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Il Duca

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L’ultimo erede di una dinastia decaduta, i Cimamonte, si è ritirato a vivere nella villa da sempre appartenuta alla sua famiglia. La tenuta giganteggia su Vallorgàna, un piccolo e isolato paese di montagna. Il mondo intorno, il mondo di oggi, nel quale le nobili dinastie non importano più a nessuno, sembra distante. L’ultimo dei Cimamonte è un giovane uomo solitario che in paese chiamano scherzosamente «il Duca». Sospeso tra l’incredibile potere del luogo, il carico dei lavori manuali e le vecchie carte di famiglia si ritrova via via in una quiete paradossale, dorata, fuori dal tempo. Finché un giorno bussa alla sua porta Nelso, appena sceso dalla montagna. È lui a portargli la notizia: nei boschi della Val Fonda gli stanno rubando seicento quintali di legname. Inaspettatamente, risvegliato dalla smania del possesso, il sangue dei Cimamonte prende a ribollire. Ci sono libri che fin dalle prime righe fanno precipitare il lettore in un mondo mai visto prima. L’abilità dell’autore sta nel mimetizzarsi tra le pieghe della storia, e fare in modo che abitare accanto ai personaggi risulti un gesto tanto istintivo quanto inevitabile. È quello che accade leggendo Il Duca, un romanzo classico eppure nuovissimo, epico e politico, torrenziale e filosofico, che invita a riflettere sulla libertà delle scelte e la forza irresistibile del passato. Con una voce colta e insieme divertita, sinuosa e ipnotica � inusuale nel panorama letterario nostrano � Matteo Melchiorre mette a punto un congegno narrativo dal quale è impossibile staccarsi.

453 pages, Hardcover

First published June 7, 2022

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478 people want to read

About the author

Matteo Melchiorre

12books10followers
Dopo il dottorato di ricerca in Storia Sociale Europea dal Medioevo all'Età contemporanea conseguito nel 2010 all'Università Ca' Foscari Venezia, ha svolto l'incarico di ricercatore presso l'Università degli Studi di Udine, l'Università Ca' Foscari e l'Università Iuav e dal 2018 è direttore della Biblioteca del Museo e dell'Archivio Storico di Castelfranco Veneto.

Il suo campo di ricerca è la storia medievale, della montagna e dei boschi ai quali temi ha dedicato gran parte della sua produzione saggistica.

Nel 2022 ha pubblicato il suo primo romanzo, Il Duca, ottenendo l'anno successivo il Premio Bergamo e il Premio Alassio.

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11 (2%)
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Profile Image for Paolo.
153 reviews186 followers
July 18, 2022
Acquistato al solo scopo di raggiungere il quorum di acquisti Einaudi per acquisire il diritto al prestigioso zainetto omaggio, mi imbatto in questa autentica perla della produzione delle patrie lettere.
Uno spunto narrativo potente, una padronanza nello sviluppo della trama assoluta, ma soprattutto una scrittura perfetta.
Ambientato in un presente non troppo precisato ed in una vallata alpina immaginaria ma facilmente collocabile, il Duca narra della disputa per confini tra poderi boschivi tra il protagonista, ultimo esponente dell'antica famiglia che ha governato (e sfruttato ) il loco per secoli, che si è incapricciato di far ritorno alla terra avìta, ed un' eminenza grigia locale, uomo fatto da sè in decenni di duro lavoro tra boschi e pascoli.
Ma lo spunto narrativo cela un mondo di rancori e violenza che affonda le radici nei secoli.
Melchiorre maneggia da maestro anche armamentario narrativo rischioso quali agnizioni e manoscritti ritrovati. 450 pagine senza cliché, sciatterie o tempi morti a descrivere il lato terribile della montagna, che qui è più quella dei misteri di Alleghe che non quella dove abita Heidi.
Melchiorre ha poco più di 40 anni. Segnamoci questo nome. Se poi non vincerà lo strega, lo status di capolavoro di questa sua prova sarà ufficiale.
Profile Image for Grazia.
476 reviews212 followers
August 20, 2022
il modo giusto per liberarsi del passato non è dimenticarlo, ma conoscerlo.

In questa estate rovente in cui la natura ci sta facendo capire chi possa effettivamente avere l'ultima parola tra essa e l'umanità, si innesca questa storia che è una storia di uomini, ma soprattutto la storia di relazione tra uomo (nei secoli) e il territorio.

C'è un uomo, colto, ricco e nobile, l'ultimo discendente di un casato di un paese di montagna, Vallorgana, nome di fantasia per un paese che potrebbre essere un paese qualunque del nostro appennino. Quest'uomo, il Duca (come con irriverenza viene appellato dalle persone di paese in un mondo dove l'esser nobili è privo di qualunque significato) si stabilisce, solo, nella antica villa di famiglia e in essa, scavando nel passato dei suoi avi e nelle dinamiche di paese, fa "archeologia di sé stesso"


Non riuscivo a liberarmi, in quel continuo riflettere e meditare, dalla convinzione che i miei scomparsi predecessori non fossero affatto scomparsi; pensavo, piuttosto, che essi albergassero ancora non solo nelle stanze che abitavo e negli oggetti che toccavo, ma anche nella mia stessa fisica persona


La linea di sangue o il contesto definiscono quello che siamo?

Si dice sangue per dare un nome alle infinite e imprecisabili cose che scorrono dentro una persona: generazioni di storie, gomitoli di educazioni, alveari di convincimenti, ragnatele di relazioni, sterpaglie di consuetudini, antologie di disgrazie.


E l'odio, le guerre, le faide, le lotte di potere non sorgono sempre con le stesse dinamiche?

Volevo vincerla da me, questa guerra. Volevo che la mia giustizia fosse mia e di nessuno altro. Ancora una volta, mi consegnai a logiche fuori posto, poiché una società in cui ciascuno amministri da sé la giustizia, come tutti sanno, non può funzionare in alcun modo


Ma sopratutto la misura della piccolezza dell'uomo di fronte alla forza della natura: il bosco, il vento e gli elementi che si oppongono alla smania di possesso. E la necessità dell'uomo di radicarsi in un territorio seppur impervio e ostile.

Un romanzo epico, filosofico ma nel contempo ironico, classico e modernissimo, che guarda all'uomo contemporaneo, alle sue radici, al suo dubitare, alla sua fragilità. Un romanzo, che con una prosa superba, si accaparra un posto d'onore tra l'eterno sussurro di storie che da millenni riempie il mondo.

(Lascio link della presentazione dell'autore stesso del libro )
Profile Image for SCARABOOKS.
290 reviews251 followers
July 5, 2022
Un romanzo vero, di stampo classico cioè, magnificamente scritto, che avvince dalla prima pagina. Conduce per mano il lettore trascinandoselo dietro in una condizione crescente di tensione, di inquietudine, nel disagio vero dell’inquietudine. E anche nella curiosità di capire non solo dove va a finire la storia labirintica che racconta, ma dove va a parare il senso che vuol trasmettere. E da quale piega dei tempi che viviamo nascono quel senso e il bisogno di scrivere una roba così.
Il dubbio che la potenza della scrittura e la complessità dell’architettura narrativa andasse a infrangersi contro un muro di banalità o affondasse nel niente me lo sono portato per un buon tratto. Poi capisci che non solo miracolosamente regge, ma che dietro e sotto c’� davvero tanto di noi e del nostro tempo su cui fermarsi a pensare.
Da tanto non usciva in Italia un romanzo così. Finalmente.

Qui chi è interessato trova qualche approfondimento
Profile Image for Malacorda.
567 reviews291 followers
November 14, 2022
Perbacco che soddisfazione: il più completo, veritiero, preciso, etnografico, approfondito romanzo sulla montagna che si potesse immaginare. Oscuro e limpido al tempo stesso. Ora il vero problema sarà trovarne un altro che possa per lo meno tenergli testa e/o reggere il paragone.

Una storia di lupi, di usucapione, di febbri e di impazzimenti. C'è La Storia e c'è La Montagna; ci sono la passione e le ragioni dello storico che qui si fanno contenuto e contenitore al tempo stesso. Il tracollo del passato descritto materialmente come fosse una frana. Sa descrivere La Montagna non nei soliti ed abusati termini di bellezza e natura, neanche in termini di grandiosità e nemmeno nel senso di un certo ecologismo modaiolo che ultimamente imperversa in ogni dove. Descrive La Montagna per quel che è realmente: un ammasso di contraddizioni, un enorme ossimoro del tempo e dello spazio. In questo romanzo non si troverà nessuna aquila romantica, appena appena il lusso di una poiana, e poi solo prosaicissimi cornacchioni.

Vorrei essere capace di esporre con lucidità gli ingredienti di questo lucidissimo romanzo: c'è un po' del miglior Eco; un po' del miglior Vassalli; Vallorgana è come Le Case ne Le case del malcontento di Naspini sia per quanto riguarda gli abitanti che per l'architettura e la topografia; il Duca può essere un discendente (metaforicamente parlando) di un Principe di Salina, così come il Fastreda è in un certo qual modo una reincarnazione di un Don Calogero. C'è un po' del Revelli de Nel tempo dei lupi ma in versione più cerebrale; c'è un po' del Maggiani di Meccanica Celeste ma in versione più dark. E con mio grandissimo piacere, non poteva non ricordarmi anche Nella Pietra di Servignani: laddove Servignani descrive un lavorìo della mente che prende origine dallo scavo della galleria del Lagazuoi, qui Melchiorre racconta un lavorìo del tutto simile che prende però le mosse dallo scavo dello storico nel passato. Non uno storico qualsiasi: uno storico che proprio nel romanzo viene definito "archeologo di sé stesso". Ma in definitiva, si tratta pur sempre di pietra e sasso: su due sassi in particolar modo mi sono commossa (sì, sono fatta così, non mi commuovo per i cristiani ma mi commuovo per i sassi...): a pag. 41 "...quando l'inconfondibile masso fu raggiunto, Nelso mi mostrò una croce che vi era incisa, seguita dalle lettere CIM, che stavano evidentemente per Cimamonte, e dalla data 1649. Non voglio tacere il fatto che quelle scritte alpestri mi allargarono le ali del cuore. Mi chinai a ripulirle con un sasso aguzzo, pensando nel frattempo a quale mano antica, e sotto gli occhi di chissà quale perito o giurato, avesse inciso quella data, quella sigla e quel confine. Rimasi genuflesso a guardare quella scritta con l'interiore eccitazione che viene a strabiliarmi ogniqualvolta, per il tramite di una traccia provata, veritiera, scopro di trovarmi nel medesimo e preciso luogo in cui si è trovato qualcun altro secoli prima, come se l'ombra di quel qualcuno fosse un vapore non del tutto esalato e fosse perciò, a suo modo, una presenza tangibile."; e a pag. 382 "...era una lapide incisa, non più grande di quaranta centimetri per trenta, e i caratteri di essa erano ancora nitidissimi e perfettamente leggibili. Dicevano: Turrem suam dirutam,/Ludovicus Cimamontius refecerat/anno millesimo ducentisimo vigesimo quarto.".

E che dire della scrittura e del lessico: precisi, eleganti, ricercati; niente barocchismi, niente metafore ardite, sa trasmettere un'ironia amara facendola colare direttamente dal discorso, senza bisogno di artificio alcuno.

Come già hanno osservato altri prima di me, questo romanzo è un classico fatto e finito: con un respiro ottocentesco e un incedere senza tempo, lascia il lettore con il piacere e lo stupore di avere trovato un libro da cinque stelle laddove proprio non se lo sarebbe aspettato.
Profile Image for Come Musica.
1,936 reviews579 followers
July 14, 2022
Matteo Melchiorre ha scritto un libro classico, pur ambientandolo nei giorni nostri, in cui passato, presente e futuro si mescolano in modo magistrale.

Il protagonista del romanzo vive a Vallorgàna e qui lo chiamano il Duca, sebbene il titolo nobiliare corretto sia Conte.

“Qua a Vallorgàna, però, non mi chiamano il Conte, cosa volendo corretta se ci si volesse attenere alla lettera del comunque ormai inutilissimo privilegio di Sigismondo. Al pari di Nelso, infatti, in paese preferiscono chiamarmi il Duca, degnandomi con ciò di un titolo improprio sotto tutti gli aspetti.�

Il Duca rovista nel suo passato nobiliare e cerca di far tornare i conti, conti che apparentemente sembrano non tornare mai, facendo sprofondare ipso facto il passato prossimo nel passato remoto.
Con un lavoro documentale instancabile, il duca apre "la botola del passato remoto" per "spingervi dentro quello che vi andava spinto dentro dal passato prossimo.":

"Nel momento in cui si dice «ora», infatti, ora si dissolve e non è già piú. Una volta nato, ossia una volta morto, il punto-presente scivola naturalmente indietro, diradandosi nel passato prossimo. Tale processo di scartamento del presente nel passato prossimo avviene senza sosta e, perlopiú, in maniera del tutto inavvertita; tant’� vero che l’errore di confondere il passato prossimo con il presente è cosa assai comune. Nelle vicende collettive o individuali, però, si danno talune congiunture le quali producono, nel passato prossimo, delle improvvise e abissali cesure."

Cosa lega il Duca al suo acerrimo nemico Fastréda? Che senso ha questo suo accanimento nel riportare in vita cose vecchie? Non è forse contro natura questo continuo scartabellare documenti per confrontarli tra loro e anche con le testimonianze di chi è ancora in vita?

"Perché tirare giú dalla sua bobina una trama morta e sepolta? Perché risvegliare ciò che la storia ha deciso di mangiarsi? Io avrei voluto dirgli che il mio scopo era invece l’esatto contrario: io volevo uccidere il passato di cui ero stato schiavo per troppo tempo, volevo scaraventarlo nel pozzo del passato che tracolla, perché il modo giusto per liberarsi del passato non è dimenticarlo, ma conoscerlo."

Il Duca verso la fine si arrenderà davanti ad una verità ineluttabile "il sangue è signore di ogni cosa.": la voglia di abbandonare tutto sarà forte. E tra l'andare via e il restare alla fine il Duca sceglierà con il cuore, senza pensare.

“E io ero io, il Duca di Vallorgàna, e in pieno dicembre avevo in mano una foglia verde, che mi sembrò davvero, guardandola meglio, una pagina finalmente bianca.
Non so tuttora cosa sia accaduto in quei pochi attimi in cui il pensiero corse via velocissimo e senza grammatica, cosa abbia trovato esatta combinazione, in quei momenti, dentro di me, o fuori di me, o sia dentro che fuori di me; ma la decisione era avvenuta. Era lí, nitida, presa da se stessa.�

P.S. Ho iniziato audioleggendo il libro. E poi verso la fine sono passata alla lettura dell’ebook perché non volevo perdermi una riga della storia. Bella!!!
Profile Image for Gattalucy.
359 reviews142 followers
August 30, 2022
Da dove arriva questo Melchiorre? Con questa scrittura precisa, attenta, raffinata ma mai enfatica. Con questa ricerca rigorosa delle parole ma senza ridondanza, dove ogni frase è pesata, dove fa capolino l’uso sapiente del gergo dialettale, e vi si ritrova l’anima di una lingua antica ma senza traccia di retorica.
Uno che frequenta gli archivi, e si sente. Erede di un Meneghello. Che mescola storia e etica con misura e oculatezza.
E la storia del Duca, che Duca davvero non è, è sapiente, con riferimenti a temi colti, eppure mai noiosi. Storia della Montagna, e della natura che ci fa pagare un caro prezzo all’abbandono, ma stando dalla parte di chi ci vive, fuori dalle mode, di chi la conosce perché gli deriva da una sapienza antica, tramandata di bocca in bocca, di fatica in fatica. Personaggi che si staccano dalle pagine, conflitti di paese insanabili, vecchie faide mai sopite, sgarbi e giochi di potere tra poveri cristi.
E Einaudi, con uno così in casa propria, porta allo Strega Spatriati?
�!!!
Profile Image for Dagio_maya .
1,040 reviews321 followers
October 9, 2022
� (...) la storia dei luoghi sovrasta e supera quella delle persone
e che un capoverso sarà anche un capoverso, cioè un brandello, ma dopo di esso
si va pur sempre a capo.�



Un Duca che in realtà un Conte.
Un paesino di montagna come tanti ce ne sono, arroccati non solo al monte che li sovrasta ma alle abitudini e tradizioni di una volta.
Un incipit che ti catapulta in mezzo ad uno stormo di cornacchie dando subito una pennellata gotica ad una storia che, personalmente, non mi ha trascinato molto al di là.

I concetti ci sono tutti: lo sguardo rispettoso al passato, il controverso rapporto uomo-natura.
Una sfida che mette a repentaglio la serena monotonia di un paesino condita con storia, arte e letteratura.

Matteo Melchiorre ha una scrittura preziosa ma la storia che mi ha raccontato non mi ha coinvolta veramente.

Controcorrente ⭐⭐⭐�


� Sciocchezze, pensai io.
In questo luogo c’� una bellezza scampata ai secoli, e accarezzata da un vento di mille anni.
Ci sono frammenti di luce e gomitoli di ombre nereggianti.
C’� il tremulo alfabeto del silenzio.
C’� l’eterno riposo di antiche pazienze.
V’� perfino l’erbaspagna, che cresce nella corte.
Ma anche qui si trema. Anche qui scoppiano i nervi. Anche qui si fanno i conti con l’ostilità del prossimo.
E dunque, cara la mia curiosa, in questo luogo non c’� proprio niente di magico.
È solo una babele di pietra e vicende, e ogni cosa è fin troppo reale.�

Profile Image for Laura Gotti.
531 reviews638 followers
August 25, 2022
Non esattamente il mio genere, l'ho iniziato per curiosità e l'ho finito (già tanta roba di questi tempi).
Mi è piaciuta la storia dell'ultimo dei Cimamonte, il suo trasferirsi nell'antica dimora e saggiare la storia dei suoi avi per poi provare a portarla avanti e poi chissà. Mi sono piaciuti la ruvida vallata, i montanari rissosi, il bar di paese, l'orgoglio della tradizioni, la malinconia della vita che scorre. La scrittura è ruvida anch'essa, mai banale, funzionale alla trama ma mai piatta.

L'ho terminato in una sera in cui è scoppiato un temporale che bramavo come bramo la fine di questa infausta stagione, mi è sembrato un buon segno arrivato da questo libro, mi è sembrato di percepire una speranza.
Profile Image for Annalisa.
205 reviews39 followers
October 1, 2022
Di questo romanzo mi sono piaciute molte cose: prima di tutto lo stile classico ed elegante, una prosa raffinata e impeccabile, studiata ma non artificiosa che scalda una storia (secondo elemento apprezzato) non scontata e ben risolta; si raccontano sentimenti ed emozioni che affiorano in ogni individuo di quando in quando, brutali forse, o almeno istintivi e ruvidi, sullo sfondo di un paesaggio di montagna meno patinato del solito e per questo più vero. Mi sembra un caso non comune nel panorama italiano.
Profile Image for Fiori di Carta.
109 reviews11 followers
July 9, 2022
Nella silenziosa e abitudinaria Vallorgàna sorge la villa dei Cimamonte, abitata dall'ultimo erede della dinastia ormai decaduta. Tutti lo chiamano "il Duca", in ricordo delle sue nobili origini, ma lui è un uomo semplice e piuttosto solitario. Trasferitosi nel piccolo paese, preferisce passare le sue giornate a rispolverare le carte dei suoi avi e scoprire il passato che lo circonda.
La bolla nella quale vive scoppia improvvisamente un giorno, quando gli viene detto che nei boschi di sua proprietà qualcuno gli sta rubando seicento quintali di legname. Una notizia che, inaspettatamente, risveglia in lui l'orgoglio ormai sopito della nobiltà.
Le storie sulla famiglia Cimamonte, che prima erano soltanto storie, diventano per il Duca una ragione di vita, che lo spinge a procedere senza scrupoli contro chiunque voglia usurpargli ciò che gli appartiene.
Nella sua lotta contro le ingiustizie, il giovane scoprirà che dietro i seicento quintali di legname si cela molto di più e che Vallorgàna è in realtà piena di segreti e verità taciute.
Quando ho iniziato a leggere questo romanzo avevo paura che non fosse esattamente il mio genere. Procedevo a piccoli passi, con indecisione. Sono entrata nella villa dei Cimamonte in punta di piedi, ne ho conosciuto le stanze, ho fatto lentamente amicizia con l'introverso Duca. E poi è successo. È successo che non potevo più smettere di leggere, che volevo scoprire quale fosse la prossima mossa e ho fatto mattina per arrivare all'ultima pagina.
Non servono tanti giri di parole quando un romanzo è così coinvolgente. Matteo Melchiorre ha scritto un libro pazzesco, leggetelo!
Profile Image for lise.charmel.
476 reviews191 followers
September 15, 2022
Ambientato in un piccolo paese di montagna incastonato tra pascoli e boschi, il Duca racconta la vicenda di una faida di paese, tra il Duca appunto, l'ultimo erede di una nobile casata che comandò sulla zona nei secoli passati e che ancora dispone di una bella villa antica e notevoli proprietà e Mario Fastrega, un uomo del posto ormai anziano ma che ha fatto fortuna in passato e che con la fortuna economica ha espanso il suo potere sugli ormai pochi abitanti del paese.
E' un romanzo di intrattenimento e come tale va approcciato, ma ha dalla sua una lingua ricercata e una capacità di inserire la vicenda in una sorta di spazio-tempo indefinito. Sappiamo che siamo ai giorni nostri perché di tanto in tanto compaiono dei riferimenti a date, ma non ci sono cellulari, il ricorso alla tecnologia è risicato, le persone si parlano in faccia, leggono carte antiche, si muovono principalmente a piedi.
Questo perché tutte le vicende sono strettamente (forse quasi eccessivamente) interconnesse con il passato, con una cronaca dei Cimamonte (la famiglia nobile di cui è erede il Duca, che poi vero duca non è, al massimo un conte), con il sangue che scorre nelle vene del nostro protagonista di cui lui si sente ultimo vassallo e del quale lui si sente tanto pervaso da farsi a volte assurdo portavoce di una improbabile mentalità da signorotto locale che fa valere i propri diritti.
Al centro del romanzo ruota una domanda: siamo chi siamo per via dei nostri avi? Ci portiamo dietro l'eredità di chi ci ha generato indipendentemente dal contesto? Cos'è veramente il nostro io e da cosa è costituito?
Domande alle quali né il protagonista né il romanzo si sognano di rispondere.
Devo dire che se ci fosse stato questo romanzo in cinquina al Campiello, sia per la trama (che non sarà innovativa, ma è sicuramente poco abusata nei romanzi contemporanei), sia per il linguaggio, non credo avrebbe avuto difficoltà a vincerlo.
Profile Image for Marica.
392 reviews186 followers
June 26, 2024
Qual piuma al vento
Libro che ho letto con piacere, la prima soddisfazione è venuta dalla qualità della scrittura, ricca e varia, adatta al protagonista, persona di solida istruzione. Quale che sia il personaggio, non mi pare comunque necessario scrivere in modo basico o pseudo popolare, se la scrittura deve trasmettere pensieri ed emozioni. Per farsi del male ci sono altri modi.
Inizialmente il duca mi era un po� antipatico, tutto privilegio e libertà; ma l’esercizio della libertà richiede comunque consapevolezza e coraggio e non ammetterlo significa essere invidiosi e infatti un po� l’invidio, poiché sembra immune da solitudine e domande moleste tipo senso della vita: si seppellisce in campagna nel castello avito, senza compagnia, dedito a decifrare documenti di famiglia dei secoli passati. Poi, la perfezione s’incrina: manifesta gradualmente tratti di umanità: viene ferito nell’orgoglio e prova un’attrazione crescente (da due persone diverse, per sua fortuna).
L’autore tratteggia un ambiente di provincia, distante dalla città nel tempo più che nello spazio: Il duca è conte di un paesello di montagna, dove la reputazione s’incenerisce al bar del paese. Fin qui la storia non sembra attraente, l’ambiente è soffocante nonostante l’aria sottile. Tuttavia l’autore è bravo a trovare diversivi e a fare sventolare il duca da un pensiero all’altro qual piuma al vento, per cui nell’insieme è una bella lettura, con un protagonista piacevolmente inverosimile. Ma i lettori, sono più verosimili del duca?
Profile Image for Ermocolle.
439 reviews39 followers
February 7, 2024
" Sentii farsi strada nelle mie giornate il fascino pericoloso della sfida. Mi bastava scorgere dalle finestre della villa la proprietà di Fastreda perché fossi toccato dal desiderio di sfidare quell'astuto sovrano. Mi bastava sentir pronunciare il suo nome perché mi si scaldasse il sangue. Mi bastava guardare la Montagna, in direzione dei miei boschi, per sentirmi vittima di un insulto che andava al più presto vendicato."
La ribellione dell'ultimo dei Cimamonte è stato un bel viaggio, raccontato egregiamente da Matteo Melchiorre che non conoscevo e al quale mi sono avvicinata incuriosita dalle recensioni.
Un romanzo ricco di tanti argomenti, colpi di scena e storie di paese e di montagna, con la giusta rappresentazione di persone, consuetudini e sfumature umane.
" Ne conclusi perciò, e lo dissi a Maria, che la storia dei luoghi sovrasta e supera quella delle persone e che un capoverso sarà anche un capoverso, cioè un brandello, ma dopo di esso si va pur sempre a capo."
Profile Image for giuneitesti ❆.
254 reviews45 followers
November 8, 2022
Matteo Melchiorre ha scritto un capolavoro.

Se dovessi indicare tre motivi per cui leggere Il Duca, direi questi: la lingua, il sangue e le radici. Cosa rimane di chi è stato prima di noi? Qual è il nostro debito nei loro confronti? Il nostro destino è condiviso con chi ci ha preceduti?

Il Duca arriva a Vallorgàna orfano di famiglia; a lui sono andati titoli e possedimenti, ed è nella villa di un paese lontano che decide di instaurarsi. Di lui non sappiamo che il rango, ma intuiamo che sta fuggendo. Siamo sulle Dolomiti venete, in un piccolo paese di montagna. Ci sono boschi, tanti boschi, e il Duca ne possiede in grande quantità; quando Fastréda, potente allevatore, ne abbatte qualcuno nel suo perimetro, il Duca decide di non starci. Ma Fastréda è amato e temuto, ha costruito il suo piccolo regno, e per il Duca non è facile capire come muoversi, che lingua parlare.

Tra tentativi di dialogo, un’asfissiante convivenza con il paese e la spasmodica necessità di sapere quanto più sulla sua famiglia, il Duca comincia a interrogarsi sulla sua identità. Se prima erano solo alberi, con lo scorrere delle pagine si rende conto che a vacillare sono le certezze: chi è, il Duca, non lo sa più. Qual è il suo ruolo nel mondo, ultimo esemplare di un casato in rovina?

Ed è in questo suo interrogarsi sul ruolo della famiglia a incantare e a rendere Il Duca un capolavoro. Sì, parla di legna, di boschi, di montagne che sono dorsi di draghi; parla di vita di paese, delle difficoltà che questa comporta, delle famiglie che sono come arcipelaghi.

Ma no, Il Duca non parla di niente di tutto ciò. È la ricerca di sé nella confusione della vita, è la speranza di ottenere chiarezza scavando nel passato che si tramuta in cenere, è la materialità delle cose che non vincerà mai sull’effimerità della vita.

E poi c’� la lingua. L’italiano di Melchiorre è elegante, solido, melodico, e con la precisa strutturazione dei capitoli fa avanzare la trama sotto gli occhi di chi, incredulo, si chiede come sia possibile andare avanti pur trattandosi di un semplice litigio. Eppure si arriva alla fine, e lo si fa meravigliati.

Bello, intenso e profondo, Il Duca. A mani basse uno dei libri più belli letti quest’anno.
Profile Image for Mariarosa Raffaelli.
96 reviews1 follower
August 13, 2022
Il Duca è un romanzo che, con un ritmo diverso da quello a cui siamo abituati, ti prende e ti porta ad abitare, per un po', tra Vallorgana e la Montagna, in mezzo a storie, discordie di paese e misteri del passato. Uno sguardo rivolto al passato, un presente che è subito "passato prossimo" e un futuro con le radici ben salde nei boschi.
Profile Image for violacea.
105 reviews15 followers
August 10, 2022
Mi è piaciuto questo romanzo.

Ha il respiro di un linguaggio lontano e rispettoso del lettore, quasi a dire, tengo da buon conto il fatto che tu mi legga e mi faccio leggere nel miglior modo possibile.

Un linguaggio ricco e pieno di echi, di chi le carte le studia, ma studia anche i boschi e i pendii montani. C'è tuttavia nel protagonista, dapprima ironia, un non voler aderire al suo personaggio e poi cadere con l'andare delle pagine, nei suoi vizi e virtù, e sul finire un abbandono stanco alla sconfitta del non riuscire a liberarsi dall'aura del nobile decaduto.

Mi sono piaciuti anche alcuni dei comprimari, mi sembrava di vedermeli davanti, quegli uomini, capifamiglia che incontri nei bar di montagna.

Un pregio, togliere l'aura mitica alla montagna; un difetto, Maria troppo poco vera, o per lo meno raccontata in modo un po troppo timido, come se si avesse paura a dir troppo.

Ci sono alcune riflessioni sul passato e la nobiltà molto profonde e acute e ho amato molto il ritrovare all'interno della finzione la verità della tempesta Vaia, che ancora oggi lascia traccia sulle nostre montagne.
Profile Image for Bobparr.
1,104 reviews81 followers
October 29, 2022
Un romanzo che, pur limitato nello spazio e nel tempo, contiene moltitudini.
Melchiorre ha il dono del conoscere tante parole, tante sfumature del sentire e forse tutti gli aggettivi dei boschi, e li ha saputi usare in un libro stilisticamente ammirevole.
Da un quotidiano fatto di relazioni rancorose ha creato una ragnatela ricca e sapiente, indagando con sensibilità nei mille moti delle emozioni umane, senza tralasciare descrizioni naturalistiche di grande efficacia.
Profile Image for arcobaleno.
641 reviews162 followers
November 26, 2022
Il modo giusto per liberarsi del passato non è dimenticarlo, ma conoscerlo


Giorgio de Chirico, Il ritorno al castello avito (1969) *
Fondazione Giorgio e Isa de Chirico, Roma
(fino al 12/3/2023 Palazzo Pallavicini, Bologna)

Non avrei acquistato questo libro se non avessi incrociato i commenti positivi di alcuni lettori affidabili. Non sono infatti attirata dalle copertine rigide, che non si addicono alle mie letture "nomadi", né dai giovani autori italiani, che ultimamente mi hanno piuttosto deluso.
Dopo una partenza sospettosa per una trama inizialmente incerta e per non voler essere io condizionata dai giudizi già letti, sono presto arrivata a confermarli. La scrittura è veramente molto curata ed essenziale, con un piacevole retrogusto classicheggiante. I periodi "girano" facilmente (anche alla lettura ad alta voce alla mia anziana ascoltatrice) per una loro lodevole logicità. Non vi si trovano quegli ammiccamenti di linguaggio giovanile che poco mi appartengono, ma che spesso ho trovato nelle recenti pubblicazioni, anche premiate.
Attraverso le vicende del Duca, ultimo discendente di una aristocratica famiglia, vengono toccati anche diversi problemi attuali legati alla montagna e ai boschi, ma senza retorica e senza pesantezza. I luoghi e i tempi non sono precisati (anche se alcune tracce li fanno individuare) e questo favorisce l'obiettività e l'universalità della filosofia sottesa.
E tutta la storia risulta ben dominata da una visione storico-scientifica dell'Autore che ha già, nel suo bagaglio letterario, diversi saggi storici.
La certezza della quinta stella è poi arrivata con l'ultimo capitolo.

...vi mostrerò il mio schedario, nel quale tengo nota scritta delle storie più interessanti che mi capita di ascoltare in paese, antiche o recenti che siano. Le annoto per curiosità, e per evitare che vadano via alla deriva nel tempo. Le annoto e poi le metto in ordine qua, dentro il mio schedario.
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* Il mio arrivo in questi luoghi dovette aver disturbato [...]. Ritenevo che, al di qua del cancello della villa, albergasse, benché invecchiatissima e ormai impotente, l'insopprimibile anima del mio casato, rimasta qui, come intrappolata, in una strana sospensione del tempo.
Profile Image for Marta Folgarait.
630 reviews7 followers
June 27, 2022
L'ultimo erede di un casato ormai estinto decide di andare a vivere nell'antica villa di famiglia. E da qui ha inizio una stupida faida tra lui e la famiglia più in vista e importante del paese che si scoprirà pian piano avere un passato che li accomuna in modo del tutto inaspettato. Accattivante la scrittura che ti fa sentire protagonista della storia con tutti i suoi stati d'animo.
Profile Image for Adele.
98 reviews2 followers
August 24, 2022
Un giallo, un romanzo storico, una riflessione filosofica, un romanzo di formazione. Non saprei dove collocare questo libro di Matteo Melchiorre che ha il respiro e l'ampiezza di un romanzo ottocentesco. Ho amato il libro non solo per la capacità dell'autore di intessere storie credibili e ben argomentate ma anche per il linguaggio nitido, preciso, affilato.
Profile Image for La libricina.
5 reviews
July 17, 2022
Romanzo classico in una ambientazione moderna.
Un libro che ti tiene incollato alle pagine per capire dove voglia andare e cosa, alla fine, voglia dire.
Racconto epico ed eroico, ma anche banalmente semplice, nel quale puoi riconoscere la quotidianità di chi vive in quei luoghi e vive di quei luoghi.
Stile di scrittura particolare e perfetto. All'interno di un periodo porta il lettore in viaggi pindarici per poi ricondurlo perfettamente da dove era partito, senza fare perdere il filo del discorso.
Davvero un ottimo romanzo
Profile Image for Fabio Carlo-Stella.
163 reviews12 followers
August 17, 2023
«E adesso voglio proprio vedervi. Voglio proprio vedere come andrà a finire, perché un circo così non l'ho mai visto».


Uno sgarbo che dà inizio a una contrapposizione. Due avversari potenti che incarnano due opposti archetipi: uno dell'ultimo privilegiato rampollo di una antica e nobile famiglia, l'altro dell'uomo che ha costruito la propria fortuna col sacrificio e col duro lavoro. Una antica rivalità che si risveglia e diventa guerra attraverso subdole strategie, logoramenti psicologici e bei colpi di scena, alimentata irrazionalmente da suggestioni ancestrali.
E poi il microcosmo di un piccolo borgo sulle pendici di una Montagna dalla bellezza ambigua, dove lupi e alberi avanzano minacciosi, e cornacchie sembrano voler dare misteriosi consigli. Un luogo che sembra sospeso nel tempo. Eterno e immutabile.

Una storia avvincente e raccontata con uno stile elegante e ricercato. Uno stile che però mi è parso trasformarsi in prolissa affettazione quando si dilunga in quelle numerose pagine di riflessioni e di inutilmente lunghe immersioni nella genealogia del protagonista, col quale ho fatto un po' fatica a entrare in sintonia.
Profile Image for Lara Tamantini.
213 reviews2 followers
September 1, 2022
Grazie, Melchiorre.
Per questa storia così vera, intensa e spietata.
Per questi personaggi crudi, dalle mille sfaccettature umane, capaci di tutto.
Per questa natura che prorompe, indomabile, vendicativa..ma di straordinaria bellezza. Dove immergersi per perdersi e poi ritrovarsi.

Come il nostro Duca, in cui riflessione ed istinto si sfidano fino all'ultima pagina, alle pendici della stoica Montagna.
In questo racconto dallo squisito linguaggio quasi d'altri tempi, che ho amato da subito, in un sublime connubio tra stile aulico e "volgare".

Da leggere, anche solo per trarne i tanti preziosi insegnamenti.
Profile Image for Divara.
232 reviews18 followers
November 30, 2024
Avvincente mi sembra l’aggettivo più giusto per questo bel romanzo. Prima ti affascina per questa scrittura precisa e poco usata, poi per il tratteggio dei personaggi, poi per la trama e il colpo di scena come da un giallo di montagna, infine per tutto quello che scorre tra le righe. Sono stata sveglia a lungo per proseguire la lettura. Forse in qualche parte, verso la fine, po� meno pungente ma veramente una bella lettura.
Profile Image for Xenja.
670 reviews85 followers
Read
September 1, 2022
Abbandonato, dopo varie centinaia di pagine. Tenevo duro per l’entusiasmo degli altri lettori, ma non fa proprio per me: il tipico romanzo italiano, con stile di scrittura ricercatissimo e contenuto poco interessante.
Profile Image for Giovanni.
98 reviews2 followers
July 25, 2022
Una lettura davvero ostica e monotona, secondo me.
E fatevi un favore: evitare come la peste l'audiolibro, perché la voce narrante è ancora peggio 😐
Profile Image for Anto_s1977.
725 reviews35 followers
April 20, 2024
"Il Duca" è un romanzo di Matteo Melchiorre, edito da Einaudi Editore nel 2022.

Il protagonista del racconto è l'ultimo erede della dinastia dei Cimamonte, signori aristocratici di antica origine, che per secoli hanno spadroneggiato, non sempre con rettitudine e discernimento, sulla Val Fonda.
Il Duca, che ormai si è trasferito nella decadente casa montana di famiglia, è comunque agiato, al punto da poter sopravvivere senza difficoltà dedicandosi alle attività di suo gradimento: un po' di giardinaggio, passeggiate all'aperto e un appassionante studio della paleografia e degli antichi documenti inerenti agli antenati. Il Duca è un uomo solitario, dalle idee più liberali rispetto ai propri antenati, e la vita ritirata, tra vecchi mobili e antichi documenti da decifrare, gli è congeniale.
Questo equilibrio, monotono, ma rassicurante, viene spezzato da una questione di confini che finisce per coinvolgere tutta la comunità montana. Gli animi cominciano a surriscaldarsi e le tensioni, celate da decenni, si palesano improvvise. Ben presto la ripicca si trasforma in maldisposizione d'animo, poi in un desiderio di vendetta che arriva, infine, a sfiorare l'odio e la voglia di sopraffazione.

Uno svolgersi lento dei fatti e una continua aria di mistero accompagnano uno stile di narrazione elegante e ricercato, che diventa un piacere sopraffino per il lettore.
Ho amato molto questo libro e apprezzato l'abilità dell'autore nel dipanare le fila di una vicenda che ruota tutta attorno a un evento che potremmo definire banale, di routine. Una vicenda che potrebbe essere considerata noiosa, se non fosse solo una scusa per fare un'incursione nella storia, nei secoli lontani in cui i rapporti tra ricchi e poveri erano regolati da prepotenza e soggezione, da imposizioni e consuetudini.
Affascinante, infine, la ricostruzione di famiglia attraverso la Chronica Cimamontium ab anno 1495, il cui ritrovamento ha tanto stupito il Duca.

"Sfogliai il codice con la cauta avidità che lascio immaginare. Intravidi note brevissime, annotazioni più articolate e pagine fittamente scritte. Mi mossi di carta in carta, tra epoche e mani diverse. Ispezionai avanti e indietro quel documento straordinario e a me del tutto ignoto, e intanto sentii più che bene che già ne fuoriusciva, per così dire, il soffio dell'ombra"
Profile Image for Daniela Bussi.
131 reviews6 followers
May 29, 2023
IL DUCA
Sembra venite dal passato questo libro, ti aspetteresti di trovarlo scritto in un elegante corsivo, pieno di svolazzi e occhielli. Una scrittura d'altri tempi, nel lessico, nella misura delle frasi, nel periodare di ampio respiro. La toponomastica ha echi di fiaba, ma una fiaba oscura dove trovano posto il lupo e le faide, il sangue e l'odio.
Il luogo della storia è la Montagna, sempre con la maiuscola, quasi un personaggio, un'incombenza. La conosciamo via via che procede il racconto in tutti i suoi versanti, osservati in ogni stagione e sotto ogni luce, coperta di ghiaccio e neve, rivestita di mille sfumature di verde con i boschi fitti e i prati fioriti, martoriata dalla furia distruttiva di un vento che abbatte gli alberi. Il Duca è un uomo schivo, ultimo erede dei nobili Cimamonte, impegnato in uno scontro frontale con un altro abitante di Vallorgana. Lo scontro tra i due è una lente di ingrandimento sul nascere di sentimenti rancorosi e distruttivi, su antiche contese e giochi di potere, su un passato che affiora col procedere delle pagine e che si svela agli occhi del protagonista e di chi legge con svolte improvvise e inaspettate. 400 pagine rapinose.
Profile Image for Fede La Lettrice.
771 reviews73 followers
April 23, 2023
Romanzone stile fine '800 sia nella storia che racconta (che poteva essere un pochino più avvincente), sia nella struttura (che poteva mettersi al servizio di un ritmo meno lento), sia nello stile (che poteva celare meglio la sua costruzione che appare troppo artefatta).
Lo voglio definire romanzo ambientalista dato che tra le tante è la tematica che maggiormente mi ha interessata. Nel complesso un buon racconto.
Displaying 1 - 30 of 79 reviews

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