I due saggi che compongono questo libro sono, pur nella loro brevit脿, emblematici della postazione filosofica di Popper, ed esprimono il senso profondo che ne ha animato la battaglia culturale e politica. Interrogarsi e pronunciarsi sulla validit脿 della nostra conoscenza non significa infatti soltanto affinare la speculazione, ma anche offrire visioni del mondo che possono essere fatte da tutti gli uomini. E' un nesso, questo, che il filosofo ha costantemente posto in evidenza anche attraverso il suo insegnamento quasi "militante". Popper non ammette fonti privilegiate di verit脿 e giudica deleterio perseguire idolatricamente la certezza e l'oggettivit脿 della scienza.
Sir Karl Raimund Popper, FRS, rose from a modest background as an assistant cabinet maker and school teacher to become one of the most influential theorists and leading philosophers. Popper commanded international audiences and conversation with him was an intellectual adventure鈥攅ven if a little rough鈥攁nimated by a myriad of philosophical problems. He contributed to a field of thought encompassing (among others) political theory, quantum mechanics, logic, scientific method and evolutionary theory.
Popper challenged some of the ruling orthodoxies of philosophy: logical positivism, Marxism, determinism and linguistic philosophy. He argued that there are no subject matters but only problems and our desire to solve them. He said that scientific theories cannot be verified but only tentatively refuted, and that the best philosophy is about profound problems, not word meanings. Isaiah Berlin rightly said that Popper produced one of the most devastating refutations of Marxism. Through his ideas Popper promoted a critical ethos, a world in which the give and take of debate is highly esteemed in the precept that we are all infinitely ignorant, that we differ only in the little bits of knowledge that we do have, and that with some co-operative effort we may get nearer to the truth.
Nearly every first-year philosophy student knows that Popper regarded his solutions to the problems of induction and the demarcation of science from pseudo-science as his greatest contributions. He is less known for the problems of verisimilitude, of probability (a life-long love of his), and of the relationship between the mind and body.
Popper was a Fellow of the Royal Society, Fellow of the British Academy, and Membre de I'Institute de France. He was an Honorary member of the Harvard Chapter of Phi Beta Kappa, and an Honorary Fellow of the London School of Economics, King's College London, and of Darwin College Cambridge. He was awarded prizes and honours throughout the world, including the Austrian Grand Decoration of Honour in Gold, the Lippincott Award of the American Political Science Association, and the Sonning Prize for merit in work which had furthered European civilization.
Karl Popper was knighted by Queen Elizabeth II in 1965 and invested by her with the Insignia of a Companion of Honour in 1982.
Des Sources De La Connaissance Et De L'ignorance = On the Sources of Knowledge and of Ignorance, Karl Popper
Sir Karl Raimund Popper was an Austrian-born British philosopher, academic and social commentator. One of the 20th century's most influential philosophers of science, Popper is known for his rejection of the classical inductivist views on the scientific method in favor of empirical falsification. ...
This small treatise, originally the text of a lecture, contains one of Popper's most important philosophical theories: cognition and awareness, epistemology and value, the relative validity of hypotheses, scientific theories, and the uncertainty of human knowledge. That is, because it has been written for a lecture in a simpler language than their other works, and of course more useful for everyone.
Premetto che sono prevenuto verso l鈥檈pistemologia, che poco conosco e poco m鈥檌nteressa. Quindi, cio鈥� che segue sono pensieri ad alta voce di un profano (che certo farebbe meglio a tacere, ma siccome Popper sostiene che tutto deve essere sottoposto a critica da chiunque...). Io sono tendenzialmente un empirista, per cui sono certamente biased, ma la critica di Popper all鈥檈mpirismo mi sembra biased anch鈥檈ssa: sostiene che l鈥檈mpirismo, per poter ricondurre la conoscenza ad un鈥檕sservazione, si traduca in una ricerca delle fonti. Mi sembra un artificio dialettico (l鈥檈mpirismo riconduce la conoscenza all鈥檕sservazione, la ricerca della fonte e鈥� in realta鈥� una ricerca dell鈥檕sservazione ripetibile e confutabile), ma accettiamolo pure. Pero鈥�, da qui a dire che la ricostruzione delle fonti si risolve in una regressio ad infinitum mi sembra ce ne corra: perlomeno nel caso delle scienze sperimentali si trova un punto di partenza in un鈥檕sservazione. Inoltre, Popper ritiene che cio鈥� implichi che la ricerca delle fonti (in cui per lui si traduce l鈥檈mpirismo) non sia un鈥檃ffidabile fonte di conoscenza 鈥� anche perche鈥� 鈥渁utoritaria鈥�, in quanto tendente a riconoscere l鈥檃utorita鈥� di una determinata fonte (ma secondo me si tratta - se mai - di riconoscere l鈥檃utorita鈥� dell鈥檕sservazione, non della fonte鈥�). Il fatto e鈥� che Popper in realta鈥� 鈥� da buon epistemologo e coerentemente con il metodo che egli raccomanda 鈥� confuta l鈥檈sistenza di una fonte della conoscenza 鈥渦nica鈥�, ossia applicabile a tutti i meccanismi di ricerca della verita鈥� (cosa pacifica, a mio avviso). Poiche鈥� tale fonte non esiste 鈥� argomenta - nessuna fonte e鈥� assolutamente affidabile, e quindi l鈥檈mpirismo, come anche il razionalismo ed ogni altra teoria della conoscenza prima della sua, non e鈥� affidabile. Nel 鈥渄imostrare鈥� cio鈥�, egli stesso riconosce pero鈥� che almeno in un campo 鈥� la ricerca storica 鈥� la conoscenza si traduca effettivamente e necessariamente in una ricerca delle fonti (procedimento che lui parifica all鈥檈mpirismo 鈥� in maniera secondo me apodittica). Ergo, se si e鈥� disposti a riconoscere che i meccanismi di ricerca della conoscenza possono essere diversi a seconda dei campi di ricerca e che per almeno uno di tali campi di ricerca essi possano coincidere con l鈥檈mpirismo (sic), perche鈥� ripudiare l鈥檈mpirismo nella sua totalita鈥�? Inoltre, mi sembra che gli esempi citati da Popper per dimostrare l鈥檌nconcludenza dell鈥檈mpirismo si riferiscano tutti alla filosofia. Nel campo della scienza sperimentale, mi sembra, l鈥檈mpirismo non si traduce in una regressio ad infinitum, ricercandosi la fonte della conoscenza in un esperimento ripetibile e confutabile (falsificabile). Che a tale originaria osservazione sia conferita autorita鈥� mi sembra argomentazione innocua: se posso ripetere l鈥檈sperimento non conferisco autorita鈥� ad altri, ma all鈥檕sservazione in se鈥�. Che invece della fonte (univoca) della conoscenza vada ricercato un meccanismo per la ricerca della conoscenza, mi sembra ragionamento tanto esatto quanto banale. Che il meccanismo si risolva in una 鈥渃ritica di ipotesi鈥� mi sembra condivisibile, anche se forse non corrisponde alla realta鈥� della ricerca (e' pacifico che l'ipotesi debba essere falsificabile, altrimenti non e' scienza ma "altro", ma secondo me il ricercatore piu' che tentare di falsificare l'ipotesi cerca di provarne la capacita' predittiva ) e non e鈥� perfettamente applicabile a tutti i settori. Che il dubbio debba permanere sempre, poiche鈥� siamo fallibili (ma in realta鈥�, secondo me, soprattutto perche鈥� il procedimento induttivo non puo鈥� condurre alla verita鈥� e quello deduttivo non puo鈥� accrescere l鈥檌nformazione) , mi sembra altrettanto banale (e riconducibile a quello stesso Platone che Popper giustamente critica). Che da cio鈥� qualcuno possa dedurre che non esiste una verita鈥� obbiettiva mi sembra un rischio concreto.
Divagazioni:
Certo, l鈥檃ffermazione che nessuna fonte e鈥� affidabile (che io tradurrei liberamente in 鈥渘essuna fonte della conoscenza e鈥� adattabile ad ogni e qualsiasi meccanismo di ricerca della verita鈥欌€�) e鈥� cosa diversa dal relativismo epistemologico, ma pericolosamente vicina ad esso, tanto che ho l鈥檌mpressione che Popper sia tra i pensatori pi霉 fraintesi dall鈥檌nclito pubblico: essere consapevoli della fallibilit脿 NON equivale a relativizzare (salvo nel senso del relativismo scientifico, che equivale a riconoscere il valore 鈥減rovvisorio鈥� della verit脿: cfr commento a 鈥渕olte nature鈥� di Bellone). La razionalit脿 secondo Popper equivale alla disposizione alla critica (verso gli altri e verso se stessi). Benissimo. Ma in ogni caso e鈥� solo attraverso la ragione, ossia l鈥檃ppello al 鈥減ensiero chiaro e l鈥檈sperienza鈥�, che si pu貌 esercitare la critica, e mai attraverso il ricorso a 鈥渆mozioni e passioni鈥�. La consapevolezza che la scienza ha del proprio carattere provvisorio viene troppo spesso citata come ragione per equiparare scienza e varie forme di superstizione (religioni, Weltanshauung primitive). La prima usa la ragione, le seconde no. La prima 猫 falsificabile, le seconde no. La prima assume la dignit脿 di verit脿 鈥渟ino a prova contraria鈥�; le seconde restano allo stadio di favole per bambini. Popper, nel confutare che esista qualcosa che si possa identificare come 鈥渓a鈥� fonte della conoscenza, in realta鈥� dimostra che non esiste 鈥渦na鈥� fonte della conoscenza univoca per tutti i campi della ricerca del sapere. Benissimo. Ritiene che invece della fonte univoca si debba identificare un meccanismo di ricerca. Benissimo. Credendo nel dubbio (bel paradosso, in se鈥欌€�), indica tale meccanismo (semplificando) come la sottoposizione di ogni ipotesi alla critica. Bene. Ma come non esiste una fonte unica, non credo esista un meccanismo unico (la ricerca della verita鈥� storica non necessariamente e non sempre segue tale meccanismo).
E鈥� certamente vero che anche la 鈥渃onoscenza di sfondo鈥� e la 鈥渃onoscenza disposizionale鈥�, ossia tutto l鈥檃rmamentario culturale di cui siamo dotati 鈥搃ncluso lo strumento linguistico 鈥� dovrebbe 鈥渋n teoria鈥� essere sottoposto a critica continua. E鈥� pero鈥� anche vero che non c鈥檈鈥� bisogno di reinventare la ruota ogni volta, almeno sino a che non mi accorgo che 鈥渇unziona male鈥�, ossia che e鈥� incompatibile con una successiva ipotesi che non riesco a falsificare. Di nuovo, l鈥檈pistemologia mi sembra esercizio poco pratico e tendenzialmente pericoloso (perlomeno in certe mani).
La critica del 鈥渕ito della cornice鈥� e鈥� perfettamente razionale. Ma se per cornice intendiamo il possesso di medesimi strumenti, la piu鈥� ampia cornice possibile e鈥� costituita dalla ragione stessa. Temo che se si esce dalla cornice della ragione (qualsiasi cosa essa sia), il dialogo diventi davvero impossibile.
Ho preso tanti appunti leggendo questo libro. Infatti, in mondo di oggi 猫 difficile capire qual'猫 il verosimile, anche se anche in passato non era de factum facile. Mi 猫 piaciuto questo libro perch茅 tratta un tema assai vicino ad ognuno di noi, esseri sicuri di aver ragione ed ultima parola in qualsiasi discorso (anche se tantissimi negano questo fatto). La semplice accettazione del fatto che non sappiamo quasi nulla sul mondo che ci circonda 猫 pi霉 un atto dell'episodio, che una quotidiana necessit脿... E allora perch茅 perch茅 questo libro, perch茅 la verit脿 non si manifesta, perch茅 nessuno la conosce pienamente e quindi non c'猫 perdono ad un comportamento autoritario. Il fatto che questa semplice idea sia talmente bene spiegata con esempi chiari e facili ad adoperarli in vita di ogni giorno.
Ce livre est une conf茅rence de Karl Popper, c茅l猫bre philosophe des sciences anglais du XX猫me si猫cle sur l鈥櫭﹑ist茅mologie : en gros comment savoir que nous connaissances sont valides. Il est court et assez accessible (sauf une partie o霉 il critique Aristote et l鈥檈ssentialisme, il oppose concepts et d茅finitions que je n鈥檃i pas comprise), et 脿 la fin, en particulier dans les deux derniers chapitres, il r茅sume en quelques points sa th茅orie du falsificationnisme.
Il se d茅coupe en plusieurs parties qui sont reli茅es mais on ne sait pas trop comment (il n鈥檡 a pas de plan rigoureux). Voil脿 pourquoi mes notes sont un peu d茅sorganis茅es (pas n茅cessairement dans le bon ordre o霉 elles sont donn茅es dans le livre).
En gros, Popper essaye de montrer que le probl猫me de la connaissance est mal pos茅, au lieu de se demander 鈥淨uelles sont les sources ultimes et fiables de nos connaissances?鈥� (dit autrement chercher des sources ultimes et fiables pour justifier nos connaissances), il faut se demander 鈥淓st-ce que ces connaissances sont vraies si on les teste avec des faits ?鈥� (dit autrement, tester nos connaissances avec des faits concrets). C鈥檈st un probl猫me mal pos茅 car il suppose qu鈥檌l y a besoin de faire confiance 脿 une autorit茅 ultime. On aurait pu penser que Bacon et Descartes ont r茅ussi 脿 s鈥檈n affranchir en d茅laissant Aristote et la philosophie scolastique, mais en r茅alit茅 ils ont juste chang茅 d鈥檃utorit茅 en prenant pour nouvelles respectivement les sens (l鈥檈xp茅rience sensible) et l鈥檌ntellect (la raison). Pour le dire avec un mot plus 脿 la mode, il rejette le fondationnalisme (qu鈥檕n oppose souvent au coh茅rentisme).
Il r茅fute en particulier l鈥檈mpirisme qui affirme que la source ultime de nos connaissances est l鈥檈xp茅rience sensible : c鈥檈st une position intenable qui m猫ne 脿 une r茅gression 脿 l鈥檌nfini. Par exemple, si je tiens la position empiriste et que je veux savoir si un journal dit vrai quand il pr茅tend que le Premier ministre anglais a avanc茅 son retour de plusieurs heures en Angleterre, je vais investiguer la source. Je vais v茅rifier la source : 1) Est-ce que c鈥檈st bien le journal prestigieux en question qui a donn茅 cette nouvelle ou est-ce qu鈥檌l ne s鈥檃git pas en r茅alit茅 d鈥檜n autre journal qui lui ressemble tr猫s fortement ? 2) Quel la source du journal prestigieux ? Il faut v茅rifier l鈥檌nformateur, le journaliste qui a investigu茅. Ensuite, je me demanderai est-ce que ce journaliste est fiable, 茅tait bien pr茅sent, etc. ? S鈥檌l 茅tait bien pr茅sent, est-ce qu鈥檌l a bien observ茅 le fait, puis ainsi de suite toujours sans fin.
Ainsi il ne faut se fier 脿 aucune source comme 茅tant ultime. On peut toutefois consid茅rer que la plupart sont fiables bien que jamais infaillibles.
C鈥檈st pourquoi il propose sa fameuse th茅orie de la falsifiabilit茅 : il ne faut pas chercher 脿 conna卯tre la v茅rit茅 avec certitude (autrement dit viser 脿 atteindre la v茅rit茅 telle qu鈥檈lle est) mais plut么t chercher 脿 conna卯tre avec certitude ce qui est faux (autrement dit, nous rapprocher de la v茅rit茅 tout 茅tant conscient qu鈥檕n ne pourra jamais l鈥檃tteindre en tant que telle). L鈥檌mportant n鈥檈st pas d鈥檕btenir des informations 鈥減ositives鈥� mais plut么t des 鈥渘茅gatives鈥� (des infirmations de th茅ories r茅futables et 茅prouv茅es/test茅es par des faits).
Il interagit avec ou cite de nombreux philosophes, des modernes comme les empiristes (Bacon, Hume, Locke, Berkeley, Mill) et les rationalistes (Descartes, Spinoza et Leibniz) et des anciens (Platon, Aristote). Il a une connaissance 茅tonnement bonne et pr茅cise des Anciens pour un philosophe contemporain, il est capable de citer des extraits de la *Physique* d鈥橝ristote par exemple.
Il pr茅sente ce qu鈥檌l appelle l鈥櫭﹑ist茅mologie optimiste qui insiste sur le pouvoir de la raison pour conna卯tre la v茅rit茅 (que ce soit les empiristes ou les rationalistes, tous sont dans cette cat茅gorie) bas茅e sur la th茅orie de la r茅miniscence de Platon pr茅sent茅e dans le *M茅non* (o霉 Socrate aide un esclave 脿 se rappeler d鈥檜n r茅sultat math茅matique qu鈥檌l n鈥檃 a priori jamais acquis ou connu).
Il pr茅sente aussi par opposition l鈥櫭﹑ist茅mologie pessimiste en lien avec un Platon plus tardif dans la *R茅publique* o霉 il pr茅sente l鈥檃ll茅gorie de la caverne pour montrer qu鈥檌l est tr猫s difficile pour les hommes d鈥檃tteindre la v茅rit茅 脿 cause de leurs sens et que seuls un tr猫s petit nombre y parvient, et ce avec de nombreux obstacles.
Il introduit la doctrine du caract猫re manifeste de la v茅rit茅 qui dit qu鈥檌l est impossible de refuser de la reconna卯tre lorsqu鈥檈lle se manifeste clairement. Selon lui, c鈥檈st une doctrine avec des cons茅quences importantes. C鈥檈st ce qui donne lieu au fanatisme, les fanatiques sont des gens s鈥檌nsurgent contre ceux qui ne voient pas que ce qu鈥檌ls consid猫rent 锚tre la v茅rit茅 est vrai. Comment donc ne pas laisser ses pr茅jug茅s, ses r锚ves politiques influencer sa connaissance ? Il faut se d茅faire de ses pr茅jug茅s et les 茅valuer par les th茅ories philosophiques et les abandonner dans le cas o霉 ils sont r茅fut茅s.