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Libro denso, scrittura pastosa che non permette troppe distrazioni. La lettura procede lentamente come la storia e prima di raccapezzarcisi bisogna arrivare a pagina 200 e forse più. Ho iniziato il libro senza aspettative e senza filtri, senza esprimere giudizi parziali e soprattutto senza aver letto niente al riguardo, per scelta, ma affidandomi/fidandomi alla cieca, facendomi trasportare nel viaggio senza farmi troppe domande. Non è stato semplice, ci sono delle parti pesanti che ho letto sperando finissero presto ed altre invece sublimi relative soprattutto alle vicende di Hal Incandenza e Don Gately, personaggi tragici e che ho adorato. Tanti i personaggi che entrano ed escono dalla scena in continuazione, alcuni restano altri si perdono; lo scorrere del tempo è scandito dagli anni pre o dopo sponsorizzazione, il risultato è una nebbia temporale sospesa; la situazione geopolitica assolutamente surreale e molto divertente; la strana famiglia Incandenza fatta di talenti, depressioni, anaffettività e dolore; la dipendenza dalle droghe presente in tutto il libro; la casa di recupero Ennet House e l’ETA e tutti i personaggi che ci gravitano dentro; bellissime le parti in cui parla del tennis quasi come una metafora della vita; il genio incompreso di James Incandenza e vogliamo parlare dei suoi films? Un padre in fondo tenero a modo suo; e poi l’intrattenimento letale .....
È un libro che si presta a tanti livelli di lettura, una lettura più di superficie restando alle vicende narrate, surreali come un film di Wes Anderson oppure andando più in profondità come analisi predittiva di ciò che sarebbe diventata l’America (ma non solo) sotto scacco dell’intrattenimento ludico/letale e delle dipendenze....
Questo libro l’ho adorato e per concepire una storia così articolata, triste, avvincente, divertente come una caccia al tesoro (leggendolo ho spesso avuto la sensazione di partecipare ad una caccia al tesoro) ci vuole del vero talento.