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Sempre nel posto sbagliato. Autobiografia
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Leggendo il Said accademico e saggista mi era effettivamente parso di riscontrare una certa dote da narratore, sarà per la sua sconfinata cultura letteraria o per la sua voce inconfondibile che porterebbe chiunque a riconoscerne il timbro tra mille, che ha espresso pieno potenziale in questa sua autobiografia. La sua lotta strenua per il diritto di auto rappresentazione dei popoli vessati da un passato coloniale o da equilibri di potere iniqui si riflette nel suo vissuto individuale, nel suo microcosmo familiare. Qui sperimenta per la prima volta il senso di smarrimento che viene dal vedersi necessariamente riflessi nello sguardo altrui. Della madre, del padre, dell'istituzione di stampo coloniale. Il vero 'Edward' andava costruendosi nella penombra della sua stanza ogni qualvolta potesse confrontarsi con la propria musica, la propria letteratura, i propri svaghi e più avanti i propri interessi più intellettualmente orientati. Solamente una volta adulto questa identità ebbe modo di esprimersi soverchiando finalmente, sebbene mai definitivamente, le diverse vesti spesso contraddittorie che gli erano state cucite addosso da altri. Un vero e proprio racconto di formazione quindi, che ci accompagna nella vicenda biografica di uno dei più grandi pensatori del secolo passato, che ha rivoluzionato ( o perlomeno ha lasciato solide fondamenta sulle quali i posteri potranno lavorare ) la percezione dei giochi prospettici tra ""Oriente"" e ""Occidente""; l'infanzia e l'adolescenza vissuta nell'agio, lontana dall'esperienza della guerra o della povertà , che si limitava a godere del tepore della propria confortevole quotidianità . Un'infanzia totalmente depoliticizzata quindi quella di Edward, che viveva l'esperienza coloniale che lo riguarderà sia in Palestina, ai tempi colonia inglese, che successivamente Al Cairo, anch'essa sottoposta alla corona britannica prima e agli Americani poi, sicuramente come fonte di disagio sottopelle ma tendenzialmente come lo stato naturale delle cose. L'acquisizione della cittadinanza americana da parte del padre in tempo di guerra in virtù dei servizi resi nell'esercito gli darà poi l'opportunità di spostarsi dall'Egitto agli Stati Uniti per completare i propri studi. Questa condizione di moto perpetuo, questo esser cresciuto in contesti coloniali, l'aver sperimentato una sorta di colonizzazione dell'habitus, dell'identità più intima in seno all'ambiente familiare ai limiti del più subdolo dispotismo affettivo, la sudditanza alla figura paterna che susciterà in lui un misto di insofferenza e dipendenza e il rapporto morboso con la madre iperprotettiva che esercitava sul piccolo Edward un controllo costante che spesso deragliava nel ricatto psicologico, lo portano a crescere con la consapevolezza di dipendere da una rete intricata di rapporti di forza che lo sospingevano ridefinendolo continuamente. Inutile dire quanto la sua esperienza di prima mano abbia influenzato il suo lavoro intellettuale.
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Sempre nel posto sbagliato. Autobiografia.
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Reading Progress
Started Reading
October 27, 2017
–
Finished Reading
November 15, 2017
– Shelved
November 17, 2017
– Shelved as:
amori-letterari