Alessandro's Reviews > Colonne di piombo
Colonne di piombo
by
"Stanno in piedi gli alberi burocratici
quasi penetrando in ogni casa;
è finito da tempo il loro bivacco da nomadi,
vivono fra i cancelli, sotto chiave.
Tumultua la calca dei viali,
fortemente compressa dalle case.
Ma ecco, tutte le poste si spalancano,
ovunque passa un bisbiglio:
vanno all’ufficio gli Ivanòv
con le solite brache e le solite scarpe.
Vuote tranvie levigate
porgono loro le proprie panche;
gli eroi salgono, acquistano
fragili assicelle di biglietti,
seggono e le tengono davanti,
senza infatuarsi del rapido viaggio.
E il mondo serrato da piatte case
sta come un mare dinanzi a noi,
mugghiano le onde dei selciati
e attraverso le pale delle ruote
semplici sirene si dimenano
con gomitoli di capelli ranciati.
Altre, vestite da sguardinelle,
non possono stare rinchiuse:
con le gambe facendo balletti,
camminano.
Ma dove andare,
a chi portare la boccuccia vermiglia,
a chi dire quest’oggi “micino�,
presso quale letto buttare le calosce,
strappando l’automatico sul petto?
Che non ci sia dove andare?
O mondo, plumbeo idolo mio,
sferza con larghe ondate
e concedi riposo a codeste sgualdrine
sul crocicchio a gambe in aria!
Dorme quest’oggi il mondo minaccioso,
nelle case calma e pace.
Vi troverò davvero un angolino,
dove mi aspetti la mia fidanzata,
dove le sedie siano messe in fila,
dove la credenza somigli a un Ararat,
fasciato da un merlettino di carta,
dove sia un tavolo e il samovà r
dalla lorìca di ferro a tre piani
brontoli come un generale casalingo?
O mondo, avvolgiti in un solo quartiere,
in un solo selciato infranto,
in un solo fondaco sparso di sputi,
in una sola topaia,
ma sii pronto alle armi:
un Ivanòv bacia una sgualdrina!"
-----
Gli animali non hanno nome.
Chi gli ha ordinato di nominarsi?
Una sofferenza uniforme
è la loro sorte invisibile.
Discorrendo con la natura, il toro
si allontana nei prati,
sopra gli occhi magnifici
stanno le alte corna.
Ragazza bruttina, la roggia
giace tra le erbe, quieta,
ora ride ora singhiozza,
con i piedi nascosti sotterra.
Perché piange? Perché si strugge?
Perché mai è ammalata?
Tutta la natura ha sorriso,
come un’alta prigione.
Ogni piccolo fiorellino
agita la piccola mano.
Il toro versa bigie lacrime
e sta, opulento, a pena vivo.
E attraverso l’aria deserta
s’aggira leggero un uccello,
per una canzone antica
affatica l’esile gola.
Gli brillano innanzi le acque,
ondeggia la grande selva,
e ride l’intera natura,
morendo ad ogni istante.
by

"Stanno in piedi gli alberi burocratici
quasi penetrando in ogni casa;
è finito da tempo il loro bivacco da nomadi,
vivono fra i cancelli, sotto chiave.
Tumultua la calca dei viali,
fortemente compressa dalle case.
Ma ecco, tutte le poste si spalancano,
ovunque passa un bisbiglio:
vanno all’ufficio gli Ivanòv
con le solite brache e le solite scarpe.
Vuote tranvie levigate
porgono loro le proprie panche;
gli eroi salgono, acquistano
fragili assicelle di biglietti,
seggono e le tengono davanti,
senza infatuarsi del rapido viaggio.
E il mondo serrato da piatte case
sta come un mare dinanzi a noi,
mugghiano le onde dei selciati
e attraverso le pale delle ruote
semplici sirene si dimenano
con gomitoli di capelli ranciati.
Altre, vestite da sguardinelle,
non possono stare rinchiuse:
con le gambe facendo balletti,
camminano.
Ma dove andare,
a chi portare la boccuccia vermiglia,
a chi dire quest’oggi “micino�,
presso quale letto buttare le calosce,
strappando l’automatico sul petto?
Che non ci sia dove andare?
O mondo, plumbeo idolo mio,
sferza con larghe ondate
e concedi riposo a codeste sgualdrine
sul crocicchio a gambe in aria!
Dorme quest’oggi il mondo minaccioso,
nelle case calma e pace.
Vi troverò davvero un angolino,
dove mi aspetti la mia fidanzata,
dove le sedie siano messe in fila,
dove la credenza somigli a un Ararat,
fasciato da un merlettino di carta,
dove sia un tavolo e il samovà r
dalla lorìca di ferro a tre piani
brontoli come un generale casalingo?
O mondo, avvolgiti in un solo quartiere,
in un solo selciato infranto,
in un solo fondaco sparso di sputi,
in una sola topaia,
ma sii pronto alle armi:
un Ivanòv bacia una sgualdrina!"
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Gli animali non hanno nome.
Chi gli ha ordinato di nominarsi?
Una sofferenza uniforme
è la loro sorte invisibile.
Discorrendo con la natura, il toro
si allontana nei prati,
sopra gli occhi magnifici
stanno le alte corna.
Ragazza bruttina, la roggia
giace tra le erbe, quieta,
ora ride ora singhiozza,
con i piedi nascosti sotterra.
Perché piange? Perché si strugge?
Perché mai è ammalata?
Tutta la natura ha sorriso,
come un’alta prigione.
Ogni piccolo fiorellino
agita la piccola mano.
Il toro versa bigie lacrime
e sta, opulento, a pena vivo.
E attraverso l’aria deserta
s’aggira leggero un uccello,
per una canzone antica
affatica l’esile gola.
Gli brillano innanzi le acque,
ondeggia la grande selva,
e ride l’intera natura,
morendo ad ogni istante.
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Colonne di piombo.
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July 28, 2022
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July 28, 2022
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July 29, 2022
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July 29, 2022
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message 1:
by
Dmitri
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Aug 13, 2024 10:31PM

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