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La ragazza delle arance
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Lento, lentissimo, esasperante. Ci sono scrittori che riescono a raccontare storie assolutamente ordinarie come se fossero qualcosa di veramente speciale ed emozionante: è quello che intendeva fare Gaarder, ma a mio avviso non è riuscito nell'intento. Il fatto di leggere le parole che un padre ha scritto per il figlio non mi basta per commuovermi. Probabilmente intendeva anche essere poetico ma tutti quegli incisi del tipo "…sai, è inutile che ti racconti cosa accadde in quel periodo perché la verità è che non accadde proprio nulla�" riuscirebbero a tarpare le ali anche al migliore afflato poetico.
Classica storia del ragazzino che, a distanza di alcuni anni di tempo dalla morte del padre, riallaccia i rapporti con il genitore scomparso e ormai dimenticato grazie alla improvvisa scoperta di un suo lascito: il lascito in questione è una lettera con il racconto dei punti salienti della propria vita. La storiella in sé poteva anche essere carina, scritta bene poteva essere paragonabile per certi aspetti a "La leggenda del santo bevitore", ma in ogni caso non c'era materiale sufficiente per andare oltre la ventina di pagine: a furia di giuntare pezzettini in ogni dove, nella speranza di enfatizzare l'effetto suspence - oppure con l'obiettivo di raggiungere le dimensioni medie del volumetto tascabile - finisce invece per diventare una minestrina allungatissima e pertanto un po' insipida. Rimane comunque qualche citazione degna di nota e su cui soffermarsi a riflettere:
"Probabilmente non esiste nessuna intimità che possa competere con due sguardi che si incontrano con fermezza e decisione e che semplicemente rifiutano di lasciare la presa."
"Certe volte è così per noi uomini, è peggio perdere qualcosa di caro che non averlo mai avuto."
"Sono già così pieno di stupore per il fatto che esista un mondo, che non avrei spazio per altro stupore se dovesse rivelarsi che esiste anche un altro mondo dopo questo."
Classica storia del ragazzino che, a distanza di alcuni anni di tempo dalla morte del padre, riallaccia i rapporti con il genitore scomparso e ormai dimenticato grazie alla improvvisa scoperta di un suo lascito: il lascito in questione è una lettera con il racconto dei punti salienti della propria vita. La storiella in sé poteva anche essere carina, scritta bene poteva essere paragonabile per certi aspetti a "La leggenda del santo bevitore", ma in ogni caso non c'era materiale sufficiente per andare oltre la ventina di pagine: a furia di giuntare pezzettini in ogni dove, nella speranza di enfatizzare l'effetto suspence - oppure con l'obiettivo di raggiungere le dimensioni medie del volumetto tascabile - finisce invece per diventare una minestrina allungatissima e pertanto un po' insipida. Rimane comunque qualche citazione degna di nota e su cui soffermarsi a riflettere:
"Probabilmente non esiste nessuna intimità che possa competere con due sguardi che si incontrano con fermezza e decisione e che semplicemente rifiutano di lasciare la presa."
"Certe volte è così per noi uomini, è peggio perdere qualcosa di caro che non averlo mai avuto."
"Sono già così pieno di stupore per il fatto che esista un mondo, che non avrei spazio per altro stupore se dovesse rivelarsi che esiste anche un altro mondo dopo questo."
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January 23, 2016
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Finished Reading
August 2, 2017
– Shelved
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Laura V.
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rated it 3 stars
Mar 15, 2018 04:40AM

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:D
