consigliarlo. Secondo me ha due meriti principali: far conoscere la storia seppur in modo romanzato di queste comunità e di quanto sia stato difficile vivere quegli eventi; ricordare che la guerra è una schifezza, da qualsiasi parte la si combatta, geograficamente, umanamente, da soldato o da disertore.
Profile Image for None Ofyourbusiness.
569 reviews43 followers
January 22, 2025
The turmoil of South Tyrol during the rise of Fascism and Nazism is examined here with candor. Trina, a determined teacher, defies Mussolini by secretly teaching German, a forbidden language in her homeland. As Hitler's "Great Option" forces her community to choose between Italy and the Reich, Balzano paints a portrait of a village grappling with political upheaval, where staying put is the ultimate rebellion.

Balzano, a Milanese author and literature teacher, brings historical depth and emotional nuance to his work. His previous successes, including "L'ultimo arrivato," add to his reputation as a writer of significance. Balzano connects personal dilemmas with grand historical events, making the book particularly compelling.

At one point Trina returns to find her daughter missing, starkly highlighting the personal toll of political chaos. Balzano's precise words illuminate the reader's path through the darkness, showcasing the power of literature to shed light on the complexities of our existence.

This happens to be the second novel for me this month about a government flooding villages in the name of progress - the Russian "Matyora" the first. The excellent cover conveys that futile event.

I must say that I found it very hard to root for Nazi sympathizers that clearly saw Hitler as a savior. Complicated.
Profile Image for Moira Macfarlane.
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April 6, 2020
Wat heeft Marco Balzano prachtig geschreven. Ik ben gaan zitten en in het verhaal verdwenen, ik was erg geraakt door zijn subtiele manier van verwoorden.

Het in Trentino gelegen Curon, is een klein boerendorpje dat tegen Oostenrijk en Zwitserland aanligt. In 1923 komt Mussolini aan de macht en vanaf dat moment wordt de mensen in het dorpje hun moedertaal (Duits) ontzegd en wordt er met ze gecommuniceerd in het Italiaans dat ze niet machtig zijn. Gaandeweg wordt ze steeds meer ontnomen, ze zijn overgeleverd aan een oorlog die ver van ze af staat, maar waar hun mannen en zonen wel voor worden weggehaald en uitgeput, verminkt of niet van terugkeren. En op de achtergrond is er de dreiging van de aanleg van de dam, die uiteindelijk het hele dorp onder water zal zetten.
Balzano heeft via Trina en Erich een stem gegeven. Trina, die voor lerares leerde, maar haar toekomst met de taalwisseling in rook op zag gaan en Erich, een boer met de kleinste boerderij in de omgeving. Gewone mensen, geboren en getogen in dit kleine dorpje. Langzaam verdwijnt alles. Hun dochter aan een rijk getrouwde zus, hun zoon aan het nazisme, hun huis, hun land, de koeien, de kippen.... hun hele reden van bestaan.
'Toen we terugliepen, hadden we helemaal niets meer. De hemel was melkachtig wit en er trokken donkere wolken langs. Van dei wolken die een zomerse storm aankondigen. Hoe het kan weet ik niet, maar al snel waren we eraan gewend om op vierendertig vierkante meter te leven. Dat was de ruimte die iedere familie toegewezen had gekregen, onafhankelijk van hoeveel leden ze telde. Ik vond die kleine ruimte helemaal niet zo erg. Over de ander struikelen, de ander in de ogen moeten kijken als je ruzie hebt, voor hetzelfde raam gaan staan, dat was wat ik wilde. En dat was het enige wat we nog konden doen.'
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October 8, 2020
Una storia importante e profonda, una storia che tra le righe ci fa conoscere un parte d'Italia poco raccontata.
Profile Image for Gattalucy.
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June 21, 2021
Lettura leggera, perchè quella più più densa e bisognosa di concentrazione in spiaggia, con la vicina ciarliera, non era cosa. E' andata bene così.
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