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Mariarosaria's Reviews > L'Imperio

L'Imperio by Federico De Roberto
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Letture siculo-romane.

Poco fa ho terminato il volume conclusivo della saga degli Uzeda, “L’imperio�, di Federico de Roberto.
Meno conosciuto rispetto al suo capolavoro, “I vicerè�, a causa della sua incompiutezza, “L’imperio� ha comunque una forza moderna e un’attualità che sorprendono. Non è un romanzo semplice: come nei precedenti capitoli della saga, De Roberto scrive in modo barocco, quasi epico. La sua prosa è ampollosa, ricchissima, a tratti arcaica. Basti pensare al titolo del romanzo: “imperio� nel senso di potere, supremazia, dominio.

Avevo cominciato a leggerlo giorni fa, seduta comodamente sulla sdraio, ma questo è un libro che si presta solo ad essere “studiato� attentamente, altrimenti si rischia di perdere il filo del discorso. È stato uno di quei pochi romanzi che ho letto seduta a tavolino, impugnando matita e righello, sottolineando i numerosi passaggi in cui lo scrittore sottopone ad una vera e propria radiografia le classi dirigenti della Sicilia vecchia e nuova.

“L’imperio�, infatti, prosegue le vicende de “I vicerè�, raccontando l’ascesa al potere di quello che, a mio parere, è il villain per eccellenza della letteratura siciliana: Consalvo Uzeda di Francalanza.

Questo classico dimenticato si inserisce nel filone del “romanzo parlamentare�, un genere di narrativa che andava molto in voga nel cinquantennio successivo l’Unità d’Italia.
L’oggetto della critica dell’autore, che ambienta la maggior parte delle scene a Montecitorio, è l’aristocrazia borbonica, incarnata da Consalvo, il quale lascia i suoi possedimenti nel meridione per diventare deputato a Roma.
La nobiltà catanese, scrive De Roberto, apparentemente condannata all’estinzione dai mutamenti epocali messi in atto dal Risorgimento, riesce a esercitare il suo “imperio� non più in Sicilia, ma nella capitale, dove il potere si è spostato. I nobili più furbi, detentori di latifondi e di denaro, grazie a un’impeccabile operazione di trasformismo, al loro opportunismo, al camaleontismo, sono stati capaci non solo di sopravvivere nella nuova realtà sociale e politica postunitaria, ma addirittura ne sono diventati gli incontestabili e dispotici padroni.

Basti pensare alla frase dello zio di Consalvo, il conte di Oragua, primo modello per la carriera dell’avido e rapace protagonista catanese: “Ora che l’Italia è fatta, dobbiamo fare gli affari nostri�, che è una parafrasi cinica e disincantata del celebre aforisma patriottico di Massimo D’Azeglio.

Interessante il contrasto tra Consalvo Uzeda e Federico Ranaldi, esponente della borghesia salernitana che opera a Roma come giornalista e che crede fermamente � all’inizio � nell’ideale di un’Italia unita, in una politica senza imbrogli e corruzione.

Purtroppo la storia è incompleta, e alcune parti sono sbilanciate rispetto l’economia del racconto; comunque è un classico da riscoprire.
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Reading Progress

July 9, 2022 – Started Reading
July 13, 2022 – Finished Reading
July 14, 2022 – Shelved

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