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Sogni di Bunker Hill
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W ARTURO BANDINI

Bunker Hill era effettivamente una collina, qui vista all’inizio del 1900, e io sono contento d’essere riuscito a vederla prima che fosse praticamente appianata per modellare downtown LA così com’� oggi. Che è rimasto ormai della vera Bunker Hill a parte l’attrazione per turisti con smartphone Angels Flight?
Il primo impatto con il successo non fu per nulla memorabile. Facevo l’aiuto cameriere alla tavola calda di Marx. L’anno era il 1934. Il luogo, l’incrocio fra la terza e Hill, Los Angeles. Avevo ventun anni, e per me il mondo era delimitato a ovest da Bunker Hill, a est da Los Angeles Street, a sud da Pershing Square e a nord da Civic Center. Ero un aiuto cameriere veramente unico, con grande verve e molto stile vista la professione, e sebbene fossi terribilmente sottopagato (un dollaro al giorno più i pasti), attiravo una considerevole attenzione quando scivolavo fischiettando di tavolo in tavolo con un vassoio in equilibrio su una mano, strappando sorrisi ai miei clienti.

Angels Flight e il tunnel di 3rd Street nel 1934.
Il mio primo Fante: l’ho scoperto e ho cominciato a conoscerlo proprio dal suo ultimo romanzo (dettato alla moglie mentre stava morendo, quasi cieco e mangiato dal diabete). E chissà se davvero mai ultimato.
È anche l’ultimo capitolo della saga (quadrilogia) di Arturo Bandini.
E quindi ho davvero cominciato dalla coda.
Dalla fine.
Com’�, come non è, ha funzionato: di Fante, della sua scrittura, del suo mondo, mi sono innamorato. Un amore durato quasi un decennio, il tempo di leggere tutto quello che credo sia stato tradotto in italiano.
Fante c’ha messo del suo: il protagonista, la scrittura, semplice e viva, visiva e divertente, l’ironia, il cuore e la pancia, quel raro connubio di struggente e divertente, a volte perfino buffo.

Bunker Hills Steps, la versione L.A. della scalinata romana di Piazza di Spagna.
1934. Arturo Bandini approda a Los Angeles dal Colorado. Come sappiamo, è nato in America da famiglia di italiani emigrati. Come possiamo immaginare vuol fare lo scrittore, diventare famoso e ricco, scrivere storie, raccontare il suo mondo.
Per sbarcare il lunario fa il cameriere. Uno dei suoi clienti è un fotografo del NYT e forse perché quella sera è particolarmente ubriaco si convince che Bandini può farcela, prende un suo racconto e riesce a farglielo pubblicare su una rivista.
Arturo abbandona il tovagliolo sul braccio da cameriere e salta nel mondo della narrativa: diventa editor. La sua prima prova di revisione è sul romanzo della ricca e bella Jennifer Lovelace: il manoscritto è meno che scadente, ma di lei Arturo ci dice che:
c'era così tanto da vedere in lei, e i miei occhi si posarono sui contorni del suo corpo, la sensualità dei fianchi e della vita solleticante.

A questo punto sembra spalancarsi la porta principale di Hollywood. Salvo capire poi che non era quella principale. Salvo capire poi che oltre quella porta ci sono regole non del tutto amabili, e non facilmente comprensibili. Ancor meno condivisibili.
Meno che male che esiste la famiglia. Famiglia nella quale chi è approdato a Hollywood è guardato con riverente rispetto e ammirazione.
È forse grazie alla sua famiglia d’origine che Arturo Bandini non smette di sognare, può continuare a coltivare il suo sogno letterario?

Sul cartello si legge John Fante Square: è l’incrocio tra 5th Street e Grand Avenue a Downtown L.A.

Bunker Hill era effettivamente una collina, qui vista all’inizio del 1900, e io sono contento d’essere riuscito a vederla prima che fosse praticamente appianata per modellare downtown LA così com’� oggi. Che è rimasto ormai della vera Bunker Hill a parte l’attrazione per turisti con smartphone Angels Flight?
Il primo impatto con il successo non fu per nulla memorabile. Facevo l’aiuto cameriere alla tavola calda di Marx. L’anno era il 1934. Il luogo, l’incrocio fra la terza e Hill, Los Angeles. Avevo ventun anni, e per me il mondo era delimitato a ovest da Bunker Hill, a est da Los Angeles Street, a sud da Pershing Square e a nord da Civic Center. Ero un aiuto cameriere veramente unico, con grande verve e molto stile vista la professione, e sebbene fossi terribilmente sottopagato (un dollaro al giorno più i pasti), attiravo una considerevole attenzione quando scivolavo fischiettando di tavolo in tavolo con un vassoio in equilibrio su una mano, strappando sorrisi ai miei clienti.

Angels Flight e il tunnel di 3rd Street nel 1934.
Il mio primo Fante: l’ho scoperto e ho cominciato a conoscerlo proprio dal suo ultimo romanzo (dettato alla moglie mentre stava morendo, quasi cieco e mangiato dal diabete). E chissà se davvero mai ultimato.
È anche l’ultimo capitolo della saga (quadrilogia) di Arturo Bandini.
E quindi ho davvero cominciato dalla coda.
Dalla fine.
Com’�, come non è, ha funzionato: di Fante, della sua scrittura, del suo mondo, mi sono innamorato. Un amore durato quasi un decennio, il tempo di leggere tutto quello che credo sia stato tradotto in italiano.
Fante c’ha messo del suo: il protagonista, la scrittura, semplice e viva, visiva e divertente, l’ironia, il cuore e la pancia, quel raro connubio di struggente e divertente, a volte perfino buffo.

Bunker Hills Steps, la versione L.A. della scalinata romana di Piazza di Spagna.
1934. Arturo Bandini approda a Los Angeles dal Colorado. Come sappiamo, è nato in America da famiglia di italiani emigrati. Come possiamo immaginare vuol fare lo scrittore, diventare famoso e ricco, scrivere storie, raccontare il suo mondo.
Per sbarcare il lunario fa il cameriere. Uno dei suoi clienti è un fotografo del NYT e forse perché quella sera è particolarmente ubriaco si convince che Bandini può farcela, prende un suo racconto e riesce a farglielo pubblicare su una rivista.
Arturo abbandona il tovagliolo sul braccio da cameriere e salta nel mondo della narrativa: diventa editor. La sua prima prova di revisione è sul romanzo della ricca e bella Jennifer Lovelace: il manoscritto è meno che scadente, ma di lei Arturo ci dice che:
c'era così tanto da vedere in lei, e i miei occhi si posarono sui contorni del suo corpo, la sensualità dei fianchi e della vita solleticante.

A questo punto sembra spalancarsi la porta principale di Hollywood. Salvo capire poi che non era quella principale. Salvo capire poi che oltre quella porta ci sono regole non del tutto amabili, e non facilmente comprensibili. Ancor meno condivisibili.
Meno che male che esiste la famiglia. Famiglia nella quale chi è approdato a Hollywood è guardato con riverente rispetto e ammirazione.
È forse grazie alla sua famiglia d’origine che Arturo Bandini non smette di sognare, può continuare a coltivare il suo sogno letterario?

Sul cartello si legge John Fante Square: è l’incrocio tra 5th Street e Grand Avenue a Downtown L.A.
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Sogni di Bunker Hill.
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Reading Progress
Started Reading
April, 1990
–
Finished Reading
April 1, 2020
– Shelved
April 1, 2020
– Shelved as:
americana