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Notre-Dame de Paris
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Ceci n'est pas un roman
Diciamolo subito: uno dei primi e più famosi romanzi storici francesi, in realtà, non è un vero romanzo; chi si aspetta di trovare in queste pagine una trama lineare, che proceda ininterrottamente con un inizio, uno sviluppo e una fine, rimarrà profondamente deluso.
Il giovane Victor Hugo scrisse quest'opera con uno scopo assai preciso, che andava ben oltre la mera emulazione di Walter Scott: sensibilizzare la società francese nei riguardi dell'architettura storica, per impedire che molti tesori del passato venissero distrutti.
Il titolo, del resto, la dice lunga; non è Quasimodo o Il gobbo di Notre-Dame e nemmeno Gli amori perversi dell'arcidiacono alchimista, ma Notre-Dame de Paris, la protagonista è lei, la cattedrale gotica. Non si scappa.
Non un vero romanzo, dunque, ma un trattato sulla Parigi medievale, sulle sue vie, le sue piazze, i suoi palazzi e le sue chiese, Notre-Dame su tutte, che Hugo fa rivivere in queste pagine; ma pure una profonda riflessione filosofica sull'importanza della Storia e delle sue vestigia; il resto, i personaggi, l'intreccio, le invenzioni letterarie che pur non mancano, è solo contorno, un orpello necessario per rendere l'opera vendibile al pubblico più vasto, un ninnolo per baloccare il lettore e nulla più.
Le vere digressioni, qui, non sono le descrizioni urbanistiche, le argomentazioni storiche, le riflessioni filosofiche, le denunce politiche, ma le poche trame narrative che emergono come scogli fra una disquisizione e l'altra.
Perché il ventottenne Victor si produsse in tanto sforzo?
Hugo aveva molto a cuore il tema della conservazione dell’architettura storica, qualche anno prima aveva già dato alle stampe il pamphlet Guerre aux démolisseurs! e bisogna ricordare che nel 1831, in Francia, il concetto di tutela del patrimonio era del tutto assente, gli edifici storici erano solo edifici vecchi e, in quanto tali, potevano essere abbattuti senza grosse remore.
Erano anni in cui, dopo le devastazioni e i saccheggi della prima Rivoluzione, i gotici luoghi di culto parigini versavano in uno stato di misero abbandono; Notre-Dame cadeva a pezzi e il progetto di demolizione della Sainte-Chapelle per costruire un nuovo padiglione del Palazzo di Giustizia era in via di approvazione.
Il rischio di perdere gran parte del patrimonio storico-architettonico fu concreto, e fu anche merito dell'esegesi del Medioevo racchiusa in questo romanzo se l'opinione pubblica parigina si scosse e la politica le venne dietro: nel 1834 Prosper Mérimée fu nominato Ispettore Generale dei monumenti storici, iniziarono grandi campagne di studio che aprirono la strada, a partire dal decennio successivo, alle teorie ed alle pratiche di restauro di Viollet-le-Duc (che probabilmente conosceva a memoria il romanzo di Hugo, tant’� che ne copiò l'espressione "libro di pietra" per descrivere le architetture storiche), teorie che poi si riverberarono in tutta l'Europa continentale, fino a far assurgere il gotico a "stile nazionale" francese.
Le idee di Hugo sulla tutela sono ovviamente figlie del loro tempo, e se oggi il ripristino di una forma originaria andata perduta nel corso dei secoli è -o dovrebbe essere- considerato un modus operandi non più corretto, nella sua accezione più ampia il pensiero di Hugo è tutt'ora condivisibile, perché non si può distruggere un patrimonio che non ci appartiene, che era dei nostri antenati e sarà dei nostri posteri, solo in nome del progresso o del cambiamento del gusto collettivo; questa è una lezione che Parigi non ha mai imparato del tutto: se il successo di Notre-Dame de Paris contribuì a garantire la salvaguardia dei grandi monumenti gotici cittadini, pochi anni dopo la sua pubblicazione ci avrebbe pensato il barone Haussmann a distruggere quel poco che restava della città storica, per creare i grandi boulevards per cui oggi Parigi è tanto celebre. Nel corso degli anni sono andati perduti per sempre capolavori architettonici come la vertiginosa chiesa barocca di Sainte Anne la Royale, progettata da quel genio di Guarino Guarini, oppure, in tempi più recenti, Les Halles, meraviglioso mercato coperto ottocentesco realizzato in vetro e metallo, demolito solo una quarantina d'anni fa per far posto a un centro commerciale.
Tornando al romanzo, Hugo era pur sempre uno scrittore d'incomparabile talento, ed anche quel minimo di trama che c’�, è comunque degna d'attenzione; soprattutto nella seconda parte la narrazione acquista spessore, l'arcidiacono Claude Frollo è un personaggio che non si dimentica tanto facilmente.
Tuttavia, nonostante la prosa superba, ci sono anche momenti d'involontaria comicità, come quando Esmeralda esclama: "Amo il vostro nome, amo la vostra spada. Su, sguainate la spada, Phœbus, fatemela vedere"; ecco, non siamo tanto distanti dal "bevi qualcosa, Pedro" di marchesiniana memoria.
Nel finale, straziante come solo Hugo sapeva fare, la narrazione subisce di nuovo una battuta d'arresto, proprio sul più bello, per far spazio ad una riflessione sul deterioramento del potere monarchico, ma, bisogna dirlo, gl'impavidi lettori che riescono ad arrivare a quel punto ormai hanno fatto il callo alla prosa di Hugo, alias il Dottor Divago, e non si stupiscono più di nulla.
Diciamolo subito: uno dei primi e più famosi romanzi storici francesi, in realtà, non è un vero romanzo; chi si aspetta di trovare in queste pagine una trama lineare, che proceda ininterrottamente con un inizio, uno sviluppo e una fine, rimarrà profondamente deluso.
Il giovane Victor Hugo scrisse quest'opera con uno scopo assai preciso, che andava ben oltre la mera emulazione di Walter Scott: sensibilizzare la società francese nei riguardi dell'architettura storica, per impedire che molti tesori del passato venissero distrutti.
Il titolo, del resto, la dice lunga; non è Quasimodo o Il gobbo di Notre-Dame e nemmeno Gli amori perversi dell'arcidiacono alchimista, ma Notre-Dame de Paris, la protagonista è lei, la cattedrale gotica. Non si scappa.
Non un vero romanzo, dunque, ma un trattato sulla Parigi medievale, sulle sue vie, le sue piazze, i suoi palazzi e le sue chiese, Notre-Dame su tutte, che Hugo fa rivivere in queste pagine; ma pure una profonda riflessione filosofica sull'importanza della Storia e delle sue vestigia; il resto, i personaggi, l'intreccio, le invenzioni letterarie che pur non mancano, è solo contorno, un orpello necessario per rendere l'opera vendibile al pubblico più vasto, un ninnolo per baloccare il lettore e nulla più.
Le vere digressioni, qui, non sono le descrizioni urbanistiche, le argomentazioni storiche, le riflessioni filosofiche, le denunce politiche, ma le poche trame narrative che emergono come scogli fra una disquisizione e l'altra.
Perché il ventottenne Victor si produsse in tanto sforzo?
Hugo aveva molto a cuore il tema della conservazione dell’architettura storica, qualche anno prima aveva già dato alle stampe il pamphlet Guerre aux démolisseurs! e bisogna ricordare che nel 1831, in Francia, il concetto di tutela del patrimonio era del tutto assente, gli edifici storici erano solo edifici vecchi e, in quanto tali, potevano essere abbattuti senza grosse remore.
Erano anni in cui, dopo le devastazioni e i saccheggi della prima Rivoluzione, i gotici luoghi di culto parigini versavano in uno stato di misero abbandono; Notre-Dame cadeva a pezzi e il progetto di demolizione della Sainte-Chapelle per costruire un nuovo padiglione del Palazzo di Giustizia era in via di approvazione.
Il rischio di perdere gran parte del patrimonio storico-architettonico fu concreto, e fu anche merito dell'esegesi del Medioevo racchiusa in questo romanzo se l'opinione pubblica parigina si scosse e la politica le venne dietro: nel 1834 Prosper Mérimée fu nominato Ispettore Generale dei monumenti storici, iniziarono grandi campagne di studio che aprirono la strada, a partire dal decennio successivo, alle teorie ed alle pratiche di restauro di Viollet-le-Duc (che probabilmente conosceva a memoria il romanzo di Hugo, tant’� che ne copiò l'espressione "libro di pietra" per descrivere le architetture storiche), teorie che poi si riverberarono in tutta l'Europa continentale, fino a far assurgere il gotico a "stile nazionale" francese.
Le idee di Hugo sulla tutela sono ovviamente figlie del loro tempo, e se oggi il ripristino di una forma originaria andata perduta nel corso dei secoli è -o dovrebbe essere- considerato un modus operandi non più corretto, nella sua accezione più ampia il pensiero di Hugo è tutt'ora condivisibile, perché non si può distruggere un patrimonio che non ci appartiene, che era dei nostri antenati e sarà dei nostri posteri, solo in nome del progresso o del cambiamento del gusto collettivo; questa è una lezione che Parigi non ha mai imparato del tutto: se il successo di Notre-Dame de Paris contribuì a garantire la salvaguardia dei grandi monumenti gotici cittadini, pochi anni dopo la sua pubblicazione ci avrebbe pensato il barone Haussmann a distruggere quel poco che restava della città storica, per creare i grandi boulevards per cui oggi Parigi è tanto celebre. Nel corso degli anni sono andati perduti per sempre capolavori architettonici come la vertiginosa chiesa barocca di Sainte Anne la Royale, progettata da quel genio di Guarino Guarini, oppure, in tempi più recenti, Les Halles, meraviglioso mercato coperto ottocentesco realizzato in vetro e metallo, demolito solo una quarantina d'anni fa per far posto a un centro commerciale.
Tornando al romanzo, Hugo era pur sempre uno scrittore d'incomparabile talento, ed anche quel minimo di trama che c’�, è comunque degna d'attenzione; soprattutto nella seconda parte la narrazione acquista spessore, l'arcidiacono Claude Frollo è un personaggio che non si dimentica tanto facilmente.
Tuttavia, nonostante la prosa superba, ci sono anche momenti d'involontaria comicità, come quando Esmeralda esclama: "Amo il vostro nome, amo la vostra spada. Su, sguainate la spada, Phœbus, fatemela vedere"; ecco, non siamo tanto distanti dal "bevi qualcosa, Pedro" di marchesiniana memoria.
Nel finale, straziante come solo Hugo sapeva fare, la narrazione subisce di nuovo una battuta d'arresto, proprio sul più bello, per far spazio ad una riflessione sul deterioramento del potere monarchico, ma, bisogna dirlo, gl'impavidi lettori che riescono ad arrivare a quel punto ormai hanno fatto il callo alla prosa di Hugo, alias il Dottor Divago, e non si stupiscono più di nulla.
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Notre-Dame de Paris.
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September 26, 2018
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Started Reading
September 26, 2018
– Shelved
September 26, 2018
– Shelved as:
romanzi-storici
October 13, 2018
– Shelved as:
architettura-arte
October 13, 2018
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Finished Reading
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message 1:
by
Raffaello
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Jan 16, 2022 09:13PM

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Più che una recensione è un avvertimento, più che un avvertimento è una minaccia! ;-D



Se il merito del salvataggio di Notre-Dame sia tutto di Hugo è difficile a dirsi, di certo la cattedrale versava in condizioni pessime, e già ai tempi della Rivoluzione si era pensato seriamente di raderla al suolo. Mettiamola così: il successo del libro aiutò il corso degli eventi.
Di novelli Hugo per salvare il salvabile, oggi ci sarebbe un disperato bisogno, tutto sta nel trovarli! 😜

E non ho scritto nulla sulla storia d'amore fra la carpetta Djali e il più sventurato dei poeti!🤭😜😂


Grazie! Ne serve parecchio, di "buzzo buono", per arrivare al fondo di questo romanzo, ma la fatica sarà ampiamente ricompensata, vedrai! 😁

I beg your pardon, Milord, but you must have confused Italian with Latvian, I suppose. Anyway, I am very grateful for your gracious approval.


Beh, ma se hai superato incolume il volo d'uccello su Parigi sei a cavallo, il resto è quasi in discesa.
Quasi, eh! ;-p