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Storia dell'assedio di Lisbona
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Ilenia Zodiaco's review
bookshelves: contemporanea, favorites, metaletteratura, europea, alieni
Jun 08, 2022
bookshelves: contemporanea, favorites, metaletteratura, europea, alieni
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“L’esperienza della comunicazione ha infine provato che questa abbondanza apparente di visualizzazioni non ha diminuito il bisogno delle parole. Ogni parola è un pericoloso apprendista stregone�.
Scrittori come Saramago riportano al centro la letteratura come arte unica, come esperienza diversa da tutto il resto, proprio nell’era della convergenza in cui tutti vogliono semplificare la prosa per renderla vicina alle sequenze delle serie tv o alla rapidità e all’istantaneità dei social. Al contrario, in questo Autore le parole non sono mai isolate, non c’� la ricerca a tutti i costi dell’immagine, della scena iconica. I suoi romanzi si avviluppano attorno a una cascata di parole, andando a formare testi che quasi non hanno pause, dialoghi senza virgolette, pagine che racchiudono pensieri, azioni, fantasie, presente, passato, futuro, tutto mescolato, tutto elevato a Letteratura.
Questa è la semplice storia di un revisore, Raimundo Silva: un tipo di mezz’età, magro e impettito, con i capelli malamente tinti, che vive chiuso in casa, triste come un cane senza padrone. A un certo punto Raimundo decide � mentre sta revisionando un romanzo storico sull’assedio di Lisbona che avrebbe portato alla cacciata dei Mori e al trono il primo re del Portogallo, Alfonso � di commettere deliberatamente un errore dov’era invece suo dovere correggerlo. Decide di aggiungere una sola parola, un “non� nel passaggio in cui si dice che i Crociati aiutarono i portoghesi nella liberazione della città. Ecco, allora che la Storia con la s maiuscola viene cambiata. I crociati non aiutarono i portoghesi. Ma perché? Questa è solo la prima di una delle tante domande che assediano il romanzo. Apparentemente il racconto iperbolico di un assurdo storico, nella sostanza una provocazione politica: un insolente attentato contro la solidità dei fatti storici che deve essere continuamente strombazzata e propagandata, difesa dagli eventi esterni, altrimenti si rischia di perdere il significato della nostra attualità con grave turbamento delle opinioni che ci guidano e delle convinzioni che sorreggono l’impalcatura sociale.
Ma c’� della nobiltà nel fatto che un uomo normale assurga al ruolo di oppositore e si metta nella posizione scomoda di mettere in dubbio ogni cosa e reinventare la realtà. Raimundo, un comune revisore, si prende la libertà di dire no, di resistere a una Realtà bigia e assediante. All’interno di questa storia di ribellione si innesta la storia reinventata dell’assedio di Lisbona, creando un intreccio fatto di corrispondenze continue tra presente e passato, un gioco di composizione, una storia nella storia. In nuce ci sarebbero tutti i temi presenti anche in un altro romanzo straordinario che celebra un singolo atto di ribellione, un canto di felicità e amore contro i compiti ottusi a cui ci piega l’omologante disciplina del Reale ovvero “Il Maestro e Margherita�. Anche qui, tra le righe di un racconto meraviglioso, leggiamo una riflessione metaletteraria sul perché si scrive: “Ogni romanzo consiste in questo, disperazione, tentativo frustrato che il passato non sia una cosa definitivamente perduta. L’unica cosa che non si è ancora appurata è se sia il romanzo che impedisce all’uomo di dimenticarsi, o se sia l’impossibilità dell’oblio che lo porta a scrivere romanzi�.
Scrittori come Saramago riportano al centro la letteratura come arte unica, come esperienza diversa da tutto il resto, proprio nell’era della convergenza in cui tutti vogliono semplificare la prosa per renderla vicina alle sequenze delle serie tv o alla rapidità e all’istantaneità dei social. Al contrario, in questo Autore le parole non sono mai isolate, non c’� la ricerca a tutti i costi dell’immagine, della scena iconica. I suoi romanzi si avviluppano attorno a una cascata di parole, andando a formare testi che quasi non hanno pause, dialoghi senza virgolette, pagine che racchiudono pensieri, azioni, fantasie, presente, passato, futuro, tutto mescolato, tutto elevato a Letteratura.
Questa è la semplice storia di un revisore, Raimundo Silva: un tipo di mezz’età, magro e impettito, con i capelli malamente tinti, che vive chiuso in casa, triste come un cane senza padrone. A un certo punto Raimundo decide � mentre sta revisionando un romanzo storico sull’assedio di Lisbona che avrebbe portato alla cacciata dei Mori e al trono il primo re del Portogallo, Alfonso � di commettere deliberatamente un errore dov’era invece suo dovere correggerlo. Decide di aggiungere una sola parola, un “non� nel passaggio in cui si dice che i Crociati aiutarono i portoghesi nella liberazione della città. Ecco, allora che la Storia con la s maiuscola viene cambiata. I crociati non aiutarono i portoghesi. Ma perché? Questa è solo la prima di una delle tante domande che assediano il romanzo. Apparentemente il racconto iperbolico di un assurdo storico, nella sostanza una provocazione politica: un insolente attentato contro la solidità dei fatti storici che deve essere continuamente strombazzata e propagandata, difesa dagli eventi esterni, altrimenti si rischia di perdere il significato della nostra attualità con grave turbamento delle opinioni che ci guidano e delle convinzioni che sorreggono l’impalcatura sociale.
Ma c’� della nobiltà nel fatto che un uomo normale assurga al ruolo di oppositore e si metta nella posizione scomoda di mettere in dubbio ogni cosa e reinventare la realtà. Raimundo, un comune revisore, si prende la libertà di dire no, di resistere a una Realtà bigia e assediante. All’interno di questa storia di ribellione si innesta la storia reinventata dell’assedio di Lisbona, creando un intreccio fatto di corrispondenze continue tra presente e passato, un gioco di composizione, una storia nella storia. In nuce ci sarebbero tutti i temi presenti anche in un altro romanzo straordinario che celebra un singolo atto di ribellione, un canto di felicità e amore contro i compiti ottusi a cui ci piega l’omologante disciplina del Reale ovvero “Il Maestro e Margherita�. Anche qui, tra le righe di un racconto meraviglioso, leggiamo una riflessione metaletteraria sul perché si scrive: “Ogni romanzo consiste in questo, disperazione, tentativo frustrato che il passato non sia una cosa definitivamente perduta. L’unica cosa che non si è ancora appurata è se sia il romanzo che impedisce all’uomo di dimenticarsi, o se sia l’impossibilità dell’oblio che lo porta a scrivere romanzi�.
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