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Mentre aspettava, osservò gli articoli in vendita a cifre esorbitanti; piatti con dipinti la cascata di Gulfoss e Geysir, statuette del dio Thor armato di martello, portachiavi con ciuffi di pelo di volpe, poster che illustravano tutti i cetacei avvistabili dalle coste del paese, giacche di pelle di foca che costavano quanto un suo stipendio. Meditava di comprarsi qualcosa che gli ricordasse quell’Islanda strana, da turisti, che in realtà esisteva solo nell’immaginario degli stranieri ricchi, ma non trovò nulla di abbastanza economico.

Si avvicina il Natale e un omicidio porta l’agente Erlendur in uno dei più importanti hotel di Reykjavík: turisti, decorazioni, musica� tutto molto distante dalla sua vita. La vittima di questo romanzo è un uomo vestito da Babbo Natale che in passato è stato un bambino prodigio, una voce bianca.
Quanto può essere intensa una voce? Quanti e quali ricordi sepolti sotto la tempesta può far riaffiorare? Erlendur lo scoprirà mettendo un 45 giri sul giradischi.
In questo romanzo Indriðason intreccia almeno tre linee narrative: il caso di “Babbo Natale�; il passato di Erlendur; il caso su cui sta indagando Elínborg. A legare le tre storie è il complicato rapporto genitori-figli e non può quindi mancare, anche in quest’occasione, la relazione tra Erlendur e sua figlia Eva Lind, che si sviluppa da un romanzo all’altro.
Come al solito ho apprezzato questo giallo tanto freddo, l’intreccio mi è sembrato molto buono e l’ambientazione nel particolare mondo della musica interessante. Erlendur, con la sua rara capacità di ricredersi e di riconoscere i propri errori, è un personaggio che mi piace molto, anche se temo che in quest’occasione Indriðason abbia esagerato con la sua ingenuità: possibile che un agente della omicidi ci metta tanto a capire la caratteristica della vittima? Possibile che con il suo mestiere e le sue esperienze personali non riconosca l’odore dell’hashish?
E poi certo, un po� di editing non avrebbe guastato, perché leggere di Erlendur che sta bevendo uno Chartreuse Verde qualche riga prima di essere arrivato al bar lascia abbastanza spiazzati.