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Nerone
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Ho scoperto questo incredibile autore ungherese grazie alla casa editrice “Anfora Edizioni�, che ha pubblicato “Anna Edes�, romanzo ambientato nell’Ungheria tra le due guerre. Dopo aver letto � no, gustato - “Anna Edes�, mi sono messo immediatamente alla ricerca degli altri romanzi dell’autore e li ho recuperati tutti, almeno quelli tradotti e ancora disponibili, cosa che dovreste fare anche voi se non volete perdervi un vero fuoriclasse.
Il suo primo lavoro in prosa si discosta dai suoi lavori futuri per un particolare: “Nerone�, come dice il titolo, è un romanzo storico che prende la figura del sovrano romano e la restituisce al lettore sotto forma narrativa, con un’attenzione per la veridicità storica encomiabile, che presta il fianco solo in un paio di occasioni ad errori, ad eventi non veramente accaduti (ad esempio l’autore dice che Poppea è morta dopo che Nerone le ha dato un calcio nello stomaco quando era incinta, quando invece, stando alle fonti, la morte della donna è avvenuta per cause dovute a complicazioni del parto). Il romanzo è stato pure lodato da un certo Thomas Mann, di cui sono riportate le parole nella prefazione. Questo encomio da parte di un autore tra i più rappresentativi dell’epoca è tanto più sorprendente quanto più si pensa che “Nerone� è la prima opera dell’autore ungherese.
Dicevo che “Nerone� è un romanzo magnifico. Lo è, fidatevi. L’autore è riuscito a regalare al lettore un personaggio complesso, tormentato, privo di qualsivoglia freno morale, tanto che si divertiva ad uccidere la gente: provava piacere a vedere la vita abbandonare il corpo delle sue vittime; nello stesso tempo però era un amante dell’arte, lui stesso tentava di essere poeta senza veramente riuscirci a causa del suo scarso talento. Era geloso del talento altrui, voleva primeggiare e non si faceva scrupoli ad uccidere i suoi rivali, come Britannico, il suo fratellastro, morto avvelenato. Arriverà anche ad uccidere la madre, facendo terra bruciata attorno a lui. La fine del suo regno è stata caratterizzata dal caos, da rivolte che causeranno la sua fuga da Roma e porteranno alla sua morta avvenuta per sua stessa mano. E la tragedia finisce, cala il sipario su uno dei più sanguinari imperatori romani.
Ma non è solo Nerone ad essere descritto con dovizia, con criterio. Non pensate manco per un momento che l’autore abbia tralasciato i personaggi che ruotano attorno all’imperatore. In particolare, Seneca è quello che più di tutti riesce ad emozionare il lettore, o almeno con me è successo nel momento della sua dipartita: una fine triste eppure fiera, descritta in modo impeccabile, con assoluta maestria.
Che dire di altro? Leggetelo, ne vale la pena. L’autore ungherese ha una prosa dettagliata, fluida, piena di sfumature che il traduttore è riuscito a rendere alla perfezione.
Il suo primo lavoro in prosa si discosta dai suoi lavori futuri per un particolare: “Nerone�, come dice il titolo, è un romanzo storico che prende la figura del sovrano romano e la restituisce al lettore sotto forma narrativa, con un’attenzione per la veridicità storica encomiabile, che presta il fianco solo in un paio di occasioni ad errori, ad eventi non veramente accaduti (ad esempio l’autore dice che Poppea è morta dopo che Nerone le ha dato un calcio nello stomaco quando era incinta, quando invece, stando alle fonti, la morte della donna è avvenuta per cause dovute a complicazioni del parto). Il romanzo è stato pure lodato da un certo Thomas Mann, di cui sono riportate le parole nella prefazione. Questo encomio da parte di un autore tra i più rappresentativi dell’epoca è tanto più sorprendente quanto più si pensa che “Nerone� è la prima opera dell’autore ungherese.
Dicevo che “Nerone� è un romanzo magnifico. Lo è, fidatevi. L’autore è riuscito a regalare al lettore un personaggio complesso, tormentato, privo di qualsivoglia freno morale, tanto che si divertiva ad uccidere la gente: provava piacere a vedere la vita abbandonare il corpo delle sue vittime; nello stesso tempo però era un amante dell’arte, lui stesso tentava di essere poeta senza veramente riuscirci a causa del suo scarso talento. Era geloso del talento altrui, voleva primeggiare e non si faceva scrupoli ad uccidere i suoi rivali, come Britannico, il suo fratellastro, morto avvelenato. Arriverà anche ad uccidere la madre, facendo terra bruciata attorno a lui. La fine del suo regno è stata caratterizzata dal caos, da rivolte che causeranno la sua fuga da Roma e porteranno alla sua morta avvenuta per sua stessa mano. E la tragedia finisce, cala il sipario su uno dei più sanguinari imperatori romani.
Ma non è solo Nerone ad essere descritto con dovizia, con criterio. Non pensate manco per un momento che l’autore abbia tralasciato i personaggi che ruotano attorno all’imperatore. In particolare, Seneca è quello che più di tutti riesce ad emozionare il lettore, o almeno con me è successo nel momento della sua dipartita: una fine triste eppure fiera, descritta in modo impeccabile, con assoluta maestria.
Che dire di altro? Leggetelo, ne vale la pena. L’autore ungherese ha una prosa dettagliata, fluida, piena di sfumature che il traduttore è riuscito a rendere alla perfezione.
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