Niccol貌 Ammaniti was born in Rome in 1966. He has written three novels and a collection of short stories. He won the prestigious Italian Viareggio-Repaci Prize for Fiction with his bestselling novel I'm Not Scared, which has been translated into thirty-five languages.
Un giorno in un ufficio dove mi trovavo a lavorare (ne ho cambiati tanti) qualcuno s鈥檈ra dimenticato un libro di uno scrittore ai primi passi di cui avevo gi脿 sentito tessere lodi sperticate. Il libro era Fango. Tra i sei racconti anche quello che poi divenne film con la regia di Marco Risi, L鈥檜ltimo capodanno dell鈥檜manit脿.
鈥滲ranchie鈥� regia di Francesco Martinotti, 1999.
Lo presi e lo portai a casa. Lo lessi e lo riportai in ufficio. Quei racconti mi lasciarono freddo (come poi 猫 successo anche col film di Risi, che in pi霉 punti ho trovato proprio 鈥渟tonato鈥�).
La mia impressione (peraltro solo impressione molto poco elaborata) 猫 che fosse un tipo di racconto che finora avevamo letto scritto da stranieri: ne sentivamo una specie di bisogno di appropriazione nazionale (evviva, anche noi sappiamo scrivere 鈥榮te cose鈥�) Niccol貌 Ammaniti 猫 stato accolto da subito come scrittore gggiovane gi脿 maturo, forse lo Stephen King italiano.
鈥滻o non ho paura鈥� regia di Gabriele Salvatores, 2003.
E io non sono un fan di Stephen King, ho letto due suoi libri e mi hanno lasciato freddo (anzi, uno mi ha proprio ammorbato). Poi, che dire, uno che scrive con quel ritmo a me fa pensare che potrebbe rallentare un po鈥� e riflettere un po鈥� meglio a come scrivere (pensa a come scrivere piuttosto che scrivere quello che pensi). Poi, che dire, uno che si permette, con reiterata insistenza, di criticare quello splendido film che Kubrick trasse da un suo romanzo, invece che genuflettersi鈥�
E anche 鈥済iovent霉 cannibale鈥� 猫 definizione che mi ha lasciato freddo: puzza di marketing lontano un miglio.
鈥滻l siero della vanit脿鈥� regia di Alex Infascelli, 2004.
Ammaniti m鈥櫭� parso andare a riempire un vuoto, intercettare bene un momento, momento lungo, esprimere un immaginario piuttosto ben definito. Con scrittura che definirei tendente all鈥檈lementare. Con quella consueta mancanza di ricerca e documentazione che 猫 tipica degli scrittori (e sceneggiatori) italici.
鈥滳ome dio comanda鈥� regia di Gabriele Salvatores, 2008.
Questo suo romanzo in particolare m鈥櫭� parso un po鈥� troppo costruito, artificioso, non attiva la sospensione dell'incredulit脿. Mi domando se 猫 proprio per questo che 猫 uno dei suoi pochi titoli rimasto senza film. Il che mi fa pensare al suo esperimento di scrittura di serie tivvu e regia, Il miracolo: qualcosa c鈥檈ra, direi che 猫 innegabile 鈥� pi霉 nella scrittura che nella regia. E credo sia altrettanto innegabile che qualcosa mancasse. Per me l鈥檃ssente era nettamente superiore al presente.
I titoli son belli, per貌. Vanno bene anche per un film, o per una canzone (infatti, Vasco: )
鈥滻o e te鈥� regia di Bernardo Bertolucci, 2012.
E da qui penso a Gabriele Salvatores, che ha fatto ben due film da Ammaniti, Io ho paura, per lo pi霉 giudicato buono, quando non addirittura molto buono, e Come dio comanda, al contrario ritenuto meno riuscito: ecco, anche Salvatores, nonostante l鈥橭scar, dovessi dire un suo film, anche uno solo, che mi sia davvero piaciuto, direi una bugia. Anche in Salvatores, qualcosa c鈥櫭�, 猫 innegabile. Ma quello che manca offusca anche quello che c鈥櫭�.
鈥滻l miracolo鈥� la serie tv diretta dallo stesso Ammaniti, Francesco Munzi e Luigi Pellegrini, 2018.
芦 Tu sei come me. Tu non vali niente. Io non ti posso salvare. Non ti voglio salvare. A me non mi ha salvato nessuno. 禄
La storia di come questo libro 猫 arrivato nelle mie mani 猫 piuttosto carina e, se vorrete concedermi un momentino, ve la racconter貌. Innanzitutto questo libro 猫 un regalo di mia sorella dalla Fiera di Torino (alla quale, per Somma Ingiustizia del Fato, lei 猫 andata e io no). Fin qui, a dir la verit脿, non ci sarebbe niente di carino. La parte carina comincia quando questo libro arriva da Torino a me ed io, la settimana seguente, lo riporto con me a Torino. Non c鈥櫭� un libro della mia collezione che abbia compiuto un viaggio pi霉 circolare di questo, che abbia percorso tanti chilometri in treno, che abbia guardato tanto a lungo fuori da un finestrino. 脠 un libro viaggiatore, un libro avventuriero. E, se vogliamo, questo spunto pu貌 dare avvio a una riflessione pi霉 ampia, che non coinvolge soltanto l鈥檕ggetto-libro ma il contenuto stesso del romanzo. Perch茅 anche il romanzo parla di un viaggio, anzi, pi霉 d鈥檜no, e sono viaggi circolari anche questi. Fin dal titolo, Ammaniti ci immette nel vivo di una fuga, un rapimento che ha qualcosa di salvifico e che sembra l鈥檜nico modo per evadere da una realt脿 scomoda. La realt脿 scomoda 猫 quella di Ischiano Scalo, un paesino come ce ne sono tanti dalle mie parti: una grigia zona residenziale, due bar in croce, un supermarket, una pompa di benzina, la superstrada vicino, la campagna e il mare che si perdono a raggiera intorno. Una realt脿 di gente semplice e abitudinaria, ma nascostamente gretta, meschina, dai bassi appetiti. Una realt脿 che soffoca le ambizioni di chiunque voglia uscire un po鈥� fuori dal coro e inventarsi un sogno. Una realt脿 che premia i mediocri con una manciata di caramelle, per chi la sbronza al circolo Acli, per chi le nigeriane che battono sull鈥橝urelia. Una realt脿 da cui, se sei una persona anche solo un tantino differente, 猫 consigliato darsela a gambe. Se l鈥櫭� data a gambe Graziano Biglia, che dopo tanti anni da consumato playboy vorrebbe mettere la testa a posto e decide di far ritorno al 鈥榥ido鈥�. Vuole darsela a gambe Pietro Moroni, che fa ancora le scuole medie, ma vorrebbe diventare biologo, e sa che suo padre non lo mander脿 mai all鈥檜niversit脿. Vorrebbe battersela anche suo fratello Mimmo, che sogna di arricchirsi confezionando bastoncini Findus in Alaska. Ci si 猫 rifugiata Flora Palmieri, giovane insegnante che, tra tutti i posti al mondo, ha scelto di seppellirsi proprio a Ischiano Scalo, ma si ritrova costretta in una vita senza amore, segnata a dito dagli abitanti del posto come la Lupa del Verga. Un po鈥� verghiani sono anche i rapporti di forza tra i personaggi, divisi tra aiutanti e oppositori, ma tutti fondamentalmente in lotta l鈥檜no contro l鈥檃ltro per realizzare, anche a scapito del prossimo, le proprie aspirazioni o per sfogare la violenza che si accumula con l鈥檈ssersi repressi troppo a lungo. A partire da queste premesse, Ammaniti confeziona un libro schietto, crudamente realistico, volutamente volgare, impregnato di un umorismo amaro, caricaturale, grottesco. Il linguaggio 猫 semplice, prevalentemente paratattico, ma il ritmo 猫 incalzante, vivace, le pagine si sfogliano da sole. Qualche difettuccio c鈥櫭� certamente, qualcosa al lettore moderno suona male, per esempio la presenza massiccia del narratore onnisciente o la caratterizzazione deboluccia dei personaggi, molto tipizzati, picareschi ma poco 鈥榠nteriorizzati鈥�. Tuttavia, il godimento del lettore non ne 猫 toccato molto: non c鈥櫭� da annoiarsi, si fa qualche risata, si gongola nelle parti di pornografia. Insomma, un lecca-lecca. Fino a quando, a trenta pagine dalla fine, Ammaniti decide che 芦 Adesso basta e, via, torniamo a fare i seri e stavolta ti stronchiamo le gambe. 禄 Il lettore si sbalordisce, illividisce, si scandalizza: 芦 Cavolo, Ammaniti, non togliermi il mio lecca-lecca! 禄 Ma Ammaniti ridacchia sornione e orchestra una bella tragi-commedia finale. Una commedia tragica, ecco la definizione conclusiva. E, invece del lecca-lecca, tanto amaro in bocca da mandar via.
Let me start by saying that contemporary Italian literature somewhat scares me; I've been permanently scarred by some of the novels I've read. Ammaniti's Io non ho paura (I'm not afraid) was one of those; it left me with a strange intense feeling of discomfort I'm not really able to describe. But this one turned my whole view on Ammaniti and Italian prose upside down: it's a brilliant story with an unpredictable chain of events and it's packed with quirky colourful characters. Sure, the ending was surprising and somewhat dissapointing, but strangely enough, it didn't ruin the whole experience for me. It just... sealed the plot in a most effective way. I wholeheartedly recommend this book.
Secondo libro di Ammaniti che leggo, dopo "Io non ho paura" che non mi era dispiaciuto ma che comunque non mi aveva entusiasmato. Questo romanzo, "Ti prendo e ti porto via", 猫 stata una lettura strana, a tratti intrigante, ma poi con delle cadute nel limbo del trash, agghiaccianti. In alcuni capitoli, mi sembrava di essere in quei film anni '70/'80, commedie sexy all'italiana ahahahahah, mi sono fatto un sacco di risate. Nel complesso l'ho trovato mediocre forse un 5 scolastico, ma forse, anzi ne sono sicuro, semplicemente non fa per me :-) E poi l'ultimo capitolo? E soprattutto l'ultima frase? :-P
Pues nada, que me estoy convirtiendo en un profesional del abandono de libros; bueno, realmente nunca me ha costado mucho dejar lo que no me interesa en lo literario. Este lo abandono en la p谩gina 125. No iba mal del todo, a pesar de que le iba viendo un poco las costuras a medida que avanzaba. L谩stima porque hab铆a le铆do dos buenas obras anteriores de Ammaniti y esto ha sido un jarro de agua fr铆a. 听 Al momento de dejarlo, la novela se hab铆a convertido en una acumulaci贸n de clich茅s que no entrar茅 a detallar y una historia que vira entre alocada, tragic贸mica y por momentos rid铆cula y poco cre铆ble. 听 A aprovechar el tiempo en otra cosa.
Ci貌 che mi ha maggiormente sorpreso 猫 constatare quante lodi e quanti giudizi positivi questo libro abbia ottenuto, anche da parte di amici con cui sono solito condividere il parere.
Per me invece si tratta di quel genere di romanzo che per decenni ha determinato, nei confronti della narrativa italiana contemporanea, un disamore presto sfociato in aperto boicottaggio; sciocco atteggiamento che ho dovuto ridimensionare, recuperando diverse opere meritevoli di attenzione e smussando la mia esterofilia.
Ma in questo caso no. Ho trovato il libro di Ammaniti affetto da un鈥檌nsopportabile provincialismo, che non 猫 naturalmente il fatto di essere ambientato in provincia, ma di una superficialit脿 di approccio a caratteri stereotipati, dialoghi artificiali, situazioni che sono solito assimilare al deteriore cinema dei Vanzina con umorismo becero e presunti drammi esistenziali da bignamino della psicologia. Vi si aggiunge un pizzico di Stephen King (quello non-horror) col dodicenne buono ma debole e i bulletti con la solita gerarchia tribale del leader cattivo-cattivo e dei suoi fragili e tarati spalleggiatori.
Il destino di un cafone di paese, di una tronista decerebrata, di un padre alcoolizzato da barzelletta e degli altri burattini di questa commediola a tratti volgarissima, a tratti alla stentata ricerca di esprimere una malinconia da vite in tutti i sensi marginali, non mi ha suscitato alcun interesse.
Perch茅 allora due stelline anzich茅 una, come sono stato a lungo intenzionato ad attribuire? Per il ritmo, direi, l鈥檜nica qualit脿 (niente di speciale, per carit脿, ma in confronto agli altri miseri ingredienti) che l鈥檃utore nonostante tutto riesce a infondere a questa operina e che ha permesso anche a un lettore annoiato di arrivare in fondo, evitando di mettere in atto la frase che ho messo come titolo.
Azt hinn茅nk, az ember biol贸giailag arra t枚rekszik, hogy ne 茅rezze mag谩t rosszul. Igyekszik elker眉lni mindent, ami f谩j. Ami logikus: mi茅rt is akarn谩nk ramatyul lenni? Mi abban az 眉zlet? Azt谩n tess茅k, egyes 铆r贸k abb贸l 谩ll az 茅letm疟v眉k, hogy nagy m疟gonddal olyan vil谩gokat teremtenek, amiben az olvas贸 nem kap leveg艖t. Amiben olyan 茅rz茅sek uralkodnak rajta, amelyeket a k枚zmegegyez茅s negat铆vnak, kellemetlennek tart. D眉h, szomor煤s谩g, a vil谩g igazs谩gtalans谩ga miatti tehetetlens茅g. Teljesen adekv谩t reakci贸 lenne, ha ezek ut谩n 煤gy ker眉ln茅k az olvas贸k az ilyen jelleg疟 m疟veket, mint a pestist, de nem. Az olvas贸 (ez a mazochista n茅ps茅g) ajn谩rozza az 艖t lelkileg b谩ntalmaz贸 铆r贸t, 枚tcsillagos 茅rt茅kel茅sekkel dob谩lja, holott kiperelhetn茅 a ves茅j茅t is ter谩pi谩s k枚lts茅gek c铆men. Ki 茅rti ezt.
Ammaniti ilyen sanda lelkivil谩g煤 铆r贸, aki azt akarja, hogy rosszul 茅rezd magad. S煤lyosb铆t贸 k枚r眉lm茅nyk茅nt gyerekekkel t谩mad. (Be k茅ne tiltani az ilyet! Az 铆r贸k ne dolgoztassanak 18 茅v alatti szem茅lyeket, m茅g sz眉l艖i beleegyez茅ssel se! 脡s pl谩ne ne csin谩ljanak vel眉k olyat, mint Ammaniti. H谩t a fikt铆v szerepl艖k jogai茅rt ki sz谩ll s铆kra?) Reg茅nye tulajdonk茅ppen arr贸l sz贸l, hogy rossz d枚nt茅seket hozunk - nem is az茅rt, mert rosszak vagyunk, hanem mert a vil谩g ilyen d枚nt茅sekre k茅nyszer铆t minket. De ez a Magass谩gost* nem 茅rdekli, mert szigor煤 pedellus 艖, k枚nnyen elj谩r a keze. A mi etikai 茅rz茅k眉nk persze tiltakozik: am铆g a rossz emberek meg煤ssz谩k, addig azok, akik j贸k, egy piciny botl谩s ut谩n is meg谩ll铆thatatlanul belet谩ntorognak a trag茅dia kell艖s k枚zep茅be. 脡rezz眉k, hogy ez igazs谩gtalan, de tehetetlenek vagyunk: nem d枚nthet眉nk a szerepl艖k helyett. Rossz 茅rz茅s ez, nagyon rossz. 脡s m茅gis j贸.
Egyr茅szt az茅rt, mert Ammaniti j贸 铆r贸. A nagyepika m疟faj谩hoz k枚thet艖, de az amerikai koll茅g谩kn谩l f茅s眉letlenebb, durv谩bb, hajlik a sz茅ls艖s茅ges (naturalista?) 谩br谩zol谩s fel茅. Ami am煤gy j贸l 谩ll neki, mert kompatibilis a hellyel 茅s a szerepl艖k habitus谩val. Nagyszer疟, 茅l艖 sz铆npadot alkot, olyan laborat贸riumot, amiben az olvas贸 biztons谩gos, ellen艖rz枚tt k枚r眉lm茅nyek k枚z枚tt 茅lhet meg olyan 茅rz茅seket, amelyekkel szemben a val贸 茅letben tal谩n v茅dtelen lenne. 脡s h谩t tal谩n ez is a reg茅ny: egyfajta v茅d艖olt谩s. Beadj谩k nek眉nk egy t枚rt茅neten kereszt眉l a rossz dolgokat, 茅s akkor tal谩n, ha szembej枚n vel眉nk az utc谩n ugyanez a rossz dolog, majd tudunk r谩 megfelel艖en reag谩lni, tudunk seg铆teni. J贸 lenne, ha 铆gy volna.
* Magass谩gos alatt 茅rthetj眉k mag谩t az 铆r贸t, de fel艖lem elmehet眉nk ak谩r teol贸giai ir谩nyba is.
Ci riprovo dopo averlo accantonato per intolleranza un paio di anni fa e miracolosamente finisco il libro in pochi giorni. Lungi da me l鈥檌ntento di polemizzare con quelli che lo hanno amato, ma a me questo romanzo 猫 sembrato una fiera di ovviet脿 e luoghi comuni, dalla contestualizzazione dei fatti narrati, alla caratterizzazione dei vari personaggi. La prosa colloquiale, forzosamente leggera (nonch茅 povera ed elementare sia a livello lessicale che sintattico), corrisponder脿 senz鈥檃ltro alla scelta stilistica dell鈥檃utore di adeguare il linguaggio all鈥檃mbito socio-culturale in cui si svolge la storia, ma io l鈥檋o trovata pi霉 indicata ad una conversazione da bar che a un testo letterario. Belle le pagine finali che, insieme a poche altre, conferiscono (finalmente!) un senso alla reboante congerie di episodi spesso eccessivi e grotteschi. Rischio di ripetermi, ma la vera letteratura non deve ricorrere allo scoppio di petardi per emozionare (i petardi li ho sempre odiati, fanno rumore e lasciano solo la puzza): meglio i fuochi d鈥檃rtificio che si creano per autocombustione nella mente del lettore, se chi scrive sa fornire lo spunto. E qui di emozionante c鈥櫭� ben poco, almeno per quanto mi riguarda.