Da bambina ero una gran lettrice, ma dai dieci ai diciotto anni ci fu un periodo in cui detestavo la lettura. Quando cominciai a disamorarmi dei libriDa bambina ero una gran lettrice, ma dai dieci ai diciotto anni ci fu un periodo in cui detestavo la lettura. Quando cominciai a disamorarmi dei libri? Quando a scuola e in famiglia iniziarono a bombardarmi con tutti quei luoghi comuni sui libri come cibo per la mente e per l’anima, sulla lettura che fa crescere e rende migliori, sul leggere per conoscere il mondo veramente; quando tutti s’impegnarono a scegliere per me tutta una serie di letture edificanti, che mi avrebbero aiutato a comprendere la differenza tra il bene e il male, a capire quali e quanti problemi affliggono il nostro mondo, ecc. Soprattutto cominciai a detestare la lettura quando iniziarono a impormi riassunti, analisi, schede dei libri che dovevo leggere per forza e infine quando gli insegnanti smisero di praticare quella cosa che credo sia fondamentale per far appassionare i giovani ai libri: la lettura guidata, condivisa e partecipata in classe. Tra i tanti luoghi comuni sulla lettura si dice che l’esempio degli adulti sia importantissimo per far appassionare ai libri i ragazzi. Per me però fu proprio l’opposto: vivevo con una certa insofferenza quell’ostentare degli adulti il mostrarsi sempre impegnati nelle letture e quel senso di disapprovazione per il mio disamore verso i libri che mi faceva sempre sentire di non essere alla loro altezza. Tornai ai libri solo quando la scelta di leggere divenne la mia. Credo che tutto quanto mi è accaduto valga per molti ragazzi e l'autrice di questo saggio sembra convalidare la mia idea. Giusi Marchetta ha un grande pregio: ha scritto un libro che rifugge da tutte quelle banalità che propiniamo ai ragazzi sulla lettura, ma anche da quell’enfasi, quell’ammiccante e forzata provocatorietà di Pennac in Come un romanzo, libro a mio parere ricco di aforismi, in cui tutti noi lettori convinti ci siamo compiaciuti, ma che di fatto si è rivelato poco efficace in termini pratici. L’autrice elenca tutta una serie di suggerimenti per far crescere i lettori: più biblioteche nelle scuole; lettura di testi riguardanti tutte le materie di studio, come parte integrante delle lezioni scolastiche; libera scelta, da parte dei ragazzi, dei libri da leggere, aprendo la porta a quei generi letterari di solito disapprovati dagli insegnanti e spesso dai genitori; rinuncia alla scheda libro (tanto più che con l’avvento di internet ormai gli studenti possono scopiazzare alla grande); l’uso di audiolibri; la drammatizzazione, il gioco; l’incontro con gli autori; l’abolizione di qualunque censura che porti a proporre solo testi giudicati moralmente edificanti e formativi. Il vero problema, che Marchetta però non affronta in profondità , è che la nostra scuola non è assolutamente pronta a questo. Quali insegnanti sarebbero disposti a uscire dagli schemi; quale Scuola e quali genitori sarebbero disposti a ribaltare completamente i programmi scolastici in cui tutto deve essere omologato, organizzato, definito in tempi e spazi precisi? Una mia riflessione: si afferma sempre che leggere serve a imparare a scrivere, io penso il contrario. Sfruttare quell’innato desiderio di raccontare e di raccontarsi, di inventare storie, tipico del bambino, portando questi gradualmente a saper trasporre la narrazione orale sulla pagina scritta, potrebbe creare, in una sorta di sinergia, oltre che adulti che sappiano scrivere anche lettori appassionati....more
…a baciarsi con i pesci e a rimanere veri uomini però?
L’idea e certe pagine sono davvero eccellenti. Molte però sono di una noMa come fanno i marinai�
…a baciarsi con i pesci e a rimanere veri uomini però?
L’idea e certe pagine sono davvero eccellenti. Molte però sono di una noia mortale e decisamente autoreferenziali; insomma come si dice: il troppo stroppia.
Questo è uno di quei libri che mi fanno rimpiangere più che mai di non aver posseduto quella padronanza della lingua inglese che mi avrebbe consentitoQuesto è uno di quei libri che mi fanno rimpiangere più che mai di non aver posseduto quella padronanza della lingua inglese che mi avrebbe consentito la lettura del testo originale. In pochi giorni ne ho lette tre traduzioni (Capriolo, Di Biagi e Persichelli), continuando a confrontare le pagine scritte da Conrad con quelle in italiano. E sì che per Conrad l’inglese era la terza lingua, che iniziò a parlare solo da adulto. E sì che in fondo lui non aveva portato a termine gli studi ed era stato, per oltre metà della sua vita, un girovago uomo di mare; insomma tante cose è stato Conrad, tranne quello che viene definito un “letterato�. Di conseguenza potrebbe non spiegarsi la frustrazione che ho avvertito per essermi dovuta “accontentare� delle traduzioni in italiano del libro. Conrad è un grande condensatore della scrittura ed è riuscito in questo racconto, con un uso preciso, reiterato e spesso simbolico dei termini, a realizzare grandemente quella che lui stesso definisce la funzione della parola: qualcosa che “fa vedere, udire e sentire� il lettore. Un vero peccato quindi non poter leggere quelle precise parole. La grandezza di Conrad, come molti commenti (Rosenkalvalier, sigurd, per esempio) ben evidenziano, è quella di saper raccontare altro rispetto a quello che si legge. È quella di aver scritto un romanzo di “avventura�, in cui l’avventura è sì il viaggio geografico lungo il Congo, nel cuore oscuro dell’Africa colonizzata, rapinata e massacrata dall’uomo bianco, ma è soprattuto il viaggio dentro l’uomo adulto nell’età moderna e nel senso della sua esistenza in una dimensione laica (qui l’ho sentito proprio come punto di rottura rispetto alla visione ottocentesca alla Dostoevskji o alla Tolstoj e anticipante la letteratura successiva). Conrad tesse così un racconto sulla condizione umana, un viaggio dentro le tenebre del cuore dell’uomo, un viaggio nel quale fortissima ed efficace è l’immagine della giungla che si richiude alle spalle del battello a vapore, quale metafora del punto di non ritorno. “Gli ampi tratti di fiume ci si aprivano davanti e si richiudevano dietro di noi, come se la foresta si fosse spinta con calma attraverso l'acqua per sbarrarci la strada del ritorno. Penetrammo sempre più profondamente nel cuore di tenebra.� Il senso del libro è tutto nella fine, nelle ultime pagine del racconto, quando tutto ciò che è stato scritto, anche i dettagli minuti, riemerge e assume un significato e una coerenza sorprendenti. Leggerò anche Giovinezza e Al limite estremo, i due romanzi che con Cuore di tenebra completano il viaggio di Conrad nelle tre età dell’uomo....more
Gli amici del Gruppo di Lettura reale di Milano sono davvero speciali. Qualche giorno fa, a commento del romanzo Fiori per Algernon, avevo espresso ilGli amici del Gruppo di Lettura reale di Milano sono davvero speciali. Qualche giorno fa, a commento del romanzo Fiori per Algernon, avevo espresso il desiderio di leggere il racconto, scritto in origine da Keyes, presente in questa antologia curata, tra gli altri, da Carlo Fruttero. E così Stefano all'incontro mensile del nostro gruppo mi ha fatto una graditissima sorpresa e mi ha portato questo prezioso lbro, datato 1973. Sono davvero felice e ho già letto il racconto di Keyes. Come prevedevo è molto ma molto meglio del romanzo: è più diretto, più efficace e coinvolgente rispetto alla versione lunga, gravata a mio parere di una sensazione di "allungamento brodesco" che toglie molta di quella fulminante partecipazione e vicinanza con il protagonista che ho provato leggendo il breve racconto. La fantascienza non è il mio forte, ma questa storica antologia di racconti, la leggo tutta. È un'occasione da non perdere: quando mai mi ricapiterà che qualcuno potrà prestarmela di nuovo? Grazie mille, Stefano!...more
Il racconto La Sirena è considerato un gioiello, tanto da essere stato pubblicato singolarmente. Ci sta, condivido. Ma I ricordi di giovinezza mi hannIl racconto La Sirena è considerato un gioiello, tanto da essere stato pubblicato singolarmente. Ci sta, condivido. Ma I ricordi di giovinezza mi hanno incantata e mi sono gustata con tutti i sensi il sontuoso palazzo di via Lampedusa, le stanze, il mobilio, i quadri; ma anche l’amata e irraggiungibile tenuta di Santa Margherita Belice con i suoi feudi e l’enorme casa con le sue trecento stanze, la biblioteca, l’orto e i giardini. Persino la detestata Torretta mi sono gustata, con quella facciata da tomba gentilizia e la vasca per la raccolta delle deiezioni di tutto il paese, ma con una terrazza “che dominava la vallata, una di quelle tristi vallate siciliane, disarmoniche e pelate, che in fondo in fondo lasciano sempre vedere un piccolo straccetto di azzurrissimo mare�. E mi sono gustata anche le ricche scampagnate della nobile famiglia con carrozze, muli, cuochi e timballo di maccheroni ai tartufi nell’assolata campagna, profumata di origano e nepitella. Bello, da leggere e gustare assolutamente!...more
Dal racconto pubblicato nel 1959, Keyes sviluppò nel 1966 questo romanzo, dal quale sono stati tratti un film e un musLo strano caso di Charlie Gordon