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Il Grande Gatsby è una di quelle opere che appaiono come per incantesimo: è un miracolo abbastanza mozartiano di economia di mezzi e felicità di risultati: nel Grande Gatsby si sa pochissimo (come ha fatto fortuna Gatsby ? - probabilmente illecitamente, ma la cosa importa poco finché organizza feste da mille e una notte, è stato in guerra o no ? come mai i protagonisti dai quattro angoli dell'America si ritrovano tutti nella stessa zona di New York ?), ma si capisce tutto di un'epoca, della vertiginosa ascesa di una nazione, della nascita di ricchezze immense, della gioia di vivere di un'epoca.

Al tempo stesso un meraviglioso ritratto interiore di un'anima appassionata e fedele ad un ideale d'amore come un trovatore medioevale, che quando vuole ritrovare la felicità perduta inizia la discesa agli inferi, fino alla morte ed al subitaneo oblio di un uomo che il lettore invece non può non amare e dimenticare.

Tutto questo in poco più di 150 pagine scritte da un ventinovenne, splendidamente tradotte da Fernanda Pivano, nella versione riveduta nel 2010 in occasione dell'uscita del discusso film di Luhrmann, mantenendo vivo il dono dell'eterna giovinezza che accomuna il libro, il protagonista e l'autore.