Suad Amiry (Arabic: ) is a Palestinian writer and architect has been living in Ramallah since 1981. Born in Damascus, Amiry grew up between Amman, Damascus, Beirut and Cairo. She studied architecture at the American University of Beirut, Michigan, US, and in Edinburgh, Scotland. Amiry is author of the well-known book Sharon and My Mother-in-Law which has been translated into 17 languages and was awarded the prestigious 2004 Viareggio Prize. She is the founder and Director of the Riwaq: Centre for Architectural Conservation. Amiry is the vice-president of the Board of Trustees of Birzeit University. Her book Menopausal Palestine: Women at the Edge was published in India by Women Unlimited (2010) Her latest book Nothing to Lose But your Life, has been published by Bloomsbury Qatar Foundation April 2010. Amiry lives in Ramallah with her husband, the academic and political activist Salim Tamari.
I could really relate to what she said about living illegally in Palestine. the term was always ridiculous to me but unfortunately this is how things work in Palestine. For me, I lived illegally but for different reasons. I got my ID just after Oslo during my first visit to Palestine but my journey started when I decided to live in Ramallah to study at Beir Zait university for my masters. And yes in Palestine u can have an ID and still be considered as illegal resident. I have a Gazan ID which means that I can not reach the West Bank but with a special permit. Once it is expired, I had to go back to Gaza or if I decide to remain in WB I will be illegal. Of course the second choice was the most appropriate thing to do especially that I was working and studying in Ramallah at the permit would be mostly for only a week or so. From 1998 till 2000 I stayed in Ramallah and at that time I thought that I had a bad experience, till things became worse after the Intifada. I was lucky that just one day before the outbreak of the Intifada I went to Gaza to live with my parents thinking that I can work on my thesis from there. Which I barely did. It took me 4 years to finish my thesis as I could not make it to the WB at all and I had to go to Egypt to get the material I needed for my thesis. In 2004 I got married and moved to the WB once again. And wooooooo that was a completely different experience, or i would say a nightmare, especially after I became a Mom. I will come back later to explain the difference between the two experiences, but now I have to go.
Non 猫 tanto come lo scrive a colpirmi, anche il presunto 鈥渉umor scoppiettante鈥� del lancio di quarta di copertina non mi colpisce pi霉 di tanto - ho problemi in generale con la scrittura che dovrebbe far ridere di per s茅, figuriamoci con una scrittura che dovrebbe essere brillante e al tempo stesso raccontare il punto di vista dell鈥檃utrice, architetto palestinese nata in Siria, cresciuta ad Amman, fondatrice e direttrice del Riwaq Centre for Architectural Conservation di Ramallah, dove - al momento in cui scrive - risiede ed 猫 tornata a vivere prima dei corsi di laurea all'Universit脿 Americana di Beirut e alla Michigan University, negli anni della seconda Intifada e della Guerra del Golfo - sul conflitto, la convivenza e l鈥檕ccupazione israelo-palestinese.
Dunque, non so cosa ne abbiano detto i lettori israeliani, ebrei israeliani, al di l脿 della trita e ritrita affermazione che i palestinesi dei territori occupati e della Striscia di Gaza sono tutti terroristi o conniventi, ma resta il fatto che gli episodi narrati da Suad Amiry, molti di quegli episodi, che raccontano dell鈥檃ssenza dei pi霉 elementari diritti di un essere umano - documento di identit脿, ricongiungimento familiare, possibilit脿 di viaggiare o di spostarsi dal proprio domicilio, assenza di pari trattamento in caso attacco chimico rispetto ai cittadini israeliani - leggi i primi avevano le maschere antigas in dotazione, i secondi no - dovrebbero suscitare lo sdegno di tutte le parti politiche, di tutta la comunit脿 europea, di tutti gli stati rappresentati all鈥橭NU, di ogni essere umano, senza che a questo sdegno debba essere assegnato per forza un significato politico e essere etichettati come filo-palestinesi. Sar脿 che pi霉 leggo autori palestinesi, e pi霉 guardo i loro film, e pi霉 mi sembra di comprenderne le ragioni. Sar脿 che pi霉 leggo autori israeliani, e pi霉 guardo i loro film, e pi霉 mi sembra di comprenderne le ragioni.
E invece (fermo restando che l鈥檈dizione di questo diario risale ai primi anni del Duemila e che alcuni avvenimenti e alcune opinioni possono risultare datati), a colpirmi non 猫 stato tanto il come, nonostante qualche risata Suad Amiry sia riuscita a strapparmela*, ma, in un crescendo di emozioni che sono passate dalla consapevolezza, all鈥檌ncredulit脿, allo sdegno, fino a sfociare tutte nella rabbia e nel frustrante senso di impotenza, quanto il cosa: e quando Suad si arrabbia e d脿 libero sfogo alla sua frustrazione e alla sua impotenza, quando il senso di ingiustizia ha la meglio su ogni intenzione o sovrastruttura, quando forse abbandona l鈥檌ntento di voler confinare una situazione tanto drammatica a quello humor che tanto stona e a tratti sembra forzata (ma che pure in alcuni frangenti potr脿 essere stata la sua arma per sopravvivere ai tanti coprifuoco e alle tante regole incomprensibili - carte di identit脿 o permessi per autovetture validi per solo per alcuni check-point, per esempio, anche se messi sullo stesso itinerario - nonch茅 alla convivenza forzata, ma non tanto lunga come il titolo potrebbe lasciar desumere - con la suocera novantenne), 猫 proprio in quei momenti che scrive le sue pagine migliori.
Lascio parlare lei, a questo punto, perch茅 ci sono situazioni, episodi, stati d鈥檃nimo - il suo sguardo che si sposta continuamente dal dolore che prova non solo per il suo popolo e per le sue condizioni di vita, ma anche, da architetto specializzato nella tutela del patrimonio architettonico palestinese, per l'abbandono e la distruzione del patrimonio artistico del proprio paese, per la sostituzione della memoria araba con una memoria recente israeliana** - che non possono essere raccontati senza essere stati vissuti.***
脠 stato il tremendo mal di stomaco a svegliarmi all鈥檃lba. Non so perch茅 ho iniziato la giornata pensando a quello che Ariel Sharon disse nel 1973 , quando Winston Churchill III, nipote del primo ministro britannico, gli chiese cosa avrebbero fatto gli israeliani dei palestinesi: 鈥漀e faremo un sandwich al pastrami, infilandoci in mezzo una striscia di insediamenti ebraici e poi un鈥檃ltra ancora che attraversi da un capo all鈥檃ltro la Cisgiordania di modo che, tra venticinque anni, n茅 le Nazioni Unite, n茅 gli Stati Uniti, n茅 nessun altro, riusciranno a farlo a pezzi鈥�. Probabilmente Sharon aveva avuto bisogno di cinque anni supplementari per avvolgere il sandwich al pastrami in un involucro di cemento.
*Credete che Saddam user脿 testate chimiche o nucleari?鈥� chiese Salim nel tentativo di alleggerire la pesante atmosfera creata dall鈥檃ttesa del t猫 e delle torte di George. (!)
**鈥漁 dio, no!鈥�, balzo in piedi e grido con tutta la voce che ho in corpo, colpendo con il pugno il piano di marmo davanti a me. 鈥淒io, non la fabbrica di saponi! Quando finir脿 questo incubo di demolire il patrimonio culturale e gli edifici storici della Palestina?鈥� [鈥 Mi sono messa a pensare a come le piramidi di sapone meravigliosamente accatastati, che ricordo sin da bambina, siano volate in aria quando gli F-16 hanno colpito le sale dalla volta a crociera dov鈥檈rano immagazzinate. Le forme squadrate di sapone grezzo, che un tempo davano vita alle pi霉 belle opere d鈥檃rte che si siano mai visto, e le forme altrettanto squadrate di pietra antica formano ora un cumulo di macerie. All鈥檌mprovviso mi sono ricordata che 猫 alle tredici persone rimaste sotto alle macerie, tutte appartenenti alla medesima famiglia, la famiglia al-Shu鈥檅i, che devo pensare. Mi sono vergognata. [鈥 Sharon, stai risvegliando i nostri peggiori incubi.
***鈥淐he cos鈥檋ai da guardare?鈥� obiett貌 il soldato. Continuai a guardarlo negli occhi con una faccia priva di espressione. 鈥淪mettila di guardarmi鈥� url貌 lo sprovveduto soldato.
Che testa di cazzo, pensai tra me e me. Basta uno sguardo a fargli perdere il controllo! Violato da una lunga occhiata, stronzo? Mi chiedo quale sarebbe la tua reazione se fossi vissuto sotto l鈥檕ccupazione tutti gli anni che ci ho vissuto io, o se i tuoi diritti di consumatore, come tutti i tuoi altri diritti, fossero violati giorno e notte, se gli ulivi nei campi di tuo nonno venissero sradicati, se il tuo villaggio fosse stato spianato con un bulldozer, o la tua casa demolita, se tua sorella non potesse raggiungere la scuola, o tuo fratello avesse avuto tre ergastoli, o tua madre avesse partorito a un posto di blocco, o se tu fossi stato in fila per giorni nel caldo torrido d鈥檃gosto in attesa del tuo permesso di lavoro, o se non ti fosse possibile metterti in contatto con i tuoi cari nella parte araba di Gerusalemme est.
Ho pensato che nessuno dei personaggi di questo libro vive pi霉 a Ramallah o nei territori occupati o nella striscia di Gaza. Sono passati quasi vent'anni e tutto 猫 peggiorato. Si pu貌 sopportare in eterno un sopruso che non ha pi霉 nessuna giustificazione n茅 storica n茅 politica, se mai ne ebbe, da parte israeliana? Si pu貌 sopportare in eterno che la comunit脿 internazionale torni a interessarsi del problema palestinese? In questi giorni sta passando sotto silenzio l'accordo voluto dagli USA, leggi Trump, tra Israele e alcuni paesi arabi a discapito di quello che 猫 rimasto dei palestinesi. Il bello del libro? Quello di farci vedere che nonostante il coprifuoco non solo per le ore notturne, la burocrazia vessatoria, i checkpoint anche tra quartieri, gli ostacoli creati ad arte per impedire di svolgere il proprio lavoro o una vita sociale normale, di farci vedere, dicevo, che questi uomini e donne palestinesi riescono ad avere delle storie: piccole storie quotidiane strappate allo stato di eccezione permanente e perci貌 straordinarie. Immagino che quelli che hanno sostituito i palestinesi fuggiti all'estero o morti per raggiunti limiti di et脿, abbiano continuato e continuino ad avere delle storie tra un tentativo di intifada e l'altro.
Memoir dolente nonostante l'autrice abbia fatto il possibile per descrivere con leggerezza e umorismo, la quotidianit脿 a Ramallah, in Palestina, durante l'occupazione militare tra il 2001 e il 2002. Siamo quindi ben lontani dai pi霉 recenti accadimenti ma i semi di quanto si 猫 poi verificato sono decisamente riconoscibili.
Fin dalle prime righe, in cui Suad Amiry descrive il controllo del passaporto al suo rientro da un viaggio a Londra, si intuisce il senso del sottotitolo: "se questa 猫 vita".
Comunque la si pensi non si pu貌 che restare sgomenti e addolorati leggendo di quotidiane paure, di comprensibili paranoie e della costante percezione di vivere in una gabbia.
Il libro non ha la scorrevolezza e la piacevolezza di un romanzo perch茅 tale non 猫, ma merita comunque la lettura per il suo autentico e vibrante contenuto.
Little is known about the normal Palestinian life except for conflict & occupation. This book gives you a look on an ordinary Palestinian's joys, sorrows and sufferings in a fun way. And that makes it all that different and special.
Please read this book! It is what I have been trying to tell everyone about the Palestinian occupation. It is not about the religion it is about the people. The people that want to write, attend concerts, feed their kids, go to work! The Israeli's are wrong in their treatment of the Palestinians. This was a quick read about a women who lives in the West Bank and her experiences.
Uno strano libro. Non 猫 un romanzo e non 猫 nemmeno un diario鈥� piuttosto 猫 come se un鈥檃mica ti chiamasse al telefono da Ramallah e ti raccontasse cosa succede, come capita, nella foga, nel disordine, senza tante spiegazioni perch茅 vi conoscete gi脿, e conoscete gi脿 la situazione. In certi momenti 猫 molto toccante, in altri esasperante. Certo la situazione 猫 terribile, lo 猫 oggi come vent鈥檃nni fa quando 猫 stato scritto e come vent鈥檃nni prima eccetera, ma non ho avuto un鈥檌mpressione diversa da quella che provo leggendo un reportage sull鈥檃rgomento. 脠 stata una lettura piuttosto faticosa e, tra le altre cose, non ho capito la traduzione, ossia la scelta di lasciare il testo pieno di parole arabe tradotte subito dopo, probabilmente 猫 una scrittura che in traduzione perde molto la sua vivacit脿, il suo spirito. Interessante, simpatico. Ma sto ancora cercando il Libro Dalla Parte Dei Palestinesi.
Great humorous (though I did cry multiple times) book on living in Occupied Palestine. Lots of the same heart breaking stories you have always heard-olive groves demolished, people forced to leave their homes in 1948 (the other day at my international ladies' program we had cultural day and a little old lady got up and told in broken English how she fled her home in 1948 and has never been back to Palestine since yet she proudly writes it each week on her name tag as her country), security at airports, check points, not being able to get to work, not being able to get to school, not being able to see family, Saud was even separated from her husband for a while, house searches, cars flatten, curfews-and all of this for law abiding Palestinians. Its a great read to open your eyes and get your blood pumping. I do recommend Blessed are the Peacemakers by Audeh Rantisi (a Pal pastor) and Light Force by Brother Andrew (an unbiased outsiders thought) for a more uplifting and Christian perspective. But this personal account from a free spirited nonreligious lady is good. And while she doesn't go into causes or solutions it makes me sad to think this whole nation of people are living under such oppression (or they innocent now? not really but that doesn't change the original thought) because one European nation killed a bunch of Jews and other European people said well let's give them a country where they lived 2000 years ago before another European nation kicked them out.
4stelle per simpatia e per solidariet脿 a Suad Amiri. I suoi diari fanno a tratti sorridere, pur essendo un'amara ironia quella che usa per scriverli, per raccontare la vita quotidiana in un paese quasi costantemente sotto coprifuoco, dove per spostarsi di pochi chilometri si 猫 controllati pi霉 volte, per avere dei documenti in "regola" sia un'impresa che richiede anni di pazienza ed altre bazzecole del genere. finora ho trovato utile leggere i suoi libri per scoprire fatti della storia della Palestina che non conoscevo.
Suad tells the story of every Palestinian's struggle to live and find joy against the odds of the Israeli occupation. She manages to do so in a very hilarious way (i'd literally start laughing out loud while reading this!). This book is a great read, even for all you who prefer fiction and non-politics, this nonfiction does not come short of being interesting and full of funny pulling events which anyone would be interested in reading. A must read!
鈥� Questo racconto, che pu貌 essere definito in parte romanzo e in parte diario 'di guerra' (anche se in effetti i momenti narrati si riferiscono a periodi di pausa dalla guerra infatti il libro si compone, episodio dopo episodio, durante il coprifuoco del 2002 imposto dal governo israeliano di Ariel Sharon ai palestinesi) ha due cifre che lo caratterizzano: la semplicit脿, nella sua accezzione positiva, e l'ironia.
鈥� Semplicit脿 formale che dona respiro e leggerezza, ma anche semplicit脿 nei racconti di piccole azioni quotidiane (portare un cane dal veterinario, far visita a un vicino di casa, ottenere la carta di identit脿, riparare una porta) che dovrebbero nomalmente fluire comode e naturali ma che diventano complesse e pericolose durante un coprifuoco che segue e nasce da un conflitto da troppo tempo acceso e che tante incomprensioni e diffidenze ha fatto maturare.
鈥� "No, questo stupido muro non ha niente a che vedere con la sicurezza di Israele. Guardatelo! Non separa Israele dalla Palestina. Separa i palestinesi dalla Palestina. Questo muro, come la maggior parte dei trecentoventi checkpoint, non c'entra niente con la sicurezza di Israele! Se Israele vuole proteggersi con un muro di separazione, deve costruire muro e checkpoint lungo i confini del 1967, non sulla nostra terra. Questo 猫 il pi霉 grosso tentativo di appropriazione di terra e acqua della storia di Israele. Sostenendo di separarsi da noi, si sono presi il 55 per cento della nostra terra. E la chiamate sicurezza"
Malgrado la sfida lanciata nelle ultime pagine, il diario che racconta l'assedio ai danni della popolazione palestinese non 猫 per nulla noioso, anzi! Un concentrato di ironia e leggerezza per raccontare eventi e situazioni che di leggero non hanno assolutamente nulla; una descrizione sincera e diretta di pensieri, molti, e azioni, poche, della quotidianit脿 a Ramallah con e senza coprifuoco.
Wow!! How is this book missed from the long list of books talking about occupied Palestine? While Suad puts the whole daily struggle in a funny chunks, you cant possibly miss the dark side of the reality of their existence! Brilliant!!
Though Amiry's experiences in Occupied Ramallah take place nearly two decades ago, her stories serve as both a comprehensive history lesson and a reminder that things have only gotten worse in Palestine. A great read for further understanding of what it's like for Palestinians to live under the Israeli occupation.