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Una lettura dolorosa e angosciante, ma necessaria.

Ovviamente non posso ricordare niente in prima persona di questo disastro, so solo che all'epoca avevo due anni e mia madre evitava di farmi uscire in giardino, o anche solo di prendere verdura per paura di contaminazioni dovute alla pioggia.

Sono cresciuto sapendo bene o male cosa fosse successo, cioè il disastro nucleare, e con la consapevolezza che ogni estate venivano ospitati dalla parrocchia dei ragazzini provenienti da Chernobyl stessa. Ragazzi all'incirca della mia età, che però il destino aveva marchiato in maniera crudele.

Chernobyl è tornata a farsi viva nei miei riguardi un paio di anni fa con la straziante serie trasmessa su Sky, che infine mi ha spinto a recuperare questo libro.
Un libro che raccoglie interviste, documenti desecretati e comunicati ufficiali, miscelando il tutto nella narrazione degli eventi che dalla costruzione della centrale portano al suo spegnimento, passando ovviamente per il più grande disastro nucleare della storia umana.

Un ottimo libro, per quel che posso valutare, che mostra con crudezza come determinati lati del regime sovietico abbiano portato a questa conclusione: il terrore di non soddisfare le aspettative dei vertici del partito, l'impossibilità di esprimere un'opinione contraria, la scarsità di risorse abbinata alla necessità e al desiderio di fare sempre di più, l'abitudine a distogliere lo sguardo e a convincersi che la realtà sia diversa da ciò che si è appena visto, e conforme invece ai dettami del partito.
Mostra eroismi consapevoli e inconsapevoli, rivalità meschine e opportunismi.

Mostra anche come proprio questo disastro abbia svolto un ruolo assai importante e imprevedibile nel crollo dell'Unione.

L'unica pecca che trovo al libro, ecco, è proprio in questa parte finale delle "conseguenze", un po' troppo pesante e lenta.

Fa venire qualche brivido di paura invece l'epilogo...