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Roberta's Reviews > Niente

Niente by Janne Teller
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it was amazing
bookshelves: viaggio-in-europa, danimarca

Non c'è niente che abbia senso,
è tanto tempo che lo so. Perciò
non vale la pena far niente,
lo vedo solo adesso


Questo racconto parte in maniera falsamente innocente, con un liceale che tenta di imporre la propria filosofia ai compagni. Questa filosofia è il "niente" del titolo: per Pierre Anthon nulla ha un senso, niente ha un significato, nemmeno l'educazione. Per questo motivo lascia la scuola e si arrampica su un albero di prugne, come un novello Cosimo Piovasco di Rondò, e da lì beffeggia gli ex compagni che passano per e dalla scuola. Come decidono di reagire i ragazzi? Cercando il significato.
Si nascondono pertanto in un edificio abbandonato e cominciano a riempirlo di cose, oggetti-simbolo che dovrebbero rappresentare ciò che loro ritengono importante. Ed è a questo punto che la storia diventa improvvisamente macabra e crudele, come solo un gruppo di giovani può immaginare. Ogni ragazzo o ragazza, dopo aver pagato il proprio pegno, sceglie il prossimo "giocatore" e la sua "penitenza", che diventano sempre meno pratiche e più emotive. Come abbiano fatto genitori, tutori ed insegnanti a non accorgersi di niente è decisamente la parte fantascientifica della storia.
Alla lunga l'accumulo di oggetti - la catasta del significato - non può essere più nascosta e gli adulti reagiscono in modo strano: invece di sanzionare lo strano e violento gioco lo rendo opera d'arte contemporanea.
Ma cosa ne pensa Pierre Anthon, il ragazzo per cui il tutto è stato costruito? Niente. I compagni non sono riusciti a convincerlo, per lui nulla ha una ragione, nemmeno le cose a cui essi hanno rinunciato per metterle nella catasta, a sua completa disposizione, in bella vista, ogni cosa un simbolo di ciò che per loro ha un peso.
Pierre Anthon è l'antagonista, il nemico, il dubbio canceroso che, se lasciato crescere, potrebbe rovinare l'esistenza di questi ragazzi, e loro non possono permetterlo. L'unica cosa da fare con un cancro è combatterlo, estirparlo, ammazzarlo. Ancora una volta la metafora si concretizza nella rabbia di questi adolescenti, costretti forse a pensare da adulti quali non sono. Ancora una volta reagiscono emotivamente, con una rabbia troppo spesso rivestita da freddezza, e alla fine solo il fuoco riesce a ripulire tanto l'edificio quanto le loro coscienze.
Dopo queste vicende non si rivedranno più. Si separeranno, chi per proseguire gli studi in altre città, chi per prendersi cura di sé stessa. Si reincontreranno, certo, ma sempre per caso e con un certo malessere, facendo di tutto per ridurre al minimo il contatto o fingendo di non essersi visti, di dover cambiare strada.
Il significato, purtroppo, non è mai stato trovato.
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Reading Progress

September 28, 2015 – Started Reading
September 28, 2015 – Shelved
September 28, 2015 –
36.0%
September 29, 2015 – Finished Reading
September 30, 2015 – Shelved as: viaggio-in-europa
April 27, 2022 – Shelved as: danimarca

Comments Showing 1-1 of 1 (1 new)

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Simone Ciao! Ottimo resoconto :) Mi sento di aggiungere solo questo.

Per esperienza lavorativa, ti assicuro che gli adulti che non si accorgono di nulla è in realtà la parte più attuale del racconto, ancor più delle reazioni dei ragazzi


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