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Mariafrancesca di natura viperesca sta con gli ultimi della terra's Reviews > Il Ponte sulla Drina

Il Ponte sulla Drina by Ivo Andrić
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C’� un ponte nella mia città chiamato dell’Ammiraglio


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[C’� un ponte nella mia città chiamato dell’Ammiraglio. Il corso del fiume è stato deviato negli anni �30 per scongiurare gli straripamenti e� lui� è rimasto là, mezzo interrato su un prato recintato, monumento di se stesso dopo essere stato espropriato alle greggi che vi brucavano negli anni �50 e ai tossici che l’insozzavano dagli 80�. Quattrocento anni prima del ponte bosniaco latini, greci, ebrei, arabi e normanni lo calpestavano sembrandogli eterna quella vita che solo poco dopo si sarebbe dissolta].


Qualsiasi cosa mi venga in testa di scrivere su questa lettura l’hanno già pensata e scritta altri, a cominciare dallo stesso autore.
Nel discorso pronunciato all� assegnazione del premio Nobel, nel �61, lui stesso dice di essersi ispirato a Sherherazade, non tanto nella sostanza ma come modello narrativo in cui il narratore cerca � di sospendere l’inevitabile condanna a morte e di prolungare l’illusione della vita e della sua durata.

Difficilissimo parlarne nonostante la semplicità di scrittura che, ingannevolmente, ti invita a tuffarti dal ponte dentro le acque della Drina per farti scoprire che quel fiume, come nei presepi poveri, è solo un frammento di specchio, pura illusione destinato a frantumarsi.
Di questa illusione durata quattro secoli ci racconta Andric come se, lui cresciuto a Visegrad quando già Francesco Giuseppe ne era imperatore, guardando il ponte lo vedesse realmente attraversato da piccoli uomini tutti diversi per razza, religione e modi di pensare: atomi diversi tra loro ma uniti da legami che ne fecero una materia unica, fragile e forte allo stesso tempo. A volte ha guardato quel mondo nel suo insieme a volte si è munito di binocolo quasi a spiare i sentimenti di chi l’attraversava e leggere sulle labbra di chi indugiava a discorrere sui sedili di pietra bianca.

Ho preso appunti, mentre leggevo. Ho segnato pagine e nomi. E potrei anche elencarli e scriverne e dedicare un epitaffio a ciascuno di loro; ma nella testa mi frulla, mentre le figurine impallidiscono, l’illusione dell’eternità possibile della pace e dell’ecumenismo. Basterebbe che l’uomo ne avesse memoria, per non fargli commettere i soliti, eterni, tremendi errori. Ma l’uomo dimentica e il ponte non ha voce e parole. E le cose accadono di nuovo e sempre.

Andric era uno appassionato di Leopardi e per tutta la lettura il Ponte sulla Drina, nonostante di manifattura umana, mi è apparso come il Vesuvio della Ginestra: inerte e incolpevole spettatore delle miserie umane, della loro storia.
Già � in italiano la parola storia è ambigua, dai mille significati, dalle mille sfumature che si ritrovano tutte in questo romanzo: storia come “leggenda� , storia come vissuto personale, storia come esposizione delle disposizioni ineluttabili del potere triturando la carne e il sangue dei popoli suo bersaglio.
Andric si fa carico di questi mille significati della parola storia. E grazie a questa complessità non può definirsi scrittore balcanico ma universale. Questo suo raccontare serve a “sospendere l’inevitabile condanna a morte e di prolungare l’illusione della vita e della sua durata� su tutti i ponti del mondo.

Un unico rimpianto: averlo accantonato negli anni �60 quando lo comprai. Avrei capito quello che accadde poi, negli anni �90, quando la vendetta di feroci criminali si incarnò da "storia" nell’indifferenza dell’Europa.

P.S.
26 Dicembre 2010
Uno dei libri più belli mai letti nella mia non breve vita di lettrice. L'urgenza di rileggerlo mi è venuta mentre scorrevo le pagine dell'ultimo di M. Revelli: Umano, inumano e Postumano.
E se da un lato condivido le tesi dell'ottimo libro, dall'altro mi sono tornati in mente due libri, quello di Andric e l'Iliade di Omero, in cui si può leggere ( quindi toccarne la verità essendo la letteratura l'unico posto in cui la storia umana la incide) che la coppia umano/disumano non si è palesata solo dopo Auschwitz, ma ha accompagnato l'umo durante tutto l'arco di tempo della sua storia, iniziata con la scrittura.
E mentre il disumano, il disconoscimento nell'altro del sé umano, infarcisce tutta l'Iliade, "Il Ponte sulla Drina è la testimonianza storica di luoghi e momenti in cui l'uomo ha riconosciuto nell'altro l'umano di cui lui stesso si sentiva portatore, al di là della razza, della lingua e della religione e dove "la disumanità", di cui l'uomo sembra non possa fare a meno, era istintuale, fugace e limitata all'attimo del delitto più o meno efferato quando il potere si dispiegava non contro il singolo corpo ma contro l'opposizione al suo volere. Una lotta tra capibranco se vogliamo cosarla.
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Reading Progress

November 29, 2017 – Shelved
November 29, 2017 – Shelved as: to-read
December 1, 2017 – Started Reading
December 10, 2017 – Finished Reading
December 16, 2020 – Started Reading
December 26, 2020 – Finished Reading

Comments Showing 1-5 of 5 (5 new)

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message 1: by amapola (last edited Dec 10, 2017 11:29AM) (new) - rated it 5 stars

 amapola Un libro meraviglioso, sì! Ti invito anche a leggere i suoi racconti, che sono altrettanto belli, soprattutto "I ponti".
Gran bel commento, Mariafrancesca! :)


Siti Vedi che ne avevi da dire, a dispetto di chi ha già detto. intanto su di me


Siti scusa... partito il messaggio prima. Dicevo su di me tue parole si sono impresse. Lo leggerò.


Gattalucy E pensare che ce l'ho lì da anni e non l'ho mai letto! Grazie


message 5: by [deleted user] (new)

Belli i tuoi commenti. Sinceri, biografici , anatomici.


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