Å·±¦ÓéÀÖ

Basandomi solo su una supposizione, avevo deciso che questo sarebbe stato il libro meno interessante di Ernaux.
Perfetto per la mia attuale ossessione nei suoi riguardi, ovvero uno di quei prodotti su cui vuoi mettere le mani solo perché la tua bramosia è arrivata al pericoloso livello "di quell'autrice leggerei anche la lista della spesa".
Questo diario, poi, è perfetto per tale scopo: è letteralmente incentrato sul mondo dei supermercati.

Ernaux, però, come ho capito essere sua abitudine, mi ha lanciato una palla curva in piena faccia.
Innanzitutto, è il primo testo della sua produzione che, pur rimanendo nel tono autobiografico della sua indagine letteraria, non scaturisce da un evento traumatico. Non c'è morte o violenza, dietro "Guarda le luci, amore mio", ma solo la tranquilla richiesta di un editore.
Forse proprio perché la premessa le è meno personale, Ernaux appare qui ancora più lucidamente intima. C'è una certa razionalità spontanea, diversa da quella cui pare doversi ricondurre altrove, che te la fa avvertire ancora più tangibile. Non c'è, invece, il distacco temporale di altri suoi romanzi, quella patina lasciata da un intervallo di tanti giorni trascorsi nel mentre, per cui ho trovato i dettagli ancora più vividi.
È un libro con un certo chiarore. [Forse qui ha provato meno vergogna?]

Pare proprio di vederla, mentre cammina tra le corsie, con il cellulare pronto tra le mani per scattare una fotografia a un dettaglio da ricordare, mentre centinaia di altre vite le scorrono ai lati e lei si prepara a scriverne per immortalarne un frammento. Guarda i commessi e i clienti, riporta stralci di conversazioni, tonalità di pelle e di voce e dà corpo a un luogo di solito estromesso dalla letteratura, senza mai perdere quel suo sguardo antropologico e sociale.
A questo racconto pare destinata. Se l'hai già letta, questa sua voce te la rievoca, bambina, sulla cima delle scale, dietro il cancelletto, mentre ruba i discorsi dei clienti dei suoi genitori, nella bottega del paese in cui è cresciuta. La scala percorsa di fretta da sua madre, su e giù, il giorno in cui le è morto il marito e lei non ha chiuso l'attività; l'angolo in cui Annie bambina si rifugiava, guardando fuori, a fare i compiti.

Avrei voluto una chiusura più ponderata. Ernaux invece no: la materia deve esserle venuta a noia e se l'è subito lasciata alle spalle.

...

Mi sembra che leggere Ernaux, per la natura così intima dei suoi testi, sia un’esperienza che arricchisce non solo grazie all’immersione temporanea ma anche � e forse soprattutto? � dall’affrontarla in successione.
La sua è un’indagine letteraria della vita, dei cui risultati il lettore è messo a conoscenza affinché a sua volta possa compierne un’altra. Su di lei e su di sé.
Riflettere sui suoi testi fa sì che sugli stessi si posi un ennesimo strato interpretativo.
In luce di ciò, riporto qui di seguito come l’ho conosciuta io.
1. L'evento
2. Il posto
3. Una donna
4. La vergogna
5. Guarda le luci, amore mio