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C'era una volta a Hollywood
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Fece un tentativo con Bergman, ma era troppo noioso. Provò con Fellini, e all'inizio lo prese bene. Se solo non ci fossero state le stronzatine alla Charlot che faceva la moglie. Anzi, meglio ancora se la moglie non ci fosse stata proprio. I suoi primi film in bianco e nero, certo, erano proprio belli. Ma dopo che Fellini decise che la vita era un circo, Cliff gli disse: "Arrivederci."
Questo C'era una volta a Hollywood, primo romanzo scritto da Quentin Tarantino, doveva essere in teoria la novelization dell'omonimo nono, e purtroppo forse ultimo, film scritto, sceneggiato e diretto, dal regista americano.
"Hai mai visto un western italiano?" ribatte prontamente Rick, per poi darsi subito la risposta. "Sono orribili! Sono una farsa!"
"E quanti ne hai visti?" obietta Cliff. "Uno? Due?"
"Ne ho visti abbastanza!" afferma Rick con autorevolezza.
"A nessuno piacciono gli spaghetti western."
"Scommetto che c'è qualche italiano cui piacciono," dice Cliff a mezza voce.

Il libro si è rivelato essere invece, inaspettatamente e piacevolmente, non tanto un adattamento romanzato dell'ultimo film appartenente alla Trilogia del Revisionismo Storico tarantiniana, quanto un compendio ad esso che ne riprende ed approfondisce considerevolmente trama, vicende e personaggi, aggiungendo ma anche sfrondando qualcosa, il tutto saltando avanti ed indietro nel tempo senza alcuna regola: il finale del film viene anticipato a pag. 119 e liquidato in poche righe con qualche piccola ma fondamentale differenza, stesso dicasi per la scena post-credits che fa capolino da qualche parte prima o dopo, non ricordo bene, o addirittura quando l'amato cane dei coniugi Polanski muore investito, per poi trotterellare scodinzolante nuovamente nello stesso capitolo, quasi come un novello gatto di Schrödinger.
Poi Evans e la sua squadra fecero la loro parte, escogitando uno dei migliori lanci pubblicitari dell'epoca e montando un trailer pazzesco
che per certi versi è anche meglio del film. Il risultato fu un enorme successo che rese Polanski non solo uno dei registi più ricercati di Hollywood, ma anche un'icona della cultura pop (è menzionato in una canzone del musical rock
Hair) e il primo vero regista rockstar.

Ho apprezzato molto quando le scene in cui Rick Dalton sta girando l'episodio pilota della serie western Lancer si mescolano fondendosi a quelle che sembrano essere tratte dal copione del suddetto pilot, una sceneggiatura in piena regola dove la storia prende vita trasformandosi in uno splendido racconto a parte.
Quando Cliff aveva chiesto al ragazzo che cosa volesse, quello aveva tirato in ballo Satana, dicendo: "Sono il diavolo, e sono venuto qui a fare il suo lavoro." La polizia di L.A. ipotizzò che i tre fossero pieni di acido fino alle orecchie e volessero eseguire un rito satanico. L'unica certezza, comunque, è che quei tre hippie del cazzo avevano scelto la casa sbagliata.

Un racconto che si intreccia alle vite di Rick Dalton e Cliff Booth, un attore in disgrazia alcolizzato e depresso, ed uno stuntman la cui carriera è finita il giorno in cui ha sbattuto contro una macchina sul set de Il Calabrone Verde uno spocchioso ed insopportabile Bruce Lee, in una scena del film che molti hanno odiato e che, raccontata dal punto di vista di Cliff e dello stesso Lee, assume qui connotati molto meno grotteschi.
Lo scontro tra Cliff e Bruce avvenne quando Cliff era sul set del Calabrone Verde a fare la controfigura per Rick. Bruce, come al solito, si stava pavoneggiando con la troupe, quando
qualcuno gli chiese chi avrebbe vinto in un combattimento tra lui e Muhammad Ali. Era la domanda che gli veniva rivolta con maggiore insistenza, e la risposta cambiava a seconda del
suo umore.

Un Bruce Lee rappresentato fra queste pagine non solo come uno sbruffone con la mano pesante verso gli stuntmen che avevano la sfortuna di lavorare con lui, ma anche come un opportunista che insegnava arti marziali alla Hollywood bene per agevolare la propria carriera cinematografica.
Nel suo costume da autista del Calabrone Verde, Bruce assunse una posa spavalda, guardò a terra, scosse la testa e poi osservò Cliff, sorridendo. "Quanto ti piace dare aria alla bocca, stuntman. E quanto mi piacerebbe chiudertela, soprattutto davanti ai miei amici. Ma capisci, le mie mani sono registrate
come armi letali. Significa che se facciamo a botte e ti uccido accidentalmente, finisco in galera."

Un po' come faceva Charles Manson, e qui il paragone è geniale ed inquietante, quando forniva donnine allegre a certi cantautori per oliarsi le porte di una carriera in ambito musicale, una carriera mai decollata che lo porterà a pianificare una violenta vendetta contro quella Hollywood rea di avere infranto i suoi sogni artistici.
Cliff puntò l'indice verso i due. "Entrambi?"
Mike gonfiò il petto e disse: "Siamo entrambi italiani. E allora?"
Cliff sorrise, si allungò verso di loro e disse: "Sapete quanti italiani ho ucciso?"
Pat si allungò a sua volta e sussurrò: "Scusa?"
"Non avete sentito?" disse Cliff. "Allora ve lo ripeto. Avete idea di quanti italiani ho ucciso?"

Ed i capitoli dedicati a Cliff sono stati una vera sorpresa, rivelatori ogni volta di un passato sempre più oscuro ed intrigante, che getta il personaggio interpretato in maniera magistrale nel film da Brad Pitt, sotto una luce del tutto differente: una luce oscura ed inquietante.
All'inizio Cliff è incuriosito da questa comunità di ragazze che praticano il libero amore. Ma più Pussycat gli parla di questo Charlie e dei suoi insegnamenti, e più gli sembra che questo guru pace e amore non sia altro che un pappone.

Il risultato finale è decisamente strano: sembra quasi di leggere la bozza di un romanzo incompiuto, o addirittura di stare guardando a caso una serie di scene eliminate durante la visione degli extra in un DVD o Blu Ray.
"'Sto bastardo è andato vicino tanto così..." dice avvicinando di un centimetro due dita dell'altra mano "...ad avere la parte di Steve McQueen nella Grande fuga."
Curt e Warren reagiscono con grande stupore.
"Non sono andato vicino cosi..." interviene Rick, ripetendo il gesto di Jim. "Ma tanto così," dice allargando le braccia.

Roba da farsi venire veramente il mal di testa, ma se vi lasciate trasportare dalla narrazione, nella quale traspare tutto l'amore dell'autore per il Cinema, la Hollywood degli anni '70 ed i suoi protagonisti, il risultato finale è decisamente soddisfacente, piacevole, e divertente: pagherei oro per vedere Quentin Tarantino tornare nuovamente dietro la cinepresa per girare The Lady in Red, un suo film di gangster realmente esistente nel mondo ucronico e fantastico ritratto fra queste pagine, oppure una director's cut di C'era una volta a Hollywood contenente le scene tagliate presenti in questo libro, prima tra tutte l'incontro tra Rick Dalton e Steve McQueen.
La sua unica nomination all'Oscar come miglior attrice protagonista arrivò per The Lady in Red di Quentin Tarantino, un film di gangster ambientato negli anni Trenta e tratto da una sceneggiatura di John Sayles già portata sullo schermo da Lewis Teague. Frazer interpretava Polly Franklin,
l'ex prostituta di un bordello che diventava il capo di una banda di rapinatori di banche; accanto a lei c'era Michael Madsen nella parte di John Dillinger, il nemico pubblico numero uno.

Ed il finale del libro, pur non essendo il vero finale, è una delle cose migliori che abbia mai letto in vita mia.

Titoli di coda.
Applausi.
by

Gianfranco Mancini's review
bookshelves: action-suspense-and-thriller, adaptions-tie-ins-novelizations, alternative-history, crime-and-mistery, historical-fiction, humoristic, western
Aug 01, 2021
bookshelves: action-suspense-and-thriller, adaptions-tie-ins-novelizations, alternative-history, crime-and-mistery, historical-fiction, humoristic, western

Fece un tentativo con Bergman, ma era troppo noioso. Provò con Fellini, e all'inizio lo prese bene. Se solo non ci fossero state le stronzatine alla Charlot che faceva la moglie. Anzi, meglio ancora se la moglie non ci fosse stata proprio. I suoi primi film in bianco e nero, certo, erano proprio belli. Ma dopo che Fellini decise che la vita era un circo, Cliff gli disse: "Arrivederci."
Questo C'era una volta a Hollywood, primo romanzo scritto da Quentin Tarantino, doveva essere in teoria la novelization dell'omonimo nono, e purtroppo forse ultimo, film scritto, sceneggiato e diretto, dal regista americano.
"Hai mai visto un western italiano?" ribatte prontamente Rick, per poi darsi subito la risposta. "Sono orribili! Sono una farsa!"
"E quanti ne hai visti?" obietta Cliff. "Uno? Due?"
"Ne ho visti abbastanza!" afferma Rick con autorevolezza.
"A nessuno piacciono gli spaghetti western."
"Scommetto che c'è qualche italiano cui piacciono," dice Cliff a mezza voce.

Il libro si è rivelato essere invece, inaspettatamente e piacevolmente, non tanto un adattamento romanzato dell'ultimo film appartenente alla Trilogia del Revisionismo Storico tarantiniana, quanto un compendio ad esso che ne riprende ed approfondisce considerevolmente trama, vicende e personaggi, aggiungendo ma anche sfrondando qualcosa, il tutto saltando avanti ed indietro nel tempo senza alcuna regola: il finale del film viene anticipato a pag. 119 e liquidato in poche righe con qualche piccola ma fondamentale differenza, stesso dicasi per la scena post-credits che fa capolino da qualche parte prima o dopo, non ricordo bene, o addirittura quando l'amato cane dei coniugi Polanski muore investito, per poi trotterellare scodinzolante nuovamente nello stesso capitolo, quasi come un novello gatto di Schrödinger.
Poi Evans e la sua squadra fecero la loro parte, escogitando uno dei migliori lanci pubblicitari dell'epoca e montando un trailer pazzesco
che per certi versi è anche meglio del film. Il risultato fu un enorme successo che rese Polanski non solo uno dei registi più ricercati di Hollywood, ma anche un'icona della cultura pop (è menzionato in una canzone del musical rock
Hair) e il primo vero regista rockstar.

Ho apprezzato molto quando le scene in cui Rick Dalton sta girando l'episodio pilota della serie western Lancer si mescolano fondendosi a quelle che sembrano essere tratte dal copione del suddetto pilot, una sceneggiatura in piena regola dove la storia prende vita trasformandosi in uno splendido racconto a parte.
Quando Cliff aveva chiesto al ragazzo che cosa volesse, quello aveva tirato in ballo Satana, dicendo: "Sono il diavolo, e sono venuto qui a fare il suo lavoro." La polizia di L.A. ipotizzò che i tre fossero pieni di acido fino alle orecchie e volessero eseguire un rito satanico. L'unica certezza, comunque, è che quei tre hippie del cazzo avevano scelto la casa sbagliata.

Un racconto che si intreccia alle vite di Rick Dalton e Cliff Booth, un attore in disgrazia alcolizzato e depresso, ed uno stuntman la cui carriera è finita il giorno in cui ha sbattuto contro una macchina sul set de Il Calabrone Verde uno spocchioso ed insopportabile Bruce Lee, in una scena del film che molti hanno odiato e che, raccontata dal punto di vista di Cliff e dello stesso Lee, assume qui connotati molto meno grotteschi.
Lo scontro tra Cliff e Bruce avvenne quando Cliff era sul set del Calabrone Verde a fare la controfigura per Rick. Bruce, come al solito, si stava pavoneggiando con la troupe, quando
qualcuno gli chiese chi avrebbe vinto in un combattimento tra lui e Muhammad Ali. Era la domanda che gli veniva rivolta con maggiore insistenza, e la risposta cambiava a seconda del
suo umore.

Un Bruce Lee rappresentato fra queste pagine non solo come uno sbruffone con la mano pesante verso gli stuntmen che avevano la sfortuna di lavorare con lui, ma anche come un opportunista che insegnava arti marziali alla Hollywood bene per agevolare la propria carriera cinematografica.
Nel suo costume da autista del Calabrone Verde, Bruce assunse una posa spavalda, guardò a terra, scosse la testa e poi osservò Cliff, sorridendo. "Quanto ti piace dare aria alla bocca, stuntman. E quanto mi piacerebbe chiudertela, soprattutto davanti ai miei amici. Ma capisci, le mie mani sono registrate
come armi letali. Significa che se facciamo a botte e ti uccido accidentalmente, finisco in galera."

Un po' come faceva Charles Manson, e qui il paragone è geniale ed inquietante, quando forniva donnine allegre a certi cantautori per oliarsi le porte di una carriera in ambito musicale, una carriera mai decollata che lo porterà a pianificare una violenta vendetta contro quella Hollywood rea di avere infranto i suoi sogni artistici.
Cliff puntò l'indice verso i due. "Entrambi?"
Mike gonfiò il petto e disse: "Siamo entrambi italiani. E allora?"
Cliff sorrise, si allungò verso di loro e disse: "Sapete quanti italiani ho ucciso?"
Pat si allungò a sua volta e sussurrò: "Scusa?"
"Non avete sentito?" disse Cliff. "Allora ve lo ripeto. Avete idea di quanti italiani ho ucciso?"

Ed i capitoli dedicati a Cliff sono stati una vera sorpresa, rivelatori ogni volta di un passato sempre più oscuro ed intrigante, che getta il personaggio interpretato in maniera magistrale nel film da Brad Pitt, sotto una luce del tutto differente: una luce oscura ed inquietante.
All'inizio Cliff è incuriosito da questa comunità di ragazze che praticano il libero amore. Ma più Pussycat gli parla di questo Charlie e dei suoi insegnamenti, e più gli sembra che questo guru pace e amore non sia altro che un pappone.

Il risultato finale è decisamente strano: sembra quasi di leggere la bozza di un romanzo incompiuto, o addirittura di stare guardando a caso una serie di scene eliminate durante la visione degli extra in un DVD o Blu Ray.
"'Sto bastardo è andato vicino tanto così..." dice avvicinando di un centimetro due dita dell'altra mano "...ad avere la parte di Steve McQueen nella Grande fuga."
Curt e Warren reagiscono con grande stupore.
"Non sono andato vicino cosi..." interviene Rick, ripetendo il gesto di Jim. "Ma tanto così," dice allargando le braccia.

Roba da farsi venire veramente il mal di testa, ma se vi lasciate trasportare dalla narrazione, nella quale traspare tutto l'amore dell'autore per il Cinema, la Hollywood degli anni '70 ed i suoi protagonisti, il risultato finale è decisamente soddisfacente, piacevole, e divertente: pagherei oro per vedere Quentin Tarantino tornare nuovamente dietro la cinepresa per girare The Lady in Red, un suo film di gangster realmente esistente nel mondo ucronico e fantastico ritratto fra queste pagine, oppure una director's cut di C'era una volta a Hollywood contenente le scene tagliate presenti in questo libro, prima tra tutte l'incontro tra Rick Dalton e Steve McQueen.
La sua unica nomination all'Oscar come miglior attrice protagonista arrivò per The Lady in Red di Quentin Tarantino, un film di gangster ambientato negli anni Trenta e tratto da una sceneggiatura di John Sayles già portata sullo schermo da Lewis Teague. Frazer interpretava Polly Franklin,
l'ex prostituta di un bordello che diventava il capo di una banda di rapinatori di banche; accanto a lei c'era Michael Madsen nella parte di John Dillinger, il nemico pubblico numero uno.

Ed il finale del libro, pur non essendo il vero finale, è una delle cose migliori che abbia mai letto in vita mia.

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“Foreign films, Cliff thought, were more like novels. They didn't care if you liked the main character or not. And Cliff found that intriguing.”
― Once Upon a Time in Hollywood
― Once Upon a Time in Hollywood

“Cliff never wondered what Americans would do if the Russians, or the Nazis, or the Japanese, or the Mexicans, or the Vikings, or Alexander the Great ever occupied America by force. He knew what Americans would do. They’d shit their pants and call the fucking cops.”
― Once Upon a Time in Hollywood
― Once Upon a Time in Hollywood
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July 1, 2021
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July 27, 2021
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July 27, 2021
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12.5%
"Fece un tentativo con Bergman, ma era troppo noioso. Provò con Fellini, e all'inizio lo prese bene. Se solo non ci fossero state le stronzatine alla Charlot che faceva la moglie. Anzi, meglio ancora se la moglie non ci fosse stata proprio. I suoi primi film in bianco e nero, certo, erano proprio belli. Ma dopo che Fellini decise che la vita era un circo, Cliff gli disse: "Arrivederci.""
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July 28, 2021
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""Hai mai visto un western italiano?" ribatte prontamente Rick, per poi darsi subito la risposta. "Sono orribili! Sono una farsa!"
"E quanti ne hai visti?" obietta Cliff. "Uno? Due?"
"Ne ho visti abbastanza!" afferma Rick con autorevolezza.
"A nessuno piacciono gli spaghetti western."
"Scommetto che c'è qualche italiano cui piacciono," dice Cliff a mezza voce.
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"E quanti ne hai visti?" obietta Cliff. "Uno? Due?"
"Ne ho visti abbastanza!" afferma Rick con autorevolezza.
"A nessuno piacciono gli spaghetti western."
"Scommetto che c'è qualche italiano cui piacciono," dice Cliff a mezza voce.

July 28, 2021
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18.0%
"Poi Evans e la sua squadra fecero la loro parte, escogitando uno dei migliori lanci pubblicitari dell'epoca e montando un trailer pazzesco
che per certi versi è anche meglio del film. Il risultato fu un enorme successo che rese Polanski non solo uno dei registi più ricercati di Hollywood, ma anche un'icona della cultura pop (è menzionato in una canzone del musical rock
Hair) e il primo vero regista rockstar."
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che per certi versi è anche meglio del film. Il risultato fu un enorme successo che rese Polanski non solo uno dei registi più ricercati di Hollywood, ma anche un'icona della cultura pop (è menzionato in una canzone del musical rock
Hair) e il primo vero regista rockstar."
July 28, 2021
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29.75%
"Quando Cliff aveva chiesto al ragazzo che cosa volesse, quello aveva tirato in ballo Satana, dicendo: "Sono il diavolo, e sono venuto
qui a tare il suo lavoro." La polizia di L.A. ipotizzò che i tre fossero pieni di acido fino alle orecchie e volessero eseguire un rito satanico. L'unica certezza, comunque, è che quei tre hippie del cazzo avevano scelto la casa sbagliata."
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119
qui a tare il suo lavoro." La polizia di L.A. ipotizzò che i tre fossero pieni di acido fino alle orecchie e volessero eseguire un rito satanico. L'unica certezza, comunque, è che quei tre hippie del cazzo avevano scelto la casa sbagliata."
July 29, 2021
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"Lo scontro tra Cliff e Bruce avvenne quando Cliff era sul set del Calabrone Verde a fare la controfigura per Rick. Bruce, come al solito, si stava pavoneggiando con la troupe, quando
qualcuno gli chiese chi avrebbe vinto in un combattimento tra lui e Muhammad Ali. Era la domanda che gli veniva rivolta con maggiore insistenza, e la risposta cambiava a seconda del
suo umore."
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qualcuno gli chiese chi avrebbe vinto in un combattimento tra lui e Muhammad Ali. Era la domanda che gli veniva rivolta con maggiore insistenza, e la risposta cambiava a seconda del
suo umore."
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"Nel suo costume da autista del Calabrone Verde, Bruce assunse una posa spavalda, guardò a terra, scosse la testa e poi osservò Cliff, sorridendo. "Quanto ti piace dare aria alla bocca, stuntman. E quanto mi piacerebbe chiudertela, soprattutto davanti ai miei amici. Ma capisci, le mie mani sono registrate
come armi letali.Significa che se facciamo a botte e ti uccido accidentalmente, finisco in galera.""
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come armi letali.Significa che se facciamo a botte e ti uccido accidentalmente, finisco in galera.""
July 30, 2021
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"Cliff puntò l'indice verso i due. "Entrambi?"
Mike gonfiò il petto e disse: "Siamo entrambi italiani. E allora?"
Cliff sorrise, si allungò verso di loro e disse: "Sapete quanti italiani ho ucciso?"
Pat si allungò a sua volta e sussurrò: "Scusa?"
"Non avete sentito?" disse Cliff. "Allora ve lo ripeto. Avete idea di quanti italiani ho ucciso?""
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Mike gonfiò il petto e disse: "Siamo entrambi italiani. E allora?"
Cliff sorrise, si allungò verso di loro e disse: "Sapete quanti italiani ho ucciso?"
Pat si allungò a sua volta e sussurrò: "Scusa?"
"Non avete sentito?" disse Cliff. "Allora ve lo ripeto. Avete idea di quanti italiani ho ucciso?""
July 31, 2021
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"All'inizio Cliff è incuriosito da questa comunità di ragazze che praticano il libero amore. Ma più Pussycat gli parla di questo Charlie e dei suoi insegnamenti, e più gli sembra che questo guru pace e amore non sia altro che un pappone.
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August 1, 2021
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"La sua unica nomination all'Oscar come miglior attrice protagonista arrivò per The Lady in Red di Quentin Tarantino, un film di gangster ambientato negli anni Trenta e tratto da una sceneggiatura di John Sayles già portata sullo
schermo da Lewis Teague. Frazer interpretava Polly Franklin, l'ex prostituta di un bordello che diventava il capo di una banda di rapinatori di banche;"
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schermo da Lewis Teague. Frazer interpretava Polly Franklin, l'ex prostituta di un bordello che diventava il capo di una banda di rapinatori di banche;"
August 1, 2021
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""'Sto bastardo è andato vicino tanto così..." dice avvicinando di un centimetro due dita dell'altra mano "...ad avere la parte di Steve McQueen nella Grande fuga."
Curt e Warren reagiscono con grande stupore.
"Non sono andato vicino cosi..." interviene Rick, ripetendo il gesto di Jim. "Ma tanto così," dice allargando le braccia."
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Curt e Warren reagiscono con grande stupore.
"Non sono andato vicino cosi..." interviene Rick, ripetendo il gesto di Jim. "Ma tanto così," dice allargando le braccia."
August 1, 2021
– Shelved as:
humoristic
August 1, 2021
– Shelved as:
western
August 1, 2021
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