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Dimitri's Reviews > Il dono

Il dono by Vladimir Nabokov
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Inchìnati al dio immaginario, onora ciò che entra senza porte dalla periferia del sogno, il raro, il dono che la plebe manda a morte.

Un libro talvolta richiede molta fatica, quella che mi ci è voluta per superare l’estenuante quarto capitolo: una feroce parodia che il protagonista Fedor Konstantinovic scrive sul poeta rivoluzionario Cernysevskij, tanto osannato da Lenin.
Nabokov si immaginava che io non avessi una approfondita conoscenza della letteratura russa. Secondo me quindi esplode in altre pagine tutta la bellezza di questo romanzo con una struttura circolare, incentrato sull’assenza del padre e sulla nostalgia della patria, sull’aspirazione a colmare questi vuoti e su un destino che, benevolo per una volta tanto, decide giocosamente di dare a due giovani più di una possibilità di incontrarsi nella Berlino degli anni Venti.

Ho trovato la bellezza nelle parole con cui viene descritta la storia tra Fedor e Zina e nel modo con cui Nabokov ci rivela � per gradi, dopo una serie di allusioni - qual è la ragazza di Fedor, tra i personaggi che di sfuggita abbiamo precedentemente già conosciuto.
Agli appuntamenti segreti, di sera, lei avanzava a piccoli passi, la punta di un piede contro il tallone dell’altro, come se camminasse su una fune.
Poiché gli sembrava assolutamente impossibile avere una parte qualsiasi nella sua anima e nella sua vita, soffriva quando scopriva in lei qualcosa di particolarmente incantevole, e provava un gioioso sollievo quando invece trovava qualche imperfezione nella sua bellezza.


La bellezza sta nelle cose. La pioggia diventò diluvio e spazzò l’asfalto, che ora sembrava cosparso di piccole candele saltellanti.

Fedor, per diventare un bravo scrittore, aspira alla molteplicità di livelli di pensiero, in modo da entrare nella testa delle persone che conosce, come nel caso degli ultimi attimi di vita di un altro esule russo, Aleksandr.

“Che stupidaggini. Ma certo, dopo non c’� nulla.� Sospirò, stette per un attimo ad ascoltare il gocciolio e il tamburellio fuori dalla finestra e poi ripeté con estrema chiarezza: “Non c’� nulla. E� chiaro come il fatto che sta piovendo�. E fuori, intanto, il sole primaverile giocava sulle tegole dei tetti, il cielo era pensieroso e sgombro di nubi, e l’inquilina del piano di sopra innaffiava le piante del balcone, e l’acqua giocciolava tamburellando.

Ironia che ritorna, mescolata al dolore, anche nelle precedenti descrizioni dei grotteschi incontri culturali degli esuli russi, a casa di Alexandr. Da poco gli è morto il figlio Jasa, suicida. Da allora non si è più ripreso, vede ancora il fantasma del figlio, un fantasma che può essere più reale di questi inconsistenti esuli. Come succede al momento dei saluti.

E a questo punto tutti cominciarono pian piano a impallidire, a ondeggiare nel moto involontario delle masse di nebbia, a dissolversi; i loro contorni assumevano le linee sinuose di un 8 e poi si scioglievano nell’aria, ma qua e là brillavano ancora dei puntini luminosi: una scintilla di cordialità in un occhio, il luccichio di un braccialetto; dopo di che tutto scomparve, e nel salotto pieno di fumo, immerso in un silenzio totale, entrò Jasa, con le pantofole ai piedi, convinto che il padre fosse già andato a letto; alla luce di rosse lanterne, intanto, invisibili folletti riparavano con magici suoni la nera pavimentazione all’angolo della piazza.
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Reading Progress

September 28, 2017 – Shelved
September 28, 2017 – Shelved as: to-read
September 2, 2018 – Started Reading
September 11, 2018 – Finished Reading

Comments Showing 1-2 of 2 (2 new)

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message 1: by Evi * (last edited Sep 18, 2018 11:43AM) (new) - added it

Evi * Di questo libro mi attrasse lq quarta di copertina che riportava una incitazione di Pietro Citati: Dovunque siate, a casa o in ufficio, qualunque cosa stiate facendo....uscite subito e precipitatevi dal libraio Il dono è lì e vi attende E così io mi feci questo dono ma poi non riuscii a superare il primo capitolo, ma era decenni fa ero un'altra lettrice e forse oggi potrei apprezzare, ma non so se ho voglia di verificarlo però :)


Dimitri Evi*, il primo capitolo è bello tosto ma il quarto lo è ancora di più :-)
A me è successa la stessa cosa con "La cognizione del dolore", allora caldamente consigliato da Baricco. Forse ritenterò, un giorno, chissà.


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