Ubik's bookshelf: all en-US Sun, 06 Apr 2025 02:11:25 -0700 60 Ubik's bookshelf: all 144 41 /images/layout/goodreads_logo_144.jpg James 218124546 Avventure di Huckleberry Finn sanno, inizia così il pericoloso viaggio � in zattera, lungo il fiume Mississippi � di questi due indimenticabili personaggi della letteratura americana verso l’inafferrabile, e troppo spesso inaffidabile, promessa di un paese libero. Percival Everett parte dal capolavoro di Mark Twain per raccontare la storia da un punto di vista diverso, quello di James, ma per tutti Jim, mostrando tutta l’intelligenza, l’amore, la dedizione, il coraggio e l’umanità di quello che diventa, finalmente, il vero protagonista del romanzo. Un uomo disposto a tutto pur di sopravvivere e salvare la propria famiglia, un uomo che da Jim � il nomignolo usato in senso spregiativo dai bianchi per indicare un nero qualsiasi, indegno anche di avere un nome proprio � sceglie di diventare James, e sceglie la libertà, a ogni costo.

Percival Everett con l’umorismo, l’arguzia, lo stile e l’intelligenza che lo contraddistinguono e che l’hanno reso uno degli scrittori più importanti della sua generazione, ci regala un romanzo che cattura il lettore dalla prima all’ultima pagina e che diventerà un punto fermo nella storia della letteratura americana. James è un grande libro che non ha paura di raccontare la vera storia d’America, e dei soprusi e violenze che l’hanno costellata.]]>
336 Percival Everett 8834618602 Ubik 4 american-literature Lungo il Mississippi

In tutti i suoi romanzi Percival Everett mantiene costante una forte critica sociale ed un’esplicita militanza per i diritti civili degli afro-americani, sperimentando tuttavia ogni volta nuovi generi e nuovi stili, dal thriller al romanzo di formazione fino ad opere con una maggiore connotazione autobiografica ambientati nel mondo della narrativa, come �Cancellazione�, per me ancora la sua opera più riuscita.

Questa volta si cimenta nella riscrittura di un classico del canone letterario americano riproponendo la celebre storia narrata da Mark Twain alla fine dell’ottocento da un diverso punto di vista, quello dello schiavo di colore Jim, che anche nell’opera originaria fugge insieme a Huckleberry Finn ma qui diventa il centro della narrazione assumendo un nome (â€�´³²¹³¾±ð²õâ€�), un ruolo e una voce autonoma.

Ne risulta, come il suo predecessore, un libro che a un primo livello appare come un romanzo di avventura scandito da una serie di peripezie che i due fuggiaschi, uno dalle violenze del padre, l’altro dal destino di schiavitù, affrontano in un viaggio lungo il Mississippi che è anche e soprattutto un percorso di emancipazione e di riscatto.

L’elemento fondamentale e innovativo del romanzo di Everett è costituito dalla scelta del linguaggio: James assume un idioma deliberatamente rozzo e sgrammaticato allorché è in presenza di bianchi, ma la sua voce, nella narrazione in prima persona o nei dialoghi in cui si raffronta con i suoi simili, neri emancipati, è quella della lingua corrente e per molti aspetti ancor più evoluta, arrivando a confrontarsi, in alcuni onirici e spassosi intermezzi, con Voltaire e altri grandi pensatori dell’illuminismo. Simbolo concreto di questo sviluppo è la matita, acquisita a caro prezzo, che James porta sempre con sé, essendo in grado di redigere, accuratamente nascosto, la sua storia, ovvero il racconto che stiamo leggendo.

Il significato rivoluzionario di questo atteggiamento, l’adozione di un mascheramento atto a rispondere alle aspettative degli schiavisti, sovverte gli stereotipi linguistici e scardina la concezione che essi coltivano, cioè l’idea che gli schiavi possano condividere il loro stesso linguaggio e quindi la vita interiore che esso denota, mettendo così in discussione la presunta “inferiorità e inumanità dei soggetti oppressi�.

Le implicazioni recondite e la profondità del romanzo “´³²¹³¾±ð²õâ€� sono filtrate e in qualche modo alleggerite dalla costante presenza dell’ironia, un tono abituale in Everett che ci ha già divertito nelle sue opere precedenti, una leggerezza di stile che accompagna perfino i momenti più drammatici del racconto e ne stempera gli aspetti a maggior rischio di retorica o di enfasi moralistica.

Tutto ciò rende questo libro “un romanzo al contempo immediato ed estremamente complesso, realistico ed assurdo, divertente e devastante, un antidoto agli abusi del politicamente corretto, senza piagnistei, senza cancellazioni, senza tabù�, confermando Everett come uno scrittore poliedrico e ambizioso, abile nell’attualizzare un racconto di 140 anni fa attraverso un divertente, surreale e intelligente gioco di specchi.
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4.16 2024 James
author: Percival Everett
name: Ubik
average rating: 4.16
book published: 2024
rating: 4
read at: 2025/04/01
date added: 2025/04/06
shelves: american-literature
review:
Lungo il Mississippi

In tutti i suoi romanzi Percival Everett mantiene costante una forte critica sociale ed un’esplicita militanza per i diritti civili degli afro-americani, sperimentando tuttavia ogni volta nuovi generi e nuovi stili, dal thriller al romanzo di formazione fino ad opere con una maggiore connotazione autobiografica ambientati nel mondo della narrativa, come �Cancellazione�, per me ancora la sua opera più riuscita.

Questa volta si cimenta nella riscrittura di un classico del canone letterario americano riproponendo la celebre storia narrata da Mark Twain alla fine dell’ottocento da un diverso punto di vista, quello dello schiavo di colore Jim, che anche nell’opera originaria fugge insieme a Huckleberry Finn ma qui diventa il centro della narrazione assumendo un nome (â€�´³²¹³¾±ð²õâ€�), un ruolo e una voce autonoma.

Ne risulta, come il suo predecessore, un libro che a un primo livello appare come un romanzo di avventura scandito da una serie di peripezie che i due fuggiaschi, uno dalle violenze del padre, l’altro dal destino di schiavitù, affrontano in un viaggio lungo il Mississippi che è anche e soprattutto un percorso di emancipazione e di riscatto.

L’elemento fondamentale e innovativo del romanzo di Everett è costituito dalla scelta del linguaggio: James assume un idioma deliberatamente rozzo e sgrammaticato allorché è in presenza di bianchi, ma la sua voce, nella narrazione in prima persona o nei dialoghi in cui si raffronta con i suoi simili, neri emancipati, è quella della lingua corrente e per molti aspetti ancor più evoluta, arrivando a confrontarsi, in alcuni onirici e spassosi intermezzi, con Voltaire e altri grandi pensatori dell’illuminismo. Simbolo concreto di questo sviluppo è la matita, acquisita a caro prezzo, che James porta sempre con sé, essendo in grado di redigere, accuratamente nascosto, la sua storia, ovvero il racconto che stiamo leggendo.

Il significato rivoluzionario di questo atteggiamento, l’adozione di un mascheramento atto a rispondere alle aspettative degli schiavisti, sovverte gli stereotipi linguistici e scardina la concezione che essi coltivano, cioè l’idea che gli schiavi possano condividere il loro stesso linguaggio e quindi la vita interiore che esso denota, mettendo così in discussione la presunta “inferiorità e inumanità dei soggetti oppressi�.

Le implicazioni recondite e la profondità del romanzo “´³²¹³¾±ð²õâ€� sono filtrate e in qualche modo alleggerite dalla costante presenza dell’ironia, un tono abituale in Everett che ci ha già divertito nelle sue opere precedenti, una leggerezza di stile che accompagna perfino i momenti più drammatici del racconto e ne stempera gli aspetti a maggior rischio di retorica o di enfasi moralistica.

Tutto ciò rende questo libro “un romanzo al contempo immediato ed estremamente complesso, realistico ed assurdo, divertente e devastante, un antidoto agli abusi del politicamente corretto, senza piagnistei, senza cancellazioni, senza tabù�, confermando Everett come uno scrittore poliedrico e ambizioso, abile nell’attualizzare un racconto di 140 anni fa attraverso un divertente, surreale e intelligente gioco di specchi.

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La tigre bianca 9679316 236 Aravind Adiga 8806201573 Ubik 3 asian-literatures La stia dei polli

Una sorta di romanzo di formazione con protagonista un ragazzino di bassa casta originario di uno sperduto villaggio dell'India che, per una serie di circostanze fortuite e grazie ad una buona dose di caparbietà, di adattabilità e alla fine di cinismo con pochi scrupoli, riesce a salire i gradini della scala sociale in un paese che ha perduto gran parte del suo fascino esotico per tuffarsi in un presente ossessionato dal denaro, dalla corruzione e dalla competizione a tutti i livelli.

Come specchio dell'India contemporanea in effetti la storia, pur narrata dal punto di vista di un protagonista ironico e scanzonato, lascia ben poche speranze poichè le miserie e le ingiustizie sociali della nazione che conosciamo permangono pressochè immutate, mentre una schiera di ricchi e nuovi ricchi urbani (cresciuti di numero ma pur sempre un'infima parte della popolazione), sta costruendo la nazione rampante destinata a sconvolgere l'equilibrio economico del mondo.

In questo contesto solo i giovani determinati come Balram, alias "La tigre bianca", o almeno una parte di essi è destinata al successo attraverso lo sfruttamento dei propri simili, più o meno nei medesimi termini patiti in prima persona fino a pochi anni prima, e quando necessario senza fermarsi nemmeno di fronte al furto e all'omicidio premeditato del "padrone" ricco sì ma nemmeno tanto cattivo...

Tutto questo ha conferito all'autore addirittura il Booker Prize 2008, cosa che pare piuttosto eccessiva perchè seppure interessante il romanzo è scritto in modo abbastanza anonimo e poco originale per ambire a un tale riconoscimento letterario: continua così la serie di Booker deludenti (in questo caso) o addirittura scadenti in altri, tanto che viene da pensare che, trattandosi di un premio che ha come ambito geografico l'ex commonwealth, esso sia sempre più soggetto a logiche diplomatiche (ieri all'inglese, oggi all'australiano, domani all'indiano, dopodomani al sudafricano, ecc).]]>
3.72 2008 La tigre bianca
author: Aravind Adiga
name: Ubik
average rating: 3.72
book published: 2008
rating: 3
read at: 2011/05/01
date added: 2025/04/05
shelves: asian-literatures
review:
La stia dei polli

Una sorta di romanzo di formazione con protagonista un ragazzino di bassa casta originario di uno sperduto villaggio dell'India che, per una serie di circostanze fortuite e grazie ad una buona dose di caparbietà, di adattabilità e alla fine di cinismo con pochi scrupoli, riesce a salire i gradini della scala sociale in un paese che ha perduto gran parte del suo fascino esotico per tuffarsi in un presente ossessionato dal denaro, dalla corruzione e dalla competizione a tutti i livelli.

Come specchio dell'India contemporanea in effetti la storia, pur narrata dal punto di vista di un protagonista ironico e scanzonato, lascia ben poche speranze poichè le miserie e le ingiustizie sociali della nazione che conosciamo permangono pressochè immutate, mentre una schiera di ricchi e nuovi ricchi urbani (cresciuti di numero ma pur sempre un'infima parte della popolazione), sta costruendo la nazione rampante destinata a sconvolgere l'equilibrio economico del mondo.

In questo contesto solo i giovani determinati come Balram, alias "La tigre bianca", o almeno una parte di essi è destinata al successo attraverso lo sfruttamento dei propri simili, più o meno nei medesimi termini patiti in prima persona fino a pochi anni prima, e quando necessario senza fermarsi nemmeno di fronte al furto e all'omicidio premeditato del "padrone" ricco sì ma nemmeno tanto cattivo...

Tutto questo ha conferito all'autore addirittura il Booker Prize 2008, cosa che pare piuttosto eccessiva perchè seppure interessante il romanzo è scritto in modo abbastanza anonimo e poco originale per ambire a un tale riconoscimento letterario: continua così la serie di Booker deludenti (in questo caso) o addirittura scadenti in altri, tanto che viene da pensare che, trattandosi di un premio che ha come ambito geografico l'ex commonwealth, esso sia sempre più soggetto a logiche diplomatiche (ieri all'inglese, oggi all'australiano, domani all'indiano, dopodomani al sudafricano, ecc).
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Correzione 17861296
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Pessimista in perenne dialogo con la morte, tetro nichilista, provocatore iconoclasta, malato di morbus austriacus: è così che spesso viene etichettato Bernhard. Ciò può in parte essere vero per la produzione che precede Correzione; ma a partire da questo romanzo tali semplificazioni sono contestabili, sia perché in seguito si farà sempre più esplicita la vis comica sia perché al solido muro della negatività verranno contrapposti un magnete di forza vitale e pulsante, uno o più nuclei di esperienze positive. In Correzione uno di questi nuclei è certamente la limpida descrizione del percorso che Roithamer, l'imbalsamatore e il narratore fanno per andare a scuola: «per noi il sentiero della scuola, come il sentiero della vita, è sempre stato solo un sentiero di dolore, ma nello stesso tempo un sentiero di tutte le scoperte possibili e di una felicità sublime». Vi è poi la rosa di carta che il narratore trova nel cassetto superiore del comò della soffitta, che gli rammenta i momenti gioiosi trascorsi insieme durante una sagra di paese nella quale il giovane Roithamer vinse al tiro a segno un mazzo di 24 rose di carta gialla - senza mai sbagliare un colpo: proprio lui, che contro la tradizione di famiglia detestava la caccia. Le regalò, tutte meno una, «a una ragazza sconosciuta che nel passargli accanto gli aveva ricordato sua sorella». La rosa custodita è l'emblema di una possibile felicità, di una chance che, sebbene rifiutata, era a portata di mano. Una rosa che racchiude l'enigma di una vita nel gesto di un ventitreenne che dona tutti i suoi anni a una sconosciuta in una serata di felicità.

Dalla prefazione di Vincenzo Quagliotti]]>
326 Thomas Bernhard 8806216880 Ubik 0 currently-reading 4.47 1975 Correzione
author: Thomas Bernhard
name: Ubik
average rating: 4.47
book published: 1975
rating: 0
read at:
date added: 2025/04/05
shelves: currently-reading
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A mille miglia da Kensington 9692845 A mille miglia da Kensington è stato pubblicato per la prima volta nel 1988.]]> 198 Muriel Spark 8845910733 Ubik 4 american-literature L’arte di arrangiarsi a Kensington

Romanzo arguto e intelligente che sotto una patina di leggerezza e un’andatura spigliata, dissimula temi interessanti e sviluppi imprevedibili, esattamente come la sua protagonista, la sottovalutata signora Hawkins, un bel personaggio che narra le vicende in prima persona reggendo di fatto le fila del racconto.

In una dinamica Londra della metà degli anni �50, mentre la maggior parte degli abitanti deve ancora fare i conti con le ristrettezze economiche in un’aria frizzante di ricostruzione postbellica, Nancy Hawkins è una giovane vedova di guerra che si fa strada nel nuovo mondo dell’editoria, poco propensa ai compromessi al punto di perdere il lavoro almeno tre volte nel corso del romanzo per trovarne uno più gratificante.

E� una realtà effervescente in cui le agenzie editoriali nascono a ripetizione e vanno in bancarotta altrettanto rapidamente, dove ci imbattiamo in una serie di singolari figure di arrampicatori sociali ed imprenditori che sembrano agire fra il mecenatismo e il dilettantismo più naif, tutti comunque in grado di cogliere al volo lo spirito d’iniziativa e la sagacia di Nancy ben oltre la sua esperienza professionale ancora in divenire.

Ma la verve di Muriel Spark nel dipingere caratteri credibili ma sorprendenti si manifesta soprattutto nella rappresentazione dell’umanità che popola il microcosmo della pensione di Milly a South Kensington, dove Nancy vive e incrocerà personaggi che in un modo o nell’altro trasformeranno la sua vita.

Dopo alcune letture impegnative ma poco soddisfacenti sentivo proprio il bisogno di un romanzo come questo, un racconto ed uno stile che trasmettono armonia e buonumore, senza rinunciare a precisi lampi di geniale sregolatezza e velata profondità.
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3.75 1988 A mille miglia da Kensington
author: Muriel Spark
name: Ubik
average rating: 3.75
book published: 1988
rating: 4
read at: 2025/03/01
date added: 2025/03/31
shelves: american-literature
review:
L’arte di arrangiarsi a Kensington

Romanzo arguto e intelligente che sotto una patina di leggerezza e un’andatura spigliata, dissimula temi interessanti e sviluppi imprevedibili, esattamente come la sua protagonista, la sottovalutata signora Hawkins, un bel personaggio che narra le vicende in prima persona reggendo di fatto le fila del racconto.

In una dinamica Londra della metà degli anni �50, mentre la maggior parte degli abitanti deve ancora fare i conti con le ristrettezze economiche in un’aria frizzante di ricostruzione postbellica, Nancy Hawkins è una giovane vedova di guerra che si fa strada nel nuovo mondo dell’editoria, poco propensa ai compromessi al punto di perdere il lavoro almeno tre volte nel corso del romanzo per trovarne uno più gratificante.

E� una realtà effervescente in cui le agenzie editoriali nascono a ripetizione e vanno in bancarotta altrettanto rapidamente, dove ci imbattiamo in una serie di singolari figure di arrampicatori sociali ed imprenditori che sembrano agire fra il mecenatismo e il dilettantismo più naif, tutti comunque in grado di cogliere al volo lo spirito d’iniziativa e la sagacia di Nancy ben oltre la sua esperienza professionale ancora in divenire.

Ma la verve di Muriel Spark nel dipingere caratteri credibili ma sorprendenti si manifesta soprattutto nella rappresentazione dell’umanità che popola il microcosmo della pensione di Milly a South Kensington, dove Nancy vive e incrocerà personaggi che in un modo o nell’altro trasformeranno la sua vita.

Dopo alcune letture impegnative ma poco soddisfacenti sentivo proprio il bisogno di un romanzo come questo, un racconto ed uno stile che trasmettono armonia e buonumore, senza rinunciare a precisi lampi di geniale sregolatezza e velata profondità.

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Resoconto 41794811 Resoconto è un romanzo che allarga i confini della narrativa tracciando un affresco imperfetto, e per questo straordinariamente vero, della natura umana.]]> 192 Rachel Cusk 8858428544 Ubik 3 american-literature Senti chi parla

Ok, proviamo:
Faye si reca ad Atene per tenere un seminario estivo di scrittura.
L’intero libro è un susseguirsi di incontri più o meno casuali, racconti e conversazioni riportate dalla sua voce narrante. Risultato: non succede nulla ma viene raccontato di tutto�

Devo umilmente prendere atto che “Resoconto�, acclamato da così tanti e autorevoli critici come “la morte e la ridefinizione del romanzo�, una pietra miliare nella narrativa contemporanea, e quindi troppo universalmente lodato per essere un bluff, a me è per così dire passato attraverso, non lasciando altro che un blob di parole, chiacchiere, spezzoni sparsi di esistenze resocontati da una narratrice/scrittirice davanti alla quale tutti, perfino gli sconosciuti, provano l’irrefrenabile impulso di esporre un sunto e un bilancio delle proprie vite, a dire il vero neppure tanto interessanti.

Niente accade in tempo reale, a parte un fugace e goffo tentativo di seduzione, perché tutti gli eventi, matrimoni, viaggi, divorzi, rapporti coi figli, piccoli incidenti, sono raccontati da terzi o addirittura da ulteriori gradi di separazione: l’apogeo del metodo è durante il corso di scrittura in cui una partecipante descrive un incidente senza gravi conseguenze (la vetrata di un ristorante si frantuma durante un forte temporale) narratole al telefono dalla sorella e di cui è stata testimone l’amica di un’amica della sorella�! E� evidente che in questo labirinto conta poco o nulla la personalità della protagonista del microepisodio esemplificato, perchè si tratta di un tassello in una scrittura a scatole cinesi che procede per digressioni.

Il risultato è un avvicendarsi di monologatori teatranti, poiché è in un teatro che in definitiva sembrano trasformarsi il ristorante, l’aula, il bar, l’aereo, in cui l’io narrante del libro, o per meglio dire io ascoltante, fa i suoi incontri. Nessuno degli interlocutori risulta simpatico o suscita una forma di empatia nel lettore, tutti impegnati come sono a resocontare “storie minime, di matrimoni e figli, di divorzi, di vite normali e piuttosto infelici�, racconti intervallati talora da domande della narratrice o da asserzioni apodittiche.

Poi ovviamente Rachel Cusk scrive molto bene (e ci mancherebbe�) e, pur in una sorta di “chiacchiericcio metropolitano�, si possono cogliere teorie sulla dissoluzione dei rapporti di coppia, delle relazioni con i figli, del ruolo di madre, e in genere il danno prodotto dai conflitti familiari con ripercussioni dolorose che possono perdurare per decenni. Nelle pagine migliori, che il lettore è portato a decrittare, il resoconto si fa riflessione filosofica sul senso dell’esistenza, ma anche sull’atto della scrittura, giacchè molti (non so come definirli, diciamo “personaggi�) appartengono all’ambito professionale che ruota intorno alla narrativa.

Ne riconosco l’efficacia, ma non è il genere di lettura che mi produce soddisfazione, perché io leggo per diletto e qui mi sono dilettato poco. Ogni volta che riprendevo la lettura dovevo tornare indietro di qualche pagina, poiché avevo cancellato dalla mia memoria quasi tutto, sentendomi passivo come Faye.
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3.50 2014 Resoconto
author: Rachel Cusk
name: Ubik
average rating: 3.50
book published: 2014
rating: 3
read at: 2025/03/01
date added: 2025/03/26
shelves: american-literature
review:
Senti chi parla

Ok, proviamo:
Faye si reca ad Atene per tenere un seminario estivo di scrittura.
L’intero libro è un susseguirsi di incontri più o meno casuali, racconti e conversazioni riportate dalla sua voce narrante. Risultato: non succede nulla ma viene raccontato di tutto�

Devo umilmente prendere atto che “Resoconto�, acclamato da così tanti e autorevoli critici come “la morte e la ridefinizione del romanzo�, una pietra miliare nella narrativa contemporanea, e quindi troppo universalmente lodato per essere un bluff, a me è per così dire passato attraverso, non lasciando altro che un blob di parole, chiacchiere, spezzoni sparsi di esistenze resocontati da una narratrice/scrittirice davanti alla quale tutti, perfino gli sconosciuti, provano l’irrefrenabile impulso di esporre un sunto e un bilancio delle proprie vite, a dire il vero neppure tanto interessanti.

Niente accade in tempo reale, a parte un fugace e goffo tentativo di seduzione, perché tutti gli eventi, matrimoni, viaggi, divorzi, rapporti coi figli, piccoli incidenti, sono raccontati da terzi o addirittura da ulteriori gradi di separazione: l’apogeo del metodo è durante il corso di scrittura in cui una partecipante descrive un incidente senza gravi conseguenze (la vetrata di un ristorante si frantuma durante un forte temporale) narratole al telefono dalla sorella e di cui è stata testimone l’amica di un’amica della sorella�! E� evidente che in questo labirinto conta poco o nulla la personalità della protagonista del microepisodio esemplificato, perchè si tratta di un tassello in una scrittura a scatole cinesi che procede per digressioni.

Il risultato è un avvicendarsi di monologatori teatranti, poiché è in un teatro che in definitiva sembrano trasformarsi il ristorante, l’aula, il bar, l’aereo, in cui l’io narrante del libro, o per meglio dire io ascoltante, fa i suoi incontri. Nessuno degli interlocutori risulta simpatico o suscita una forma di empatia nel lettore, tutti impegnati come sono a resocontare “storie minime, di matrimoni e figli, di divorzi, di vite normali e piuttosto infelici�, racconti intervallati talora da domande della narratrice o da asserzioni apodittiche.

Poi ovviamente Rachel Cusk scrive molto bene (e ci mancherebbe�) e, pur in una sorta di “chiacchiericcio metropolitano�, si possono cogliere teorie sulla dissoluzione dei rapporti di coppia, delle relazioni con i figli, del ruolo di madre, e in genere il danno prodotto dai conflitti familiari con ripercussioni dolorose che possono perdurare per decenni. Nelle pagine migliori, che il lettore è portato a decrittare, il resoconto si fa riflessione filosofica sul senso dell’esistenza, ma anche sull’atto della scrittura, giacchè molti (non so come definirli, diciamo “personaggi�) appartengono all’ambito professionale che ruota intorno alla narrativa.

Ne riconosco l’efficacia, ma non è il genere di lettura che mi produce soddisfazione, perché io leggo per diletto e qui mi sono dilettato poco. Ogni volta che riprendevo la lettura dovevo tornare indietro di qualche pagina, poiché avevo cancellato dalla mia memoria quasi tutto, sentendomi passivo come Faye.

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<![CDATA[Le tigri sono in giro (Slough House, #3)]]> 83048272 Portati sullo schermo da attori del calibro di Gary Oldman, Kristin Scott Thomas e Jack Lowden in una serie tv trasmessa in oltre cento Paesi, Jackson Lamb e la sua banda sgangherata di spie sono di nuovo in missione. E sono molto arrabbiati.
Mai fidarsi di una tigre, anche se sembra addomesticata.]]>
368 Mick Herron 8807035308 Ubik 3 gialli-e-thriller-europei Bloccati nel Pantano�

“Le tigri sono in giro� è il terzo episodio della serie “Slough House� (“il Pantano�) di Mick Herron, un romanzo di genere spy story che oggettivamente non sarebbe inferiore ai due precedenti, ma che comincia a manifestare una certa ripetitività della serie, incapace di apportare sostanziali variazioni ad uno schema ormai abituale e in definitiva prevedibile.

A differenza degli autori maestri del genere (Le Carré, Forsyth) soliti ambientare le vicende nei quattro angoli del globo alle prese con russi, islamisti, nazisti, servizi segreti di vari paesi, qui lo scenario non esce mai da Londra e dintorni; gli agenti, e ancor più i dirigenti man mano che si sale nella scala gerarchica, sembrano molto più impegnati a “fare le scarpe� ai colleghi e a sabotarne la carriera per prenderne il posto, piuttosto che ad affrontare un nemico esterno. Il massimo rischio che si corre, salvo incidenti imprevisti causati da qualcuno davvero fuori di testa, è il licenziamento o il subordine a un ambizioso concorrente.

Né mi convince l’espediente stilistico (che pure molti considerano pregevole ai fini di una maggiore “scorrevolezzaâ€â€�) di avvicendare brevissimi capitoli in cui vengono portate avanti in contemporanea le azioni di ognuno dei personaggi, cosa che determina a mio avviso più confusione che scorrevolezza, o forse ambedue poiché spinge a sfogliare le pagine con maggiore rapidità e quindi minore attenzione.

Non vorrei essere troppo ingeneroso con questo romanzo che, soprattutto per chi accede per la prima volta alla serie, può senza dubbio risultare divertente, in particolare per i dialoghi frizzanti e le battute caustiche e velenose dell’ineffabile Jackson Lamb che è inevitabile immaginare col volto e la stazza di Gary Oldman, efficace interprete della trasposizione televisiva.

Più in generale, dopo aver abbandonato Connelly/Bosch, Deaver/Rhyme, Nesbo e l’elenco sarebbe lungo, accuso una crescente insofferenza verso la serialità; a discolpa di Herron occorre tuttavia riconoscere la difficoltà di inventare scenari originali avvalendosi degli stessi personaggi, le stesse locations, interne ed esterne, lo stesso copione che vede i nostri disprezzati eroi (i “Brocchi�) rivelarsi sagaci e pieni di risorse, abili a togliere le castagne dal fuoco dei guai che gli altezzosi agenti dell’M.I.5 (controspionaggio inglese) non sono in grado di affrontare o, peggio ancora, hanno contribuito a causare; altro che James Bond�!
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3.92 2016 Le tigri sono in giro (Slough House, #3)
author: Mick Herron
name: Ubik
average rating: 3.92
book published: 2016
rating: 3
read at: 2025/03/01
date added: 2025/03/26
shelves: gialli-e-thriller-europei
review:
Bloccati nel Pantano�

“Le tigri sono in giro� è il terzo episodio della serie “Slough House� (“il Pantano�) di Mick Herron, un romanzo di genere spy story che oggettivamente non sarebbe inferiore ai due precedenti, ma che comincia a manifestare una certa ripetitività della serie, incapace di apportare sostanziali variazioni ad uno schema ormai abituale e in definitiva prevedibile.

A differenza degli autori maestri del genere (Le Carré, Forsyth) soliti ambientare le vicende nei quattro angoli del globo alle prese con russi, islamisti, nazisti, servizi segreti di vari paesi, qui lo scenario non esce mai da Londra e dintorni; gli agenti, e ancor più i dirigenti man mano che si sale nella scala gerarchica, sembrano molto più impegnati a “fare le scarpe� ai colleghi e a sabotarne la carriera per prenderne il posto, piuttosto che ad affrontare un nemico esterno. Il massimo rischio che si corre, salvo incidenti imprevisti causati da qualcuno davvero fuori di testa, è il licenziamento o il subordine a un ambizioso concorrente.

Né mi convince l’espediente stilistico (che pure molti considerano pregevole ai fini di una maggiore “scorrevolezzaâ€â€�) di avvicendare brevissimi capitoli in cui vengono portate avanti in contemporanea le azioni di ognuno dei personaggi, cosa che determina a mio avviso più confusione che scorrevolezza, o forse ambedue poiché spinge a sfogliare le pagine con maggiore rapidità e quindi minore attenzione.

Non vorrei essere troppo ingeneroso con questo romanzo che, soprattutto per chi accede per la prima volta alla serie, può senza dubbio risultare divertente, in particolare per i dialoghi frizzanti e le battute caustiche e velenose dell’ineffabile Jackson Lamb che è inevitabile immaginare col volto e la stazza di Gary Oldman, efficace interprete della trasposizione televisiva.

Più in generale, dopo aver abbandonato Connelly/Bosch, Deaver/Rhyme, Nesbo e l’elenco sarebbe lungo, accuso una crescente insofferenza verso la serialità; a discolpa di Herron occorre tuttavia riconoscere la difficoltà di inventare scenari originali avvalendosi degli stessi personaggi, le stesse locations, interne ed esterne, lo stesso copione che vede i nostri disprezzati eroi (i “Brocchi�) rivelarsi sagaci e pieni di risorse, abili a togliere le castagne dal fuoco dei guai che gli altezzosi agenti dell’M.I.5 (controspionaggio inglese) non sono in grado di affrontare o, peggio ancora, hanno contribuito a causare; altro che James Bond�!

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Ascensione 220406807
Un gioiello di fantascienza letteraria che spazia fra la dimensione intima e quella cosmica, un romanzo dal ritmo avvolgente che ci accompagna negli abissi e fra le stelle facendoci provare una potente, inquieta meraviglia e la preziosa sensazione di sentir venire meno i confini fra «noi» e «la natura».]]>
464 Martin MacInnes 8869984133 Ubik 3 science-fiction “Can You Hear Me, Major Tom?� (D.Bowie)

Nell’interessante intervista pubblicata in dicembre sul blog di “minima&moraliaâ€� Martin MacInnes sottolinea che il suo intento nella stesura di “A²õ³¦±ð²Ô²õ¾±´Ç²Ô±ðâ€� era quello di fondere l’aspetto esplicitamente fantascientifico col racconto intimo della vita della protagonista Leigh, “…qualcosa di simbiotico tra i due filoni, quello domestico e quello alieno, quello intimo e quello espansivoâ€�.

A mio avviso è proprio l’avere perseguito questo obiettivo a rappresentare il limite del romanzo, che soffre di un assemblaggio precario, non solo fra le due dimensioni prima citate, ma anche nelle varie sezioni che ne compongono la trama, dando a tratti l’impressione di eccessiva divagazione, sovraccarico di argomenti, spunti molto stimolanti ma inconclusi.

Eâ€� un peccato perché alcune aperture di “A²õ³¦±ð²Ô²õ¾±´Ç²Ô±ðâ€� appaiono veramente pregevoli, segnatamente quando sono descritti i preparativi (parte terza: “K´Ç³Ü°ù´Ç³Üâ€�) e il viaggio (parte quarta: “N±ð°ù±ð³Ü²õâ€�) dell’astronave lanciata oltre i confini del sistema solare, mentre le comunicazioni con la Terra si affievoliscono accentuando un palpabile senso di smarrimento.

Qui il romanzo riesce a trasmettere al lettore il “sense of wonder�, elemento così prezioso e raro nella fantascienza contemporanea, un’atmosfera che può in parte ricordare la trilogia “Il Problema dei tre corpi� di Cixin Liu, dove peraltro si rischiava il deficit opposto: troppo impersonali e anonimi i personaggi rispetto alla magnificenza del contesto. MacInnes, al contrario, ci distrae e un po� ci stanca con le vicissitudini dell’infanzia e adolescenza di Leigh e i difficili rapporti familiari che, è vero, contribuiscono a definire la personalità, le scelte e il destino del personaggio, ma si dilungano nei dettagli di figure tutto sommato secondarie e che poco conferiscono all’economia e all’equilibrio del racconto principale.

Il finale inevitabilmente irrisolto lascia in sospeso diversi fili narrativi: l’aura di mistero che avvolge l’entità con cui il genere umano sembra in qualche modo essere entrato in contatto non viene neppure scalfita e “A²õ³¦±ð²Ô²õ¾±´Ç²Ô±ðâ€� si congeda lasciando segnali suggestivi (nell’Oceano Atlantico, nella fascia degli Asteroidi, nella nube di Oort) ma anche una sensazione di incompiuto o incompreso, da attribuire alla presunzione del narratore o alla disattenzione del lettore, chissà…]]>
3.70 2023 Ascensione
author: Martin MacInnes
name: Ubik
average rating: 3.70
book published: 2023
rating: 3
read at: 2025/03/01
date added: 2025/03/21
shelves: science-fiction
review:
“Can You Hear Me, Major Tom?� (D.Bowie)

Nell’interessante intervista pubblicata in dicembre sul blog di “minima&moraliaâ€� Martin MacInnes sottolinea che il suo intento nella stesura di “A²õ³¦±ð²Ô²õ¾±´Ç²Ô±ðâ€� era quello di fondere l’aspetto esplicitamente fantascientifico col racconto intimo della vita della protagonista Leigh, “…qualcosa di simbiotico tra i due filoni, quello domestico e quello alieno, quello intimo e quello espansivoâ€�.

A mio avviso è proprio l’avere perseguito questo obiettivo a rappresentare il limite del romanzo, che soffre di un assemblaggio precario, non solo fra le due dimensioni prima citate, ma anche nelle varie sezioni che ne compongono la trama, dando a tratti l’impressione di eccessiva divagazione, sovraccarico di argomenti, spunti molto stimolanti ma inconclusi.

Eâ€� un peccato perché alcune aperture di “A²õ³¦±ð²Ô²õ¾±´Ç²Ô±ðâ€� appaiono veramente pregevoli, segnatamente quando sono descritti i preparativi (parte terza: “K´Ç³Ü°ù´Ç³Üâ€�) e il viaggio (parte quarta: “N±ð°ù±ð³Ü²õâ€�) dell’astronave lanciata oltre i confini del sistema solare, mentre le comunicazioni con la Terra si affievoliscono accentuando un palpabile senso di smarrimento.

Qui il romanzo riesce a trasmettere al lettore il “sense of wonder�, elemento così prezioso e raro nella fantascienza contemporanea, un’atmosfera che può in parte ricordare la trilogia “Il Problema dei tre corpi� di Cixin Liu, dove peraltro si rischiava il deficit opposto: troppo impersonali e anonimi i personaggi rispetto alla magnificenza del contesto. MacInnes, al contrario, ci distrae e un po� ci stanca con le vicissitudini dell’infanzia e adolescenza di Leigh e i difficili rapporti familiari che, è vero, contribuiscono a definire la personalità, le scelte e il destino del personaggio, ma si dilungano nei dettagli di figure tutto sommato secondarie e che poco conferiscono all’economia e all’equilibrio del racconto principale.

Il finale inevitabilmente irrisolto lascia in sospeso diversi fili narrativi: l’aura di mistero che avvolge l’entità con cui il genere umano sembra in qualche modo essere entrato in contatto non viene neppure scalfita e “A²õ³¦±ð²Ô²õ¾±´Ç²Ô±ðâ€� si congeda lasciando segnali suggestivi (nell’Oceano Atlantico, nella fascia degli Asteroidi, nella nube di Oort) ma anche una sensazione di incompiuto o incompreso, da attribuire alla presunzione del narratore o alla disattenzione del lettore, chissàâ€�
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Génie la matta 60214199 184 Inès Cagnati 8845936562 Ubik 5 french-literature “Non starmi sempre tra i piedi!�

Rimane fortemente impressa nella memoria l’immagine della donna silenziosa che cammina veloce tra i campi battuti dal vento e la bambina che la rincorre a distanza lungo i sentieri sterrati e fangosi, cercando di non perderla di vista. Génie e Marie ci restano in mente così, sia perché quel quadro, quell’inseguimento ricorre più volte e quasi ossessivamente nel romanzo, sia per la duplice interpretazione a cui si presta.

Da un lato la bambina che si affretta col cuore in gola per non smarrirne le tracce sembra in apparenza indicare in Génie una madre anaffettiva dal carattere brusco e respingente. D’altra parte viene il dubbio che quell’atteggiamento materno nasconda paradossalmente un intento protettivo, la volontà di preservare Marie dalla sofferenza degli aspetti più dolorosi della vita di campagna, dalla durezza delle mansioni cui Génie suo malgrado è costretta: lo sgozzamento del maiale, l’uccisione dei gattini appena nati, la monta e il parto delle mucche.

Inès Cagnati descrive l’asprezza del mondo contadino che lei stessa ha vissuto nell’infanzia e adolescenza in Aquitania, usando una prosa scarna, stringata ed essenziale, priva di qualunque spiegazione superflua, con inattese aperture liriche quando la natura circostante è filtrata dallo sguardo infantile di Marie: il vento tra i salici lungo il fiume, la collina delle volpi, l’incanto delle stagioni che trasfigurano il paesaggio.

Il contrasto fra il punto di vista di Génie imprigionata in un’esistenza sfibrante, ingiusta, emarginata e sfruttata che si riflette sul brusco rapporto con la figlia (“Vai a casa! Non starmi sempre fra i piedi!...�) e lo sguardo di Marie che mantiene il candore infantile rivolto agli animali, ai fiori, alla madre nonostante tutto, contribuisce a generare la particolarità e il fascino di questo romanzo, breve ma ricchissimo di poesia dove non c’� una parola fuori posto e anche le reiterazioni hanno il significato di cadenzare il ritmo incalzante del tempo e sottolineare l’ineluttabile destino che accomuna le due protagoniste.

L’epiteto di “matto� ritorna più volte nel testo, non solo per isolare Génie, capro espiatorio di una comunità crudele che la sfrutta e la umilia, ma attribuito agli elementi che non rientrano nell’utilitarismo del meschino mondo rurale, come i salici che stormiscono sul fiume, i personaggi dei libri letti dal nonno, una vaccherella cieca o un anatroccolo inutile per chi ha perduto l’innocenza e l’ingenuità di una bambina smarrita lungo un sentiero o, più tardi, di una ragazzina perduta in una stazione nel sogno di “…ciclamini selvatici che crescono in riva ai ruscelli nei boschi di acacie�
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4.09 1977 Génie la matta
author: Inès Cagnati
name: Ubik
average rating: 4.09
book published: 1977
rating: 5
read at: 2025/03/01
date added: 2025/03/13
shelves: french-literature
review:
“Non starmi sempre tra i piedi!�

Rimane fortemente impressa nella memoria l’immagine della donna silenziosa che cammina veloce tra i campi battuti dal vento e la bambina che la rincorre a distanza lungo i sentieri sterrati e fangosi, cercando di non perderla di vista. Génie e Marie ci restano in mente così, sia perché quel quadro, quell’inseguimento ricorre più volte e quasi ossessivamente nel romanzo, sia per la duplice interpretazione a cui si presta.

Da un lato la bambina che si affretta col cuore in gola per non smarrirne le tracce sembra in apparenza indicare in Génie una madre anaffettiva dal carattere brusco e respingente. D’altra parte viene il dubbio che quell’atteggiamento materno nasconda paradossalmente un intento protettivo, la volontà di preservare Marie dalla sofferenza degli aspetti più dolorosi della vita di campagna, dalla durezza delle mansioni cui Génie suo malgrado è costretta: lo sgozzamento del maiale, l’uccisione dei gattini appena nati, la monta e il parto delle mucche.

Inès Cagnati descrive l’asprezza del mondo contadino che lei stessa ha vissuto nell’infanzia e adolescenza in Aquitania, usando una prosa scarna, stringata ed essenziale, priva di qualunque spiegazione superflua, con inattese aperture liriche quando la natura circostante è filtrata dallo sguardo infantile di Marie: il vento tra i salici lungo il fiume, la collina delle volpi, l’incanto delle stagioni che trasfigurano il paesaggio.

Il contrasto fra il punto di vista di Génie imprigionata in un’esistenza sfibrante, ingiusta, emarginata e sfruttata che si riflette sul brusco rapporto con la figlia (“Vai a casa! Non starmi sempre fra i piedi!...�) e lo sguardo di Marie che mantiene il candore infantile rivolto agli animali, ai fiori, alla madre nonostante tutto, contribuisce a generare la particolarità e il fascino di questo romanzo, breve ma ricchissimo di poesia dove non c’� una parola fuori posto e anche le reiterazioni hanno il significato di cadenzare il ritmo incalzante del tempo e sottolineare l’ineluttabile destino che accomuna le due protagoniste.

L’epiteto di “matto� ritorna più volte nel testo, non solo per isolare Génie, capro espiatorio di una comunità crudele che la sfrutta e la umilia, ma attribuito agli elementi che non rientrano nell’utilitarismo del meschino mondo rurale, come i salici che stormiscono sul fiume, i personaggi dei libri letti dal nonno, una vaccherella cieca o un anatroccolo inutile per chi ha perduto l’innocenza e l’ingenuità di una bambina smarrita lungo un sentiero o, più tardi, di una ragazzina perduta in una stazione nel sogno di “…ciclamini selvatici che crescono in riva ai ruscelli nei boschi di acacie�

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<![CDATA[Greco cerca greca (Italian Edition)]]> 220473294 136 Friedrich Dürrenmatt 884598821X Ubik 4 mitteleuropa “� molto più difficile sopportare la fortuna che la sfortuna...�

Avendo letto e molto apprezzato i più famosi romanzi di Durrenmatt di impronta poliziesca (“La promessa, Il giudice e il suo boia, Il sospetto, Giustizia�), particolarmente avvincenti e originali nel trasgredire i canoni tradizionali del genere, sono rimasto sorpreso dall’apparente anomalia di quest’opera, un apologo umoristico che evolve in una favola dai risvolti quasi farseschi.

Ragionando a posteriori è pur vero che alcuni tratti dello stile e dell’ispirazione del grande autore svizzero sono comunque ben presenti, primo fra tutti il dominio del Caso nelle vicende umane o il rovesciamento delle situazioni che travolge il protagonista e con lui anche il lettore costantemente sbalordito dalla direzione che il racconto assume in un crescendo da commedia degli equivoci.

Ma poiché i romanzi citati in premessa sono circonfusi dall’atmosfera claustrofobica degli ambienti (“Il sospetto�) o dal carattere ossessivo del protagonista (“La promessa�, che ritengo il culmine della creatività di Durrenmatt), mai mi sarei aspettato di sorridere a più riprese durante la lettura.

La storia dell’ineffabile Arnolph Archilocos, sottocontabile in una grande azienda e addetto al “commercio di forcipi nel cantone Appenzell�, sconcertante a partire dal nome e dall’attività del protagonista, procede per progressivi colpi di scena scanditi con la puntualità di un orologio (svizzero, of course�). Tuttavia, dietro la parabola materiale e psicologica di Arnolph, il romanzo contiene una pungente vena satirica che ridicolizza i capisaldi dell’integrità elvetica: dal decoro borghese al conformismo religioso, dal paternalismo imprenditoriale alla falsità politica, senza risparmiare nemmeno le velleità rivoluzionarie impersonate dalla figura dell’anarchico Fahrcks.

Forse per le aspettative create dalla costruzione precedente, mi è sembrato un po� abborracciato e sbrigativo il finale che, invece di culminare in un botto, ci lascia con un retrogusto un tantino dolciastro, ma del resto Durrenmatt non sarebbe Durrenmatt se conducesse il racconto nella direzione che ci si aspetta�
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3.70 Greco cerca greca (Italian Edition)
author: Friedrich Dürrenmatt
name: Ubik
average rating: 3.70
book published:
rating: 4
read at: 2025/02/01
date added: 2025/03/02
shelves: mitteleuropa
review:
“� molto più difficile sopportare la fortuna che la sfortuna...�

Avendo letto e molto apprezzato i più famosi romanzi di Durrenmatt di impronta poliziesca (“La promessa, Il giudice e il suo boia, Il sospetto, Giustizia�), particolarmente avvincenti e originali nel trasgredire i canoni tradizionali del genere, sono rimasto sorpreso dall’apparente anomalia di quest’opera, un apologo umoristico che evolve in una favola dai risvolti quasi farseschi.

Ragionando a posteriori è pur vero che alcuni tratti dello stile e dell’ispirazione del grande autore svizzero sono comunque ben presenti, primo fra tutti il dominio del Caso nelle vicende umane o il rovesciamento delle situazioni che travolge il protagonista e con lui anche il lettore costantemente sbalordito dalla direzione che il racconto assume in un crescendo da commedia degli equivoci.

Ma poiché i romanzi citati in premessa sono circonfusi dall’atmosfera claustrofobica degli ambienti (“Il sospetto�) o dal carattere ossessivo del protagonista (“La promessa�, che ritengo il culmine della creatività di Durrenmatt), mai mi sarei aspettato di sorridere a più riprese durante la lettura.

La storia dell’ineffabile Arnolph Archilocos, sottocontabile in una grande azienda e addetto al “commercio di forcipi nel cantone Appenzell�, sconcertante a partire dal nome e dall’attività del protagonista, procede per progressivi colpi di scena scanditi con la puntualità di un orologio (svizzero, of course�). Tuttavia, dietro la parabola materiale e psicologica di Arnolph, il romanzo contiene una pungente vena satirica che ridicolizza i capisaldi dell’integrità elvetica: dal decoro borghese al conformismo religioso, dal paternalismo imprenditoriale alla falsità politica, senza risparmiare nemmeno le velleità rivoluzionarie impersonate dalla figura dell’anarchico Fahrcks.

Forse per le aspettative create dalla costruzione precedente, mi è sembrato un po� abborracciato e sbrigativo il finale che, invece di culminare in un botto, ci lascia con un retrogusto un tantino dolciastro, ma del resto Durrenmatt non sarebbe Durrenmatt se conducesse il racconto nella direzione che ci si aspetta�

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La notte del Drive-in 9652360 346 Joe R. Lansdale 8806170023 Ubik 3 gialli-e-thriller-americani 3.70 La notte del Drive-in
author: Joe R. Lansdale
name: Ubik
average rating: 3.70
book published:
rating: 3
read at:
date added: 2025/03/01
shelves: gialli-e-thriller-americani
review:

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<![CDATA[Il morto nel bunker: Indagine su mio padre]]> 42643835 Il morto nel bunker è un piccolo gioiello" ha scritto Claudio Magris.
Ed è vero. In questo straordinario lavoro a cavallo tra reportage, memorialistica, ricerca storica e doloroso percorso nelle stanze della propria storia famigliare ritroviamo gran parte dell’Europa del Novecento e non solo.
Ecco la dissoluzione dell’Impero asburgico entro i cui confini si vivono gli attriti nazionalistici tra le diverse etnie, ecco il senso di sconfitta e rovina della nazione al cuore del grande regno europeo. Ecco l’anima catturata dalle sirene del nazionalsocialismo e la discesa negli inferi dell’Europa in guerra e dei genocidi�
In tutto questo Martin Pollack, con una qualità letteraria, storica ed etica uniche, ripercorre la storia della propria famiglia partendo da un piccolo fazzoletto di terra nell’Italia del Nord, in quell’Alta Val d’Isarco che incanta con i propri paesaggi e dove, nel 1947, viene ritrovato il cadavere di suo padre, ufficiale delle SS in fuga perché criminale di guerra�
Inizia così un importante affresco, un grande romanzo europeo ambientato proprio in quelle nervature geografiche e storiche che sembrano segnare, ieri come oggi, il destino di un intero continente.
Leggere Martin Pollack non significa solo avvicinarsi a un autore essenziale della nuova letteratura mitteleuropea o scoprire cose poco note, ma significa andare alle radici della nostra coscienza così come è stata forgiata nel fuoco di un secolo segnato da due tragiche guerre mondiali e da ideologie distruttive.]]>
262 Martin Pollack 889991138X Ubik 4 mitteleuropa Viaggio di un figlio nell’inferno del padre

Per me uno dei meriti principali di questo saggio biografico e autobiografico sta nell’equilibrio che Martin Pollack ha saputo coraggiosamente conservare mantenendo il piglio del saggista storiografo dal tratto lucido e cronachistico e senza indugiare in dissertazioni romanzate, nonostante la materia scottante e il rapporto emotivo inevitabilmente doloroso con l’ex Sturmbannfuhrer delle SS Gerhard Bast, protagonista del libro e padre biologico dell’autore (che ha successivamente assunto il cognome del patrigno)

Il dottor Bast è una figura di secondo piano nella gerarchia del nazionalsocialismo, e se la documentazione che lo riguarda risulta scarna e lacunosa, “Il morto nel Bunker� è comunque il frutto evidente di un pervicace lavoro di ricostruzione, una ricerca documentale e sul campo condotta per anni su fonti provenienti da almeno cinque nazioni.

Ciò che mi ha suscitato il maggiore interesse è la ricostruzione del contesto prebellico della famiglia di origine e dell’infanzia e adolescenza di Bast nella regione della Stiria, perché a mio avviso tocca uno dei punti fondamentali della parabola esistenziale di un avvocato di provincia in seguito trasformatosi in comandante di diverse unità territoriali della Gestapo, corresponsabile delle atrocità commesse da tale organo poliziesco in diverse situazioni, soprattutto nei confronti della popolazione civile in Slovacchia.

La Stiria degli anni �20 è una terra di confine e di forzata coabitazione fra le comunità di lingua tedesca e slovena, un ambiente irredentista forte dei propri pregiudizi, nei quali gli abitanti riconoscono il primo strumento di difesa della loro identità linguistica, culturale, nazionale, razziale, quasi inevitabilmente pervaso da un acceso antislavismo (e dall’altra parte antigermanesimo) foriero di crescenti tensioni che “…preannunciano qualcosa cha alcuni decenni più tardi sarebbe stato messo in pratica con serietà sanguinaria e perfezione omicida. L’esclusione, la cacciata e infine l’annientamento dello straniero, del diverso, dell’ebreo, dello slavo, dello sloveno.�

Quanto al passo successivo dell’esistenza del giovane Bast, presso l’Università di Graz gli studenti, più che la giurisprudenza e il diritto, “…avevano imparato a odiare ciò che stava attorno a loro, lo stato nuovo e debole, il parlamentarismo democratico e i partiti politici, i preti e i bolscevichi, i capitalisti e gli ebrei, le potenze straniere che impedivano all’austria l’anschluss con la germania, gli sloveni, che gli avevano portato via la stiria inferiore; volevano sovvertire la società dalle fondamenta, abbatterla, distruggere le istituzioni statali, tutto avrebbe dovuto essere sottoposto a un energico fuhrer. Obbedienza incondizionata al servizio della comunità del popolo tedesco. La fede nel carattere nazionale. Unità del popolo e purezza�.

Quel che seguirà dopo l’adesione al nazismo, l’entrata in guerra e i rastrellamenti ad opera della Gestapo, è facilmente immaginabile in un crescendo allucinatorio verso fosse comuni, eccidi, fucilazioni e camere a gas; l’orrore contenuto che traspare dall’approccio cronachistico adottato da Pollack si traduce in una domanda cruciale sul ruolo nelle stragi assunto dal padre e nella messa in discussione delle proprie origini.
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3.95 2004 Il morto nel bunker: Indagine su mio padre
author: Martin Pollack
name: Ubik
average rating: 3.95
book published: 2004
rating: 4
read at: 2025/02/01
date added: 2025/02/25
shelves: mitteleuropa
review:
Viaggio di un figlio nell’inferno del padre

Per me uno dei meriti principali di questo saggio biografico e autobiografico sta nell’equilibrio che Martin Pollack ha saputo coraggiosamente conservare mantenendo il piglio del saggista storiografo dal tratto lucido e cronachistico e senza indugiare in dissertazioni romanzate, nonostante la materia scottante e il rapporto emotivo inevitabilmente doloroso con l’ex Sturmbannfuhrer delle SS Gerhard Bast, protagonista del libro e padre biologico dell’autore (che ha successivamente assunto il cognome del patrigno)

Il dottor Bast è una figura di secondo piano nella gerarchia del nazionalsocialismo, e se la documentazione che lo riguarda risulta scarna e lacunosa, “Il morto nel Bunker� è comunque il frutto evidente di un pervicace lavoro di ricostruzione, una ricerca documentale e sul campo condotta per anni su fonti provenienti da almeno cinque nazioni.

Ciò che mi ha suscitato il maggiore interesse è la ricostruzione del contesto prebellico della famiglia di origine e dell’infanzia e adolescenza di Bast nella regione della Stiria, perché a mio avviso tocca uno dei punti fondamentali della parabola esistenziale di un avvocato di provincia in seguito trasformatosi in comandante di diverse unità territoriali della Gestapo, corresponsabile delle atrocità commesse da tale organo poliziesco in diverse situazioni, soprattutto nei confronti della popolazione civile in Slovacchia.

La Stiria degli anni �20 è una terra di confine e di forzata coabitazione fra le comunità di lingua tedesca e slovena, un ambiente irredentista forte dei propri pregiudizi, nei quali gli abitanti riconoscono il primo strumento di difesa della loro identità linguistica, culturale, nazionale, razziale, quasi inevitabilmente pervaso da un acceso antislavismo (e dall’altra parte antigermanesimo) foriero di crescenti tensioni che “…preannunciano qualcosa cha alcuni decenni più tardi sarebbe stato messo in pratica con serietà sanguinaria e perfezione omicida. L’esclusione, la cacciata e infine l’annientamento dello straniero, del diverso, dell’ebreo, dello slavo, dello sloveno.�

Quanto al passo successivo dell’esistenza del giovane Bast, presso l’Università di Graz gli studenti, più che la giurisprudenza e il diritto, “…avevano imparato a odiare ciò che stava attorno a loro, lo stato nuovo e debole, il parlamentarismo democratico e i partiti politici, i preti e i bolscevichi, i capitalisti e gli ebrei, le potenze straniere che impedivano all’austria l’anschluss con la germania, gli sloveni, che gli avevano portato via la stiria inferiore; volevano sovvertire la società dalle fondamenta, abbatterla, distruggere le istituzioni statali, tutto avrebbe dovuto essere sottoposto a un energico fuhrer. Obbedienza incondizionata al servizio della comunità del popolo tedesco. La fede nel carattere nazionale. Unità del popolo e purezza�.

Quel che seguirà dopo l’adesione al nazismo, l’entrata in guerra e i rastrellamenti ad opera della Gestapo, è facilmente immaginabile in un crescendo allucinatorio verso fosse comuni, eccidi, fucilazioni e camere a gas; l’orrore contenuto che traspare dall’approccio cronachistico adottato da Pollack si traduce in una domanda cruciale sul ruolo nelle stragi assunto dal padre e nella messa in discussione delle proprie origini.

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Urlando con i cannibali 135738445 350 Lee Maynard 886261859X Ubik 4 american-literature Scappare

Questo romanzo dal titolo stravagante è il seguito di “Lontano da Crum�, con un incipit che coincide esattamente col finale del libro precedente: Jesse, determinato ad andarsene per sempre (?) dal luogo dell’infanzia e adolescenza, cerca un passaggio sulla Statale munito di una valigia di cartone e poco altro.

Quanto ai “cannibali� del titolo, non si tratta che del nomignolo affibbiato dagli abitanti di Crum (West Virginia) ai teppisti del Kentucky che, dall’altra riva del fiume di confine fra i due stati, sono soliti bersargliarli di pietre, quando va bene e non hanno un fucile a pallini a portata di mano�

Comincia così sul ciglio della Statale, l’unica via che costeggia il miserando borgo di Crum, il lungo viaggio del protagonista, ennesimo “vagabondo in cerca di fortuna� che percorre le strade e la narrativa americana, una lunga fila di solitari sradicati le cui gesta e peripezie sono state raccontate in varie forme da Mark Twain, Salinger, Kerouac, Updike e altri fino al Demon Copperhead di Barbara Kingsolver, l’ultimo in cui mi sia imbattuto finora.

Per potersi distinguere in una compagnia così folta e autorevole lungo sentieri alla lettera particolarmente battuti, occorrono doti di originalità fuori dal comune e Maynard trova la sua peculiarità e il suo marchio di fabbrica in uno stile diretto caratterizzato da un linguaggio molto esplicito, ruvido e sboccato, ma anche ironico e divertente, senza escludere scene di sesso ed episodi di violenza alternati a pause di apparente pace e serenità che danno a Jesse l’illusoria e fugace sensazione di aver trovato il suo posto nel mondo.

Romanzo di fuga e on the road quindi, ma anche di formazione per un ragazzo che, dal West Virginia al Kentucky fino alle coste della South Carolina dove addirittura troverà un lavoro di bagnino, paradossale per un montanaro degli Appalachi, sarà sempre alla ricerca di cibo, denaro, sesso, forse amore, e con l’ansia di sopravvivere sfuggendo a coloro che amano perseguitare quelli come lui, nella fattispecie un predicatore fuori di testa o un feroce e spietato vicesceriffo.

Alla fine, così come è fuggito da Crum al termine del precedente romanzo, Jesse abbandonerà anche tutti questi luoghi, non solo perché braccato ma soprattutto alla ricerca di libertà e futuro, poiché “C’� una Crum sepolta nel profondo della maggior parte di noi� può essere diversa per ciascuno di noi, un luogo così penoso, così vacuo, così veritiero, così estremo, così oscuro, così abrasivo, così formante, così maledettamente formante che esiste una sola cosa che vi può venire in mente di fare. Scappare�.
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4.58 2003 Urlando con i cannibali
author: Lee Maynard
name: Ubik
average rating: 4.58
book published: 2003
rating: 4
read at: 2025/02/01
date added: 2025/02/21
shelves: american-literature
review:
Scappare

Questo romanzo dal titolo stravagante è il seguito di “Lontano da Crum�, con un incipit che coincide esattamente col finale del libro precedente: Jesse, determinato ad andarsene per sempre (?) dal luogo dell’infanzia e adolescenza, cerca un passaggio sulla Statale munito di una valigia di cartone e poco altro.

Quanto ai “cannibali� del titolo, non si tratta che del nomignolo affibbiato dagli abitanti di Crum (West Virginia) ai teppisti del Kentucky che, dall’altra riva del fiume di confine fra i due stati, sono soliti bersargliarli di pietre, quando va bene e non hanno un fucile a pallini a portata di mano�

Comincia così sul ciglio della Statale, l’unica via che costeggia il miserando borgo di Crum, il lungo viaggio del protagonista, ennesimo “vagabondo in cerca di fortuna� che percorre le strade e la narrativa americana, una lunga fila di solitari sradicati le cui gesta e peripezie sono state raccontate in varie forme da Mark Twain, Salinger, Kerouac, Updike e altri fino al Demon Copperhead di Barbara Kingsolver, l’ultimo in cui mi sia imbattuto finora.

Per potersi distinguere in una compagnia così folta e autorevole lungo sentieri alla lettera particolarmente battuti, occorrono doti di originalità fuori dal comune e Maynard trova la sua peculiarità e il suo marchio di fabbrica in uno stile diretto caratterizzato da un linguaggio molto esplicito, ruvido e sboccato, ma anche ironico e divertente, senza escludere scene di sesso ed episodi di violenza alternati a pause di apparente pace e serenità che danno a Jesse l’illusoria e fugace sensazione di aver trovato il suo posto nel mondo.

Romanzo di fuga e on the road quindi, ma anche di formazione per un ragazzo che, dal West Virginia al Kentucky fino alle coste della South Carolina dove addirittura troverà un lavoro di bagnino, paradossale per un montanaro degli Appalachi, sarà sempre alla ricerca di cibo, denaro, sesso, forse amore, e con l’ansia di sopravvivere sfuggendo a coloro che amano perseguitare quelli come lui, nella fattispecie un predicatore fuori di testa o un feroce e spietato vicesceriffo.

Alla fine, così come è fuggito da Crum al termine del precedente romanzo, Jesse abbandonerà anche tutti questi luoghi, non solo perché braccato ma soprattutto alla ricerca di libertà e futuro, poiché “C’� una Crum sepolta nel profondo della maggior parte di noi� può essere diversa per ciascuno di noi, un luogo così penoso, così vacuo, così veritiero, così estremo, così oscuro, così abrasivo, così formante, così maledettamente formante che esiste una sola cosa che vi può venire in mente di fare. Scappare�.

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Amici di una vita 218098018
«Se esiste un linguaggio dell'esilio, Amici di una vita lo elegante e doloroso, compassionevole e coraggioso. Hisham Matar è uno dei nostri piú grandi scrittori. Abbiamo l'immensa fortuna di vivere nel suo tempo».
Maaza Mengiste


Per il giovane Khaled il Regno Unito è il luogo della libertà. Lo pensa sin da quando, nella sua casa di Bengasi, ha ascoltato la voce di un famoso speaker mediorientale leggere, sulle frequenze della Bbc, un racconto dello sconosciuto scrittore Hosam Zowa. Il potere dirompente di quelle parole non sfugge al quattordicenne Khaled, che ne serberà ancora la viva impressione quando, anni dopo, ne conoscerà per caso l'autore e legherà per sempre il proprio destino al suo. Giunto al diploma, Khaled opta per l'Università di Edimburgo; completati gli studi di letteratura e traduzione ritornerà in patria, assicura. «Non farti traviare» lo ammonisce suo padre alla partenza, ma non è alle solite tentazioni dell'adolescenza che si riferisce. A Edimburgo Khaled incontra Mustafa, un altro studente libico, come lui appartenente al ristretto gruppo dei «lettori», seriamente motivati allo studio e per questo tenuti d'occhio dalle «cimici» infiltrate. Con l'ardore e l'incoscienza dei ragazzi, Khaled e Mustafa decidono di partire per Londra e partecipare alla manifestazione anti-Gheddafi organizzata davanti all'ambasciata libica. Ma proprio dalla finestra di quell'ambasciata il 17 di aprile del 1984 parte una raffica che uccide una poliziotta e ferisce altre undici persone. È la fine della vita conosciuta, con i suoi legami, le sue certezze e i suoi progetti, e l'inizio di una nuova vita di non c'è luogo dove non ci si senta visibili e dunque in pericolo, non c'è momento in cui non si tema di andare in frantumi. Impossibile parlare con chicchessia dell'accaduto, impensabile tornare a casa, impervio andare avanti, nella vita, nel lavoro, nelle relazioni sentimentali. Solo chi ha conosciuto la medesima lacerazione può comprendere. Ma ciò che lega tanto strettamente può con facilità soffocare. Vent'anni dopo, alla vigilia della Primavera araba, la Storia presenta il suo conto, e il diverso modo dei tre amici di affrontare l'esilio, la perdita, la paura, l'amore e l'amicizia esplode in tutta la sua evidenza. L'autore di Il ritorno ci consegna ora un romanzo fatto di passi, un andirivieni dei suoi protagonisti nello spazio fisico e in quello mentale, e il cammino è affidato a pagine di dolente e luminosa bellezza.]]>
423 Hisham Matar 8858445996 Ubik 4 Una vita in esilio

Non è propriamente un memory, come il magnifico “Il Ritorno� che Matar ha pubblicato otto anni fa, ma è comunque un romanzo che attinge alle esperienze di vita dell’autore affrontando in varie forme il tema dell’esilio politico e dei tormenti che tale condizione comporta per un uomo costretto a trasferirsi molto giovane dalla sua terra a un altro continente (nella fattispecie da Bengasi a Londra, dove è ambientata la maggior parte del racconto nel tempo presente e dove peraltro Hisham Matar vive da quarant’anni).

In un flashback lungo quanto il libro, il protagonista Khaled ripercorre gli eventi salienti della propria esistenza, attraversando la città verso il proprio appartamento dopo aver accompagnato all’aereoporto l’amico libico, ultimo legame diretto con la madrepatria e con il passato comune.

Il romanzo si snoda in modo non lineare lungo due coordinate principali: l’esilio col corollario della lotta politica, e l’amicizia. In realtà la lotta politica verrà condotta principalmente da Mustafa e Hosam, i due “amici di una vita� che nella fase culminante della rivoluzione scelgono di tornare in Libia partecipando direttamente agli eventi che porteranno alla caduta di Gheddafi.

Questa scelta renderà ancor più acuto il contrasto interiore e i sensi di colpa nel narratore che, pur coinvolto emotivamente e costantemente informato sui rivolgimenti in corso nel suo paese, ha invece deciso di rimanere a Londra, alla vita di insegnante e ad una quotidianità pacifica realizzate dopo anni di difficoltà e sacrifici.

L’altro tema portante del racconto, forse il principale tanto da definire il titolo del libro, è quello dell’amicizia: un sentimento coltivato attraverso decenni condividendo una condizione di spaesamento geografico e sentimentale, una scissione emotiva fra la nostalgia della famiglia d’origine e della casa lontana, i profumi di Bengasi, il colore del Mediterraneo, gli aromi della cucina materna, e d’alltra parte la vita londinese, il lavoro intellettuale, i nuovi affetti, nel sospetto costante e non infondato che fra questi si nascondano i feroci agenti dei potenti servizi segreti libici.

I tre amici, vittime in diversa misura degli avvenimenti che nel 1984 sconvolsero la capitale inglese (sparatoria davanti all’ambasciata libica con morti e feriti), rimangono accomunati negli anni a venire da quel trauma iniziale e dall’ostilità al regime di Gheddafi che li qualifica come “dissidenti� impedendone il ritorno in patria e rafforzando indirettamente il legame che li unisce, pur nella diversità dei caratteri.

Matar utilizza (senza eccedere) la fantasia della fiction per sublimare la sofferenza impellente dell’elemento autobiografico; lo fa col ritmo veloce dei capitoli brevi e con uno stile temperato e privo di furore, che si trasmette al lettore con naturalezza, stabilendo senza retorica una partecipazione intensa e commossa.
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4.21 2024 Amici di una vita
author: Hisham Matar
name: Ubik
average rating: 4.21
book published: 2024
rating: 4
read at: 2025/02/01
date added: 2025/02/13
shelves:
review:
Una vita in esilio

Non è propriamente un memory, come il magnifico “Il Ritorno� che Matar ha pubblicato otto anni fa, ma è comunque un romanzo che attinge alle esperienze di vita dell’autore affrontando in varie forme il tema dell’esilio politico e dei tormenti che tale condizione comporta per un uomo costretto a trasferirsi molto giovane dalla sua terra a un altro continente (nella fattispecie da Bengasi a Londra, dove è ambientata la maggior parte del racconto nel tempo presente e dove peraltro Hisham Matar vive da quarant’anni).

In un flashback lungo quanto il libro, il protagonista Khaled ripercorre gli eventi salienti della propria esistenza, attraversando la città verso il proprio appartamento dopo aver accompagnato all’aereoporto l’amico libico, ultimo legame diretto con la madrepatria e con il passato comune.

Il romanzo si snoda in modo non lineare lungo due coordinate principali: l’esilio col corollario della lotta politica, e l’amicizia. In realtà la lotta politica verrà condotta principalmente da Mustafa e Hosam, i due “amici di una vita� che nella fase culminante della rivoluzione scelgono di tornare in Libia partecipando direttamente agli eventi che porteranno alla caduta di Gheddafi.

Questa scelta renderà ancor più acuto il contrasto interiore e i sensi di colpa nel narratore che, pur coinvolto emotivamente e costantemente informato sui rivolgimenti in corso nel suo paese, ha invece deciso di rimanere a Londra, alla vita di insegnante e ad una quotidianità pacifica realizzate dopo anni di difficoltà e sacrifici.

L’altro tema portante del racconto, forse il principale tanto da definire il titolo del libro, è quello dell’amicizia: un sentimento coltivato attraverso decenni condividendo una condizione di spaesamento geografico e sentimentale, una scissione emotiva fra la nostalgia della famiglia d’origine e della casa lontana, i profumi di Bengasi, il colore del Mediterraneo, gli aromi della cucina materna, e d’alltra parte la vita londinese, il lavoro intellettuale, i nuovi affetti, nel sospetto costante e non infondato che fra questi si nascondano i feroci agenti dei potenti servizi segreti libici.

I tre amici, vittime in diversa misura degli avvenimenti che nel 1984 sconvolsero la capitale inglese (sparatoria davanti all’ambasciata libica con morti e feriti), rimangono accomunati negli anni a venire da quel trauma iniziale e dall’ostilità al regime di Gheddafi che li qualifica come “dissidenti� impedendone il ritorno in patria e rafforzando indirettamente il legame che li unisce, pur nella diversità dei caratteri.

Matar utilizza (senza eccedere) la fantasia della fiction per sublimare la sofferenza impellente dell’elemento autobiografico; lo fa col ritmo veloce dei capitoli brevi e con uno stile temperato e privo di furore, che si trasmette al lettore con naturalezza, stabilendo senza retorica una partecipazione intensa e commossa.

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L'Invincibile 54427548 Il polacco Stanisław Lem è tra i maestri della fantascienza moderna. I critici lo considerano una sorta di Conrad degli spazi, per il suo modo (Francesco Cataluccio, nella Nota al volume, parla di «esplorazioni esistenziali») di affidare le azioni avventurose a personaggi psicologicamente tormentati. Era inoltre il tenace assertore di una narrativa che libera gli scenari fantastici più arditi partendo da una base di severo rigore scientifico. Così i suoi romanzi pongono con forza alcune domande: cos’� una vita? Cos’� una mente? Intelligenze aliene possono comunicare tra loro? Esisterà un evoluzionismo artificiale, non biologico?
Ed è straordinario come questi interrogativi siano oggi ancora più attuali di quando scrisse.]]>
281 Stanisław Lem 8838940959 Ubik 4 science-fiction Invincibili?

Comincia nel modo classico di una quantità di libri o film di fantascienza. L’equipaggio dell’astronave “Invincibile� si risveglia dopo un lungo periodo di ibernazione, in prossimità della meta della sua missione: far luce su un pianeta nello spazio remoto dal quale una precedente spedizione non ha fatto ritorno.

Si succedono le varie ipotesi sull’accaduto man mano che le ricognizioni rivelano un mondo sinistro, inospitale, apparentemente privo di vita ma con gigantesche e arcane rovine di costruzioni e manufatti alieni che sembrano indicare l’esistenza di una civiltà ormai estinta. Quando viene scoperto il relitto della precedente missione e i miseri resti dell’equipaggio distrutto, il racconto assume la propria dimensione, ma la narrazione tende a ristagnare, dilungandosi in speculazioni contrastanti da parte dei numerosi scienziati presenti sull’Invincibile. Riprende quota negli ultimi capitoli con un finale non rivelabile per rischio spoiler.

Uno dei principali elementi che rendono il romanzo interessante e particolarmente attuale, benché concepito più di 60 anni fa, è comune ad altre opere di Stanislaw Lem (â€ÂٴDZô²¹°ù¾±²õâ€� e soprattutto “Il pianeta del silenzioâ€�) e riguarda i limiti e la fallibilità dell’intelletto umano, incapace di interagire con territori e civiltà sconosciute se non in termini di aggressività e aspirazione di conquista.

Rohan, unico personaggio di spessore di “L’invincibile�, sarà indotto a riflettere e a prendere coscienza del fatto che l’unico vero aggressore è l’umanità col suo folle istinto di dominare l’universo e una pulsione di violenza distruttrice: “…quanti di questi fenomeni incredibili, estranei alla comprensione umana, può nascondere il cosmo? Dobbiamo proprio andare ovunque, con la potenza distruttrice delle nostre navi, per ridurre in frantumi tutto ciò che non comprendiamo?�.

Un atteggiamento che si dimostra ben lontano dalla concezione che ispira molti maestri della fantascienza classica angloamericana, la “conquista dello spazio�, un obiettivo da perseguire ad ogni costo e non dissimile, su scala ridotta, dallo spirito che oggi anima pericolosamente l’indole dei leader politici di tutto il mondo: la sopraffazione dell’altro, percepito come alieno, che prevale su ogni ipotesi di convivenza.

Quando emergono la vera natura e la probabile genesi dell’avversario che i terrestri si trovano a fronteggiare, si apre la sconvolgente rivelazione che “il nemico� non è altro che il prodotto di un’evoluzione inorganica e non biologica, una teoria non così stravagante e inattuale se si pensa a dove si è spinto ai giorni nostri ciò che definiamo “Intelligenza Artificiale�

Nonostante una narrazione non sempre fluida e seducente, che in alcuni capitoli rischia di incepparsi nelle interminabili e sterili diatribe disquisite dagli scienziati, il romanzo resta un esempio di come Lem sappia ogni volta generare riflessioni filosofiche e morali che colpiscono la nostra mente, anche a distanza di tempo.
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4.04 1964 L'Invincibile
author: Stanisław Lem
name: Ubik
average rating: 4.04
book published: 1964
rating: 4
read at: 2025/01/01
date added: 2025/02/05
shelves: science-fiction
review:
Invincibili?

Comincia nel modo classico di una quantità di libri o film di fantascienza. L’equipaggio dell’astronave “Invincibile� si risveglia dopo un lungo periodo di ibernazione, in prossimità della meta della sua missione: far luce su un pianeta nello spazio remoto dal quale una precedente spedizione non ha fatto ritorno.

Si succedono le varie ipotesi sull’accaduto man mano che le ricognizioni rivelano un mondo sinistro, inospitale, apparentemente privo di vita ma con gigantesche e arcane rovine di costruzioni e manufatti alieni che sembrano indicare l’esistenza di una civiltà ormai estinta. Quando viene scoperto il relitto della precedente missione e i miseri resti dell’equipaggio distrutto, il racconto assume la propria dimensione, ma la narrazione tende a ristagnare, dilungandosi in speculazioni contrastanti da parte dei numerosi scienziati presenti sull’Invincibile. Riprende quota negli ultimi capitoli con un finale non rivelabile per rischio spoiler.

Uno dei principali elementi che rendono il romanzo interessante e particolarmente attuale, benché concepito più di 60 anni fa, è comune ad altre opere di Stanislaw Lem (â€ÂٴDZô²¹°ù¾±²õâ€� e soprattutto “Il pianeta del silenzioâ€�) e riguarda i limiti e la fallibilità dell’intelletto umano, incapace di interagire con territori e civiltà sconosciute se non in termini di aggressività e aspirazione di conquista.

Rohan, unico personaggio di spessore di “L’invincibile�, sarà indotto a riflettere e a prendere coscienza del fatto che l’unico vero aggressore è l’umanità col suo folle istinto di dominare l’universo e una pulsione di violenza distruttrice: “…quanti di questi fenomeni incredibili, estranei alla comprensione umana, può nascondere il cosmo? Dobbiamo proprio andare ovunque, con la potenza distruttrice delle nostre navi, per ridurre in frantumi tutto ciò che non comprendiamo?�.

Un atteggiamento che si dimostra ben lontano dalla concezione che ispira molti maestri della fantascienza classica angloamericana, la “conquista dello spazio�, un obiettivo da perseguire ad ogni costo e non dissimile, su scala ridotta, dallo spirito che oggi anima pericolosamente l’indole dei leader politici di tutto il mondo: la sopraffazione dell’altro, percepito come alieno, che prevale su ogni ipotesi di convivenza.

Quando emergono la vera natura e la probabile genesi dell’avversario che i terrestri si trovano a fronteggiare, si apre la sconvolgente rivelazione che “il nemico� non è altro che il prodotto di un’evoluzione inorganica e non biologica, una teoria non così stravagante e inattuale se si pensa a dove si è spinto ai giorni nostri ciò che definiamo “Intelligenza Artificiale�

Nonostante una narrazione non sempre fluida e seducente, che in alcuni capitoli rischia di incepparsi nelle interminabili e sterili diatribe disquisite dagli scienziati, il romanzo resta un esempio di come Lem sappia ogni volta generare riflessioni filosofiche e morali che colpiscono la nostra mente, anche a distanza di tempo.

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Colazione da Tiffany 12085520 128 Truman Capote 8811678374 Ubik 3 american-literature “Per sentirmi meglio mi basta prendere un taxi e farmi portare da Tiffany…�

Non ricordo di avere visto il film di Blake Edwards, per cui ho letto il romanzo senza essere condizionato dalla personalità di Audrey Hepburn, né dall’influenza del film, che peraltro ho appreso essere piuttosto diverso dal libro di Capote.

In assenza di questo elemento che mi pare abbia alquanto interferito sui giudizi espressi su Colazione da Tiffany-romanzo, devo ammettere che esso mi ha lasciato abbastanza distaccato, coinvolgendomi poco sotto quasi ogni aspetto.

Ho constatato che nei commenti, tutti più o meno positivi, ricorre con una certa frequenza l’aggettivo “scorrevole� ed in questo concordo perché sulla mia mente, con un’unica eccezione, la narrazione ha potuto scorrere via veloce senza sussulti, lampi o riflessioni.

L’eccezione consiste naturalmente nella particolare figura di Holly, la bizzarra protagonista fulcro di tutto il racconto e centro di gravità irresistibile per svariate tipologie di maschio, fra cui il narratore, con intenti che vanno dalla curiosità all’istinto di protezione, dalla passione all’attrazione platonica, una ragazza che può apparire fragile o superficiale, accentratrice o evanescente secondo gli innumerevoli punti di vista che compongono questo caleidoscopio che in definitiva è l’elemento che caratterizza il libro di Capote.

E a rappresentare la personalità di Holly spicca ovviamente l’immagine metaforica di Tiffany’s, la famosa gioielleria al centro di Manhattan, “il miglior posto del mondo, in cui non può accadere niente di brutto", unico rimedio per far passare le paturnie contemplandone le vetrine (of course col sottofondo di Moon River).
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3.78 1958 Colazione da Tiffany
author: Truman Capote
name: Ubik
average rating: 3.78
book published: 1958
rating: 3
read at: 2020/10/01
date added: 2025/02/03
shelves: american-literature
review:
“Per sentirmi meglio mi basta prendere un taxi e farmi portare da Tiffany…�

Non ricordo di avere visto il film di Blake Edwards, per cui ho letto il romanzo senza essere condizionato dalla personalità di Audrey Hepburn, né dall’influenza del film, che peraltro ho appreso essere piuttosto diverso dal libro di Capote.

In assenza di questo elemento che mi pare abbia alquanto interferito sui giudizi espressi su Colazione da Tiffany-romanzo, devo ammettere che esso mi ha lasciato abbastanza distaccato, coinvolgendomi poco sotto quasi ogni aspetto.

Ho constatato che nei commenti, tutti più o meno positivi, ricorre con una certa frequenza l’aggettivo “scorrevole� ed in questo concordo perché sulla mia mente, con un’unica eccezione, la narrazione ha potuto scorrere via veloce senza sussulti, lampi o riflessioni.

L’eccezione consiste naturalmente nella particolare figura di Holly, la bizzarra protagonista fulcro di tutto il racconto e centro di gravità irresistibile per svariate tipologie di maschio, fra cui il narratore, con intenti che vanno dalla curiosità all’istinto di protezione, dalla passione all’attrazione platonica, una ragazza che può apparire fragile o superficiale, accentratrice o evanescente secondo gli innumerevoli punti di vista che compongono questo caleidoscopio che in definitiva è l’elemento che caratterizza il libro di Capote.

E a rappresentare la personalità di Holly spicca ovviamente l’immagine metaforica di Tiffany’s, la famosa gioielleria al centro di Manhattan, “il miglior posto del mondo, in cui non può accadere niente di brutto", unico rimedio per far passare le paturnie contemplandone le vetrine (of course col sottofondo di Moon River).

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Greco cerca greca 15823723 Detto fatto. L'annuncio «Greco cerca greca» porta al modesto impiegato una splendida donna, Cloe. La vita di Archilocos subisce da questo momento un'accelerazione portentosa: in poche ore si trova ad essere direttore generale della Petit-Paysan, amico del Presidente della Repubblica, collaboratore del Vescovo. Perché tutto ciò? E chi è veramente Cloe?]]> 145 Friedrich Dürrenmatt 8806180282 Ubik 0 wishlist 3.57 1955 Greco cerca greca
author: Friedrich Dürrenmatt
name: Ubik
average rating: 3.57
book published: 1955
rating: 0
read at:
date added: 2025/02/02
shelves: wishlist
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Il fuoco che ti porti dentro 208030475 224 Antonio Franchini 8829790311 Ubik 4 italian-literature Una fiamma inesauribile

E� un romanzo che mi ha suscitato sensazioni molto contrastanti; Franchini, autore che non conoscevo, si dimostra molto abile nel tratteggiare la particolare figura della sua protagonista, coraggioso nella scelta di un approccio così intimamente coinvolgente, originale nel taglio con cui sa mescolare differenti epoche, ambienti, personaggi senza che si avverta lo stridore dell’artificio.

Mi ha colpito anche la capacità di astrarre dall’ambito strettamente familiare digressioni, considerazioni e verità che investono tutto il Meridione e poi tutta l’Italia, tanto che per certi aspetti e, messo da parte l’aspetto più greve del racconto, ne emerge un lessico familiare in cui, chi ha vissuto l’infanzia negli stessi anni, potrebbe individuare elementi riconoscibili nella memoria collettiva, espressi con notevole sensibilità e spirito di osservazione, scandito da efficaci lampi di humour, che trasformano spesso il dramma in commedia. Una commedia che, condita da un costante e travolgente vernacolo napoletano, richiama una versione più sguaiata del teatro di Eduardo, non a caso idolo e feticcio della protagonista che cita spesso Casa Cupiello.

Ma, per nostra fortuna, ogni ipotesi di immedesimazione è vanificata fin dal primo capoverso, dall’entrata in scena del personaggio-madre che impronta di sé tutto il racconto, una donna violenta, eccessiva e viscerale, costantemente aggressiva nei comportamenti e nei toni infarciti di rancore e ostilità, in balia (lei stessa e i familiari conviventi) di un “fuoco che si porta dentro�, del quale il figlio scrittore cerca invano di comprendere l’origine e le motivazioni, prima e dopo essere fuggito all’altro capo della nazione.

Angela sembra incarnare tutti gli elementi peggiori dell’italianità e li esprime attraverso offese ed anatemi, maldicenze e lamenti, sprezzanti sentenze morali infarcite di qualunquismo, razzismo, trasformismo reazionario, che non risparmiano quasi nessuno e che non si acquietano con l’avanzare dell’età, anzi�

E� con un certo sollievo che, periodicamente durante la lettura, il racconto si sposta sul corteo di familiari, commercianti, medici, portinai che Franchini con pochi tratti sa dipingere in modo molto incisivo, a partire dallo zio Francesco, avvocato e intellettuale emigrato a Milano che rappresenta un faro per il narratore, il manifestarsi di “un modo diverso di stare al mondo�, rispetto alla guerriglia quotidiana combattuta da Angela, orgogliosa incarnazione dei guerrieri sanniti di cui rivendica la discendenza in quanto beneventana.

Per tornare alla premessa e ai sentimenti discrepanti indotti da questo singolare romanzo, è comunque con un sospiro virtuale di liberazione che si giunge alla fine di un testo che scotta fra le mani, a tratti molto estenuante come la protagonista, ma con un retrogusto finale di pietà per un animo rancoroso e un’esistenza incapace di trovare quiete.
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3.84 2024 Il fuoco che ti porti dentro
author: Antonio Franchini
name: Ubik
average rating: 3.84
book published: 2024
rating: 4
read at: 2025/01/01
date added: 2025/01/30
shelves: italian-literature
review:
Una fiamma inesauribile

E� un romanzo che mi ha suscitato sensazioni molto contrastanti; Franchini, autore che non conoscevo, si dimostra molto abile nel tratteggiare la particolare figura della sua protagonista, coraggioso nella scelta di un approccio così intimamente coinvolgente, originale nel taglio con cui sa mescolare differenti epoche, ambienti, personaggi senza che si avverta lo stridore dell’artificio.

Mi ha colpito anche la capacità di astrarre dall’ambito strettamente familiare digressioni, considerazioni e verità che investono tutto il Meridione e poi tutta l’Italia, tanto che per certi aspetti e, messo da parte l’aspetto più greve del racconto, ne emerge un lessico familiare in cui, chi ha vissuto l’infanzia negli stessi anni, potrebbe individuare elementi riconoscibili nella memoria collettiva, espressi con notevole sensibilità e spirito di osservazione, scandito da efficaci lampi di humour, che trasformano spesso il dramma in commedia. Una commedia che, condita da un costante e travolgente vernacolo napoletano, richiama una versione più sguaiata del teatro di Eduardo, non a caso idolo e feticcio della protagonista che cita spesso Casa Cupiello.

Ma, per nostra fortuna, ogni ipotesi di immedesimazione è vanificata fin dal primo capoverso, dall’entrata in scena del personaggio-madre che impronta di sé tutto il racconto, una donna violenta, eccessiva e viscerale, costantemente aggressiva nei comportamenti e nei toni infarciti di rancore e ostilità, in balia (lei stessa e i familiari conviventi) di un “fuoco che si porta dentro�, del quale il figlio scrittore cerca invano di comprendere l’origine e le motivazioni, prima e dopo essere fuggito all’altro capo della nazione.

Angela sembra incarnare tutti gli elementi peggiori dell’italianità e li esprime attraverso offese ed anatemi, maldicenze e lamenti, sprezzanti sentenze morali infarcite di qualunquismo, razzismo, trasformismo reazionario, che non risparmiano quasi nessuno e che non si acquietano con l’avanzare dell’età, anzi�

E� con un certo sollievo che, periodicamente durante la lettura, il racconto si sposta sul corteo di familiari, commercianti, medici, portinai che Franchini con pochi tratti sa dipingere in modo molto incisivo, a partire dallo zio Francesco, avvocato e intellettuale emigrato a Milano che rappresenta un faro per il narratore, il manifestarsi di “un modo diverso di stare al mondo�, rispetto alla guerriglia quotidiana combattuta da Angela, orgogliosa incarnazione dei guerrieri sanniti di cui rivendica la discendenza in quanto beneventana.

Per tornare alla premessa e ai sentimenti discrepanti indotti da questo singolare romanzo, è comunque con un sospiro virtuale di liberazione che si giunge alla fine di un testo che scotta fra le mani, a tratti molto estenuante come la protagonista, ma con un retrogusto finale di pietà per un animo rancoroso e un’esistenza incapace di trovare quiete.

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La meridiana 59425220 251 Shirley Jackson 8845936155 Ubik 4 american-literature “Che cos’� questo mondo?� (la frase incisa sulla meridiana)

Ho scoperto tardi questa autrice che da qualche anno continua a sorprendermi per la modernità, la prosa perfetta, la versatilità che si cela dietro un apparente ricorso a temi peculiari del genere gotico (sui generis�) e le consente di aggiungere sempre nuove tonalità alla sua tavolozza.

Questa volta è il turno dello humour e del sarcasmo, elementi nei quali, sotto una vicenda racchiusa da due funerali e su cui sembra incombere qualcosa di ancor più terribile, la Jackson riesce a coniugare una grande varietà di sfumature e ad appassionare con la follia, lo snobismo, la cattiveria dei suoi beneducati personaggi, che poco si curano di dissimulare i più riposti e maligni rancori, mentre una latente ossessione sessuale sembra ispirarne in varie forme il comportamento.

Intorno alla meridiana (e all’incisione sovrimpressa) che al centro perfetto del giardino antistante la villa e quindi costantemente sotto gli occhi degli abitanti, rappresenta il fulcro della narrazione e della morale che sottende il romanzo, si erge la sontuosa dimora col parco circondato da solide mura: rifugio e prigione di un male assortito gruppo di strampalati, cinici e bizzarri individui che attende letteralmente la fine del mondo in un isolamento che non lascia comprendere neppure in che periodo si svolga il racconto.

In una situazione che col procedere della narrazione si fa sempre più assurda, pur nella concretezza delle particolari ritualità quotidiane irrinunciabili per una famiglia che si sente superiore per censo a tutto il mondo circostante, si intrecciano tensioni emotive, corteggiamenti, tentativi di fuga subito frustrati, antiche ruggini, manie, scandite dal caustico sarcasmo dei dialoghi serrati dal quale non sono esenti neppure i bambini, già predisposti all’avidità e all’egoismo di cui gli adulti sono lampante esempio, prima fra tutti la matriarca Mrs.Halloran impegnata a stabilire una volta per tutte il proprio ruolo dominante.

Come d’abitudine per l’autrice, il finale di questa storia claustrofobica dall’impronta palesemente teatrale resta sospeso, lasciando immaginare ogni tipo di soluzione e soprattutto senza dirimere il dubbio se tutto l’impianto del racconto origini da un’allucinazione collettiva o da un oggettivo elemento sovrannaturale.
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3.70 1958 La meridiana
author: Shirley Jackson
name: Ubik
average rating: 3.70
book published: 1958
rating: 4
read at: 2025/01/01
date added: 2025/01/23
shelves: american-literature
review:
“Che cos’� questo mondo?� (la frase incisa sulla meridiana)

Ho scoperto tardi questa autrice che da qualche anno continua a sorprendermi per la modernità, la prosa perfetta, la versatilità che si cela dietro un apparente ricorso a temi peculiari del genere gotico (sui generis�) e le consente di aggiungere sempre nuove tonalità alla sua tavolozza.

Questa volta è il turno dello humour e del sarcasmo, elementi nei quali, sotto una vicenda racchiusa da due funerali e su cui sembra incombere qualcosa di ancor più terribile, la Jackson riesce a coniugare una grande varietà di sfumature e ad appassionare con la follia, lo snobismo, la cattiveria dei suoi beneducati personaggi, che poco si curano di dissimulare i più riposti e maligni rancori, mentre una latente ossessione sessuale sembra ispirarne in varie forme il comportamento.

Intorno alla meridiana (e all’incisione sovrimpressa) che al centro perfetto del giardino antistante la villa e quindi costantemente sotto gli occhi degli abitanti, rappresenta il fulcro della narrazione e della morale che sottende il romanzo, si erge la sontuosa dimora col parco circondato da solide mura: rifugio e prigione di un male assortito gruppo di strampalati, cinici e bizzarri individui che attende letteralmente la fine del mondo in un isolamento che non lascia comprendere neppure in che periodo si svolga il racconto.

In una situazione che col procedere della narrazione si fa sempre più assurda, pur nella concretezza delle particolari ritualità quotidiane irrinunciabili per una famiglia che si sente superiore per censo a tutto il mondo circostante, si intrecciano tensioni emotive, corteggiamenti, tentativi di fuga subito frustrati, antiche ruggini, manie, scandite dal caustico sarcasmo dei dialoghi serrati dal quale non sono esenti neppure i bambini, già predisposti all’avidità e all’egoismo di cui gli adulti sono lampante esempio, prima fra tutti la matriarca Mrs.Halloran impegnata a stabilire una volta per tutte il proprio ruolo dominante.

Come d’abitudine per l’autrice, il finale di questa storia claustrofobica dall’impronta palesemente teatrale resta sospeso, lasciando immaginare ogni tipo di soluzione e soprattutto senza dirimere il dubbio se tutto l’impianto del racconto origini da un’allucinazione collettiva o da un oggettivo elemento sovrannaturale.

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Membrana 63133260 156 Chi Ta-wei 8867833855 Ubik 3 science-fiction Il confine permeabile tra umano e non umano

Anche a causa della copertina accattivante ho nutrito aspettative eccessive su questo romanzo che, come spesso accade con la narrativa cinese di genere, presenta una pletora di argomenti, alcuni interessanti anche se oggi un po� datati, trattati in modo concentrato, talora confuso e con uno stile poco attraente.

A distanza di una trentina di anni dalla pubblicazione, diversi commenti sottolineano la modernità del libro di Chi Ta-Wei e delle sue invenzioni, un precursore che tuttavia, almeno per quanto riguarda la tematica saliente, l’ibridazione simbiotica dell’essere umano con l’androide artificiale e bionico, mi sembra superato da altri autori asiatici di nascita o di origine (vedi i racconti di Ted Chiang o Ken Liu, ad esempio) che hanno approfondito l’argomento in modo più originale e con una cura superiore del dettaglio.

Sempre che sia lecito individuare nel romanzo una “tematica salienteâ€�, poiché “M±ð³¾²ú°ù²¹²Ô²¹â€� presenta una struttura stratificata da un impalpabile ma resistente diaframma fra umano e non umano, un confine fra esterno e interno che rimanda, a quanto ho letto, alla dialettica taoista degli opposti. Sotto ogni strato narrativo che il plot freneticamente avvicenda ci si imbatte dapprima in una dimensione distopico catastrofista: radiazioni solari e guerre ad alto tasso di tecnologia condotte dagli “MMâ€�, macchine a metà tra androidi e robot, che hanno costretto la società umana a trasferirsi nei fondali marini.

Procedendo nel racconto emerge il tema della fluidità di genere, trattato senza la spregiudicatezza che, ad esempio, certa odierna narrativa femminile latino-americana è in grado di mettere in campo; finché ci si ritrova alle prese con l’ennesimo rapporto conflittuale madre/figlia, che un buon colpo di scena nel finale riesce comunque a risolvere in modo imprevisto.

In definitiva è il romanzo stesso a dissimulare una struttura cyborg artificiale, con parti che, proprio come il corpo della protagonista, è difficile comprendere a chi appartengano, se siano naturali o artefatte, tracciate da un testo disseminato di citazioni intertestuali, da Bergman a Murakami, da Shakespeare a Calvino a Pier Paolo (Pasolini�!) che, tanto per sorprendere con effetti speciali, è anche il nome di uno dei personaggi�

In conclusione è probabile che, inserito nel giusto contesto e nella sua epoca, “M±ð³¾²ú°ù²¹²Ô²¹â€� sia un’opera migliore di quanto questo commento suggerisca, ma a me non ha convinto né coinvolto, tanto che ho provato maggior interesse (e conseguente parziale rivalutazione) nel leggere le stimolanti interpretazioni critiche che si sono cimentate nell’analisi del testoâ€� un paradosso o forse il segnale di una lettura distratta.
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4.05 1995 Membrana
author: Chi Ta-wei
name: Ubik
average rating: 4.05
book published: 1995
rating: 3
read at: 2025/01/01
date added: 2025/01/19
shelves: science-fiction
review:
Il confine permeabile tra umano e non umano

Anche a causa della copertina accattivante ho nutrito aspettative eccessive su questo romanzo che, come spesso accade con la narrativa cinese di genere, presenta una pletora di argomenti, alcuni interessanti anche se oggi un po� datati, trattati in modo concentrato, talora confuso e con uno stile poco attraente.

A distanza di una trentina di anni dalla pubblicazione, diversi commenti sottolineano la modernità del libro di Chi Ta-Wei e delle sue invenzioni, un precursore che tuttavia, almeno per quanto riguarda la tematica saliente, l’ibridazione simbiotica dell’essere umano con l’androide artificiale e bionico, mi sembra superato da altri autori asiatici di nascita o di origine (vedi i racconti di Ted Chiang o Ken Liu, ad esempio) che hanno approfondito l’argomento in modo più originale e con una cura superiore del dettaglio.

Sempre che sia lecito individuare nel romanzo una “tematica salienteâ€�, poiché “M±ð³¾²ú°ù²¹²Ô²¹â€� presenta una struttura stratificata da un impalpabile ma resistente diaframma fra umano e non umano, un confine fra esterno e interno che rimanda, a quanto ho letto, alla dialettica taoista degli opposti. Sotto ogni strato narrativo che il plot freneticamente avvicenda ci si imbatte dapprima in una dimensione distopico catastrofista: radiazioni solari e guerre ad alto tasso di tecnologia condotte dagli “MMâ€�, macchine a metà tra androidi e robot, che hanno costretto la società umana a trasferirsi nei fondali marini.

Procedendo nel racconto emerge il tema della fluidità di genere, trattato senza la spregiudicatezza che, ad esempio, certa odierna narrativa femminile latino-americana è in grado di mettere in campo; finché ci si ritrova alle prese con l’ennesimo rapporto conflittuale madre/figlia, che un buon colpo di scena nel finale riesce comunque a risolvere in modo imprevisto.

In definitiva è il romanzo stesso a dissimulare una struttura cyborg artificiale, con parti che, proprio come il corpo della protagonista, è difficile comprendere a chi appartengano, se siano naturali o artefatte, tracciate da un testo disseminato di citazioni intertestuali, da Bergman a Murakami, da Shakespeare a Calvino a Pier Paolo (Pasolini�!) che, tanto per sorprendere con effetti speciali, è anche il nome di uno dei personaggi�

In conclusione è probabile che, inserito nel giusto contesto e nella sua epoca, “M±ð³¾²ú°ù²¹²Ô²¹â€� sia un’opera migliore di quanto questo commento suggerisca, ma a me non ha convinto né coinvolto, tanto che ho provato maggior interesse (e conseguente parziale rivalutazione) nel leggere le stimolanti interpretazioni critiche che si sono cimentate nell’analisi del testoâ€� un paradosso o forse il segnale di una lettura distratta.

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Reliquary (Pendergast, #2) 9784113 458 Douglas Preston 881702466X Ubik 3 gialli-e-thriller-americani All'interno del nocciolo della Grande Mela

Realizzando con Reliquary un sequel quanto meno all'altezza del predecessore, Preston & Child vincono una difficile scommessa poichè Relic è stato un romanzo di notevole successo e di concezione piuttosto originale nell'ambito del genere horror.

Il rischio era quello di creare un Relic 2 a tutti gli effetti, conseguendo forse vendite a livello del primo ma deludendo buona parte dei fans, oppure mettere totalmente da parte quel filone e lanciarsi in una sorta di salto nel buio.

P.& C. hanno scelto abilmente una strada intermedia, introducendo interessanti innovazioni ad un tema in cui sanno muoversi con cognizione di causa: ed ecco quindi nuove svolte narrative che, pur collegate al substrato scientifico di Relic, ne ribaltano passaggi fondamentali della trama, ridisegnano il ruolo stesso di alcuni personaggi e introducono nuovi spunti tematici.

Ma l'asso nella manica di Reliquary consiste nel rilanciare quello che era già un punto forte di Relic, l'ambientazione della vicenda nei sotterranei del Museo Nazionale di storia naturale nel centro di New York, individuando una location ancor più affascinante e densa di potenziale narrativo: il sottosuolo della Grande Mela nel quale, a vari livelli di profondità, vivono intere tribù di diseredati, emarginati, reietti, folli.

Peccato che l'ultima parte del romanzo, molto più di quanto accadeva in Relic, trasformi la storia in una specie di banale videogioco "picchia & spara" sottraendo interesse, tra inseguimenti, sparatorie e massacri, allo svolgimento e alla conclusione della trama. Questo finale (parliamo di quasi un centinaio di pagine...) impedisce a Reliquary, nonostante i pregi descritti, di superare il suo predecessore Relic in possesso di un plot più compatto e lineare.]]>
3.74 1997 Reliquary (Pendergast, #2)
author: Douglas Preston
name: Ubik
average rating: 3.74
book published: 1997
rating: 3
read at: 2010/05/01
date added: 2025/01/13
shelves: gialli-e-thriller-americani
review:
All'interno del nocciolo della Grande Mela

Realizzando con Reliquary un sequel quanto meno all'altezza del predecessore, Preston & Child vincono una difficile scommessa poichè Relic è stato un romanzo di notevole successo e di concezione piuttosto originale nell'ambito del genere horror.

Il rischio era quello di creare un Relic 2 a tutti gli effetti, conseguendo forse vendite a livello del primo ma deludendo buona parte dei fans, oppure mettere totalmente da parte quel filone e lanciarsi in una sorta di salto nel buio.

P.& C. hanno scelto abilmente una strada intermedia, introducendo interessanti innovazioni ad un tema in cui sanno muoversi con cognizione di causa: ed ecco quindi nuove svolte narrative che, pur collegate al substrato scientifico di Relic, ne ribaltano passaggi fondamentali della trama, ridisegnano il ruolo stesso di alcuni personaggi e introducono nuovi spunti tematici.

Ma l'asso nella manica di Reliquary consiste nel rilanciare quello che era già un punto forte di Relic, l'ambientazione della vicenda nei sotterranei del Museo Nazionale di storia naturale nel centro di New York, individuando una location ancor più affascinante e densa di potenziale narrativo: il sottosuolo della Grande Mela nel quale, a vari livelli di profondità, vivono intere tribù di diseredati, emarginati, reietti, folli.

Peccato che l'ultima parte del romanzo, molto più di quanto accadeva in Relic, trasformi la storia in una specie di banale videogioco "picchia & spara" sottraendo interesse, tra inseguimenti, sparatorie e massacri, allo svolgimento e alla conclusione della trama. Questo finale (parliamo di quasi un centinaio di pagine...) impedisce a Reliquary, nonostante i pregi descritti, di superare il suo predecessore Relic in possesso di un plot più compatto e lineare.
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<![CDATA[La città e le sue mura incerte]]> 218635443 547 Haruki Murakami 8806263587 Ubik 5 asian-literatures “Come un gatto che avanza su un muretto senza fare rumore�

Nella postfazione Murakami spiega la particolare genesi di questo romanzo, da una sua novella pubblicata più di 50 anni fa e rimaneggiata qualche anno più tardi come materiale narrativo per â€La fine del mondo e il paese delle meraviglieâ€�. Ancora insoddisfatto, l’autore dopo quasi mezzo secolo ha deciso di riscrivere la storia dall’inizio e il destino (proprio come in un suo racconto) ci ha messo lo zampino poiché la lunga rielaborazione del testo nel 2020 ha coinciso col periodo di isolamento per la pandemia. Ne è risultata un’opera il cui nucleo originario risale agli anni in cui Murakami improntava i suoi ariosi e fantasiosi romanzi alla ricerca del significato più profondo della realtà, filtrata poi da un anno di meditazione ed isolamento.

Il risultato di questa alchimia è un racconto sfuggente, che scorre in una dimensione (almeno) duplice: in una città onirica dove il tempo è abolito, pascolano gli unicorni e gli esseri umani sono privati della loro ombra; una città separata dal mondo esterno tramite mura alte e robuste ma “incerte�, per cui si trasforma creando un senso di disorientamento nel protagonista che vive al suo interno come “Lettore dei sogni� per poi ritrovarsi inaspettatamente nel mondo esterno dove accetterà il ruolo di direttore di una biblioteca molto particolare. E� un individuo anonimo che si autodefinisce “uomo privo di particolari caratteristiche o qualità�, quindi tipicamente murakamiano nella passività con cui assorbe le metamorfosi dell’ambiente circostante e le rivelazioni sconcertanti che si avvicendano nel racconto.

E� consequenziale che tale straniamento si trasmetta al lettore, non solo perché le mura mobili e in trasformazione continua si configurano come una metafora della coscienza umana, un baluardo pur labile che mantiene separati il mondo interno ed esterno, l’immaginazione e la realtà, proprio come l’uccello giraviti si adoperava per preservare l’integrità dell’universo e della realtà oggettiva. Ma la proprietà surreale e illusoria del contesto è alimentata anche dalla qualità dei personaggi che circondano il protagonista, alcuni dei quali manifestano un’esplicita valenza fantasmatica.

Come in altre opere, Murakami si prodiga per equilibrare la complessità della matrice filosofica e meditativa del racconto tramite una prosa scorrevole, ricca di personaggi bizzarri, dialoghi allusivi, passioni amorose, semplici situazioni quotidiane del suo antieroe, ma senza dimenticare l’abbondanza di similitudini stravaganti che è quasi un marchio di fabbrica dell’autore, tanto quanto il finale aperto e la percezione di una profonda malinconia che pervade ambienti e individui.

Murakami è tornato dunque, con un romanzo che non sfigura nei confronti dei suoi migliori (anche se ben poco si capisce da quel che qui ho provato a scriverne�) e che ci lascia il consueto retrogusto di atmosfere nebulose, riflessioni profonde, poesia e ironia, in cui ognuno può perdersi nel contemplare “…il tempo che scorre in silenzio. Come un gatto che avanza su un muretto senza fare rumore�
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3.87 2023 La città e le sue mura incerte
author: Haruki Murakami
name: Ubik
average rating: 3.87
book published: 2023
rating: 5
read at: 2025/01/01
date added: 2025/01/11
shelves: asian-literatures
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“Come un gatto che avanza su un muretto senza fare rumore�

Nella postfazione Murakami spiega la particolare genesi di questo romanzo, da una sua novella pubblicata più di 50 anni fa e rimaneggiata qualche anno più tardi come materiale narrativo per â€La fine del mondo e il paese delle meraviglieâ€�. Ancora insoddisfatto, l’autore dopo quasi mezzo secolo ha deciso di riscrivere la storia dall’inizio e il destino (proprio come in un suo racconto) ci ha messo lo zampino poiché la lunga rielaborazione del testo nel 2020 ha coinciso col periodo di isolamento per la pandemia. Ne è risultata un’opera il cui nucleo originario risale agli anni in cui Murakami improntava i suoi ariosi e fantasiosi romanzi alla ricerca del significato più profondo della realtà, filtrata poi da un anno di meditazione ed isolamento.

Il risultato di questa alchimia è un racconto sfuggente, che scorre in una dimensione (almeno) duplice: in una città onirica dove il tempo è abolito, pascolano gli unicorni e gli esseri umani sono privati della loro ombra; una città separata dal mondo esterno tramite mura alte e robuste ma “incerte�, per cui si trasforma creando un senso di disorientamento nel protagonista che vive al suo interno come “Lettore dei sogni� per poi ritrovarsi inaspettatamente nel mondo esterno dove accetterà il ruolo di direttore di una biblioteca molto particolare. E� un individuo anonimo che si autodefinisce “uomo privo di particolari caratteristiche o qualità�, quindi tipicamente murakamiano nella passività con cui assorbe le metamorfosi dell’ambiente circostante e le rivelazioni sconcertanti che si avvicendano nel racconto.

E� consequenziale che tale straniamento si trasmetta al lettore, non solo perché le mura mobili e in trasformazione continua si configurano come una metafora della coscienza umana, un baluardo pur labile che mantiene separati il mondo interno ed esterno, l’immaginazione e la realtà, proprio come l’uccello giraviti si adoperava per preservare l’integrità dell’universo e della realtà oggettiva. Ma la proprietà surreale e illusoria del contesto è alimentata anche dalla qualità dei personaggi che circondano il protagonista, alcuni dei quali manifestano un’esplicita valenza fantasmatica.

Come in altre opere, Murakami si prodiga per equilibrare la complessità della matrice filosofica e meditativa del racconto tramite una prosa scorrevole, ricca di personaggi bizzarri, dialoghi allusivi, passioni amorose, semplici situazioni quotidiane del suo antieroe, ma senza dimenticare l’abbondanza di similitudini stravaganti che è quasi un marchio di fabbrica dell’autore, tanto quanto il finale aperto e la percezione di una profonda malinconia che pervade ambienti e individui.

Murakami è tornato dunque, con un romanzo che non sfigura nei confronti dei suoi migliori (anche se ben poco si capisce da quel che qui ho provato a scriverne�) e che ci lascia il consueto retrogusto di atmosfere nebulose, riflessioni profonde, poesia e ironia, in cui ognuno può perdersi nel contemplare “…il tempo che scorre in silenzio. Come un gatto che avanza su un muretto senza fare rumore�

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<![CDATA[Una cosa che volevo dirti da un po']]> 33148266 Dimmi se sì o no e il suo amante, al quale la donna si rivolge, ora che il caso l'ha messa in contatto con una lancinante verità su di lui. E nel solco delle relazioni difficili, in bilico tra generosi silenzi e slanci superflui, si colloca pure il racconto Cerimonia di commiato, nel quale la morte di un figlio adolescente riporta dopo anni sotto lo stesso tetto due sorelle, madre e zia del ragazzo, senza tuttavia riuscire a produrre un autentico riavvicinamento. Su tutte queste relazioni dilaga naturalmente l'acqua torbida e scura del rapporto tra madre e figlia del racconto finale, L'Ottawa Valley, costruito come una sorta di album di famiglia per viaggi paralleli nel passato. «Il problema, l'unico problema, - confessa la narratrice, - resta mia madre. Ed è ovviamente lei quella che cerco di afferrare; è per raggiungere lei che è stato intrapreso l'intero viaggio». E prosegue poi: «I suoi contorni fluttuano e sfumano. Il che vuol dire che mi sta ancora incollata addosso come una volta, che si rifiuta di staccarsi e che io potrei sforzarmi in eterno, con tutto il talento che ho, e con tutti i trucchi che conosco, e sarebbe sempre lo stesso». Una cosa che Alice Munro dice, meravigliosamente, da un po'.
Susanna Basso]]>
280 Alice Munro 8806222988 Ubik 4 american-literature Altri 13 Frammenti di vita�

Come pressoché ogni anno, mi ritrovo al periodico appuntamento con un’ulteriore infornata di racconti di Alice Munro e ancora una volta non so bene come recuperare l’approccio con la particolare prosa della scrittrice canadese, da un lato davanti a personaggi, ambienti, dinamiche non dissimili dalle raccolte precedenti, dall’altro sorprendendomi ad individuare una, almeno una, chiave di lettura cui in precedenza non avevo prestato la giusta attenzione.

Ad esempio: nella lettura di “Una cosa che…� ho gustato l’abilità della Munro nel rappresentare la cattiveria dei personaggi, nessuna perfidia eccezionale beninteso, ma una fuggevole meschinità sotto traccia che alberga in almeno un personaggio di ognuno dei racconti, ma più spesso in più di uno, dando luogo a contrasti, rancori, invidie, che diventano il motore della narrazione o ne condizionano le testimonianze, sempre sul punto di trasformarsi in pettegolezzi, pregiudizi o addirittura maldicenze.

Non si tratta di un elemento che caratterizza in particolare questa raccolta ma, ripensandoci retrospettivamente, è quasi costante nella rappresentazione delle piccole comunità in cui si sviluppano i racconti: tra sorelle, tra coniugi, tra genitori e figli, tra vicini di casa, si manifesta sovente una malcelata discordia che può protrarsi e covare per anni sotto una patina di condiscendenza reciproca, una reticenza che consente di convivere senza esplicite fratture.

Molti personaggi si trascinano gelosie, rimpianti, cicatrici o colpe di cui il tempo ha amplificato il riverbero, peccati sui quali la struttura del racconto rimbalza attaverso flashback e salti temporali gestiti dalla Munro con grande maestria e che sono la matrice dei cambi di prospettiva cui ama sottoporre e spiazzare il lettore. Come accennato, questi momenti sfociano raramente in litigi e conflittualità dichiarate, perché è il silenzio a reprimere personaggi riluttanti a comunicare, un silenzio tutt’al più interrotto da brevi osservazioni caustiche, sottili allusioni che lasciano intravedere ferite profonde e antiche.

Viene il dubbio che a suo modo l’autrice ci restituisca sentimenti che sono anche dentro di noi, di cui non andiamo fieri, che nascondiamo a noi stessi e ci mettono a disagio nel leggerli rappresentati in modo così spietatamente preciso; ma per quanto qui interessa, l’importante è come la Munro sappia tradurre tali emozioni in “M²¹³Ù±ð°ù¾±²¹±ô¾±â€� (tanto per citare il titolo di uno dei racconti più intensi) che corredano la narrazione dando vita ad un grande affresco che, lungo quasi mezzo secolo e una quindicina di raccolte, l’autrice ha continuato ad arricchire.
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3.79 1974 Una cosa che volevo dirti da un po'
author: Alice Munro
name: Ubik
average rating: 3.79
book published: 1974
rating: 4
read at: 2024/12/01
date added: 2025/01/03
shelves: american-literature
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Altri 13 Frammenti di vita�

Come pressoché ogni anno, mi ritrovo al periodico appuntamento con un’ulteriore infornata di racconti di Alice Munro e ancora una volta non so bene come recuperare l’approccio con la particolare prosa della scrittrice canadese, da un lato davanti a personaggi, ambienti, dinamiche non dissimili dalle raccolte precedenti, dall’altro sorprendendomi ad individuare una, almeno una, chiave di lettura cui in precedenza non avevo prestato la giusta attenzione.

Ad esempio: nella lettura di “Una cosa che…� ho gustato l’abilità della Munro nel rappresentare la cattiveria dei personaggi, nessuna perfidia eccezionale beninteso, ma una fuggevole meschinità sotto traccia che alberga in almeno un personaggio di ognuno dei racconti, ma più spesso in più di uno, dando luogo a contrasti, rancori, invidie, che diventano il motore della narrazione o ne condizionano le testimonianze, sempre sul punto di trasformarsi in pettegolezzi, pregiudizi o addirittura maldicenze.

Non si tratta di un elemento che caratterizza in particolare questa raccolta ma, ripensandoci retrospettivamente, è quasi costante nella rappresentazione delle piccole comunità in cui si sviluppano i racconti: tra sorelle, tra coniugi, tra genitori e figli, tra vicini di casa, si manifesta sovente una malcelata discordia che può protrarsi e covare per anni sotto una patina di condiscendenza reciproca, una reticenza che consente di convivere senza esplicite fratture.

Molti personaggi si trascinano gelosie, rimpianti, cicatrici o colpe di cui il tempo ha amplificato il riverbero, peccati sui quali la struttura del racconto rimbalza attaverso flashback e salti temporali gestiti dalla Munro con grande maestria e che sono la matrice dei cambi di prospettiva cui ama sottoporre e spiazzare il lettore. Come accennato, questi momenti sfociano raramente in litigi e conflittualità dichiarate, perché è il silenzio a reprimere personaggi riluttanti a comunicare, un silenzio tutt’al più interrotto da brevi osservazioni caustiche, sottili allusioni che lasciano intravedere ferite profonde e antiche.

Viene il dubbio che a suo modo l’autrice ci restituisca sentimenti che sono anche dentro di noi, di cui non andiamo fieri, che nascondiamo a noi stessi e ci mettono a disagio nel leggerli rappresentati in modo così spietatamente preciso; ma per quanto qui interessa, l’importante è come la Munro sappia tradurre tali emozioni in “M²¹³Ù±ð°ù¾±²¹±ô¾±â€� (tanto per citare il titolo di uno dei racconti più intensi) che corredano la narrazione dando vita ad un grande affresco che, lungo quasi mezzo secolo e una quindicina di raccolte, l’autrice ha continuato ad arricchire.

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Il Duca 61243422 Il Duca, un romanzo classico eppure nuovissimo, epico e politico, torrenziale e filosofico, che invita a riflettere sulla libertà delle scelte e la forza irresistibile del passato. Con una voce colta e insieme divertita, sinuosa e ipnotica � inusuale nel panorama letterario nostrano � Matteo Melchiorre mette a punto un congegno narrativo dal quale è impossibile staccarsi.]]> 453 Matteo Melchiorre 8806252313 Ubik 0 wishlist 3.86 2022 Il Duca
author: Matteo Melchiorre
name: Ubik
average rating: 3.86
book published: 2022
rating: 0
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date added: 2025/01/03
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Aratro ritorto 55133059 276 Itamar Vieira Junior 8899321280 Ubik 0 wishlist 4.04 2019 Aratro ritorto
author: Itamar Vieira Junior
name: Ubik
average rating: 4.04
book published: 2019
rating: 0
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date added: 2025/01/03
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Voladoras 123211742 130 Mónica Ojeda 8885737803 Ubik 0 wishlist 3.82 2020 Voladoras
author: Mónica Ojeda
name: Ubik
average rating: 3.82
book published: 2020
rating: 0
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date added: 2025/01/03
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Coniglio maledetto 212385199
“Cursed Bunny ci permette di entrare da soli nella trappola.�
The New York Times Book Review]]>
232 Bora Chung 8894814963 Ubik 0 wishlist 3.28 2017 Coniglio maledetto
author: Bora Chung
name: Ubik
average rating: 3.28
book published: 2017
rating: 0
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date added: 2025/01/03
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Teatro Grottesco 2452401 312 Thomas Ligotti 0978991176 Ubik 0 wishlist 4.13 2006 Teatro Grottesco
author: Thomas Ligotti
name: Ubik
average rating: 4.13
book published: 2006
rating: 0
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date added: 2025/01/03
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Non è un fiume 60299261 E mentre il romanzo scorre e il fiume guarda, inesorabile e pulsante come le piante che da millenni popolano il bosco oltre la riva, si dispiega il velo di ricordi che imbozzola le loro vite asciutte: rischiarate a sprazzi da un lampo d’amore, eppure schiacciate da una rabbia che è il frutto più duro della miseria, e sempre macchia il respiro di chi si trova a nascere in certi angoli remoti dell’America Latina.]]> 112 Selva Almada 8817155152 Ubik 0 wishlist 3.59 2020 Non è un fiume
author: Selva Almada
name: Ubik
average rating: 3.59
book published: 2020
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date added: 2025/01/03
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<![CDATA[Impalcature. Il romanzo del ritorno]]> 43713833 Il titolo Impalcature, dice lo stesso Benedetti, descrive la struttura a più livelli � alcuni reali, alcuni metaforici, molti discontinui e incompleti � di un racconto intriso di nostalgie, ricordi, storie di persone amate, abbandonate, ritrovate, perdute per sempre. La storia di Javier è la storia degli esiliati degli anni duri della dittatura in molti paesi latinoamericani, che si ritrovano a raccontare e a fare i conti con le proprie fughe malinconiche, i ritorni in punta di piedi, le utopie giovanili e le sconfitte della vecchiaia.]]> 329 Mario Benedetti 8874527527 Ubik 0 wishlist 4.25 1995 Impalcature. Il romanzo del ritorno
author: Mario Benedetti
name: Ubik
average rating: 4.25
book published: 1995
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date added: 2025/01/03
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Le cugine 61865523
Le cugine è un romanzo di formazione oscuro e brutale, che guarda là dove il nostro occhio non vuole mai posarsi � alla mostruosità e all’infermità mentale � con una prosa ingenua e crudele in parti uguali, lontana da ogni idea di politically correct, eppure vicinissima a ciò che accade quando la letteratura incontra una sfrenata originalità.]]>
202 Aurora Venturini 8869983226 Ubik 0 wishlist 3.82 2007 Le cugine
author: Aurora Venturini
name: Ubik
average rating: 3.82
book published: 2007
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date added: 2025/01/03
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Veniss Underground 109463878
L’umanità è al sicuro, nella città di Veniss: alti bastioni la proteggono dagli orrori del mondo esterno, inquinato e percorso da creature geneticamente modificate sfuggite a ogni controllo. Eppure basta calarsi nelle profondità della città per scoprire un mondo sotterraneo in cui ogni cosa è distorta, in cui uomini disperati si dedicano a compiti gravosi ormai inutili. L’esterno di Veniss non è meno desolato delle sue profondità: tra le rovine di una civiltà crollata, si lotta per sopravvivere in un ambiente naturale ormai quasi privo di risorse. Su tutto si allunga l’ombra della figura misteriosa e terribile di Quin, artista genetico, manipolatore di uomini e tessitore di destini, che tira le fila delle vite di tutti, come un grande burattinaio. Anche Shadrach, che dagli orrori che si nascondono nel sottosuolo di Veniss era fuggito, rimane impigliato nella sua tela. E proprio in quell’abisso è costretto a calarsi di nuovo in cerca della donna che ama disperatamente, come Orfeo in una nuova discesa negli Inferi dove incontra orrori e splendori senza nome. “Veniss Underground� è il primo romanzo di VanderMeer, un’opera che gli è valsa la definizione di “alchimista della parola� e ha ispirato molti autori successivi che si sono dedicati alle città fantastiche. La prosa suggestiva e visionaria conduce il lettore nelle profondità dei sottolivelli di Veniss, dove si annidano creature distorte e magnifiche, fatte di carne, tecnologia e passioni.

Questa edizione include anche i quattro racconti:
- Il Mare, la Luna e Mendeho
- Cadaveri e agenti
- Un cuore per Lucrezia
- La guerra di Balzac]]>
288 Jeff VanderMeer 8882375129 Ubik 0 wishlist 5.00 2003 Veniss Underground
author: Jeff VanderMeer
name: Ubik
average rating: 5.00
book published: 2003
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date added: 2025/01/03
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Catene di Gloria 200741037 Catene di Gloria si legge al tempo stesso come uno scatenato romanzo d’azione, pieno di personaggi memorabili, e come una serissima denuncia contro l’industria carceraria e quella dell�entertainment. È un romanzo figlio del postmodernismo, della tradizione letteraria afroamericana, della cultura dei videogiochi, della tv sportiva; ma soprattutto intriso di quel sentimento di protesta radicale e immaginifico che ha animato la migliore controcultura americana.]]> 488 Nana Kwame Adjei-Brenyah 8869983862 Ubik 0 wishlist 4.05 2023 Catene di Gloria
author: Nana Kwame Adjei-Brenyah
name: Ubik
average rating: 4.05
book published: 2023
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date added: 2025/01/03
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L'isola abitata 59606085 L'isola abitata arriva anche in Italia, edito da Carbonio.]]> 353 Arkady Strugatsky 8832278251 Ubik 0 wishlist 3.75 1968 L'isola abitata
author: Arkady Strugatsky
name: Ubik
average rating: 3.75
book published: 1968
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date added: 2025/01/03
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L'origine delle specie 200301854
Queste sono alcune delle storie raccolte in L’origine delle specie, popolate da esseri umani e non umani che cercano di sopravvivere alle minacce poste dall’evoluzione, siano esse biologiche, tecnologiche o sociali. Raccontano di fisica quantistica e viaggi nel tempo, di un futuro dominato da giochi in realtà virtuale, e di metamorfosi dei corpi.

A cavallo tra fantascienza, fantasia e mito, gli scritti della pluripremiata autrice Kim Bo-young hanno un grande seguito in Corea del Sud, dove è ampiamente riconosciuta come pioniera e fonte d’ispirazione. In questo libro sono raccolte le sue storie più acclamate, che offrono delle riflessioni rigorose e toccanti sull’esistenza postumana.]]>
324 Kim Bo-young 8867834452 Ubik 0 wishlist 4.04 2021 L'origine delle specie
author: Kim Bo-young
name: Ubik
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Puri uomini 210351124 “Un romanzo intenso e magnifico� (Le Devoir), scritto dall’autore di La più recondita memoria degli uomini (Premio Goncourt 2021).Con una scrittura poetica e incalzante Mohamed Mbougar Sarr firma un romanzo sconvolgente sull’unica grande domanda che abbia valore agli occhi del come trovare il coraggio di essere pienamente se stessi, a qualunque costo, senza tradirsi né raccontarsi bugie?Il giovane professor Ndéné Gueye non crede ai suoi occhi quando legge la circolare con cui il ministero prega i docenti di letteratura di non insegnare più Verlaine e altri poeti con la motivazione che, in quanto omosessuali, potrebbero avere una cattiva influenza sugli studenti. È ridicolo, il valore di una poesia non ha niente a che vedere con le tendenze sessuali di chi la scrive! Ndéné è indignato, ma quella circolare non è che l’ultimo segnale dell’omofobia dilagante in Senegal, paese a maggioranza musulmana in cui l’omosessualità è vista non soltanto come un peccato nei confronti della legge coranica, ma come un male, portato dai bianchi, che sta corrompendo il paese. Sospeso dall’insegnamento per non aver rispettato le consegne, Ndéné intraprende allora un percorso di ricerca sugli usi e costumi del proprio paese per capire il motivo di tanto odio omofobico, percorso che lo porterà a confrontarsi con l’affascinante Rama, sua amante e amica del cuore, con il padre, uomo pio in predicato di diventare imam, con il travestito Samba Awa Niang, animatore di feste folcloristiche, e con l’enigmatico professor Coly, suo collega d’università. Percorso, anche, che gli farà scoprire un aspetto di sé che non conosceva, un aspetto pieno di sorprese.]]> 160 Mohamed Mbougar Sarr 8833577821 Ubik 0 wishlist 3.93 2018 Puri uomini
author: Mohamed Mbougar Sarr
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Yellowface 213798320 384 R.F. Kuang 8804777532 Ubik 0 wishlist 3.69 2023 Yellowface
author: R.F. Kuang
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Il Polacco 192685274
Il Polacco, un pianista noto per le sue interpretazioni austere, sviluppa per la più giovane Beatriz un amore lirico e irragionevole. Lei, che ama farsi trasportare dalla musica, è riluttante a farsi trasportare dal lirismo, e si oppone all’idea di diventare una musa, un oggetto del desiderio, la sua Beatrice. Rivelarsi l’uno all’altra è un’arte sottile, destinata forse a rimanere inattingibile, che solo la scrittura esatta e imprevedibilmente ironica di J. M. Coetzee riesce a catturare. «Con “Il Polacco� Coetzee torna a vecchie e feconde ossessioni � gli opposti segreti di una vita, la tensione tra implicito ed esplicito, tra predestinazione e volontà � e si inserisce nella famiglia dei romanzi con pianista, come "Il soccombente" di Thomas Bernhard, “Gli inconsolabili� di Kazuo Ishiguro e “Ravel� di Jean Echenoz» («Clarín»). Lei è una donna elegante, della buona società di Barcellona. Lui è un pianista settantenne, austero interprete di Chopin. Il nome di lei è Beatriz, quello di lui è così pieno di w e di z che lo chiamano semplicemente «il Polacco». Dopo il concerto organizzato dal circolo musicale del Barri Gòtic e la successiva cena, non paiono destinati a rivedersi. A lei, in fondo, il concerto non è neppure piaciuto: troppo secco e severo. Eppure, a distanza di mesi, il Polacco torna in Spagna: «Sono qui per te». Da quando l’ha incontrata, la sua memoria è piena di lei. Beatriz, assicura il Polacco, è per lui ciò che Beatrice era per Dante: il suo destino, la risposta all’enigma della sua vita. Beatriz non è d’accordo � «Io sono colei che sono!» �, non apprezza i complimenti di lui, lo trova arido, cadaverico, privo di ardore. Qualche giorno insieme a Maiorca, un’avventura incerta in una lingua, l’inglese, che non è quella di nessuno dei due. È tutto ciò che Beatriz concede al Polacco, alla sua ammirazione per lei. Poi più nulla. Ciò che rimane della loro storia, del cieco amore del pianista per la donna «dalle domande profonde» sposata con un banchiere, è in ottantaquattro poesie scritte in polacco. Farle tradurre anziché bruciarle, o anziché lasciarle in un appartamento di Varsavia, è l’unico modo che Beatriz ha per avvicinarsi per l’ultima volta a lui, al suo esasperante, nobile, indecifrabile amore. Ciò che ne risulta è un accesso mediato a un’opera imperfetta, al lascito di un uomo a cui «manca l’arte che ravviva la parola». Punteggiata di ironia, questa breve storia di amore e differenze coinvolge la poesia, la musica, il linguaggio, il trasporto � quello dei sentimenti e quello indotto da Chopin � e la sua traduzione in parole, e offre un inconsueto ribaltamento del punto di vista, dando voce al «provvido scetticismo» di una moderna Beatrice.]]>
128 J.M. Coetzee 8858443179 Ubik 0 wishlist 3.40 2023 Il Polacco
author: J.M. Coetzee
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<![CDATA[Canaglie di tutto il mondo: l'epoca d'oro della pirateria]]> 9707726 192 Marcus Rediker 889690403X Ubik 0 wishlist 4.23 2004 Canaglie di tutto il mondo: l'epoca d'oro della pirateria
author: Marcus Rediker
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<![CDATA[Tragedia imperiale: Dall'impero di Costantino alla distruzione dell'Italia romana (363-568 d.C.) (Italian Edition)]]> 167718551 432 Michael Kulikowski 8836009336 Ubik 0 wishlist 3.75 Tragedia imperiale: Dall'impero di Costantino alla distruzione dell'Italia romana (363-568 d.C.) (Italian Edition)
author: Michael Kulikowski
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I demoni di Wakenhyrst 55856196 304 Michelle Paver 8854522023 Ubik 0 wishlist 3.74 2019 I demoni di Wakenhyrst
author: Michelle Paver
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Isole di sangue 61393291 Tutto sommato un lavoro tranquillo, giusto qualche rissa tra ubriachi, furti, crimini di poco conto, insomma. E poi c’� Molly, e la promessa di un futuro insieme. Ma una sera all’improvviso McGrady viene richiamato in servizio: nella tenuta di un ricco imprenditore dell’isola è stato scoperto un cadavere. Serve qualcuno che risolva la faccenda in fretta, senza troppo clamore.
Ma la ricerca della verità è sempre rumorosa, e la vittima ha uno zio potente.
Inizia così una caccia all’uomo attraverso il Pacifico, proprio quando le flotte del Sol Levante stanno per sferrare un attacco che cambierà la Storia.
Isole di sangue è un romanzo che intreccia amore e avventura, ha il passo di un’indagine avvincente e la grandiosità dell’epica di guerra: al centro di questo vortice narrativo c’� un personaggio unico, ruvido e dolente come solo i detective di razza sanno essere.]]>
446 James Kestrel 8858796764 Ubik 0 wishlist 4.02 2021 Isole di sangue
author: James Kestrel
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Legittima vendetta 123477558 Con Legittima vendetta S.A. Cosby apre un nuovo capitolo del crime americano e mostra al lettore con realismo la faccia brutale degli Stati Uniti di Trump, dove il seme dell'omofobia e del razzismo è sempre pronto a germogliare.]]> 372 S.A. Cosby 8831810685 Ubik 0 wishlist 3.90 2021 Legittima vendetta
author: S.A. Cosby
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Attraverso la notte 212327592 279 William Sloane 8845938794 Ubik 0 wishlist 3.83 1937 Attraverso la notte
author: William Sloane
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Le venti giornate di Torino 35905252 Poi, dopo venti giorni, tutto era finito, all’improvviso, come era cominciato. E nessuno aveva più voluto parlare di quella storia.

Oggi, passati appunto dieci anni, un anonimo investigatore dilettante decide di indagare per scrivere un libro su quella vicenda. Perché l’insonnia di massa? E chi erano, e da dove venivano, le mostruose figure di cui troppe testimonianze raccontano? E soprattutto, che nesso c’era tra quanto accadde e la biblioteca che era stata aperta presso la Piccola Casa della Divina Provvidenza? Una biblioteca assai strana, dove non si trovavano i testi pubblicati dagli editori, ma scritti di privati cittadini, che rivelavano i loro pensieri più intimi e profondi, molto spesso terribili, e li mettevano in condivisione con altri cittadini come loro.
Non passerà molto prima che il protagonista si renda conto che quella orribile stagione si è conclusa solo in apparenza, e che le forze oscure che avevano scatenato quegli orribili giorni di violenza cieca sono ancora presenti e vigili.

Un romanzo inquietante, profetico in modo inspiegabile, principale opera di un autore ingiustamente dimenticato.
Pubblicato la prima volta nel 1977, Le venti giornate di Torino fu sostanzialmente ignorato: torna dopo quarant’anni, come se avesse voluto aspettare il momento giusto.]]>
156 Giorgio De Maria 8893420252 Ubik 0 wishlist 3.84 1977 Le venti giornate di Torino
author: Giorgio De Maria
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Gli incantatori 212541154

Quando si tratta di scavare nel torbido, la persona giusta da chiamare è Freddy Otash. Ha spiato Marilyn per conto di Jimmy Hoffa, il discusso capo del sindacato dei camionisti, e adesso dalla polizia lo incaricano di indagare sulla sua morte. Una cosa delicata, perché persone molto in alto, a Washington, potrebbero avere a che fare con la scomparsa dell'attrice piú famosa del mondo. Per qualche oscura ragione, che forse c'entra con l'amore, Freddy decide di andare fino in fondo. Anche a costo di mandare in frantumi un'icona, anche a costo di trasformare in incubo il sogno della città degli angeli.]]>
578 James Ellroy 8858445465 Ubik 0 wishlist 3.68 2023 Gli incantatori
author: James Ellroy
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Qualcosa sui Lehman 32815687 780 Stefano Massini 8852077332 Ubik 0 wishlist 4.24 2014 Qualcosa sui Lehman
author: Stefano Massini
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Alma 203949706 A Trieste Alma ritrova una mappa dimenticata della sua vita. Ritrova la bella casa nel viale dei platani, dove ha trascorso l’infanzia grazie ai nonni materni, custodi della tradizione mitteleuropea, dei caffè colti e mondani, distante anni luce dal disordine chiassoso di casa sua, “dove le persone entravano e se ne andavano, e pareva che i vestiti non fossero mai stati tolti dalle valigie�. Ritrova la casa sul Carso, dove si sono trasferiti all’improvviso e dove è arrivato Vili, figlio di due intellettuali di Belgrado amici di suo padre. Vili che da un giorno all’altro è entrato nella sua vita cancellando definitivamente l’Austriaungheria. Adesso è proprio dalle mani di Vili, che è stato “un fratello, un amico, un antagonista�, che Alma deve ricevere l’eredità del padre. Ma Vili è l’ultima persona che vorrebbe rivedere.
I tre giorni culminanti con la Pasqua ortodossa diventano così lo spartiacque tra ciò che è stato e non potrà più tornare � l’infanzia, la libertà, la Jugoslavia del padre, l’aria seducente respirata all’ombra del confine � e quello che sarà.
Federica Manzon scrive un romanzo dove l’identità, la memoria e la Storia � personale, familiare, dei Paesi � si cercano e si sfuggono continuamente, facendo di Trieste un punto di vista da cui guardare i nostri difficili tentativi di capire chi siamo e dov’� la nostra casa.


Lei non saprebbe dire dove sta la sua appartenenza, neanche la sua città lo si è pensata sempre parte di una nazione che non era la sua, immaginava l’Austria, sognava il regno degli slavi, e perfino la nazione garibaldina, ma poi è rimasta estranea a tutto e soprattutto a se stessa.]]>
272 Federica Manzon 8858859790 Ubik 0 wishlist 3.73 Alma
author: Federica Manzon
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<![CDATA[Sogni e favole. Un apprendistato]]> 43527783
Il nuovo «libro strano» di Emanuele Trevi, un quasi-romanzo di tre vite vere. La memoria fantastica di una Roma disfatta, la giovinezza e la mezza età degli umani, l'illusione che le fa felici, l'imprudente verità dell'arte.

Roma, 1983. Il Novecento brilla ancora. Emanuele, neppure ventenne, lavora in un cineclub del centro. Una notte, al termine di un film di Tarkovskij, entra in sala e vi trova un uomo solo, in lacrime. È Arturo Patten, statunitense trapiantato a Roma, uno dei più grandi fotografi ritrattisti. Per tutto lo scorcio del secolo, Emanuele ascolterà la lezione del suo amico, Lucignolo e Grillo Parlante assieme, che vive la vita con invidiabile intensità, e grazie a lui incontrerà Cesare Garboli, il «grande critico» cui è qui dedicato uno splendido cammeo, che prima di morire gli affiderà la missione di indagare su Metastasio e sul suo sonetto Sogni, e favole io fingo. «Favole finge» tutta la grande letteratura moderna qui evocata, da Puškin a Pessoa fino ad Amelia Rosselli, somma poetessa italiana del Novecento, che abita nella stessa strada di Arturo e che come lui lascerà la vita per scelta; Emanuele incontrerà più volte quel meteorite umano, sempre in fuga da oscuri e spietati nemici, e con Arturo è lei, e la sua eredità, l'altra protagonista di questo folgorante «libro strano» di Trevi � romanzo autobiografico e divagazione saggistica assieme, sette anni dopo Qualcosa di scritto.
Arturo, Amelia, Metastasio guidano lui e noi nel cuore di una Roma piovosa e arcaica, nel cerchio simbolico della depressione e dell'insensatezza, verso l'approdo vitale dell' se, come scrive Metastasio, le storie inventate suscitano in noi la stessa commozione delle vicende reali, forse di sogni e favole è fatta la vera vita.]]>
224 Emanuele Trevi 8833312143 Ubik 0 wishlist 4.07 2019 Sogni e favole. Un apprendistato
author: Emanuele Trevi
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<![CDATA[L'emporio del cielo e della terra]]> 217056054
James McBride, uno degli autori americani contemporanei più brillanti, già vincitore del National Book Award, torna con un capolavoro assoluto che negli Stati Uniti è stato il romanzo letterario più importante dell’anno.

Nell’America degli anni Trenta, il quartiere di Chicken Hill a Pottstown, Pennsylvania, è una vivace comunità in cui persone di colore e immigrati ebrei convivono condividendo sogni e sofferenze. I coniugi Moshe e Chona, originari dell’Est Europa, sono profondamente legati alla gente del posto, che aiutano sempre come possono, e nel tempo sono diventati un punto di riferimento per tutti. Un giorno bussano alla loro porta i vicini Nate e il nipote Dodo, un ragazzino di dodici anni rimasto sordo in seguito a un incidente domestico, è in pericolo; sua madre è venuta a mancare, il piccolo ora è orfano e gli zii hanno ricevuto una lettera. Dodo verrà prelevato dalle autorità per essere mandato in un istituto speciale per ragazzi con problemi. Moshe e Chona accettano di nasconderlo, ma in seguito a una soffiata si reca sul posto Doc Roberts, un medico bianco e razzista che finisce per aggredire la donna mentre Dodo, unico testimone, viene portato via dalla polizia. Non tutto, però, è perduto...
L’Emporio del Cielo e della Terra, votato come uno dei migliori cento libri degli ultimi venticinque anni dai lettori del «New York Times» e per oltre trenta settimane consecutive stabile ai vertici delle classifiche di vendita americane, è un potente romanzo intriso di un inno alla forza salvifica dell’amore che dimostra come la solidarietà sia in grado di abbattere tutti i muri.

«Abbiamo tutti bisogno � e ce lo meritiamo � di un romanzo come intriso d’amore e capace di superare tutte le differenze che vorrebbero dividerci».
«The Washington Post»


«Ho amato questo libro».
Bonnie Garmus, autrice di Lezioni di chimica


«Ogni volta che leggo un suo libro “Questo è il suo libro migliore�. No. Questo è il suo libro migliore».
Ann Patchett


«Uno di quei romanzi che diventano parte di te. È un grande libro. Ogni personaggio è ricco, ogni dettaglio è ricco. Non potrò mai consigliarlo abbastanza. È un grande scrittore e secondo me questo è il suo libro migliore».
Harlan Coben


«Con questa storia, McBride fotografa in modo brillante un paese che sta cambiando rapidamente, attraverso gli occhi di chi è arrivato da poco e di chi prima era schiavo. McBride ci lascia un importante anche in situazioni apparentemente impossibili, anche nel mezzo dei progetti più malvagi dell’umanità, l’amore, la comunità e l’azione possono salvarci».
«The New York Times»

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417 James McBride Ubik 0 wishlist 3.51 2023 L'emporio del cielo e della terra
author: James McBride
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Orfeo 20663749 The Overstory, an emotionally charged novel inspired by the myth of Orpheus.

In Orfeo, composer Peter Els opens the door one evening to find the police on his doorstep. His home microbiology lab—the latest experiment in his lifelong attempt to find music in surprising patterns—has aroused the suspicions of Homeland Security. Panicked by the raid, Els turns fugitive and hatches a plan to transform this disastrous collision with the security state into an unforgettable work of art that will reawaken its audience to the sounds all around it.]]>
400 Richard Powers 0393349845 Ubik 0 wishlist 3.64 2014 Orfeo
author: Richard Powers
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<![CDATA[L'estate che sciolse ogni cosa]]> 35687925 384 Tiffany McDaniel 8899591148 Ubik 0 wishlist 4.08 2016 L'estate che sciolse ogni cosa
author: Tiffany McDaniel
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Cavallo indiano 53183912
Le nostre leggende raccontano di quando siamo usciti dal ventre della Madre Terra. Aki è il nome che le abbiamo dato. Siamo venuti fuori da lei già formati, con il martellare del suo cuore nella testa, pronti a diventare suoi assistenti e protettori. Quando sono nato il nostro popolo parlava ancora così. Eravamo ancora sotto l'influenza delle leggende. È stata la mia generazione a varcare il confine, e ancora ci struggiamo per un ritorno che non avverrà.

Saul Cavallo Indiano è il nome di un bambino originario delle First Nations canadesi. È ancora piccolo quando la sua famiglia decide di ritirarsi a vivere nei boschi, nel tentativo di rinsaldare i sempre più labili legami con le tradizioni e di nascondersi dalle forze dell'ordine che rapiscono i giovani Ojibway per educarli e "civilizzarli". Con l'arrivo dell'inverno Saul perde tutto: il fratello, i genitori, l'amata nonna e la casa. Solo al mondo, prigioniero di un collegio spaventoso, Saul si trova circondato dalla crudeltà e trova la salvezza nell'hockey, sport per il quale dimostra un innato talento. Diventato giocatore professionista, una vera star, non riuscirà mai a scrollarsi di dosso il razzismo e la durezza di un mondo che non lo accoglierà mai del tutto. Una storia sulle difficoltà di accettazione e integrazione, raccontata dalla voce semplice e sincera di un ragazzo. Da questo romanzo è stato tratto un film diretto da Stephen Campanelli, acclamato al Toronto Film Festival.]]>
236 Richard Wagamese 8858784685 Ubik 0 wishlist 4.50 2012 Cavallo indiano
author: Richard Wagamese
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La gabbia dei conigli 199280184 396 Tess Gunty 8823531268 Ubik 0 wishlist 3.62 2022 La gabbia dei conigli
author: Tess Gunty
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Baumgartner 134899244
Paul Auster’s brilliant eighteenth novel opens with a scorched pot of water, which Sy Baumgartner � phenomenologist, noted author, and soon-to-be retired philosophy professor � has just forgotten on the stove.

Baumgartner’s life had been defined by his deep, abiding love for his wife, Anna, who was killed in a swimming accident nine years earlier. Now 71, Baumgartner continues to struggle to live in her absence as the novel sinuously unfolds into spirals of memory and reminiscence, delineated in episodes spanning from 1968, when Sy and Anna meet as broke students working and writing in New York, through their passionate relationship over the next forty years, and back to Baumgartner’s youth in Newark and his Polish-born father’s life as a dress-shop owner and failed revolutionary.

Rich with compassion, wit, and Auster’s keen eye for beauty in the smallest, most transient moments of ordinary life, Baumgartner asks: Why do we remember certain moments, and forget others? In one of his most luminous works and his first novel since the Booker-shortlisted tour-de-force 4 3 2 1, Paul Auster captures several lifetimes.]]>
208 Paul Auster 0802161448 Ubik 0 wishlist 3.71 2023 Baumgartner
author: Paul Auster
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Manifesto criminale 193549766
Dentro o fuori, ci sono delle costanti nella una di queste è Pepper, ex partner nel crimine e sorta di "zio" acquisito dei figli di Ray, che Carney richiama per un lavoretto di security in una produzione cinematografica Made in Harlem scaraventandolo in un mondo fatto di capricciose star hollywoodiane, spacciatori, gangster e sicari. Sarà ancora a Pepper che tornerà a rivolgersi il venditore di mobili nel 1975 quando, sullo sfondo di una Harlem che brucia isolato per isolato, decide di mettersi sulle tracce di folli piromani manovrati da politici locali per losche speculazioni.

Con Manifesto criminale Colson Whitehead prosegue il suo straordinario inno a Harlem - ritratta in tutta la sua gloria e il suo squallore - e a una città che si regge sulla corruzione, le minacce, l'ambizione, l'incompetenza e, a volte, solo sull'orgoglio.]]>
380 Colson Whitehead 8835728215 Ubik 0 wishlist 3.62 2023 Manifesto criminale
author: Colson Whitehead
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La foresta del Nord 205952099 378 Daniel Mason 8854528846 Ubik 0 wishlist 4.01 2023 La foresta del Nord
author: Daniel Mason
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Soldati di Salamina 9669282 210 Javier Cercas 888246766X Ubik 0 wishlist 3.81 2001 Soldati di Salamina
author: Javier Cercas
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Berta Isla 35483196
"Berta Isla" es la envolvente y apasionante historia de una espera y de una evolución, la de su protagonista. También de la fragilidad y la tenacidad de una relación amorosa condenada al secreto y a la ocultación, al fingimiento y a la conjetura, y en última instancia al resentimiento mezclado con la lealtad.

O, como dice una cita de Dickens hacia el final del libro, es la muestra de que "cada corazón palpitante es un secreto para el corazón más próximo, el que dormita y late a su lado". Y es también la historia de quienes quieren parar desgracias e intervenir en el universo, para acabar encontrándose desterrados de él.]]>
544 Javier Marías 8420427365 Ubik 0 wishlist 3.94 2017 Berta Isla
author: Javier Marías
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Vegliare su di lei 218721533
“Una travolgente storia d’amore, ambientata al tempo del fascismo, tra due personaggi memorabili e fuori dagli schemi, che non riescono ad amarsi né a lasciarsi.�
Anaïs Ginori, la Repubblica"]]>
480 Jean-Baptiste Andrea 8834618521 Ubik 0 wishlist 4.06 2023 Vegliare su di lei
author: Jean-Baptiste Andrea
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Anime baltiche 23438518 Anime baltiche lascia il segno di un grande romanzo per capire il XX secolo, perché “viaggiare, insieme a leggere e ascoltare, è la via più breve per arrivare a se stessi�.]]> 512 Jan Brokken Ubik 0 wishlist 4.14 2010 Anime baltiche
author: Jan Brokken
name: Ubik
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Persone normali 45915711 Certo, la ferocia informa tutti i rapporti di potere che vigono fra i personaggi, nella piccola scuola di provincia come nel prestigioso Trinity College cui entrambi i ragazzi accedono, nelle dinamiche di genere come negli equilibri famigliari. Perfino in quelle dicotomie sommarie che tanto Connell quanto Marianne subiscono, e in cui essi stessi indulgono: quelle fra persone gentili e persone crudeli, fra brave persone e persone cattive, corrotte, sbagliate, fra persone strane e persone normali.
In un modo o nell’altro entrambi aspirano alla normalità, Connell per un’innata benché riprovevole pulsione di conformità, Marianne forse per sfuggire a quella cruda e pervasiva sensibilità che tanto dolore le causa e che facilmente vira all’autodistruttività. C’� Jane Austen in queste pagine, la forza del suo dialogo, la violenza sotterranea delle sue relazioni, e l’omonimia di Marianne con l’eroina del suo romanzo più celebre ne è un indizio.
Per anni Marianne e Connell si ruotano intorno «come pattinatori di figura», rischiando la vita e salvandosela, chiedendosi, promettendosi, negandosi, dimostrandosi che quella che li lega è una storia d’amore. La conclusione è un capolavoro di tenera e dolente maturità, per un’autrice oggi ventottenne che a ogni nuovo passo sbaraglia tutte le aspettative.]]>
248 Sally Rooney 885843059X Ubik 0 wishlist 3.74 2018 Persone normali
author: Sally Rooney
name: Ubik
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Belladonna 16141032
U "Belladonni" DaÅ¡a Drndić ispituje i do krajnjih granica dovodi teme bolesti i (ne)mogućnosti življenja (i umiranja) u danaÅ¡njem, potpuno dehumaniziranom svijetu i u vremenima kada su starost i bolest neÅ¡to sramotno te kada se propagiraju iskljuÄivo vjeÄna mladost i bezgraniÄna ljepota.

"Belladonna" je djelo u kojem se isprepliću stvarno i fikcionalno, autobiografsko i izmiÅ¡ljeno, a Andreas Ban je istinski junak naÅ¡eg doba â€� on je intelektualac odbaÄen od druÅ¡tva koje pod krinkom korektnosti zatire mogućnost kritiÄkog miÅ¡ljenja.]]>
320 Daša Drndić 9532664084 Ubik 0 wishlist 4.20 2012 Belladonna
author: Daša Drndić
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Fisica della malinconia 17928559 335 Georgi Gospodinov Ubik 0 wishlist 4.00 2011 Fisica della malinconia
author: Georgi Gospodinov
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I dettagli 204604042 180 Ia Genberg 8870916804 Ubik 0 wishlist 3.89 2022 I dettagli
author: Ia Genberg
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Il mago del Cremlino 61350050 240 Giuliano da Empoli 8835718716 Ubik 0 wishlist 4.01 2022 Il mago del Cremlino
author: Giuliano da Empoli
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Il canto del profeta 209343141 Con una scrittura rapida e senza pause, il romanzo ricrea l'atmosfera carica di tensione di una dittatura in ascesa e segue le vicende della protagonista, che dovrà capire fino a che punto può spingersi per salvare sé stessa e le persone che ama.

«Cercavo di scrutare nel caos moderno. Le agitazioni nelle democrazie occidentali. Il dramma della Siria - l’implosione di un'intera nazione, la portata della crisi dei rifugiati e l’indifferenza dell’Occidente. Prophet Song è in parte un tentativo di empatia radicale.». - Paul Lynch

«Il canto del profeta promette un certo grado di attualità e, in effetti, arriva in un momento in cui la paura che affronta è nelle notizie quotidiane: ora che il contratto sociale è sul punto di rompersi, ora che ciò che consideriamo vita ordinaria sta per trasformarsi in una costante lotta esistenziale, una lotta che si svolgerà non in uno stato di natura ma in qualcosa di probabilmente peggiore, sulla linea di faglia tra ideologie opposte.» - The New York Times

«Il messaggio di Lynch è chiarissimo: in tutto il mondo ci sono vite sconvolte, violenze, persecuzioni. Il canto del profeta è un manifesto letterario per l’empatia verso i bisognosi e un romanzo brillante e ossessionante che dovrebbe essere messo nelle mani dei politici di tutto il mondo». - The Observer


A Dublino, in una sera buia e piovosa, la scienziata Eilish Stack apre la porta di casa e si trova di fronte due agenti della polizia segreta. Sono lì per interrogare suo marito, un sindacalista. In questa inquietante distopia, Paul Lynch immagina una Repubblica d'Irlanda che scivola nel totalitarismo dopo l'ascesa del partito di destra National Alliance, che ha preso il potere in risposta alle pressioni dei sindacati per l'aumento dei salari degli insegnanti.]]>
288 Paul Lynch 8832973286 Ubik 0 wishlist 3.91 2023 Il canto del profeta
author: Paul Lynch
name: Ubik
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L'arpa d'erba 9565820 116 Truman Capote 8811670020 Ubik 0 wishlist 3.84 1951 L'arpa d'erba
author: Truman Capote
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Lonesome Dove 36557215 Lonesome Dove è un libro leggendario, il vero grande classico della letteratura western, l'opera che raggiunge il culmine di un genere e allo stesso tempo chiude un'epoca. Non a caso c'è il cinema all'origine del romanzo: all'inizio degli anni Settanta, Peter Bogdanovich vuole girare un film in omaggio al suo maestro John Ford, con John Wayne, James Stewart e Henry Fonda nelle parti principali. McMurtry scrive il copione: nasce così il primo abbozzo di Lonesome Dove, sebbene con un altro titolo. Alla fine il progetto non giungerà in porto, ma quella storia continua a ronzare nella testa di McMurtry per più di dieci anni, finché non decide di scriverci un romanzo. Lonesome Dove negli Stati Uniti è subito salutato come un capolavoro e vince il Pulitzer nel 1986. In seguito verrà adattato in una mini-serie televisiva, con Robert Duvall e Tommy Lee Jones, che ottiene un grandissimo successo e segna l'inizio del revival western al cinema, culminato con Balla coi lupi e Gli spietati. Da tempo irreperibile sul mercato italiano, Lonesome Dove torna ora in libreria in una nuova traduzione.]]> 941 Larry McMurtry 8806229745 Ubik 0 wishlist 4.73 1985 Lonesome Dove
author: Larry McMurtry
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La spiaggia del dubbio 9694035 270 Patricia Highsmith 8845250296 Ubik 0 wishlist 3.23 1969 La spiaggia del dubbio
author: Patricia Highsmith
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Ieri 9666507 Il giorno in cui Line arriva, sarà come il materializzarsi di un ricordo: lei emerge dal passato è la sua sorellastra, la sua ossessione di sempre. La nostalgia si mescola alla curiosità di sapere, la complicità sfocia in un amore impossibile. Potrebbe essere l'inizio di un futuro diverso, ma quella di Line e Tobias è una storia che non si può lasciare alle spalle.]]> 99 Ãgota Kristóf 8806164139 Ubik 0 wishlist 3.88 1995 Ieri
author: Ãgota Kristóf
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Timidezza e dignità 18756147
Che cosa porta Elias Rukla, dopo venticinque anni di onorato servizio, alla grottesca crisi di nervi che gli fa ritenere conclusa la carriera d'insegnante e definitivamente compromessa la sua reputazione sociale? Mattina d'autunno, doppia ora di letteratura norvegese di fronte a una sonnolenta classe di maturandi, lezione su Ibsen: il professor Rukla si infervora parlando di un enigmatico personaggio de L'anitra selvatica ma i ragazzi non riescono a seguirne le evoluzioni e sono indignati dalla sua incapacità di trasmettere il valore di Ibsen in modo comprensibile. Dalla violenta crisi di quel giorno parte, nella coscienza di Rukla, una resa dei conti che gli fa ripercorrere gli eventi fondamentali della sua vita: dai tempi studenteschi - creativi, liberi, pieni di curiosità intellettuale nella Oslo degli anni Sessanta - alla fondamentale amicizia con il filosofo Johan Corneliussen e con la sua compagna, la bellissima Eva Linde; fino alla necessità di trovare un posto in questa società, al lavoro, al matrimonio e alla gabbia mentale che lo convince dell'impossibilità di una qualsiasi svolta. Con il suo ritmo basato su incisi, apposizioni e iterazioni, la prosa di Solstad insegue il suo oggetto attraverso un personaggio su cui sono proiettati aspetti autobiografici e generazionali. L'esibita "norvegesità" dell'autore e la sua passione topografica non impediscono al racconto locale di aprirsi all'esperienza condivisa da milioni di "ex-giovani" nel mondo occidentale.]]>
164 Dag Solstad Ubik 0 wishlist 3.53 1994 Timidezza e dignità
author: Dag Solstad
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La passeggiata. Racconto 9706126 La passeggiata (1919) è uno dei testi più perfetti di Walser, il grande scrittore svizzero che ormai, soprattutto dopo la pubblicazione delle sue opere complete, viene posto accanto a Kafka, a Rilke, a Musil â€� ammesso cioè fra i massimi autori di lingua tedesca del nostro secolo. Ma La passeggiata ha anche un significato peculiare in rapporto a tutta l’opera di Walser: è in certo modo la metafora della sua scrittura nomade, perpetuamente dissociata e abbandonata agli incontri più incongrui, casuali e sorprendenti, come lo è appunto ogni accanito passeggiatore â€� e tale Walser era â€�, che abbraccia amorosamente ogni particolare del circostante e insieme lo osserva da una invalicabile distanza, quella del solitario, estraneo a ogni rapporto funzionale col mondo. In un »å鳦´Ç°ù di piccola città svizzera, e della campagna che la circonda, il passeggiatore Walser ci guida, con la sua disperata ironia, in un labirinto della mente, abitato da figure disparate, dalle più amabili alle più inquietanti. Da Eichendorff a Mahler, il vagabondaggio è stato un archetipo ricchissimo della più radicale letteratura moderna. Tutta quella grande tradizione sembra condensarsi, quasi clandestinamente, nella Passeggiata di Walser, a cui lo scrittore ci invita col suo irresistibile tono: «Lei non crederà assolutamente possibile che in una placida passeggiata del genere io m’imbatta in giganti, abbia l’onore d’incontrare professori, visiti di passata librai e funzionari di banca, discorra con cantanti e con attrici, pranzi con signore intellettuali, vada per boschi, imposti lettere pericolose e mi azzuffi fieramente con sarti perfidi e ironici. Eppure ciò può avvenire, e io credo che in realtà sia avvenuto».

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106 Robert Walser 8845901866 Ubik 0 wishlist 3.65 1917 La passeggiata. Racconto
author: Robert Walser
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Le cose 15784100 Il primo romanzo di Perec raccontava nel 1965, con profetica ironia, la forza emozionale, estetica, perfino erotica, che l'universo degli oggetti possiede e trasmette agli uomini. Come Roland Barthes commentò l'esordio del suo allievo, «una storia sulla povertà mescolata inestricabilmente all'immagine della ricchezza, un libro molto bello». Un libro che lanciò Perec fra i grandi della letteratura, incredibilmente attuale, una spiegazione insuperata del mondo contemporaneo.]]> 168 Georges Perec 8806206982 Ubik 0 wishlist 3.85 1965 Le cose
author: Georges Perec
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Diceria dell'untore 7312791 192 Gesualdo Bufalino 8845291529 Ubik 0 wishlist 4.07 1981 Diceria dell'untore
author: Gesualdo Bufalino
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<![CDATA[Asterusher: Autobiografia per feticci]]> 27239241
Michele Mari parla delle proprie case, quelle dove ha trascorso lunghi periodi durante l’infanzia, e lo fa per immagini, “per feticci� come recita il sottotitolo del volume. In un racconto che si intreccia con le fotografie di Francesco Pernigo, Mari ci invita all’interno delle sue dimore, ci mostra gli angoli nascosti raccontando, attraverso aneddoti e citazioni, la storia indissolubilmente legata agli oggetti che la popolano. Ne emerge un’identità letteraria evocata attraverso le tracce fisiche di una storia personale e famigliare, un’identità ambigua come quelle, alluse nel titolo, dell’Asterione di Borges e degli Usher di Poe.]]>
112 Michele Mari 8875705240 Ubik 0 wishlist 4.32 2015 Asterusher: Autobiografia per feticci
author: Michele Mari
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La notte di Lisbona 16009524 312 Erich Maria Remarque Ubik 0 wishlist 4.05 1961 La notte di Lisbona
author: Erich Maria Remarque
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Villa del seminario 75351586 Una storia d’amore, riscatto e Resistenza.

Maremma toscana, novembre �43. Le Case è un borgo lontano da tutto. René è il ciabattino del paese. Tutti lo chiamano Settebello, nomignolo che si è tirato addosso in tenera età, dopo aver lasciato tre dita sul tornio. Oggi ha cinquant’anni � schivo, solitario, taciturno. Niente famiglia. Ma c’� Anna, l’amica di sempre, che forse avrebbe potuto essere qualcosa di più... René non ha mai avuto il coraggio di dichiararsi. Poi ecco la guerra, che cambia tutto. Ecco che Settebello scopre la Resistenza. Possibile che una rivoluzione di questo tipo possa partire addirittura dalla suola delle scarpe?

Villa del seminario evoca fatti realmente Grosseto fu l’unica diocesi in Europa ad aver stipulato un regolare contratto d’affitto con un gerarca fascista per la realizzazione di un campo d’internamento. A Roccatederighi, tra il �43 e il �44, nel seminario del vescovo furono rinchiusi un centinaio di ebrei italiani e stranieri destinati ai lager di sterminio. Soprattutto Auschwitz.

Maremma toscana, novembre �43. Le Case è un borgo lontano da tutto. Vista da lì, anche la guerra ha un sapore diverso; perlopiù attesa, preghiere, povertà. Inoltre si preannuncia un inverno feroce... Dopo la diramazione della circolare che ordina l’arresto degli ebrei, ecco la il seminario estivo del vescovo è diventato un campo di concentramento.

René è il ciabattino del paese. Tutti lo chiamano Settebello, nomignolo che si è tirato addosso in tenera età, dopo aver lasciato tre dita sul tornio. Oggi ha cinquant’anni. Schivo, solitario, taciturno. Niente famiglia. Ma c’� Anna, l’amica di sempre, che forse avrebbe potuto essere qualcosa di più... René non ha mai avuto il coraggio di dichiararsi. In realtà, non ha mai avuto il coraggio di fare niente. Le sue giornate sono sempre casa e lavoro. Rigare dritto.

Anna ha un figlio, Edoardo, tutti lo credono al fronte. Un giorno viene catturato dalla Wehrmacht con un manipolo di partigiani e fucilato sul posto. La donna è fuori di sé dal dolore, adesso ha un solo continuare la rivoluzione. Infatti una sera sparisce. Lascia a René un biglietto, poche istruzioni. Ma ben presto trapela l’ennesima un altro gruppo di ribelli è caduto in un’imboscata. Li hanno rinchiusi là, nella villa del vescovo. Tra i prigionieri pare che ci sia perfino una donna... Settebello non può più restare a guardare.]]>
204 Sacha Naspini 8833576051 Ubik 0 wishlist 3.83 Villa del seminario
author: Sacha Naspini
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La fuga del signor Monde 10529237 154 Georges Simenon 8845925528 Ubik 0 wishlist 3.73 1945 La fuga del signor Monde
author: Georges Simenon
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Il sogno del celta 12575729 Cuore di tenebra di Conrad, che pure fu amico di Casement), seguendo la scia di sangue e denaro proveniente dall'affare planetario tra Otto e Novecento, la raccolta del lattice per la produzione del caucciù. Il Congo belga di Leopoldo II e la foresta amazzonica tra Perù, Colombia e Brasile sono i due scenari in cui Casement esercita il suo ruolo di osservatore, su incarico del governo inglese, e le condizioni d'incredibile sfruttamento in cui vede costrette le popolazioni indigene lo convincono della necessità di una lotta senza quartiere contro i massacri dei colonialisti, contro le prevaricazioni dell'uomo sull'uomo. L'esperienza di quello che fu il primo olocausto della storia moderna inciderà sulla coscienza del protagonista, contribuendo al radicalizzarsi della sua passione per la terra d'origine, l'Irlanda, nella lotta contro l'Inghilterra (di cui peraltro Casement fu console, e dove fu nominato Sir). Mentre tentava di trovare il sostegno della Germania in chiave anti-inglese per gli insorti irlandesi, sarà arrestato nel 1916 e, sfruttando le fantasticherie omosessuali scritte nei suoi Black Diaries - forse un falso dell'Intelligence, forse no -, sarà oggetto di una campagna di discredito che lo condurrà al patibolo, malgrado fossero dalla sua parte Arthur Conan-Doyle, William Butler Yeats e Gorge Bernard Shaw. Ha detto Mario Vargas Llosa: «Gli eroi non sono statue, non sono esseri perfetti». E il personaggio Casement è certo un eroe - per il contributo immenso dato alla lotta contro il colonialismo - ma è altresì uomo di contraddizioni, comprese la sua vena nazionalista e la sua incapacità di accettare e praticare la propria condizione sessuale. Per questo, e per la splendida scrittura dell'autore, Il sogno del celta schiude con forza le porte sull'oscurità dell'animo umano, e ci consente di sapere di più sul mondo, sulla storia, su di noi.]]> 426 VARGAS LLOSA Mario - 8806208314 Ubik 0 wishlist 3.75 2010 Il sogno del celta
author: VARGAS LLOSA Mario -
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La tua assenza è tenebra 62614931 603 Jón Kalman Stefánsson 8870916561 Ubik 0 wishlist 4.25 2020 La tua assenza è tenebra
author: Jón Kalman Stefánsson
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Segreti svelati 13540485 282 Alice Munro 8806182412 Ubik 0 wishlist 3.62 1994 Segreti svelati
author: Alice Munro
name: Ubik
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book published: 1994
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Momenti fatali 12759895 Messiah, dalla posa del primo cavo transoceanico alla “fuga verso Dioâ€� del vecchio Tolstoj, è un’unica idea fondamentale: quella della dipendenza delle sorti umane dall’occasione, da quell’effimera, volubile condiscendenza del destino che i greci chiamavano °ì²¹¾±°ùò²õ». (Paola Capriolo)]]> 306 Stefan Zweig 8845925943 Ubik 0 wishlist 4.03 1927 Momenti fatali
author: Stefan Zweig
name: Ubik
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Stranieri alla terra 13540272 347 Filippo Tuena 8865941294 Ubik 4 italian-literature Viaggio

E� un libro inclassificabile, dotato di un fascino che si manifesta a intermittenza forse anche in base alla propensione del lettore a sentirsi coinvolto nell’una o nell’altra sezione fra le almeno sette (anche il numero risulta opinabile�) che compongono il testo.

Quel che è certo è che la prima parte, che occupa due terzi del volume, si articola in episodi che mettono al centro ognuno un personaggio ben definito del passato (uno scrittore, un pittore, un generale, un musicista) del quale Tuena estrapola e sottopone a intensa narrazione un periodo di crisi, un frangente di vita per lo più proiettato verso il termine dell’esistenza.

Il brano più lungo e articolato, che forse più degli altri avrebbe potuto prestarsi a lievitare fino a una forma romanzo, è dedicato agli ultimi mesi del talentuoso trombettista di jazz Bix Beiderbecke, morto alcoolista a New York all’età di 28 anni. Oltre che a costituire di per sé un pregevole testo leggibile come una tragica novella di quasi un centinaio di pagine, il capitolo è in parte paradigmatico del metodo di Tuena. Presuppone una ricerca preparatoria delle fonti che immagino prolungata, instancabile e maniacalmente meticolosa, come si evince anche dalle pagine che nei suoi capolavori “Ultimo parallelo� e “Variazioni Reinach� sono dedicate all’analisi della documentazione.

Segue (continuo a immaginare�) una delicata fase peculiare, di amalgama del frutto delle ricerche d’archivio con la ricostruzione finzionale romanzesca, una modalità di racconto che, come ha dichiarato lo stesso Tuena in un’intervista, "opera sulla probabilità�.

L’ultimo terzo di “Stranieri alla terra� presenta un’impronta più prettamente autobiografica, intimista, in gran parte delineata da un solitario viaggio in motocicletta lungo le strade d’Italia che sembra senza una meta precisa ma poi si rivela soprattutto un viaggio verso il passato e le pagine dedicate alle riflessioni di fronte a quel che resta, trasfigurato, della casa d’infanzia del narratore, sono fra le più struggenti pur rifuggendo da eccessivi sentimentalismi.

Rimane in mente l’immagine di copertina, con quella ruota di motocicletta che procede veloce verso l’infinito, anche quando nell’ultimo capitolo Tuena non rinuncia a uno spericolato tributo all’artista cui ha dedicato diversi saggi durante la sua lunga carriera di critico e storico dell’arte, antiquario e letterato; è attraverso l’armonia dei dettagli del capolavoro michelangiolesco della Sacrestia Nuova di Firenze che Tuena si congeda dopo averci condotto in questo viaggio mutevole e inafferrabile ma alquanto generoso ed affascinante.]]>
3.57 2012 Stranieri alla terra
author: Filippo Tuena
name: Ubik
average rating: 3.57
book published: 2012
rating: 4
read at: 2024/12/01
date added: 2024/12/26
shelves: italian-literature
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Viaggio

E� un libro inclassificabile, dotato di un fascino che si manifesta a intermittenza forse anche in base alla propensione del lettore a sentirsi coinvolto nell’una o nell’altra sezione fra le almeno sette (anche il numero risulta opinabile�) che compongono il testo.

Quel che è certo è che la prima parte, che occupa due terzi del volume, si articola in episodi che mettono al centro ognuno un personaggio ben definito del passato (uno scrittore, un pittore, un generale, un musicista) del quale Tuena estrapola e sottopone a intensa narrazione un periodo di crisi, un frangente di vita per lo più proiettato verso il termine dell’esistenza.

Il brano più lungo e articolato, che forse più degli altri avrebbe potuto prestarsi a lievitare fino a una forma romanzo, è dedicato agli ultimi mesi del talentuoso trombettista di jazz Bix Beiderbecke, morto alcoolista a New York all’età di 28 anni. Oltre che a costituire di per sé un pregevole testo leggibile come una tragica novella di quasi un centinaio di pagine, il capitolo è in parte paradigmatico del metodo di Tuena. Presuppone una ricerca preparatoria delle fonti che immagino prolungata, instancabile e maniacalmente meticolosa, come si evince anche dalle pagine che nei suoi capolavori “Ultimo parallelo� e “Variazioni Reinach� sono dedicate all’analisi della documentazione.

Segue (continuo a immaginare�) una delicata fase peculiare, di amalgama del frutto delle ricerche d’archivio con la ricostruzione finzionale romanzesca, una modalità di racconto che, come ha dichiarato lo stesso Tuena in un’intervista, "opera sulla probabilità�.

L’ultimo terzo di “Stranieri alla terra� presenta un’impronta più prettamente autobiografica, intimista, in gran parte delineata da un solitario viaggio in motocicletta lungo le strade d’Italia che sembra senza una meta precisa ma poi si rivela soprattutto un viaggio verso il passato e le pagine dedicate alle riflessioni di fronte a quel che resta, trasfigurato, della casa d’infanzia del narratore, sono fra le più struggenti pur rifuggendo da eccessivi sentimentalismi.

Rimane in mente l’immagine di copertina, con quella ruota di motocicletta che procede veloce verso l’infinito, anche quando nell’ultimo capitolo Tuena non rinuncia a uno spericolato tributo all’artista cui ha dedicato diversi saggi durante la sua lunga carriera di critico e storico dell’arte, antiquario e letterato; è attraverso l’armonia dei dettagli del capolavoro michelangiolesco della Sacrestia Nuova di Firenze che Tuena si congeda dopo averci condotto in questo viaggio mutevole e inafferrabile ma alquanto generoso ed affascinante.
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<![CDATA[La regina d'inverno (Erast Fandorin Mysteries #1)]]> 9726316 288 Boris Akunin 8876846212 Ubik 1 gialli-e-thriller-europei 3.42 1998 La regina d'inverno (Erast Fandorin Mysteries #1)
author: Boris Akunin
name: Ubik
average rating: 3.42
book published: 1998
rating: 1
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date added: 2024/12/22
shelves: gialli-e-thriller-europei
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La nascita dell'Anticristo 3414297 Ne La nascita dell’Anticristo appare un’insolita Palermo del �700 descritta con tocco quasi pittorico che fa da sfondo ai primi anni di vita del celebre Cagliostro. A Perutz preme però cantare una realtà diversa: quella dei vinti e non dei vincitori, delle figure emarginate, umili, periferiche. Ed ecco che la narrazione si concentra, inaspettatamente, sul padre e sulla madre del bambino, su di un pover’uomo costretto dalle circostanze a uccidere e sulla dolce e coraggiosa suor Sinforosa, fuggita di convento, come vuole la visione profetica.
Ancora una volta Perutz si riconferma, con questi due racconti, scrittore di un “fantastico� che va oltre la comune accezione del termine ed approda a quesiti di sapore esistenziale.]]>
124 Leo Perutz 8876924833 Ubik 3 mitteleuropa “Non c’� sfortuna più grande per un uomo di quando all’improvviso finisce nel proprio passato.� (Jindrich Chwastek)

“La nascita dell’Anticristo� è un libro presente solo in edizione italiana; comprende un dittico di novelle originariamente incluse nella raccolta edita nel 1930 “Herr, erbarme Dich meiner,� (Signore, abbi pietà di me).

Il racconto omonimo al titolo, il più lungo dei due, presenta una location piuttosto anomala rispetto alla maggior parte delle opere dello scrittore praghese, svolgendosi in terra siciliana, a Palermo e dintorni, così come inconsueti sono i due modesti protagonisti della vicenda, lui carrettiere con un passato da galeotto, lei suora fuggita dal convento, coinvolti in un dramma a tinte fosche che si compie all’interno di misere dimore pervase dall’indigenza e dalla superstizione.

Il fulcro della storia si manifesta nel colpo di scena finale allorché, dopo un salto temporale di un quindicennio, viene finalmente rivelata l’identità dell’erede generato dalla disgraziata coppia, un figlio che, come noi posteri sappiamo, diverrà non già il nemico escatologico del Messia suggerito dal titolo, bensì un celebre avventuriero massone, passato alla storia come un sinonimo di millanteria e imbroglio.

L’altra novella appare maggiormente nelle corde dello stile di Perutz, come immediatamente suggeriscono l’ambiente praghese e gli interni caratteristici del locale che dà il titolo al racconto (“Locanda Alla Cartuccia�) popolato da vanagloriosi e spavaldi ufficiali impegnati ad ingurgitare boccali di birra e bicchieri di grappa scambiandosi spacconate su avventure vere o inventate.

Il racconto vanta un incipit notevole che segue e descrive minuziosamente la tortuosa traiettoria di una pallottola letale e sovverte i canoni della narrazione anticipandone il finale. Questa seconda novella presenta un io narrante, ma il protagonista è un altro, il baldanzoso maresciallo Chwastek, esuberante figura centrale delle feste, dei cori e dei bagordi che animano la locanda, fino al momento fatale in cui il destino, elemento centrale di tanti romanzi perutziani, non interviene piegandone irreparabilmente l’energia vitale a causa di un evento fortuito che solo il narratore saprà cogliere.
Morale: “Non c’� sfortuna più grande per un uomo di quando all’improvviso finisce nel proprio passato.�
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4.00 1921 La nascita dell'Anticristo
author: Leo Perutz
name: Ubik
average rating: 4.00
book published: 1921
rating: 3
read at: 2024/12/01
date added: 2024/12/18
shelves: mitteleuropa
review:
“Non c’� sfortuna più grande per un uomo di quando all’improvviso finisce nel proprio passato.� (Jindrich Chwastek)

“La nascita dell’Anticristo� è un libro presente solo in edizione italiana; comprende un dittico di novelle originariamente incluse nella raccolta edita nel 1930 “Herr, erbarme Dich meiner,� (Signore, abbi pietà di me).

Il racconto omonimo al titolo, il più lungo dei due, presenta una location piuttosto anomala rispetto alla maggior parte delle opere dello scrittore praghese, svolgendosi in terra siciliana, a Palermo e dintorni, così come inconsueti sono i due modesti protagonisti della vicenda, lui carrettiere con un passato da galeotto, lei suora fuggita dal convento, coinvolti in un dramma a tinte fosche che si compie all’interno di misere dimore pervase dall’indigenza e dalla superstizione.

Il fulcro della storia si manifesta nel colpo di scena finale allorché, dopo un salto temporale di un quindicennio, viene finalmente rivelata l’identità dell’erede generato dalla disgraziata coppia, un figlio che, come noi posteri sappiamo, diverrà non già il nemico escatologico del Messia suggerito dal titolo, bensì un celebre avventuriero massone, passato alla storia come un sinonimo di millanteria e imbroglio.

L’altra novella appare maggiormente nelle corde dello stile di Perutz, come immediatamente suggeriscono l’ambiente praghese e gli interni caratteristici del locale che dà il titolo al racconto (“Locanda Alla Cartuccia�) popolato da vanagloriosi e spavaldi ufficiali impegnati ad ingurgitare boccali di birra e bicchieri di grappa scambiandosi spacconate su avventure vere o inventate.

Il racconto vanta un incipit notevole che segue e descrive minuziosamente la tortuosa traiettoria di una pallottola letale e sovverte i canoni della narrazione anticipandone il finale. Questa seconda novella presenta un io narrante, ma il protagonista è un altro, il baldanzoso maresciallo Chwastek, esuberante figura centrale delle feste, dei cori e dei bagordi che animano la locanda, fino al momento fatale in cui il destino, elemento centrale di tanti romanzi perutziani, non interviene piegandone irreparabilmente l’energia vitale a causa di un evento fortuito che solo il narratore saprà cogliere.
Morale: “Non c’� sfortuna più grande per un uomo di quando all’improvviso finisce nel proprio passato.�

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Il posto 22394469 114 Annie Ernaux 8898038151 Ubik 4 french-literature La scelta di Annie

Nel giro di alcuni mesi ho letto dapprima “Una donna�, libro dedicato dalla Ernaux alla memoria della madre da poco scomparsa, e ora “Il posto�, romanzo breve antecedente di 5 anni nella bibliografia della scrittrice che in prima battuta avevo interpretato come un’operazione apparentemente analoga e parallela, consacrata alla figura paterna.

Sul piano strettamente biografico avevo maggiormente apprezzato il primo, forse perché il personaggio della madre si rivela un carattere più interessante, una donna coraggiosa, combattiva e caparbia che ha attraversato fra molte traversie quasi tutto il XX° secolo, non priva di spigolosi contrasti anche con la figlia per il forte temperamento di ambedue.

Tuttavia durante la lettura ho percepito che, al di là dei particolari aneddoti e dettagli dell’esistenza del padre, M.eur Duchesne, “Il posto� presenta, neanche tanto in filigrana, una connotazione intimamente autobiografica, un elemento cruciale nella crescita culturale, psicologica ed esistenziale di Annie Ernaux.

Si tratta della progressiva lacerazione fra l’ambiente in cui il padre ha vissuto (proletario e in seguito, dopo aver rilevato un modesto ma impegnativo negozio alimentare, bottegaio) e la scelta di Annie di perseguire la propria strada distanziandosi da quel mondo per accedere allo studio umanistico verso l’insegnamento e poi la letteratura; quasi simbolicamente la morte del padre coinciderà a breve distanza col diploma conseguito dalla figlia dopo anni di studio.

Questa progressiva distanza, scandita nel linguaggio, nelle aspettative, nelle aspirazioni, nel contrasto tra impegno fisico e lavoro intellettuale, crea retrospettivamente un senso di colpa insanabile che la Ernaux sceglie di esprimere con una prosa scarna, essenziale, caratterizzata da frasi misurate e precise, escludendo qualsiasi parvenza di retorica o sentimentalismo.

Ridotto all’osso, questo romanzo breve di autofiction lascia nella nostra memoria l’impronta di espressioni asciutte e lapidarie che alludono a contenuti talmente carichi di significato da rendere inutile e quasi contraddittorio il ricorso ad uno stile ricco di sofisticate metafore o riflessioni intellettuali.]]>
3.81 1983 Il posto
author: Annie Ernaux
name: Ubik
average rating: 3.81
book published: 1983
rating: 4
read at: 2024/12/01
date added: 2024/12/15
shelves: french-literature
review:
La scelta di Annie

Nel giro di alcuni mesi ho letto dapprima “Una donna�, libro dedicato dalla Ernaux alla memoria della madre da poco scomparsa, e ora “Il posto�, romanzo breve antecedente di 5 anni nella bibliografia della scrittrice che in prima battuta avevo interpretato come un’operazione apparentemente analoga e parallela, consacrata alla figura paterna.

Sul piano strettamente biografico avevo maggiormente apprezzato il primo, forse perché il personaggio della madre si rivela un carattere più interessante, una donna coraggiosa, combattiva e caparbia che ha attraversato fra molte traversie quasi tutto il XX° secolo, non priva di spigolosi contrasti anche con la figlia per il forte temperamento di ambedue.

Tuttavia durante la lettura ho percepito che, al di là dei particolari aneddoti e dettagli dell’esistenza del padre, M.eur Duchesne, “Il posto� presenta, neanche tanto in filigrana, una connotazione intimamente autobiografica, un elemento cruciale nella crescita culturale, psicologica ed esistenziale di Annie Ernaux.

Si tratta della progressiva lacerazione fra l’ambiente in cui il padre ha vissuto (proletario e in seguito, dopo aver rilevato un modesto ma impegnativo negozio alimentare, bottegaio) e la scelta di Annie di perseguire la propria strada distanziandosi da quel mondo per accedere allo studio umanistico verso l’insegnamento e poi la letteratura; quasi simbolicamente la morte del padre coinciderà a breve distanza col diploma conseguito dalla figlia dopo anni di studio.

Questa progressiva distanza, scandita nel linguaggio, nelle aspettative, nelle aspirazioni, nel contrasto tra impegno fisico e lavoro intellettuale, crea retrospettivamente un senso di colpa insanabile che la Ernaux sceglie di esprimere con una prosa scarna, essenziale, caratterizzata da frasi misurate e precise, escludendo qualsiasi parvenza di retorica o sentimentalismo.

Ridotto all’osso, questo romanzo breve di autofiction lascia nella nostra memoria l’impronta di espressioni asciutte e lapidarie che alludono a contenuti talmente carichi di significato da rendere inutile e quasi contraddittorio il ricorso ad uno stile ricco di sofisticate metafore o riflessioni intellettuali.
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Questa terra così gentile 58560156 Mrs. Thelma Brickman, la direttrice, soprannominata la Strega Nera, è una donna arcigna e autoritaria, che non esita a punire la vivacità del giovane Odie confinandolo nella Stanza del Silenzio, una cella d’isolamento dove i bambini vengono rinchiusi senza cibo e acqua. A rendere quel luogo ancora più spaventoso è l’occhio attento del custode, un uomo sciatto e scontroso di nome DiMarco: se un ragazzo ha bisogno di una punizione, di solito è DiMarco a somministrargliela, godendo di ogni singolo colpo della cinghia di cuoio.
Ma la Lincoln Indian Training School è anche un luogo dove Odie stringe legami destinati a lasciare un segno indelebile nella sua vita: quello con Mose, un ragazzino indiano che non è in grado di articolare le parole perché a quattro anni gli è stata tagliata la lingua, ma dalle cui labbra sgorga una bella risata contagiosa; e quello con la piccola Emmy Frost, la figlia dell’insegnante di economia domestica, una bambina con un dono speciale.
Quando, a seguito di un terribile crimine, Odie sarà costretto a fuggire dalla scuola, Albert, Mose ed Emmy lo seguiranno. A bordo di una canoa, pagaieranno sul fiume Gilead al chiaro di luna, lasciandosi alle spalle le piantagioni di cotone diretti al Mississippi: quattro orfani salpati insieme per un’odissea che vedrà le loro vite andare incontro a pericoli di ogni genere, in un’avventura destinata a diventare epica.

Con l’atmosfera di un classico moderno, tra omicidi e rapimenti, bambini perseguitati e demoni dai mille nomi, Questa terra così gentile racchiude in sé tutti gli elementi in grado di animare una grande storia: il coraggio e la codardia, l’amore e il tradimento. E, ovviamente, la speranza.]]>
496 William Kent Krueger 8854521787 Ubik 3 american-literature …e tutti vissero felici e contenti

Si stenta a credere che questo romanzo sia stato scritto appena cinque anni fa, laddove gli stilemi, la trama, i personaggi sembrano usciti pari pari da una narrativa di fine ottocento e per di più, a differenza di operazioni apparentemente simili (come Demon Copperhead o James), senza nemmeno l’intervento di una briciola di ironia, un ribaltamento di prospettiva, una rivisitazione dei caratteri.

Rispetto agli archetipi si individuano solo aggiornamenti secondari, doverosi (l’esplicito riconoscimento delle violenze e dei torti subìti dalla popolazione nativa) o irrinunciabili in base ai canoni odierni (la coppia di donne omosessuali che assiste il protagonista al suo arrivo a St.Paul), elementi che non sarebbero mai comparsi nei romanzi di Dickens, Twain o London ai quali William Kent Krueger si ispira con evidenza.

“Questa terra…� è un romanzo picaresco e di formazione dove i “buoni� sono buonissimi, ed anche quando commettono un atto sbagliato ciò accade per ingenuità o per la fatalità del caso; sono costantemente generosi, coraggiosi, sempre propensi ad aiutare o consolare il prossimo. Per contro i “cattivi� sono davvero orribili, perversi, avidi e senza scrupoli né alcun barlume di pentimento.

Va da sé che in un racconto così manicheo, coronato alla fine da una raffica di agnizioni, commozioni e rivelazioni, la partecipazione stenta ad accendersi a meno di non essere pervasi dal clima natalizio dei buoni sentimenti e la narrazione si legge quasi come una favola o una novella edificante.

Il pregio maggiore del romanzo risiede in un’efficace ambientazione delle vicende nel periodo della Grande Depressione (la storia si svolge in prevalenza nel Minnesota del 1932) e lo sfondo di baraccopoli e disoccupazione, sfruttamento minorile e vagabondaggio, disuguaglianza e miseria con le interminabili file per un pasto caldo, accompagna il difficile percorso lungo il fiume conferendo al racconto una credibilità superiore a quella che ci suscitano le vicissitudini dei suoi protagonisti.
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4.11 2019 Questa terra così gentile
author: William Kent Krueger
name: Ubik
average rating: 4.11
book published: 2019
rating: 3
read at: 2024/12/01
date added: 2024/12/10
shelves: american-literature
review:
…e tutti vissero felici e contenti

Si stenta a credere che questo romanzo sia stato scritto appena cinque anni fa, laddove gli stilemi, la trama, i personaggi sembrano usciti pari pari da una narrativa di fine ottocento e per di più, a differenza di operazioni apparentemente simili (come Demon Copperhead o James), senza nemmeno l’intervento di una briciola di ironia, un ribaltamento di prospettiva, una rivisitazione dei caratteri.

Rispetto agli archetipi si individuano solo aggiornamenti secondari, doverosi (l’esplicito riconoscimento delle violenze e dei torti subìti dalla popolazione nativa) o irrinunciabili in base ai canoni odierni (la coppia di donne omosessuali che assiste il protagonista al suo arrivo a St.Paul), elementi che non sarebbero mai comparsi nei romanzi di Dickens, Twain o London ai quali William Kent Krueger si ispira con evidenza.

“Questa terra…� è un romanzo picaresco e di formazione dove i “buoni� sono buonissimi, ed anche quando commettono un atto sbagliato ciò accade per ingenuità o per la fatalità del caso; sono costantemente generosi, coraggiosi, sempre propensi ad aiutare o consolare il prossimo. Per contro i “cattivi� sono davvero orribili, perversi, avidi e senza scrupoli né alcun barlume di pentimento.

Va da sé che in un racconto così manicheo, coronato alla fine da una raffica di agnizioni, commozioni e rivelazioni, la partecipazione stenta ad accendersi a meno di non essere pervasi dal clima natalizio dei buoni sentimenti e la narrazione si legge quasi come una favola o una novella edificante.

Il pregio maggiore del romanzo risiede in un’efficace ambientazione delle vicende nel periodo della Grande Depressione (la storia si svolge in prevalenza nel Minnesota del 1932) e lo sfondo di baraccopoli e disoccupazione, sfruttamento minorile e vagabondaggio, disuguaglianza e miseria con le interminabili file per un pasto caldo, accompagna il difficile percorso lungo il fiume conferendo al racconto una credibilità superiore a quella che ci suscitano le vicissitudini dei suoi protagonisti.

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L’ora di greco 201467943 156 Han Kang 8845987035 Ubik 3 asian-literatures Dialogo tra il silenzio e il buio.

Ho apprezzato molto i precedenti libri di Han Kang (“La Vegetariana�, “Atti Umani�, “Convalescenza�) quando ancora nemmeno si immaginava che la scrittrice coreana potesse ambire al Nobel per la letteratura, ma con questo “L’ora di greco� mi sembra si sia spinta un po� troppo in là sulla strada dell’astrazione e della frammentazione del testo.

Ciò può ricollegarsi all’osservazione della stessa Han Kang dove ha spiegato che, come per tutti i romanzieri coreani, la sua prosa viene dalla poesia perché in Corea non esiste una tradizione del romanzo. Peraltro, lungo il testo di “L’ora di greco� sono numerosi i passaggi che alludono ad una modalità espressiva che rifiuta una strutturazione narrativa definita: “� Ogni cosa arriva in frammenti, e in frammenti si disperde. Scompare�, oppure “…frammenti di ricordi si muovono generando immagini. Senza alcun contesto. Senza una coerenza complessiva o un senso…�, fino a frequenti richiami simbolici a pezzi di vetro in un caleidoscopio o a miriadi di farfalle.

Più probabilmente, è l’opzione stilistica che meglio si confà alla coppia di protagonisti del libro e al loro traumatico percorso, lui nella progressiva perdita della vista fino alla cecità, lei divenuta incapace di proferire parola, così che il testo a mano a mano “si assottiglia fino a ridursi a frasi spezzettate, accennate, essenziali�. Nella prima parte invece, dove le singole scene sono maggiormente definite, spesso non è facile capire chi stia parlando, in prima persona o riferito da un narratore esterno, chi siano le persone a cui si rivolgono, una sorella lontana, un figlio perduto, un amore defunto nel passato remoto.

La scelta stessa di insegnare (o apprendere) in condizione di disabilità il greco antico, una lingua “morta� e complessa, sembra sottintendere una sfida all’incomunicabilità e contribuisce all’atmosfera straniante in cui agiscono personaggi che, come sempre nei libri di Han Kang, hanno subìto un’incrinatura irreparabile nel corso della vita e perseguono una via di fuga nella solitudine e nell’isolamento.

Tutto questo è avviluppato in una scrittura minimale, criptica, talora lirica ma per certi versi respingente, che pur individuando il linguaggio e la comunicazione come tema principale, allo stesso tempo cerca di indagare anche i molteplici significati del silenzio.]]>
3.55 2011 L’ora di greco
author: Han Kang
name: Ubik
average rating: 3.55
book published: 2011
rating: 3
read at: 2024/11/01
date added: 2024/12/03
shelves: asian-literatures
review:
Dialogo tra il silenzio e il buio.

Ho apprezzato molto i precedenti libri di Han Kang (“La Vegetariana�, “Atti Umani�, “Convalescenza�) quando ancora nemmeno si immaginava che la scrittrice coreana potesse ambire al Nobel per la letteratura, ma con questo “L’ora di greco� mi sembra si sia spinta un po� troppo in là sulla strada dell’astrazione e della frammentazione del testo.

Ciò può ricollegarsi all’osservazione della stessa Han Kang dove ha spiegato che, come per tutti i romanzieri coreani, la sua prosa viene dalla poesia perché in Corea non esiste una tradizione del romanzo. Peraltro, lungo il testo di “L’ora di greco� sono numerosi i passaggi che alludono ad una modalità espressiva che rifiuta una strutturazione narrativa definita: “� Ogni cosa arriva in frammenti, e in frammenti si disperde. Scompare�, oppure “…frammenti di ricordi si muovono generando immagini. Senza alcun contesto. Senza una coerenza complessiva o un senso…�, fino a frequenti richiami simbolici a pezzi di vetro in un caleidoscopio o a miriadi di farfalle.

Più probabilmente, è l’opzione stilistica che meglio si confà alla coppia di protagonisti del libro e al loro traumatico percorso, lui nella progressiva perdita della vista fino alla cecità, lei divenuta incapace di proferire parola, così che il testo a mano a mano “si assottiglia fino a ridursi a frasi spezzettate, accennate, essenziali�. Nella prima parte invece, dove le singole scene sono maggiormente definite, spesso non è facile capire chi stia parlando, in prima persona o riferito da un narratore esterno, chi siano le persone a cui si rivolgono, una sorella lontana, un figlio perduto, un amore defunto nel passato remoto.

La scelta stessa di insegnare (o apprendere) in condizione di disabilità il greco antico, una lingua “morta� e complessa, sembra sottintendere una sfida all’incomunicabilità e contribuisce all’atmosfera straniante in cui agiscono personaggi che, come sempre nei libri di Han Kang, hanno subìto un’incrinatura irreparabile nel corso della vita e perseguono una via di fuga nella solitudine e nell’isolamento.

Tutto questo è avviluppato in una scrittura minimale, criptica, talora lirica ma per certi versi respingente, che pur individuando il linguaggio e la comunicazione come tema principale, allo stesso tempo cerca di indagare anche i molteplici significati del silenzio.
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La casa della moschea 10420776 [Edizione con copertina alternativa stesso ISBN qui]

"Ho scritto questo libro per l’Europa. Ho scostato il velo per mostrare l’Islam come modo di vivere... un Islam moderato, domestico, non quello radicale.� È tornando all’Iran delle sue radici che l’autore migrante di Scrittura cuneiforme si fa tramite tra culture, raccontando l’epopea di un’influente famiglia persiana i cui destini s’intrecciano alla storia del suo popolo, una saga che fa vivere dall’interno e capire le trasformazioni cruciali di un paese sempre al centro degli equilibri mondiali, negli anni che vanno dallo sbarco sulla Luna alla fine della guerra con l’Iraq, dal regime dello scià al post-Khomeini. Un romanzo che ha affascinato i lettori olandesi al punto da votarlo come secondo miglior libro mai scritto nella loro lingua, e con cui Abdolah segna la sua sofferta e complessa riconciliazione con il proprio passato. È Aga Jan il personaggio centrale, ricco mercante e capo del bazar di Senjan, nel cuore della Persia, patriarca della casa della moschea, dimora secolare dove regna l’armonia delle antiche tradizioni e, all’ombra dei minareti, si annodano amori, matrimoni, sogni, tresche e preghiere come i fili dei tappeti. Finché il vento della Storia irrompe nella casa e trascina con sé i figli della moschea, rendendoli protagonisti degli eventi più drammatici. Se il nipote Ghalghal diventerà addirittura braccio destro di Khomeini, nessuno si sottrae alle responsabilità del momento: chi lotterà contro l’oppressione, chi ne sarà strumento, chi farà esplodere i cinema e chi con la sua videocamera registrerà i fatti che faranno il giro del mondo. Solo il saggio e paziente Aga Jan rimane nell’occhio del ciclone, testimone del presente e custode del passato, fedele alle sue radici e a una religiosità che offre un’immagine dell’Islam ben diversa da quella trasmessa dai media occidentali, una fede profondamente umana.]]>
466 Kader Abdolah 8870911632 Ubik 4 Quale Islam

Nella quarta di copertina sono riportate le seguenti parole di Kader Abdolah (o più precisamente del celebre scrittore iraniano che pubblica le sue opere con tale pseudonimo): “Ho scritto questo libro per l’Europa. Ho scostato il velo per mostrare l’Islam come modo di vivere, un Islam moderato, domestico, non quello radicale�.

Al di là delle sue meritorie intenzioni Abdolah, emigrato in Europa trentenne nel 1985, con questa saga familiare ambientata in una cittadina nel cuore dell’Iran negli anni �70 e �80, periodo di cui è stato testimone diretto, finisce per porre in evidenza ai nostri occhi occidentali proprio la ferocia di quello stesso islamismo integralista da cui è sfuggito in esilio e che travolge i personaggi moderati ed equilibrati del romanzo.

Aga Jan è il protagonista che accompagnamo per tutta la durata del racconto, una storia narrata (ma lo si comprende retrospettivamente) dal nipote Shabhal identificabile nello sguardo dell’autore; Aga Jan è il capo del bazar, cugino dell’imam dell’adiacente moschea, patriarca rispettato e benvoluto da tutti, un uomo profondamente religioso, non integralista ma propenso all’equilibrio e alla conciliazione imponendosi nella guida del bazar e della comunità con l’innata calma, saggezza ed equilibrio.

In lui e nella sua famiglia si incarna l’Islam “moderato e domestico� al quale Abdolah alludeva in premessa e la prima parte del libro rispecchia l’atmosfera di quella casa, serena, colma di armonia, di colori, profumi ed aromi, di impegno nella produzione e commercio di meravigliosi tappeti dalle tinte ispirate ai disegni naturali delle piume degli uccelli migratori.

Ma dapprima la pressione degli emissari dello Scià e poi, dopo un’illusoria liberazione, l’avvento del regime khomeinista, lacerano irrimediabilmente tale armonia, separano e contrappongono i componenti della famiglia e perseguitano chi cerca di opporre moderazione e razionalità al fanatismo dilagante. Il ritmo del racconto assume un andamento cronachistico e lo sguardo del narratore si allarga rispetto al microcosmo della “casa della moschea� per descrivere gli sconvolgimenti della nazione e la tragedia di un popolo, con ripercussioni che permangono ancor oggi in un paese tormentato da conflitti interni e ostilità internazionali.

Abdolah regala al racconto un finale mesto e in apparenza pacificato, che non sembra tuttavia sufficiente a lenire le ferite di un padre intimamente diviso fra la fedeltà alle radici religiose che ha sempre professato e le violenze e gli oltraggi subìti da parte di chi vuole imporre con ogni mezzo la concezione di un Islam fondamentalista e feroce.
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4.29 2005 La casa della moschea
author: Kader Abdolah
name: Ubik
average rating: 4.29
book published: 2005
rating: 4
read at: 2024/11/01
date added: 2024/11/25
shelves:
review:
Quale Islam

Nella quarta di copertina sono riportate le seguenti parole di Kader Abdolah (o più precisamente del celebre scrittore iraniano che pubblica le sue opere con tale pseudonimo): “Ho scritto questo libro per l’Europa. Ho scostato il velo per mostrare l’Islam come modo di vivere, un Islam moderato, domestico, non quello radicale�.

Al di là delle sue meritorie intenzioni Abdolah, emigrato in Europa trentenne nel 1985, con questa saga familiare ambientata in una cittadina nel cuore dell’Iran negli anni �70 e �80, periodo di cui è stato testimone diretto, finisce per porre in evidenza ai nostri occhi occidentali proprio la ferocia di quello stesso islamismo integralista da cui è sfuggito in esilio e che travolge i personaggi moderati ed equilibrati del romanzo.

Aga Jan è il protagonista che accompagnamo per tutta la durata del racconto, una storia narrata (ma lo si comprende retrospettivamente) dal nipote Shabhal identificabile nello sguardo dell’autore; Aga Jan è il capo del bazar, cugino dell’imam dell’adiacente moschea, patriarca rispettato e benvoluto da tutti, un uomo profondamente religioso, non integralista ma propenso all’equilibrio e alla conciliazione imponendosi nella guida del bazar e della comunità con l’innata calma, saggezza ed equilibrio.

In lui e nella sua famiglia si incarna l’Islam “moderato e domestico� al quale Abdolah alludeva in premessa e la prima parte del libro rispecchia l’atmosfera di quella casa, serena, colma di armonia, di colori, profumi ed aromi, di impegno nella produzione e commercio di meravigliosi tappeti dalle tinte ispirate ai disegni naturali delle piume degli uccelli migratori.

Ma dapprima la pressione degli emissari dello Scià e poi, dopo un’illusoria liberazione, l’avvento del regime khomeinista, lacerano irrimediabilmente tale armonia, separano e contrappongono i componenti della famiglia e perseguitano chi cerca di opporre moderazione e razionalità al fanatismo dilagante. Il ritmo del racconto assume un andamento cronachistico e lo sguardo del narratore si allarga rispetto al microcosmo della “casa della moschea� per descrivere gli sconvolgimenti della nazione e la tragedia di un popolo, con ripercussioni che permangono ancor oggi in un paese tormentato da conflitti interni e ostilità internazionali.

Abdolah regala al racconto un finale mesto e in apparenza pacificato, che non sembra tuttavia sufficiente a lenire le ferite di un padre intimamente diviso fra la fedeltà alle radici religiose che ha sempre professato e le violenze e gli oltraggi subìti da parte di chi vuole imporre con ogni mezzo la concezione di un Islam fondamentalista e feroce.

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Locus desperatus 210482516 136 Michele Mari 8858445244 Ubik 4 italian-literature Le nostre cose come talismani.

Superato un approccio un po� problematico (sebbene dovrei essere abituato allo stile di un autore di cui ho letto quasi tutto), “Locus desperatus� rivela un testo che in prima analisi tratta del rapporto del narratore, ma potrei dire di ognuno di noi, con le “cose�, intese come oggetti che risalgono all’infanzia remota, integrati nel corso degli anni dai reperti accumulati con un compulsivo spirito collezionistico dai tratti feticisti.

Gran parte di essi rivestono un valore molto più affettivo che commerciale ma, conoscendo da altre opere l’attitudine quasi maniacale e l’ansia collezionistico-classificatoria dell’autore nel conservarne l’essenza di feticci da lui definiti “oggetti radioattivi�, custoditi nella sua “tana-museo�, si può allora comprenderne lo scoramento quando, senza motivo plausibile e ad opera di strani personaggi ambigui e fantasmatici che iniziano a perseguitarlo, il narratore è costretto a considerarne la perdita, parziale o totale poco importa, perché si tratta comunque di una privazione lacerante.

Nel corso del racconto assistiamo da un lato alle febbrili manovre, spesso grottesche e non prive di nero umorismo, per difendere tale patrimonio ricorrendo a rituali, trasferimenti, addirittura appelli accorati alle “cose� stesse; d’altra parte è in atto un lento ma inesorabile processo di deterioramento, con la perdita soggettiva della memoria del contenuto di alcuni libri ma anche con agenti esterni insettiformi che sembrano corrompere righe e pagine intere o alterare vecchie fotografie dove i volti tendono a offuscarsi.

Un inquietante delirio dunque che, se si interpreta la mania collezionistica e accumulatoria come una liturgia per assicurare il più a lungo possibile la propria esistenza nel mondo attraverso gli oggetti posseduti, appare come un rituale teso a esorcizzare o almeno allontanare il trauma della morte. Tanto più che il soggetto narrante appare isolato nella sua solitudine, non un amico, un parente, un’amante con cui consolarsi o consultarsi per venire a capo dei misteriosi eventi che lo minacciano negli affetti più cari, consacrati al culto delle proprie “cose� depositarie della memoria.

Racchiusa in una claustrofobica casa fortino che richiama il tema letterario delle dimore infestate, tale odissea ci viene narrata con lo stile particolare di Michele Mari, in questo caso ancor più teso alla compulsione del vocabolo forbito, del sottinteso etimologico, del suono mantrico della parola.

Un linguaggio mimetico e onirico con cui Mari, come in altre opere, fonde latinismi e locuzioni arcaiche ad improvvisi rimandi a un’estetica pop, fumetti, retaggi di pellicole di serie b, creando l’atmosfera di un racconto in cui non è facile entrare, ma poco a poco ti trascina al punto che alla fine è ancor più difficile uscirne. [Devo leggere "Asterusher"!]
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3.26 Locus desperatus
author: Michele Mari
name: Ubik
average rating: 3.26
book published:
rating: 4
read at: 2024/11/01
date added: 2024/11/19
shelves: italian-literature
review:
Le nostre cose come talismani.

Superato un approccio un po� problematico (sebbene dovrei essere abituato allo stile di un autore di cui ho letto quasi tutto), “Locus desperatus� rivela un testo che in prima analisi tratta del rapporto del narratore, ma potrei dire di ognuno di noi, con le “cose�, intese come oggetti che risalgono all’infanzia remota, integrati nel corso degli anni dai reperti accumulati con un compulsivo spirito collezionistico dai tratti feticisti.

Gran parte di essi rivestono un valore molto più affettivo che commerciale ma, conoscendo da altre opere l’attitudine quasi maniacale e l’ansia collezionistico-classificatoria dell’autore nel conservarne l’essenza di feticci da lui definiti “oggetti radioattivi�, custoditi nella sua “tana-museo�, si può allora comprenderne lo scoramento quando, senza motivo plausibile e ad opera di strani personaggi ambigui e fantasmatici che iniziano a perseguitarlo, il narratore è costretto a considerarne la perdita, parziale o totale poco importa, perché si tratta comunque di una privazione lacerante.

Nel corso del racconto assistiamo da un lato alle febbrili manovre, spesso grottesche e non prive di nero umorismo, per difendere tale patrimonio ricorrendo a rituali, trasferimenti, addirittura appelli accorati alle “cose� stesse; d’altra parte è in atto un lento ma inesorabile processo di deterioramento, con la perdita soggettiva della memoria del contenuto di alcuni libri ma anche con agenti esterni insettiformi che sembrano corrompere righe e pagine intere o alterare vecchie fotografie dove i volti tendono a offuscarsi.

Un inquietante delirio dunque che, se si interpreta la mania collezionistica e accumulatoria come una liturgia per assicurare il più a lungo possibile la propria esistenza nel mondo attraverso gli oggetti posseduti, appare come un rituale teso a esorcizzare o almeno allontanare il trauma della morte. Tanto più che il soggetto narrante appare isolato nella sua solitudine, non un amico, un parente, un’amante con cui consolarsi o consultarsi per venire a capo dei misteriosi eventi che lo minacciano negli affetti più cari, consacrati al culto delle proprie “cose� depositarie della memoria.

Racchiusa in una claustrofobica casa fortino che richiama il tema letterario delle dimore infestate, tale odissea ci viene narrata con lo stile particolare di Michele Mari, in questo caso ancor più teso alla compulsione del vocabolo forbito, del sottinteso etimologico, del suono mantrico della parola.

Un linguaggio mimetico e onirico con cui Mari, come in altre opere, fonde latinismi e locuzioni arcaiche ad improvvisi rimandi a un’estetica pop, fumetti, retaggi di pellicole di serie b, creando l’atmosfera di un racconto in cui non è facile entrare, ma poco a poco ti trascina al punto che alla fine è ancor più difficile uscirne. [Devo leggere "Asterusher"!]

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Povere Creature! 198599726 408 Alasdair Gray Ubik 4 british-literature
Mi appassionano i libri che riescono a sovvertire le coordinate iniziali con esiti e sviluppi imprevedibili, e quindi non potevo che gustare questo romanzo di Alasdair Gray che travolge non solo le aspettative del lettore, ma anche i criteri dello stile, coinvolgendo in un intreccio di generi letterari i canoni della struttura e il formato stesso del libro, con un avvicendarsi apparentemente caotico, ma in realtà molto ben governato, di voci narranti, lettere, diari, testimonianze, punti di vista.

Intorno alla figura della protagonista e alle sue gesta “straordinarie� in senso letterale, si alternano giudizi offuscati dai sentimenti e pregiudizi accentuati dall’epoca in cui si svolgono le vicende, così che ogni opinione viene smentita dal labirinto dei fatti e delle falsificazioni e dall’ambiguità di una narrazione abilmente manipolata dall’autore.

Vi si ritrovano parecchi espedienti del romanzo gotico vittoriano (il manoscritto casualmente ritrovato, le lettere lunghe e accorate come diari, le testimonianze dei giornali o dei testi “scientifici� del tempo) miscelati a moderne fantasmagorie stilistiche, con inserti grafici che rappresentano figure tratte da manuali di anatomia, disegni, ritratti realistici o grotteschi, scritti autografi provenienti dall’incerta mano di Bella, vedute da cartoline della Glasgow di fine ottocento (a proposito, il complesso edilizio del Park Circus esiste tuttora e ben conservato nella sua austerità: vedi Google Maps�!).

Ma lo stratagemma che, a mio parere, conferisce ad un romanzo originale e divertente un tocco finale di genialità è il doppio salto mortale narrativo con cui, [spoilers removed]

Nell’analisi di questa rocambolesca avventura non si può infine tralasciare il potente umorismo che pervade tutto il testo, con passaggi iperbolici e grotteschi, trovate ridicole e beffarde, personaggi inverosimili ma disegnati con puntiglioso senso del dettaglio.

Ora posso vedere il film�!
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3.96 1992 Povere Creature!
author: Alasdair Gray
name: Ubik
average rating: 3.96
book published: 1992
rating: 4
read at: 2024/11/01
date added: 2024/11/14
shelves: british-literature
review:
La versione di Bella

Mi appassionano i libri che riescono a sovvertire le coordinate iniziali con esiti e sviluppi imprevedibili, e quindi non potevo che gustare questo romanzo di Alasdair Gray che travolge non solo le aspettative del lettore, ma anche i criteri dello stile, coinvolgendo in un intreccio di generi letterari i canoni della struttura e il formato stesso del libro, con un avvicendarsi apparentemente caotico, ma in realtà molto ben governato, di voci narranti, lettere, diari, testimonianze, punti di vista.

Intorno alla figura della protagonista e alle sue gesta “straordinarie� in senso letterale, si alternano giudizi offuscati dai sentimenti e pregiudizi accentuati dall’epoca in cui si svolgono le vicende, così che ogni opinione viene smentita dal labirinto dei fatti e delle falsificazioni e dall’ambiguità di una narrazione abilmente manipolata dall’autore.

Vi si ritrovano parecchi espedienti del romanzo gotico vittoriano (il manoscritto casualmente ritrovato, le lettere lunghe e accorate come diari, le testimonianze dei giornali o dei testi “scientifici� del tempo) miscelati a moderne fantasmagorie stilistiche, con inserti grafici che rappresentano figure tratte da manuali di anatomia, disegni, ritratti realistici o grotteschi, scritti autografi provenienti dall’incerta mano di Bella, vedute da cartoline della Glasgow di fine ottocento (a proposito, il complesso edilizio del Park Circus esiste tuttora e ben conservato nella sua austerità: vedi Google Maps�!).

Ma lo stratagemma che, a mio parere, conferisce ad un romanzo originale e divertente un tocco finale di genialità è il doppio salto mortale narrativo con cui, [spoilers removed]

Nell’analisi di questa rocambolesca avventura non si può infine tralasciare il potente umorismo che pervade tutto il testo, con passaggi iperbolici e grotteschi, trovate ridicole e beffarde, personaggi inverosimili ma disegnati con puntiglioso senso del dettaglio.

Ora posso vedere il film�!

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<![CDATA[La metamorfosi e altri racconti]]> 18621518 Il simbolismo kafkiano non è tale da poter essere letto in funzione di un contenuto particolare e i suoi racconti, come tutte le sue opere, vibrano di suggestive risonanze che toccano in profondità i problemi dell'esistenza come si presentano alla coscienza e agli istinti dell'uomo moderno]]> 240 Franz Kafka 8811580684 Ubik 5 mitteleuropa 4.01 1915 La metamorfosi e altri racconti
author: Franz Kafka
name: Ubik
average rating: 4.01
book published: 1915
rating: 5
read at:
date added: 2024/11/13
shelves: mitteleuropa
review:

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Dog Soldiers 205408777 427 Robert Stone 8833894800 Ubik 3 american-literature Declino e caduta dell’Impero Americano

Sebbene “Dog Soldiers� sia presentato come un romanzo sulla Guerra del Vietnam (anzi, uno fra i primi romanzi del genere, una sorta di capostipite), in realtà l’evento e l’iniziale ambientazione indocinese non occupano che un quinto della narrazione; malgrado questo e sebbene la cesura fra la porzione vietnamita del racconto e quella americana non sia netta, sembra opportuno analizzarle separatamente.

La prima parte giustifica la fama del romanzo di Stone, soprattutto se lo si inquadra nell’epoca della sua pubblicazione (1974), quando cioè film come “Platoon, Il cacciatore, Apocalypse Now� erano di là da venire e l’unico, o quanto meno il principale contributo all’immaginario americano in materia era fornito dalla retorica di “Berretti verdi�, interpretato e diretto da John Wayne come una riproposizione del conflitto fra gli eroi Usa e i “musi gialli� giapponesi.

Si comprende quindi che l’evidenza delle implicazioni più occulte dell’intervento militare (la prostituzione giovanile vietnamita, l’alcoolismo e l’abuso e traffico di stupefacenti fra i marines), vergogne non relegate sullo sfondo ma rappresentate anche dai cinici protagonisti del romanzo, cinquant’anni fa deve aver prodotto un bel botto, così come la parallela assenza di qualunque ideale di soccorso ad un popolo sudvietnamita a sua volta corrotto, anche e soprattutto nella sua classe dirigente.

Dall’arrivo del carico di eroina in California, con un piano maldestro gestito da dilettanti improvvisatisi trafficanti dopo il fallimento dei rispettivi progetti professionali ed esistenziali, mutano completamente il panorama, il genere e lo stile del romanzo che pare rifarsi, in questa estenuante e abbastanza monotona seconda parte, ai canoni narrativi degli interminabili viaggi on the road della Beat Generation, tra divagazioni filosofiche e trip allucinogeni di seconda mano. Non a caso, come riporta la prefazione, Stone era stato introdotto da Ken Kesey, guru dell’LSD, nel circolo letterario di Kerouac e compagnia.

A questo punto, nell’economia del romanzo il Vietnam è diventato nulla più che la stazione di partenza di un traffico di droga come tanti altri, ad opera di un terzetto di avidi corrotti alla deriva (il trauma del Watergate, quello sì che nel �74 era già entrato nella coscienza americana�!): un giornalista disilluso, una moglie tossica e un ex eroe di guerra che si assume la maggior parte del rischio e che nella trasposizione cinematografica (“I guerrieri dell’inferno�) avrà il ghigno appropriato di un Nick Nolte formato Rambo; tre antieroi a loro volta inseguiti da agenti della DEA non meno corrotti ma più violenti.

“Dog Soldiers� risente pesantemente, a mio parere, degli anni trascorsi, delle innumerevoli versioni che si sono accavallate sulla fallimentare e velenosa esperienza americana nel Sud-est asiatico e sul disagio esistenziale del clima hippy che Stone cerca di cogliere, in una fuga senza fine verso il lungo e malinconico tramonto del sogno americano.
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3.67 1974 Dog Soldiers
author: Robert Stone
name: Ubik
average rating: 3.67
book published: 1974
rating: 3
read at: 2024/11/01
date added: 2024/11/05
shelves: american-literature
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Declino e caduta dell’Impero Americano

Sebbene “Dog Soldiers� sia presentato come un romanzo sulla Guerra del Vietnam (anzi, uno fra i primi romanzi del genere, una sorta di capostipite), in realtà l’evento e l’iniziale ambientazione indocinese non occupano che un quinto della narrazione; malgrado questo e sebbene la cesura fra la porzione vietnamita del racconto e quella americana non sia netta, sembra opportuno analizzarle separatamente.

La prima parte giustifica la fama del romanzo di Stone, soprattutto se lo si inquadra nell’epoca della sua pubblicazione (1974), quando cioè film come “Platoon, Il cacciatore, Apocalypse Now� erano di là da venire e l’unico, o quanto meno il principale contributo all’immaginario americano in materia era fornito dalla retorica di “Berretti verdi�, interpretato e diretto da John Wayne come una riproposizione del conflitto fra gli eroi Usa e i “musi gialli� giapponesi.

Si comprende quindi che l’evidenza delle implicazioni più occulte dell’intervento militare (la prostituzione giovanile vietnamita, l’alcoolismo e l’abuso e traffico di stupefacenti fra i marines), vergogne non relegate sullo sfondo ma rappresentate anche dai cinici protagonisti del romanzo, cinquant’anni fa deve aver prodotto un bel botto, così come la parallela assenza di qualunque ideale di soccorso ad un popolo sudvietnamita a sua volta corrotto, anche e soprattutto nella sua classe dirigente.

Dall’arrivo del carico di eroina in California, con un piano maldestro gestito da dilettanti improvvisatisi trafficanti dopo il fallimento dei rispettivi progetti professionali ed esistenziali, mutano completamente il panorama, il genere e lo stile del romanzo che pare rifarsi, in questa estenuante e abbastanza monotona seconda parte, ai canoni narrativi degli interminabili viaggi on the road della Beat Generation, tra divagazioni filosofiche e trip allucinogeni di seconda mano. Non a caso, come riporta la prefazione, Stone era stato introdotto da Ken Kesey, guru dell’LSD, nel circolo letterario di Kerouac e compagnia.

A questo punto, nell’economia del romanzo il Vietnam è diventato nulla più che la stazione di partenza di un traffico di droga come tanti altri, ad opera di un terzetto di avidi corrotti alla deriva (il trauma del Watergate, quello sì che nel �74 era già entrato nella coscienza americana�!): un giornalista disilluso, una moglie tossica e un ex eroe di guerra che si assume la maggior parte del rischio e che nella trasposizione cinematografica (“I guerrieri dell’inferno�) avrà il ghigno appropriato di un Nick Nolte formato Rambo; tre antieroi a loro volta inseguiti da agenti della DEA non meno corrotti ma più violenti.

“Dog Soldiers� risente pesantemente, a mio parere, degli anni trascorsi, delle innumerevoli versioni che si sono accavallate sulla fallimentare e velenosa esperienza americana nel Sud-est asiatico e sul disagio esistenziale del clima hippy che Stone cerca di cogliere, in una fuga senza fine verso il lungo e malinconico tramonto del sogno americano.

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Come vivono i morti 10248044 Ma c’� qualcosa di inquietante nel modo in cui la donna, negli ultimi tempi, si era fatta impalpabile e quasi evanescente, prima di sparire del tutto. C’� qualcosa di angosciante nel vuoto che ha lasciato nel paese.
A14, sezione Delitti Irrisolti. Al sergente senza nome piace lavorare da solo, e di andare a Thornhill viene incaricato lui. Qui trova un’accoglienza gelida, un clima di opprimente omertà. Alla piccola stazione di polizia locale gli uomini di paglia in divisa volgono lo sguardo altrove, sperando in segreto che quel detective sgangherato mandato dalla capitale non colga nei loro occhi il luccichio sinistro dei corrotti.
Il caso sembra fatto apposta per lui, e per i suoi metodi di indagine: atteggiamento provocatorio, maniere rudi, nessun rispetto per i superiori. Ma un grande rispetto per la dignità e la sofferenza umana: "Sarebbe troppo semplice accontentarsi di giustizia e logica. Che cosa ce ne faremmo senza la pietà?" Grazie a questi modi schietti, il sergente saprà farsi strada in quella provincia impietosamente descritta, dalle fabbriche chiuse alle campagne desolate, dai vecchi alcolizzati del pub ai giovani senza futuro. Per scoprire, al fondo dell’indagine, un segreto crudele come lo stesso male di vivere, spietato come la follia dell’amore.
Nel terzo capitolo della saga della Factory, Raymond approfondisce la dissoluzione del poliziesco classico per regalarci un noir metafisico, intriso ancora una volta del dolore delle vittime.]]>
249 Derek Raymond 8882370968 Ubik 1 gialli-e-thriller-europei 3.28 1986 Come vivono i morti
author: Derek Raymond
name: Ubik
average rating: 3.28
book published: 1986
rating: 1
read at:
date added: 2024/11/03
shelves: gialli-e-thriller-europei
review:

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Capitani della spiaggia 10256698 267 Jorge Amado 8811660432 Ubik 3 latin-american-literature Ragazzi di vita

Sono passati talmente tanti anni da quando lessi i romanzi maggiori di Jorge Amado (Tieta de Agreste, Dona Flor, Tocaia grande, Teresa Batista e altri) che ne serbo un ricordo mescolato, piacevole ma confuso, di sole, donne bellissime, cacao, passioni rivoluzionarie. Ho provato a rinverdire tale sensazione con questo poco noto “Capitani della spiaggia� ma, soltanto dopo averne intrapreso la lettura, mi sono reso conto che la sua pubblicazione precede i libri di cui sopra di 30-40 anni, opera di un Amado venticinquenne!

Questa premessa per giustificare come il romanzo mostri inevitabilmente la patina grezza delle opere giovanili (benché l’autore, ragazzo precoce�, avesse già al suo attivo sei libri precedenti), molto coraggioso e generoso negli intenti quanto poco rifinito in certi passaggi narrativi e nella caratterizzazione dei personaggi.

I capitani della spiaggia sono una torma di “meninos da rua�, bambini e adolescenti di strada che vivono ai margini del porto di Bahia, sostentandosi con l’accattonaggio e col frutto di furtarelli e piccole truffe. Il giovane Amado li dipinge in modo romantico e benevolo, ben diversamente, per restare in ambito brasileiro, dai violenti e criminali bambini di “Città di Dio�, il bel film di Fernando Meirelles; a meno che non sia il mezzo secolo trascorso ad aver trasformato nella realtà i ragazzini di Bahia nei killer spacciatori di Rio.

Alcuni fra i “capitani� manifestano invece insospettabili talenti artistici o addirittura aneliti religiosi: il socialista Amado lascia esplicitamente intendere che è proprio l’emarginazione da parte della società bigotta ad averli indotti a delinquere e a rinunciare all’integrazione nel consorzio civile in nome di una libertà che non accetta vincoli né regole.

Con l’entrata nel gruppo di un personaggio femminile il romanzo tende a sbandare nella retorica, così come il gruppo stesso comincia a sgretolarsi e a spingere ognuno dei componenti a intraprendere la sua strada e andare incontro al proprio destino, più spesso di redenzione che di rovina.

Si tratta in definitiva di un’accorata e non disprezzabile opera di sincero impegno civile, coerentemente con la posizione che Jorge Amado ha mantenuto lungo tutta la sua carriera, anche se nelle opere della maturità ha arricchito la sua tavolozza lasciando emergere in primo piano la caratterizzazione di memorabili e sensuali personaggi femminili.
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4.06 1937 Capitani della spiaggia
author: Jorge Amado
name: Ubik
average rating: 4.06
book published: 1937
rating: 3
read at: 2024/10/01
date added: 2024/10/28
shelves: latin-american-literature
review:
Ragazzi di vita

Sono passati talmente tanti anni da quando lessi i romanzi maggiori di Jorge Amado (Tieta de Agreste, Dona Flor, Tocaia grande, Teresa Batista e altri) che ne serbo un ricordo mescolato, piacevole ma confuso, di sole, donne bellissime, cacao, passioni rivoluzionarie. Ho provato a rinverdire tale sensazione con questo poco noto “Capitani della spiaggia� ma, soltanto dopo averne intrapreso la lettura, mi sono reso conto che la sua pubblicazione precede i libri di cui sopra di 30-40 anni, opera di un Amado venticinquenne!

Questa premessa per giustificare come il romanzo mostri inevitabilmente la patina grezza delle opere giovanili (benché l’autore, ragazzo precoce�, avesse già al suo attivo sei libri precedenti), molto coraggioso e generoso negli intenti quanto poco rifinito in certi passaggi narrativi e nella caratterizzazione dei personaggi.

I capitani della spiaggia sono una torma di “meninos da rua�, bambini e adolescenti di strada che vivono ai margini del porto di Bahia, sostentandosi con l’accattonaggio e col frutto di furtarelli e piccole truffe. Il giovane Amado li dipinge in modo romantico e benevolo, ben diversamente, per restare in ambito brasileiro, dai violenti e criminali bambini di “Città di Dio�, il bel film di Fernando Meirelles; a meno che non sia il mezzo secolo trascorso ad aver trasformato nella realtà i ragazzini di Bahia nei killer spacciatori di Rio.

Alcuni fra i “capitani� manifestano invece insospettabili talenti artistici o addirittura aneliti religiosi: il socialista Amado lascia esplicitamente intendere che è proprio l’emarginazione da parte della società bigotta ad averli indotti a delinquere e a rinunciare all’integrazione nel consorzio civile in nome di una libertà che non accetta vincoli né regole.

Con l’entrata nel gruppo di un personaggio femminile il romanzo tende a sbandare nella retorica, così come il gruppo stesso comincia a sgretolarsi e a spingere ognuno dei componenti a intraprendere la sua strada e andare incontro al proprio destino, più spesso di redenzione che di rovina.

Si tratta in definitiva di un’accorata e non disprezzabile opera di sincero impegno civile, coerentemente con la posizione che Jorge Amado ha mantenuto lungo tutta la sua carriera, anche se nelle opere della maturità ha arricchito la sua tavolozza lasciando emergere in primo piano la caratterizzazione di memorabili e sensuali personaggi femminili.

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Piccoli atti di misericordia 178307655 320 Dennis Lehane 8830461407 Ubik 3 gialli-e-thriller-americani I quartieri bianchi e i quartieri neri di Boston

Benché assurto al successo come autore di thriller, Dennis Lehane ha sempre nutrito l’evidente ambizione di uscire dal puro ambito poliziesco per collocare le sue storie all’interno di un contesto preciso, molto spesso ben ambientato a Boston, la sua città natale, e nella comunità irlandese dalla quale egli stesso discende.

“Piccoli atti di misericordia� non sfugge a questa regola e, ancora una volta, una vicenda dalle tinte violente e dalle forti connotazioni razziali si inserisce in uno specifico periodo del recente passato bostoniano, nella fattispecie il 1974, allorché le autorità locali adottarono drastici provvedimenti, rivelatisi inefficaci, per contrastare la tensione razziale fra la comunità nera e i bianchi in prevalenza di ceppo fieramente irlandese.

Da un autore in grado di creare solidi e originali scenari come “Mystic River� o “Shutter Island�, che per inciso dettero vita a due eccellenti trasposizioni cinematografiche, ci si sarebbe atteso qualche deciso passo in avanti ma, a mio parere, l’autore sembra ripercorrere ancora strade consuete. La protagonista è un carattere interessante nell’evoluzione del conflitto interiore con i propri pregiudizi, anche se nella parte finale manifesta esplosioni di rambismo francamente eccessive; tuttavia rammenta il personaggio principale di “Ogni nostra caduta� così come il dualismo razziale che lacera il tessuto sociale della città si rifà in modo esplicito al tema principale di “Quello era l’anno�.

Insomma, Lehane è un ottimo artigiano e lo dimostra ampiamente anche in questo romanzo ben rifinito e capace di suggerire l’atmosfera della Boston di mezzo secolo fa; tuttavia non riesce o non vuole travalicare più di tanto i confini del genere e delle sue opere precedenti, una mancata evoluzione che mi ricorda l’ultimo Don Winslow con la sua trilogia Danny Ryan (un antieroe guarda caso di etnia irlandese�), a sua volta non all’altezza delle sue opere migliori.

Sorge inevitabile il sospetto, vista la parabola comune a tanti autori notevoli, che sia il thriller ad avere un po� esaurito la sua spinta propulsiva, almeno quando non dispone di nuovi originali ingredienti in grado di scongiurarne la prevedibilità�
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4.10 2023 Piccoli atti di misericordia
author: Dennis Lehane
name: Ubik
average rating: 4.10
book published: 2023
rating: 3
read at: 2024/10/01
date added: 2024/10/21
shelves: gialli-e-thriller-americani
review:
I quartieri bianchi e i quartieri neri di Boston

Benché assurto al successo come autore di thriller, Dennis Lehane ha sempre nutrito l’evidente ambizione di uscire dal puro ambito poliziesco per collocare le sue storie all’interno di un contesto preciso, molto spesso ben ambientato a Boston, la sua città natale, e nella comunità irlandese dalla quale egli stesso discende.

“Piccoli atti di misericordia� non sfugge a questa regola e, ancora una volta, una vicenda dalle tinte violente e dalle forti connotazioni razziali si inserisce in uno specifico periodo del recente passato bostoniano, nella fattispecie il 1974, allorché le autorità locali adottarono drastici provvedimenti, rivelatisi inefficaci, per contrastare la tensione razziale fra la comunità nera e i bianchi in prevalenza di ceppo fieramente irlandese.

Da un autore in grado di creare solidi e originali scenari come “Mystic River� o “Shutter Island�, che per inciso dettero vita a due eccellenti trasposizioni cinematografiche, ci si sarebbe atteso qualche deciso passo in avanti ma, a mio parere, l’autore sembra ripercorrere ancora strade consuete. La protagonista è un carattere interessante nell’evoluzione del conflitto interiore con i propri pregiudizi, anche se nella parte finale manifesta esplosioni di rambismo francamente eccessive; tuttavia rammenta il personaggio principale di “Ogni nostra caduta� così come il dualismo razziale che lacera il tessuto sociale della città si rifà in modo esplicito al tema principale di “Quello era l’anno�.

Insomma, Lehane è un ottimo artigiano e lo dimostra ampiamente anche in questo romanzo ben rifinito e capace di suggerire l’atmosfera della Boston di mezzo secolo fa; tuttavia non riesce o non vuole travalicare più di tanto i confini del genere e delle sue opere precedenti, una mancata evoluzione che mi ricorda l’ultimo Don Winslow con la sua trilogia Danny Ryan (un antieroe guarda caso di etnia irlandese�), a sua volta non all’altezza delle sue opere migliori.

Sorge inevitabile il sospetto, vista la parabola comune a tanti autori notevoli, che sia il thriller ad avere un po� esaurito la sua spinta propulsiva, almeno quando non dispone di nuovi originali ingredienti in grado di scongiurarne la prevedibilità�

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L'angioletto 18394414 197 Georges Simenon 8845928195 Ubik 4 french-literature Il sorriso dell’angioletto

Provo meraviglia e ammirazione nel constatare che, dopo tanti anni e una quarantina di letture, riesco ancora ad attingere dalla bibliografia di Georges Simenon opere che mi toccano profondamente. Mi riferisco in particolare alle storie senza il Commissario Maigret, i cosiddetti “romans dursâ€�, anche se questo “Le Petit Saintâ€� alias “L’a²Ô²µ¾±´Ç±ô±ð³Ù³Ù´Çâ€�, è tutt’altro che un romanzo duro anzi, almeno da quanto ho letto personalmente, mai Simenon si è espresso con tale squisita delicatezza e serenità.

Questo avviene a partire dal protagonista Louis, il cui soprannome è nel titolo, un personaggio dal carattere opposto ai tipici eroi o antieroi simenoniani, ossessionati e sanguigni in perenne conflitto col prossimo e spesso afflitti da uno spleen che li spinge ad azioni impulsive ed irrazionali, mentre “l’angioletto�, col suo sguardo benevolo e spalancato al mondo, presto intuisce e poi persegue con tranquilla perseveranza la rivelazione del suo posto nel mondo.

Se il romanzo non è affatto “duro�, lo è certamente l’ambiente in cui ai primi del �900 Louis cresce in una famiglia in perenne lotta con la miseria, uno stanzone ai piani alti di un edificio nella zona popolare di Parigi dove, divisi solo da un lenzuolo steso, convivono la madre da tempo abbandonata dal marito e i sei figli di padri per lo più diversi.

Nelle pagine dedicate all’infanzia Simenon raggiunge il suo apice e, come in altre occasioni fra cui ricordo il magnifico e sottovalutato “Pioggia nera�, riesce ad esprimere al meglio il punto di vista di un bambino: la progressione con cui le prime impressioni astratte, le emozioni primarie, l’accettazione del comportamento talora incomprensibile degli adulti, si fanno strada nella coscienza di Louis, è descritta con uno stile limpido e preciso, privo di pietismi ed espedienti strappacuore ma con la curiosità di uno sguardo senza gerarchie, che scruta e assorbe allo stesso modo gli amplessi della madre con amanti occasionali, così come una goccia di pioggia che scivola lentamente sul vetro.

Forse meno approfondita e più convenzionale è la crescita della vocazione artistica di Louis che trae il suo impulso e la materia prima dalla propensione, di stampo impressionista, allo sguardo e alla ricerca di un’armonia cromatica che egli tenterà di riprodurre sulla tela, un percorso dapprima tutto interiore che poi si dipana attraverso le tappe più classiche dell’apprendistato artistico, l’allestimento dell’atelier, la ritrosia a mostrare il frutto del proprio lavoro che reputa inadeguato rispetto al suo perfezionismo, i primi contatti con la critica e i mercanti d’arte.

Il racconto accelera e procede così, attraverso pochi fatti e molte sensazioni che Simenon come sempre sa comunicare con apparente semplicità ma catturano la partecipazione del lettore e trasmettono sentimenti, in questo caso positivi, conferendo al romanzo un effetto quasi terapeutico, una distensione e un senso di pace ed accettazione della vita e dei colori del mondo che ci circonda, qualunque la sorte ci abbia riservato.
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3.99 1964 L'angioletto
author: Georges Simenon
name: Ubik
average rating: 3.99
book published: 1964
rating: 4
read at: 2024/10/01
date added: 2024/10/16
shelves: french-literature
review:
Il sorriso dell’angioletto

Provo meraviglia e ammirazione nel constatare che, dopo tanti anni e una quarantina di letture, riesco ancora ad attingere dalla bibliografia di Georges Simenon opere che mi toccano profondamente. Mi riferisco in particolare alle storie senza il Commissario Maigret, i cosiddetti “romans dursâ€�, anche se questo “Le Petit Saintâ€� alias “L’a²Ô²µ¾±´Ç±ô±ð³Ù³Ù´Çâ€�, è tutt’altro che un romanzo duro anzi, almeno da quanto ho letto personalmente, mai Simenon si è espresso con tale squisita delicatezza e serenità.

Questo avviene a partire dal protagonista Louis, il cui soprannome è nel titolo, un personaggio dal carattere opposto ai tipici eroi o antieroi simenoniani, ossessionati e sanguigni in perenne conflitto col prossimo e spesso afflitti da uno spleen che li spinge ad azioni impulsive ed irrazionali, mentre “l’angioletto�, col suo sguardo benevolo e spalancato al mondo, presto intuisce e poi persegue con tranquilla perseveranza la rivelazione del suo posto nel mondo.

Se il romanzo non è affatto “duro�, lo è certamente l’ambiente in cui ai primi del �900 Louis cresce in una famiglia in perenne lotta con la miseria, uno stanzone ai piani alti di un edificio nella zona popolare di Parigi dove, divisi solo da un lenzuolo steso, convivono la madre da tempo abbandonata dal marito e i sei figli di padri per lo più diversi.

Nelle pagine dedicate all’infanzia Simenon raggiunge il suo apice e, come in altre occasioni fra cui ricordo il magnifico e sottovalutato “Pioggia nera�, riesce ad esprimere al meglio il punto di vista di un bambino: la progressione con cui le prime impressioni astratte, le emozioni primarie, l’accettazione del comportamento talora incomprensibile degli adulti, si fanno strada nella coscienza di Louis, è descritta con uno stile limpido e preciso, privo di pietismi ed espedienti strappacuore ma con la curiosità di uno sguardo senza gerarchie, che scruta e assorbe allo stesso modo gli amplessi della madre con amanti occasionali, così come una goccia di pioggia che scivola lentamente sul vetro.

Forse meno approfondita e più convenzionale è la crescita della vocazione artistica di Louis che trae il suo impulso e la materia prima dalla propensione, di stampo impressionista, allo sguardo e alla ricerca di un’armonia cromatica che egli tenterà di riprodurre sulla tela, un percorso dapprima tutto interiore che poi si dipana attraverso le tappe più classiche dell’apprendistato artistico, l’allestimento dell’atelier, la ritrosia a mostrare il frutto del proprio lavoro che reputa inadeguato rispetto al suo perfezionismo, i primi contatti con la critica e i mercanti d’arte.

Il racconto accelera e procede così, attraverso pochi fatti e molte sensazioni che Simenon come sempre sa comunicare con apparente semplicità ma catturano la partecipazione del lettore e trasmettono sentimenti, in questo caso positivi, conferendo al romanzo un effetto quasi terapeutico, una distensione e un senso di pace ed accettazione della vita e dei colori del mondo che ci circonda, qualunque la sorte ci abbia riservato.

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Cemento 9868509 153 Thomas Bernhard 8877106026 Ubik 4 german-literature La cripta di cemento

Il testo di “C±ð³¾±ð²Ô³Ù´Çâ€� è inscritto fra due identici incisi tra virgole, nella prima e nella penultima riga: “Rudolf scriveâ€�; e se Rudolf scrive dall’inizio alla fine, chi legge non può che dedurne di essere di fronte al monologo di un individuo che peraltro presenta numerosi caratteri che lo identificano in Thomas Bernhard stesso. Per contro, il leitmotiv dell’atteggiamento di Rudolf in tutto il romanzo è costituito dall’impossibilità dello scrivere, col chè si innesca una serie di paradossi e contraddizioni che accompagneranno tutta la lettura.

Innumerevoli sono le motivazioni che Rudolf/Bernhard adduce, non solo per rimandare la stesura del saggio sull’opera dell’amato musicista Mendelssohn Bartholdy, ma addirittura per rinviare la redazione della frase iniziale; si tratta di pretestuose scusanti, scaramanzie, andirivieni, cavilli, difficoltà indotte da un fattore esterno oppure dall’opposto di quello stesso fattore, giustificazioni talmente reiterate e assolute, spesso futili, da rasentare talora il comico e assomigliare alle scuse di un bambino.

Uno dei suddetti paradossi, fondamentale per la struttura del racconto che subirà una svolta quasi rivoluzionaria per un misantropo psicopatico come Rudolf/Bernhard, nasce dalla rivendicazione, in tutta la prima parte di “C±ð³¾±ð²Ô³Ù´Çâ€�, della piena solitudine, una deliberata autoreclusione nella casa ereditata dai genitori sigillata come una cripta, unico luogo in cui poter accedere al lavoro di scrittura; finché, a partire da un occasionale monito da parte dell’amata/odiata sorella Elisabeth, entra inattesa nel monologo la fantasticheria di un lungo viaggio.

Una suggestione come al solito accompagnata da infiniti pro e contro che arrovellano la mente del narratore, ostacoli più presunti che veri, rivalutazioni della solitaria residenza di Peiskam ma anche ricordi dei tanti viaggi intrapresi in passato in luoghi anche remoti. Contrariamente alle aspettative il cambio di rotta avviene veramente e Rudolf esce dal suo guscio scegliendo altrettanto inaspettatamente una località vivace, rumorosa e colorata, Palma di Maiorca, dove il racconto subirà una sterzata introducendo altri personaggi che, seppure filtrati dalla voce del protagonista monologante, daranno luogo a nuovi scenari.

Nonostante questa apparente apertura, Bernhard non rinuncia al suo consueto stile martellante e ossessivo. Uno stile tale da respingere il lettore o assorbirlo in un vorticoso flusso monologante che toglie il fiato e affronta ogni argomento con un ritmo che ripete, si contraddice, asserisce, rinforza, ritorna al tema principale, in un movimento a spirale paragonato da alcuni ad una complessa partitura musicale.

Non mancano neppure le celebri invettive contro l’Austria, il suo Cancelliere Kreisky, la Chiesa, che ancora una volta procurarono all’autore durissimi attacchi dalla critica locale, da gran parte della stampa e dell’opinione pubblica dominante, ma d’altronde il carattere provocatorio e sarcastico di Bernhard è questo: un uomo contro ogni compromesso.
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4.21 1982 Cemento
author: Thomas Bernhard
name: Ubik
average rating: 4.21
book published: 1982
rating: 4
read at: 2024/10/01
date added: 2024/10/10
shelves: german-literature
review:
La cripta di cemento

Il testo di “C±ð³¾±ð²Ô³Ù´Çâ€� è inscritto fra due identici incisi tra virgole, nella prima e nella penultima riga: “Rudolf scriveâ€�; e se Rudolf scrive dall’inizio alla fine, chi legge non può che dedurne di essere di fronte al monologo di un individuo che peraltro presenta numerosi caratteri che lo identificano in Thomas Bernhard stesso. Per contro, il leitmotiv dell’atteggiamento di Rudolf in tutto il romanzo è costituito dall’impossibilità dello scrivere, col chè si innesca una serie di paradossi e contraddizioni che accompagneranno tutta la lettura.

Innumerevoli sono le motivazioni che Rudolf/Bernhard adduce, non solo per rimandare la stesura del saggio sull’opera dell’amato musicista Mendelssohn Bartholdy, ma addirittura per rinviare la redazione della frase iniziale; si tratta di pretestuose scusanti, scaramanzie, andirivieni, cavilli, difficoltà indotte da un fattore esterno oppure dall’opposto di quello stesso fattore, giustificazioni talmente reiterate e assolute, spesso futili, da rasentare talora il comico e assomigliare alle scuse di un bambino.

Uno dei suddetti paradossi, fondamentale per la struttura del racconto che subirà una svolta quasi rivoluzionaria per un misantropo psicopatico come Rudolf/Bernhard, nasce dalla rivendicazione, in tutta la prima parte di “C±ð³¾±ð²Ô³Ù´Çâ€�, della piena solitudine, una deliberata autoreclusione nella casa ereditata dai genitori sigillata come una cripta, unico luogo in cui poter accedere al lavoro di scrittura; finché, a partire da un occasionale monito da parte dell’amata/odiata sorella Elisabeth, entra inattesa nel monologo la fantasticheria di un lungo viaggio.

Una suggestione come al solito accompagnata da infiniti pro e contro che arrovellano la mente del narratore, ostacoli più presunti che veri, rivalutazioni della solitaria residenza di Peiskam ma anche ricordi dei tanti viaggi intrapresi in passato in luoghi anche remoti. Contrariamente alle aspettative il cambio di rotta avviene veramente e Rudolf esce dal suo guscio scegliendo altrettanto inaspettatamente una località vivace, rumorosa e colorata, Palma di Maiorca, dove il racconto subirà una sterzata introducendo altri personaggi che, seppure filtrati dalla voce del protagonista monologante, daranno luogo a nuovi scenari.

Nonostante questa apparente apertura, Bernhard non rinuncia al suo consueto stile martellante e ossessivo. Uno stile tale da respingere il lettore o assorbirlo in un vorticoso flusso monologante che toglie il fiato e affronta ogni argomento con un ritmo che ripete, si contraddice, asserisce, rinforza, ritorna al tema principale, in un movimento a spirale paragonato da alcuni ad una complessa partitura musicale.

Non mancano neppure le celebri invettive contro l’Austria, il suo Cancelliere Kreisky, la Chiesa, che ancora una volta procurarono all’autore durissimi attacchi dalla critica locale, da gran parte della stampa e dell’opinione pubblica dominante, ma d’altronde il carattere provocatorio e sarcastico di Bernhard è questo: un uomo contro ogni compromesso.

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I doni della vita 9652143 Suite francese, la cui stesura portava avanti in parallelo, e di cui I doni della vita si può considerare una sorta di prova generale) una lucidità quasi profetica su quelli che saranno i destini dell’umanità tutta.]]> 218 Irène Némirovsky 8845923614 Ubik 3 french-literature La vita fra due guerre

Mi è difficile separare l’impatto emotivo che il destino dell’autrice non può non suscitare in chiunque, dall’intrinseco valore letterario del romanzo.

Irène Nemirovsky porta a termine “I doni della vita� col suo finale consolatorio pochi mesi prima di essere deportata ad Auschwitz e morirvi rapidamente, e questa tragedia si riflette inevitabilmente sull’approccio del lettore a questo testo, pubblicato postumo, imperniato sulle vicissitudini della famiglia Hardelot dalla prima guerra mondiale all’invasione tedesca in Francia nel 1940.

Anche qui come in “Suite francese�, dove a mio parere la prosa raggiunge una maturità superiore ed un maggiore equilibrio narrativo, meno incline all’enfasi ed esente da eccessive ripetizioni, le pagine più intense sono rappresentate dall’incombere della guerra sulla gente comune, nel contrasto fra il valore insito nei piccoli gesti e affanni quotidiani, nei modesti oggetti personali destinati all’abbandono e d’altra parte l’onda catastrofica che tutto trasforma e travolge, finanche il carattere dei personaggi.

Non ho invece saputo apprezzare, nella parte centrale del romanzo, la melodrammatica saga dei sentimenti che le quattro generazioni degli Hardelot trascinano nel corso degli anni �20 e �30, espressa in termini che mi sono sembrati piuttosto convenzionali, con protagonisti che difettano di profondità e impersonano stereotipi (il vecchio industriale granitico, il figlio debole e succube, il nipote ribelle e contraddittorio, il pronipote passionale, per non parlare dei personaggi femminili ancor più racchiusi in personalità di scarso spessore).

In definitiva resto persuaso che, se la sorte avesse concesso a una scrittrice non ancora quarantenne di concludere in serenità la sua ultima opera (“Suite francese�), tragicamente interrotta come la sua esistenza, oggi avremmo potuto fruire, non so se di un capolavoro, ma certo di un libro di notevole respiro e grande consapevolezza del periodo storico, rispetto al quale sono altrettanto convinto che “I doni della vita� sia oggettivamente inferiore.
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3.97 1947 I doni della vita
author: Irène Némirovsky
name: Ubik
average rating: 3.97
book published: 1947
rating: 3
read at: 2024/10/01
date added: 2024/10/05
shelves: french-literature
review:
La vita fra due guerre

Mi è difficile separare l’impatto emotivo che il destino dell’autrice non può non suscitare in chiunque, dall’intrinseco valore letterario del romanzo.

Irène Nemirovsky porta a termine “I doni della vita� col suo finale consolatorio pochi mesi prima di essere deportata ad Auschwitz e morirvi rapidamente, e questa tragedia si riflette inevitabilmente sull’approccio del lettore a questo testo, pubblicato postumo, imperniato sulle vicissitudini della famiglia Hardelot dalla prima guerra mondiale all’invasione tedesca in Francia nel 1940.

Anche qui come in “Suite francese�, dove a mio parere la prosa raggiunge una maturità superiore ed un maggiore equilibrio narrativo, meno incline all’enfasi ed esente da eccessive ripetizioni, le pagine più intense sono rappresentate dall’incombere della guerra sulla gente comune, nel contrasto fra il valore insito nei piccoli gesti e affanni quotidiani, nei modesti oggetti personali destinati all’abbandono e d’altra parte l’onda catastrofica che tutto trasforma e travolge, finanche il carattere dei personaggi.

Non ho invece saputo apprezzare, nella parte centrale del romanzo, la melodrammatica saga dei sentimenti che le quattro generazioni degli Hardelot trascinano nel corso degli anni �20 e �30, espressa in termini che mi sono sembrati piuttosto convenzionali, con protagonisti che difettano di profondità e impersonano stereotipi (il vecchio industriale granitico, il figlio debole e succube, il nipote ribelle e contraddittorio, il pronipote passionale, per non parlare dei personaggi femminili ancor più racchiusi in personalità di scarso spessore).

In definitiva resto persuaso che, se la sorte avesse concesso a una scrittrice non ancora quarantenne di concludere in serenità la sua ultima opera (“Suite francese�), tragicamente interrotta come la sua esistenza, oggi avremmo potuto fruire, non so se di un capolavoro, ma certo di un libro di notevole respiro e grande consapevolezza del periodo storico, rispetto al quale sono altrettanto convinto che “I doni della vita� sia oggettivamente inferiore.

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Origini 58563311 Origini è un libro sulla prima casualità che segna la nostra biografia: nascere da qualche parte. E su quel che accade dopo. Origini è un libro sui luoghi che sono la mia patria, quelli della mia memoria e quelli che ho inventato. È un libro sulla lingua, sul lavoro nero, sulla staffetta della gioventù e su molte estati. L'estate in cui mio nonno ha pestato il piede di mia nonna mentre ballavano, e io ho rischiato di non nascere. L'estate in cui per poco non sono annegato. L'estate in cui il governo federale ha deciso di non chiudere le frontiere, simile all'estate in cui sono fuggito, attraverso molti confini, in Germania. Origini è un addio a mia nonna affetta da demenza senile. Mentre io colleziono ricordi, lei li smarrisce. Origini è triste, perché per me le origini hanno a che fare con ciò che non possiamo più avere. In Origini ci sono morti e serpenti che parlano, e la mia prozia Zagorka che parte alla volta dell'Unione Sovietica per diventare cosmonauta. Origini è anche questo: uno zatteriere, un frenatore, una professoressa di marxismo che ha dimenticato Marx. Un poliziotto bosniaco che vuole farsi corrompere. Una scuola elementare per tre alunni...]]> 383 Saša Stanišić Ubik 4 german-literature Ritorno alle radici

Per puro caso mi è capitato di leggere in questo mese due libri dal carattere e dalle tematiche molto simili: La voce di uno scrittore ormai adulto che narra la storia, più o meno esplicitamente autobiografica, dell’infanzia in un paese tormentato da conflitti religiosi, etnici, politici e quindi, da adolescente, la necessità di emigrare con la famiglia in occidente, con nuove difficoltà psicologiche e materiali, fino a un’integrazione sofferta, conseguita con successo ma senza poter sciogliere fino in fondo i conti col passato.

Se le esperienze risultano similari pur in un contesto geografico differente (qui la Bosnia, là l’Iran) lo stile di Stanisic e le sue riflessioni rendono questo romanzo un testo più difficile collocare all’interno di un genere narrativo, fra biografia, memory, racconto, flusso di coscienza che convergono verso la necessità primaria di ricostruire le proprie origini.

Origini non solo topografiche (anche se i tre viaggi al borgo semiabbandonato di Oskorusa, dove nel cimitero una buona metà delle lapidi riporta il nome “Stanisic�, rappresentano uno degli elementi principali e più toccanti della narrazione) ma anche e soprattutto volte a ribadire il valore dell’eredità culturale e delle radici che traggono linfa dagli aneddoti della gente comune, dai racconti degli anziani, intercalati ad elementi intertestuali, nobili come le poesie di Eichendorff e le citazioni da trattati storici, o popolari come le filastrocche e i canti folcloristici.

Figura centrale del romanzo tanto quanto il narratore è la nonna Kristina, bel personaggio “fulcro delle esistenze e degli avvenimenti che le sono ruotati intorno�, alla quale il nipote Sasa ricorre ogni volta che i dubbi o gli ingannevoli ricordi di bambino offuscano l’interpretazione degli eventi trascorsi, ma le domande si fanno sempre più impellenti perché man mano che il narratore cerca di riordinare il proprio passato, nonna Kristina smarrisce le coordinate del suo, a causa dell’incipiente Alzheimer.

I capitoli del romanzo, brevi, frammentati e privi di un ordine cronologico, si articolano su almeno tre linee temporali, senza contare ulteriori flashback nel passato remoto, con Sasa bambino in Bosnia, giovane studente in Germania, adulto nel viaggio di ritorno alla patria natìa, per sfociare in un epilogo originale e sconcertante.

Si tratta di un ipertesto che è quasi un gioco di rimando ai possibili finali della storia e alla revisione delle possibilità offerte dall’esistenza, una sorta di effetto “sliding doors� che determina uno straniamento accentuato dall’inaffidabilità delle frasi pronunciate da Kristina trasformata in un Virgilio che accompagna il narratore alle soglie del regno dei morti, conferendo un finale ancor più irrealistico a un romanzo fino a quel punto intriso di ricordi concreti, vissuti e memorizzati.
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4.00 2019 Origini
author: Saša Stanišić
name: Ubik
average rating: 4.00
book published: 2019
rating: 4
read at: 2024/09/01
date added: 2024/10/01
shelves: german-literature
review:
Ritorno alle radici

Per puro caso mi è capitato di leggere in questo mese due libri dal carattere e dalle tematiche molto simili: La voce di uno scrittore ormai adulto che narra la storia, più o meno esplicitamente autobiografica, dell’infanzia in un paese tormentato da conflitti religiosi, etnici, politici e quindi, da adolescente, la necessità di emigrare con la famiglia in occidente, con nuove difficoltà psicologiche e materiali, fino a un’integrazione sofferta, conseguita con successo ma senza poter sciogliere fino in fondo i conti col passato.

Se le esperienze risultano similari pur in un contesto geografico differente (qui la Bosnia, là l’Iran) lo stile di Stanisic e le sue riflessioni rendono questo romanzo un testo più difficile collocare all’interno di un genere narrativo, fra biografia, memory, racconto, flusso di coscienza che convergono verso la necessità primaria di ricostruire le proprie origini.

Origini non solo topografiche (anche se i tre viaggi al borgo semiabbandonato di Oskorusa, dove nel cimitero una buona metà delle lapidi riporta il nome “Stanisic�, rappresentano uno degli elementi principali e più toccanti della narrazione) ma anche e soprattutto volte a ribadire il valore dell’eredità culturale e delle radici che traggono linfa dagli aneddoti della gente comune, dai racconti degli anziani, intercalati ad elementi intertestuali, nobili come le poesie di Eichendorff e le citazioni da trattati storici, o popolari come le filastrocche e i canti folcloristici.

Figura centrale del romanzo tanto quanto il narratore è la nonna Kristina, bel personaggio “fulcro delle esistenze e degli avvenimenti che le sono ruotati intorno�, alla quale il nipote Sasa ricorre ogni volta che i dubbi o gli ingannevoli ricordi di bambino offuscano l’interpretazione degli eventi trascorsi, ma le domande si fanno sempre più impellenti perché man mano che il narratore cerca di riordinare il proprio passato, nonna Kristina smarrisce le coordinate del suo, a causa dell’incipiente Alzheimer.

I capitoli del romanzo, brevi, frammentati e privi di un ordine cronologico, si articolano su almeno tre linee temporali, senza contare ulteriori flashback nel passato remoto, con Sasa bambino in Bosnia, giovane studente in Germania, adulto nel viaggio di ritorno alla patria natìa, per sfociare in un epilogo originale e sconcertante.

Si tratta di un ipertesto che è quasi un gioco di rimando ai possibili finali della storia e alla revisione delle possibilità offerte dall’esistenza, una sorta di effetto “sliding doors� che determina uno straniamento accentuato dall’inaffidabilità delle frasi pronunciate da Kristina trasformata in un Virgilio che accompagna il narratore alle soglie del regno dei morti, conferendo un finale ancor più irrealistico a un romanzo fino a quel punto intriso di ricordi concreti, vissuti e memorizzati.

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