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Fuga senza fine
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Cosa può succedere a un uomo quando vengono a mancare punti di riferimento, quando ciò in cui crede smette di avere senso, quando i valori ritenuti fondamentali vengono meno?
Può smarrirsi, può lasciarsi trasportare dagli eventi, può fuggire di situazione in situazione, può avere problemi di integrazione con luoghi e persone, può essere ossessionato da quello che è stato e che avrebbe potuto essere, vivendo con un costante senso di alienazione.
È ciò che succede a Franz Tunda, protagonista di "Fuga senza fine" e alter ego dell'autore, che vive nel periodo tra le due guerre, tra la rivoluzione russa e la crisi dell'impero asburgico e della borghesia intellettuale europea.
Questo approccio alle cose, libero e non superficiale, lo rende di fatto non incisivo, incapace di desiderare; alla fine, superfluo.
�Un uomo giovane e forte, dai molti talenti, che nel cuore della capitale del mondo non sapeva cosa dovesse fare. Non aveva nessuna professione, nessun amore, nessun desiderio, nessuna speranza, nessuna ambizione e nemmeno egoismo. Superfluo come lui non c'era nessuno al mondo�.
Mi ha ricordato altri libri sugli inetti e sul male di vivere, scritti nel medesimo periodo. Forse per rafforzare l'immagine di questa carenza di obiettivi e di ideali, il libro è scritto in modo abbastanza distaccato, asciutto, senza entusiasmo, quasi indifferente.
Precise le descrizioni, dettagliata e acuta l'analisi dei personaggi, una prosa raffinata e scorrevole, riflessioni a tratti folgoranti.
Cupo, decadente, riflessivo, senza guizzi come può esserlo inevitabilmente chi non vede prospettive positive.
E infatti Roth le prospettive non riusciva più a vederle, visto che negli ultimi anni della sua vita precipitò in una profonda solitudine annebbiata dall'alcool.
"Di tutte le lacrime che s’ingoiano le più care sono quelle piante su se stessi"
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Cosa può succedere a un uomo quando vengono a mancare punti di riferimento, quando ciò in cui crede smette di avere senso, quando i valori ritenuti fondamentali vengono meno?
Può smarrirsi, può lasciarsi trasportare dagli eventi, può fuggire di situazione in situazione, può avere problemi di integrazione con luoghi e persone, può essere ossessionato da quello che è stato e che avrebbe potuto essere, vivendo con un costante senso di alienazione.
È ciò che succede a Franz Tunda, protagonista di "Fuga senza fine" e alter ego dell'autore, che vive nel periodo tra le due guerre, tra la rivoluzione russa e la crisi dell'impero asburgico e della borghesia intellettuale europea.
Questo approccio alle cose, libero e non superficiale, lo rende di fatto non incisivo, incapace di desiderare; alla fine, superfluo.
�Un uomo giovane e forte, dai molti talenti, che nel cuore della capitale del mondo non sapeva cosa dovesse fare. Non aveva nessuna professione, nessun amore, nessun desiderio, nessuna speranza, nessuna ambizione e nemmeno egoismo. Superfluo come lui non c'era nessuno al mondo�.
Mi ha ricordato altri libri sugli inetti e sul male di vivere, scritti nel medesimo periodo. Forse per rafforzare l'immagine di questa carenza di obiettivi e di ideali, il libro è scritto in modo abbastanza distaccato, asciutto, senza entusiasmo, quasi indifferente.
Precise le descrizioni, dettagliata e acuta l'analisi dei personaggi, una prosa raffinata e scorrevole, riflessioni a tratti folgoranti.
Cupo, decadente, riflessivo, senza guizzi come può esserlo inevitabilmente chi non vede prospettive positive.
E infatti Roth le prospettive non riusciva più a vederle, visto che negli ultimi anni della sua vita precipitò in una profonda solitudine annebbiata dall'alcool.
"Di tutte le lacrime che s’ingoiano le più care sono quelle piante su se stessi"
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Reading Progress
March 8, 2017
–
Started Reading
March 8, 2017
– Shelved
March 8, 2017
–
Finished Reading
August 7, 2017
– Shelved as:
austria
November 29, 2017
– Shelved as:
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