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Quando ero un'opera d'arte
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LA FORMA DELLE COSE

Tazio nella “Morte a Venezia� di Luchino Visconti, 1971.
Ennesima rilettura del mito di Faust, questa volta in chiave pop.
Tazio Firelli si vede e si sente brutto, mediocre, insignificante: è scontento di sé e della sua immagine. Prova più volte a suicidarsi, ma senza successo: la corda che dovrebbe impiccarlo si spezza, le pillole si rivelano placebo.
E quando giunge sulla scogliera che vanta il primato, 100% di suicidi riusciti, viene “salvato�, meglio dire fermato, da Zeus Peter Lama, celebre artista.

Ben Barnes è Dorian Gray nell’adattamento del 2009 dell’opera di Wilde per la regia di Oliver Parker. Si contano quasi una ventina di trasposizioni cinematografiche di questo romanzo.
Il patto che Zeus Peter Lama propone a Tazio è presto detto: in cambio della tua vita, io farò di te un’opera d’arte, ti donerò fama e visibilità.
Tutti si dimenticano di chiedere anche la felicità, o almeno qualcosa che gli vada vicino.
E così, presto, l’infelicità si somma all’insoddisfazione, il senso d’essere chiuso in gabbia si somma alla perdita di identità e libertà.

Tim Curry è il dottor Frank-N-Furter e Peter Hinwood è Rocky nel geniale film di Jim Sharman del 1975.
Zeus Peter Lama affida Tazio a un chirurgo che lo sottopone a massicci interventi di chirurgia estetica trasformandolo in Adam Bis, una scultura vivente. In pratica, quello che il dottor Frank-N-Furter faceva di Rocky: e quindi, benvenuti al Tazio Horror Picture Show.
Tazio complica le cose innamorandosi. E finalmente scopre d’avere un’anima, dei sentimenti, una mente, forse perfino una personalità. Ma ormai è troppo tardi, un patto è un patto, si rescinde solo con la vita. O con la morte.

Esempio di Body Art.
Peccato, però, che Schmitt, nonostante il tono spigliato e quasi umoristico, si prenda un po� troppo sul serio e non sappia rispettare le regole del gioco, eccede in riferimenti e stratificazione: Morte a Venezia, Dorian Gray, Doctor Faust ovviamente, la body art, e poi chirurgia estetica, ricerca della perfezione, apparenza versus sostanza, essere e avere, arte che dura e quella che sparisce dopo un battito di ciglia, eccetera.
Schmitt ha scritto il suo libro nel 2002.
La commedia di Labute The Shape Of Things era in scena a Londra già l'anno prima.
Éric-Emmanuel Schmitt avrebbe fatto bene a vederla, gli avrebbe mostrato come ottenere di più con meno. E questo libro ne avrebbe guadagnato.
Probabilmente.

Tazio nella “Morte a Venezia� di Luchino Visconti, 1971.
Ennesima rilettura del mito di Faust, questa volta in chiave pop.
Tazio Firelli si vede e si sente brutto, mediocre, insignificante: è scontento di sé e della sua immagine. Prova più volte a suicidarsi, ma senza successo: la corda che dovrebbe impiccarlo si spezza, le pillole si rivelano placebo.
E quando giunge sulla scogliera che vanta il primato, 100% di suicidi riusciti, viene “salvato�, meglio dire fermato, da Zeus Peter Lama, celebre artista.

Ben Barnes è Dorian Gray nell’adattamento del 2009 dell’opera di Wilde per la regia di Oliver Parker. Si contano quasi una ventina di trasposizioni cinematografiche di questo romanzo.
Il patto che Zeus Peter Lama propone a Tazio è presto detto: in cambio della tua vita, io farò di te un’opera d’arte, ti donerò fama e visibilità.
Tutti si dimenticano di chiedere anche la felicità, o almeno qualcosa che gli vada vicino.
E così, presto, l’infelicità si somma all’insoddisfazione, il senso d’essere chiuso in gabbia si somma alla perdita di identità e libertà.

Tim Curry è il dottor Frank-N-Furter e Peter Hinwood è Rocky nel geniale film di Jim Sharman del 1975.
Zeus Peter Lama affida Tazio a un chirurgo che lo sottopone a massicci interventi di chirurgia estetica trasformandolo in Adam Bis, una scultura vivente. In pratica, quello che il dottor Frank-N-Furter faceva di Rocky: e quindi, benvenuti al Tazio Horror Picture Show.
Tazio complica le cose innamorandosi. E finalmente scopre d’avere un’anima, dei sentimenti, una mente, forse perfino una personalità. Ma ormai è troppo tardi, un patto è un patto, si rescinde solo con la vita. O con la morte.

Esempio di Body Art.
Peccato, però, che Schmitt, nonostante il tono spigliato e quasi umoristico, si prenda un po� troppo sul serio e non sappia rispettare le regole del gioco, eccede in riferimenti e stratificazione: Morte a Venezia, Dorian Gray, Doctor Faust ovviamente, la body art, e poi chirurgia estetica, ricerca della perfezione, apparenza versus sostanza, essere e avere, arte che dura e quella che sparisce dopo un battito di ciglia, eccetera.
Schmitt ha scritto il suo libro nel 2002.
La commedia di Labute The Shape Of Things era in scena a Londra già l'anno prima.
Éric-Emmanuel Schmitt avrebbe fatto bene a vederla, gli avrebbe mostrato come ottenere di più con meno. E questo libro ne avrebbe guadagnato.
Probabilmente.

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Started Reading
March 1, 2006
–
Finished Reading
November 25, 2012
– Shelved
November 25, 2012
– Shelved as:
francia