Ilenia Zodiaco's Reviews > L'uomo che ride
L'uomo che ride
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Nella postfazione al romanzo, Stevenson, da lucido narratore qual era, assume la parte del professore e bacchetta il caro Hugo, accusandolo di verbosità e scarsa verosomiglianza. Ha ragione. Hugo si dilunga, si infiamma su dialoghi impossibili, scene da visionario che farebbero mettere le mani nei capelli a qualsiasi amante del realismo a tutti i costi. Ma il severo maestro deve ammettere che Hugo, tra i grandi forse quello che ha sbagliato di più, è un genio. Un genio la cui colpa è forse l'eccessiva animosità, la strabordante fantasia che non gli permetteva di fermarsi dal far correre la penna.
L'uomo che ride è il secondo romanzo che leggo di quest'autore. Il secondo dopo i Miserabili. Il pregiudizio c'era. Non pensavo che sarebbe riuscito ad eguagliare il suo più celebre capolavoro. Invece l'ha quanto meno eguagliato. Questo romanzo è molto più cupo e terribile de i Miserabili. Non c'è una risoluzione dell'intreccio, non c'è pentimento, non c'è la giustizia letteraria. Non ci sono antagonisti leggendari ma vili, bassi, agenti dell'ombra e che nell'ombra rimarranno senza che il lettore possa darsi pace, sapendo almeno che qualcuno li abbia smascherati, anche se non puniti. Oscure maree inghiottono i personaggi, naufraghi, vagabondi, mostri deformi, cechi. "Il mare e la sorte si agitano sotto lo stesso soffio".
Ho sempre pensato che Hugo fosse prima poeta e drammaturgo e solo dopo narratore. Forse perché quello che mi spingeva a voltare pagina dopo pagina, incantata, erano i ritratti di questi meravigliosi titani che sono i protagonisti delle sue storie. Sì, perché l'intreccio de "L'Uomo che ride", sottraendo gli interminabili discorsi del misantropo-filosofo Ursus, durerebbe trecento pagine. Altro che romanzo d'appendice. Ma la bellezza di queste idee ambigue - che hanno braccia, gambe, volti, occhi - ci trasporta nell'universo tragico di Hugo. Un mondo mai così satirico (i pari d'Inghilterra e la monarchia dileggiati e disprezzati) e mai così notturno e grottesco.
Note personali: Josiane, personaggio femminile magnifico, moderno e terribile. Una donna "nata dalla marea", con un occhio azzurro brillante e uno fiammeggiante nero.
L'uomo che ride è il secondo romanzo che leggo di quest'autore. Il secondo dopo i Miserabili. Il pregiudizio c'era. Non pensavo che sarebbe riuscito ad eguagliare il suo più celebre capolavoro. Invece l'ha quanto meno eguagliato. Questo romanzo è molto più cupo e terribile de i Miserabili. Non c'è una risoluzione dell'intreccio, non c'è pentimento, non c'è la giustizia letteraria. Non ci sono antagonisti leggendari ma vili, bassi, agenti dell'ombra e che nell'ombra rimarranno senza che il lettore possa darsi pace, sapendo almeno che qualcuno li abbia smascherati, anche se non puniti. Oscure maree inghiottono i personaggi, naufraghi, vagabondi, mostri deformi, cechi. "Il mare e la sorte si agitano sotto lo stesso soffio".
Ho sempre pensato che Hugo fosse prima poeta e drammaturgo e solo dopo narratore. Forse perché quello che mi spingeva a voltare pagina dopo pagina, incantata, erano i ritratti di questi meravigliosi titani che sono i protagonisti delle sue storie. Sì, perché l'intreccio de "L'Uomo che ride", sottraendo gli interminabili discorsi del misantropo-filosofo Ursus, durerebbe trecento pagine. Altro che romanzo d'appendice. Ma la bellezza di queste idee ambigue - che hanno braccia, gambe, volti, occhi - ci trasporta nell'universo tragico di Hugo. Un mondo mai così satirico (i pari d'Inghilterra e la monarchia dileggiati e disprezzati) e mai così notturno e grottesco.
Note personali: Josiane, personaggio femminile magnifico, moderno e terribile. Una donna "nata dalla marea", con un occhio azzurro brillante e uno fiammeggiante nero.
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Reading Progress
April 26, 2013
–
Started Reading
April 26, 2013
– Shelved
May 4, 2013
–
43.92%
"Se la miseria umana si potesse riassumere, sarebbe stata riassunta da Gwynplaine e Dea. Nati ciascuno uno scomparto del sepolcro: lui nell'orrido, lei nel buio. Dea aveva un velo, la notte, e Gwynplane una maschera, la sua faccia. Il genere umano era un fatto esteriore, da cui erano lontani. L'isolamento di Dea era funebre, non vedeva niente. Quello di Gwynplane sinistro, vedeva tutto. Si amavano."
page
325
May 10, 2013
–
56.76%
"Fare gli occhi dolci ad una stella è comprensibile: la si rivede, riappare, è fissa. Ma si può forse innamorarsi di un lampo?"
page
420
May 11, 2013
–
Finished Reading
February 15, 2014
– Shelved as:
classici
July 27, 2014
– Shelved as:
big-books
July 27, 2014
– Shelved as:
europea
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message 1:
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Valerio
(new)
Jan 16, 2022 03:41AM

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