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“I prati, ne sono convinto, sono un sintomo e una metafora del nostro rapporto squilibrato con la terra. Ci insegnano che con l'aiuto della petrolchimica e della tecnologia possiamo piegare la natura alla nostra volont脿. I prati alimentano la nostra hybris nei confronti della terra.
Qual'猫 l'alternativa? Trasformarli in orti e giardini. Non sto suggerendo che all'interno di questi ultimi non vi sia spazio per i prati, n茅 che orti e giardini di per s茅 raddrizzeranno il nostro rapporto con la terra; l'abito mentale che essi alimentano, per貌, pu貌 farci percorrere un poco di strada in quella direzione. Prendersi cura di un orto o di un giardino, rispetto alla manutenzione di un prato, ci guida alla conoscenza dei comportamenti della natura, alimentando un'etica del dai e prendi nel rispetto della terra. Orti e giardini ci insegnano la peculiarit脿 del luogo. Riducono la nostra dipendenza da fonti remote di energia, tecnologia, cibo e, per dirla tutta, interesse. Perch茅 se tosare il prato d脿 la sensazione di ricopiare in continuazione la stessa frase, in una certa misura il giardinaggio 猫 come scriverne sempre di nuove, in un processo di invenzione e scoperta infinitamente variabile. Orti e giardini ci mostrano anche che fra natura e cultura 猫 possibile un compromesso, che fra prato e foresta - fra chi vorrebbe completare la conquista del pianeta in nome del progresso, e chi crede che per noi sia tempo di abdicare e lasciare la Terra alle cure delle sue specie pi霉 innocenti - pu貌 esserci una qualche via di mezzo. Il giardino indica che forse esiste un luogo dove noi e la natura possiamo incontrarci a met脿 strada.”
― Michael Pollan, Second Nature: A Gardener's Education