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Resoconto
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UN MODO DIVERSO DI STARE AL MONDO

Quale magnifica lettura mi ha donato Rachel Cusk!
Un libro perfettamente naturale, che non mostra né gli ingranaggi della teoria né lo sforzo di essere contemporaneo e che finisce per essere un libro molto contemporaneo e non estraneo alla teoria.
Inizia su un aereo in volo da Heathrow ad Atene.
L’io narrante è una scrittrice, divorziata madre di due figli, che viene coinvolta in una conversazione dal suo vicino, un sessantenne greco discendente di una ricca famiglia greca, che per lavoro ha passato anni a Londra, e alle spalle ha tre divorzi, qualche figlio, traversie economiche.

”Resoconto� è ambientato principalmente ad Atene.
Il divorzio si ripete in queste pagine, sembra che tutti, tranne pochissimi, raccontati ma non presentati in diretta (come se a questi personaggi si dovesse riconoscere minor realtà), siano passati attraverso questo aspetto della vita. Spesso, più volte.
Altro aspetto che si ripete sono i figli, di matrimoni diversi, con percorsi diversi, per lo più sparsi nel mondo.
Cusk ha scritto un paio di memoir che non ho ancora letto nei quali ha raccontato la sua maternità e il suo divorzio diventando una figura di riferimento della “cattiva madre�.
Forse questo è il primo aspetto che spinge alcuni critici ad avvicinarla a Elena Ferrante. O forse perché anche qui il campionario umano di sesso maschile non è uno spettacolo. O magari l’accostamento viene fatto perché Resoconto è il primo titolo di una trilogia scritta a partire dal 2014 e terminata quest’anno (Transit nel 2016 e Kudos nel 2018).

La scrittrice che molto più avanti scopriremo chiamarsi Faye, ma della quale poco altro verremo a conoscere, si sta recando ad Atene per tenere un breve corso di scrittura creativa. Probabilmente quello che si suole definire stage.
Le due lezioni e i suoi studenti regalano due dei capitoli più belli e più importanti di questo breve magnifico romanzo:
La vita sembra così ricca quando la guardo con gli occhi dello scrittore, mentre la mia vita spesso appare sterile, come un arido pezzo di terra, dove per quanto io mi dia da fare non crescerà mai nulla.
Romanzo, secondo me, senza se e senza ma: anche se c’� chi invece per questo libro tira in ballo la morte del romanzo, quasi fosse una colpa di cui Rachel Cusk è responsabile. Mi pare che da diverso tempo un romanzo non sia solo una storia con un inizio, uno sviluppo, e una fine � è da un po� che sappiamo che in un romanzo non è indispensabile ci sia azione, che debbano per forza succedere delle cose. C’� spazio per molto altro nella categoria del romanzo. E Cusk scrive pagine di romanzo che non dimenticherò.

In questa forma di romanzo che si vuole definire non-romanzo ho percepito Cusk in buona compagnia: mi ha fatto tornare alla mente le narratrici della Didion, in particolare quelle di Diglielo da parte mia e Democracy, anche se Faye è meno presente; ho pensato a Un uomo di passaggio di Ben Lerner, a Elizabeth Costello di Coetzee.
E, se lo avessi già letto, immagino che aggiungerei alla collezione Città aperta di Teju Cole.
Morte del romanzo immagino perché in apparenza non esiste trama: sono pagine di conversazioni nate da incontri casuali.
Faye ce le riporta: è una brava ascoltatrice, ogni tanto cede alla tentazione della puntualizzazione, ma a lei si riesce a perdonare il ditino alzato puntiglioso.
Le persone che incontra, e frequenta, hanno una gran voglia di raccontarsi. Sembra un bell’esempio di comunicazione: se non che, a lei vengono rivolte poche domande, più per cortesia che per vero interesse, e quindi la comunicazione è sostanzialmente a senso unico, non scambio.
Aggiungendo il fatto che Faye non smania dalla voglia di parlare di sé, si arriva in fondo che di lei si vorrebbe saperne molto di più.

Alzarsi da tavola con ancora un po� di appetito è regola antica. Vale anche in letteratura, e con l’Arte in genere.
Come è ben emerso nel micro gdl che ha accompagnato questa lettura (@Patrizia e io), un punto controverso è la scelta del titolo italiano: Resoconto non solo non traduce il titolo originale, Outline, ma diventa proprio fuorviante in quanto l’essenza di questa narrazione mi pare soprattutto racchiusa in queste parole:
aveva cominciato a vedersi come una sagoma, un abbozzo, i cui contorni erano completi in ogni dettaglio mentre l’interno restava in bianco.
L’outline è appunto un contorno, un abbozzo, un profilo. Qualcosa di incompleto, e quindi, certo non un resoconto.
Qui sopra è Anne, altra scrittrice arrivata ad Atene per prendere il posto di Faye come insegnante nel corso, che si definisce. Ma anche la stessa Faye è tutto meno che un resoconto, rimane molto sfumata, e forse la sua narrazione è un tentativo di riempire il suo abbozzo con i racconti altrui.

Non avevo più alcun interesse per la letteratura come forma di snobismo o addirittura di autodefinizione; non avevo alcun desiderio di dimostrare che un libro era migliore di un altro, anzi, ero sempre più restia a parlare dei libri che mi capitava di apprezzare. Ciò che per esperienza personale sapevo essere vero mi sembrava ormai avulso dal processo di persuasione degli altri. Non volevo, non più, persuadere nessuno.
Scrivere, fare letteratura, mi pare coinvolga una notevole capacità di ascolto e osservazione. In questa ottica, Resoconto è grande letteratura.
[Mentre leggere è quintessenza dell’intimità: nessuna altra forma d’arte richiede altrettanta concentrazione e quindi altrettanta solitudine.]

Atene

Quale magnifica lettura mi ha donato Rachel Cusk!
Un libro perfettamente naturale, che non mostra né gli ingranaggi della teoria né lo sforzo di essere contemporaneo e che finisce per essere un libro molto contemporaneo e non estraneo alla teoria.
Inizia su un aereo in volo da Heathrow ad Atene.
L’io narrante è una scrittrice, divorziata madre di due figli, che viene coinvolta in una conversazione dal suo vicino, un sessantenne greco discendente di una ricca famiglia greca, che per lavoro ha passato anni a Londra, e alle spalle ha tre divorzi, qualche figlio, traversie economiche.

”Resoconto� è ambientato principalmente ad Atene.
Il divorzio si ripete in queste pagine, sembra che tutti, tranne pochissimi, raccontati ma non presentati in diretta (come se a questi personaggi si dovesse riconoscere minor realtà), siano passati attraverso questo aspetto della vita. Spesso, più volte.
Altro aspetto che si ripete sono i figli, di matrimoni diversi, con percorsi diversi, per lo più sparsi nel mondo.
Cusk ha scritto un paio di memoir che non ho ancora letto nei quali ha raccontato la sua maternità e il suo divorzio diventando una figura di riferimento della “cattiva madre�.
Forse questo è il primo aspetto che spinge alcuni critici ad avvicinarla a Elena Ferrante. O forse perché anche qui il campionario umano di sesso maschile non è uno spettacolo. O magari l’accostamento viene fatto perché Resoconto è il primo titolo di una trilogia scritta a partire dal 2014 e terminata quest’anno (Transit nel 2016 e Kudos nel 2018).

La scrittrice che molto più avanti scopriremo chiamarsi Faye, ma della quale poco altro verremo a conoscere, si sta recando ad Atene per tenere un breve corso di scrittura creativa. Probabilmente quello che si suole definire stage.
Le due lezioni e i suoi studenti regalano due dei capitoli più belli e più importanti di questo breve magnifico romanzo:
La vita sembra così ricca quando la guardo con gli occhi dello scrittore, mentre la mia vita spesso appare sterile, come un arido pezzo di terra, dove per quanto io mi dia da fare non crescerà mai nulla.
Romanzo, secondo me, senza se e senza ma: anche se c’� chi invece per questo libro tira in ballo la morte del romanzo, quasi fosse una colpa di cui Rachel Cusk è responsabile. Mi pare che da diverso tempo un romanzo non sia solo una storia con un inizio, uno sviluppo, e una fine � è da un po� che sappiamo che in un romanzo non è indispensabile ci sia azione, che debbano per forza succedere delle cose. C’� spazio per molto altro nella categoria del romanzo. E Cusk scrive pagine di romanzo che non dimenticherò.

In questa forma di romanzo che si vuole definire non-romanzo ho percepito Cusk in buona compagnia: mi ha fatto tornare alla mente le narratrici della Didion, in particolare quelle di Diglielo da parte mia e Democracy, anche se Faye è meno presente; ho pensato a Un uomo di passaggio di Ben Lerner, a Elizabeth Costello di Coetzee.
E, se lo avessi già letto, immagino che aggiungerei alla collezione Città aperta di Teju Cole.
Morte del romanzo immagino perché in apparenza non esiste trama: sono pagine di conversazioni nate da incontri casuali.
Faye ce le riporta: è una brava ascoltatrice, ogni tanto cede alla tentazione della puntualizzazione, ma a lei si riesce a perdonare il ditino alzato puntiglioso.
Le persone che incontra, e frequenta, hanno una gran voglia di raccontarsi. Sembra un bell’esempio di comunicazione: se non che, a lei vengono rivolte poche domande, più per cortesia che per vero interesse, e quindi la comunicazione è sostanzialmente a senso unico, non scambio.
Aggiungendo il fatto che Faye non smania dalla voglia di parlare di sé, si arriva in fondo che di lei si vorrebbe saperne molto di più.

Alzarsi da tavola con ancora un po� di appetito è regola antica. Vale anche in letteratura, e con l’Arte in genere.
Come è ben emerso nel micro gdl che ha accompagnato questa lettura (@Patrizia e io), un punto controverso è la scelta del titolo italiano: Resoconto non solo non traduce il titolo originale, Outline, ma diventa proprio fuorviante in quanto l’essenza di questa narrazione mi pare soprattutto racchiusa in queste parole:
aveva cominciato a vedersi come una sagoma, un abbozzo, i cui contorni erano completi in ogni dettaglio mentre l’interno restava in bianco.
L’outline è appunto un contorno, un abbozzo, un profilo. Qualcosa di incompleto, e quindi, certo non un resoconto.
Qui sopra è Anne, altra scrittrice arrivata ad Atene per prendere il posto di Faye come insegnante nel corso, che si definisce. Ma anche la stessa Faye è tutto meno che un resoconto, rimane molto sfumata, e forse la sua narrazione è un tentativo di riempire il suo abbozzo con i racconti altrui.

Non avevo più alcun interesse per la letteratura come forma di snobismo o addirittura di autodefinizione; non avevo alcun desiderio di dimostrare che un libro era migliore di un altro, anzi, ero sempre più restia a parlare dei libri che mi capitava di apprezzare. Ciò che per esperienza personale sapevo essere vero mi sembrava ormai avulso dal processo di persuasione degli altri. Non volevo, non più, persuadere nessuno.
Scrivere, fare letteratura, mi pare coinvolga una notevole capacità di ascolto e osservazione. In questa ottica, Resoconto è grande letteratura.
[Mentre leggere è quintessenza dell’intimità: nessuna altra forma d’arte richiede altrettanta concentrazione e quindi altrettanta solitudine.]

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cristina
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Oct 23, 2018 10:27PM

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Io ho avuto l’impressione d’essere invitato a una cena dove non conoscevo nessun ospite. Mi sono seduto a tavola, ho apprezzato molto la cucina della padrona di casa, cuoca e artefice di ogni portata. E ho conosciuto un gruppo di persone non dico simpatiche, ma sicuramente interessanti. Non mi succede spesso. Un raro privilegio.


Mi accorgo ora che la Cusk mi ha ispirato un paio di metafore alimentari. Chissà se vuol dire qualcosa. Secondo te devo cominciare a preoccuparmi?
Sì, voglio sapere di Transit.
Oggi sono felice: è una fredda luminosa giornata, quelle che piacciono a me, e domani esce un nuovo libro di Joan Didion!!

Qui qualche nuvola, un vento leggero, una luce grigiastra.
Vado a vedere tra le novità!

Qui qualche nuvola, un vento leggero, una luce grigiastra.
Vado a vedere tra le novità!"
Non parlerei proprio di dieta. Alimentazione consapevole? 🤣
Come sarebbe a dire Vado a vedere tra le novità!? Dov'è che le vedi?

Il nuovo libro di Joan Didion è un’autobiografia. Preferisco leggere altre cose sue, prima. Ne ho diverse in attesa...
Transit mi sta piacendo. Il tema qui è il cambiamento. Chissà come tradurranno il titolo in italiano...

Il nuovo libro di Joan Didion è un’autobiografia. Preferisco leggere altre cose sue, prima. Ne ho diverse..."
Yep, è un memoir. Io leggerei anche i suoi scontrini.😊
Lo tradurranno Ford Transit o col nome di un altro furgone?🤭

Il nuovo libro di Joan Didion è un’autobiografia. Preferisco leggere altre cose sue, pri..."
Sì, immagino qualcosa tipo “Trasporti� 😂


Invece io sono rimasto soggiogato, credo si sia capito.😊


Epperò, Domenico, scusami, uno tutte le voci che accompagnano l'uscita di un romanzo le conosce già prima di iniziarlo, visto che è presentato come tu dici, e se questo infastidisce e non si riesce a essere impermeabili alle operazioni di marketing, lo si lascia decantare nel mucchio della "narrativa internazionale presentata in maniera roboante"e lo prende in considerazione quando è meglio disposto nei suoi confronti; altrimenti è una sfida persa in partenza, che mica ce l'ha ordinato il medico di leggere quello di cui parlano tutti, o no? :-)

In verità, non mi pare che Faye abbia un'esistenza trafelata, tanto meno che sparga riflessioni su esistenze trafelate. Sono piuttosto esistenze 'vissute'.
E credo che il battage pubblicitario vada di pari passo a chi reagisce sminuendo infastidito: nel senso che ormai troverai tot voci a favore, e tot contrarie. Non se ne esce. Serve silenzio.

Non e` sempre cosi`, ci sono voci e voci; ti faccio un esempio, Parlarne tra amici di Sally Rooney e` stato accolto come un grande libro di una esordiente, e ha avuto pareri robanti a livello internazionale; ebbene a leggerlo se li merita tutti, anzi e` addirittura superiore alle iperboli, quasi la stessa cosa vale per Emma Cline de Le ragazze. Non tutte le iperboli sono fregature. Nel caso di Rachel Cusk, almeno per me, finora - perche` ho letto 1/3 del libro -, non e` stato cosi`: lo trovo un libro normalissimo, senza niente di rilevante, davvero. Ovviamente e` un parere squisitamente personale. Poi magari l'intera opera, in tre libri, si rivelera` un capolavoro.


Io invece aspetto che il secondo me lo traduca tu. 😇 Intanto leggo qualcos'altro di suo già tradotto.

Posso sempre provarci📖🤯. Ti andrebbe un riassunto dettagliato?

Un outline? 😉

Sì, certo, intendo dire che iniziando a leggere prevenuti, o con grandi aspettative, ci sono buone possibilità che quei pregiudizi possano andare a segno, e d'altra parte anche alle belle sorprese, forse, non si arriverebbe con facilità se la promozione pubblicitaria non esistesse.

😉


A prescindere dal titolo originale che rimanda agli schizzi, ai contorni come dici tu, agli abbozzi, ai profili, ma sono forse tutte parole che sarebbero suonate male come titolo, mi pare si possa dire che il romanzo è in effetti un resoconto degli incontri che fa Faye.


Spero che ti piaccia, Irena, come puoi leggere ci sono giudizi contrastanti, Cusk sembra piuttosto divisiva.


La voce è principalmente quella degli altri, ma a riportarla è sempre e solo la protagonista. Qualcuno critica che queste voci siano tutte uguali: a me sembra ovvio.
Ho molto amore per Rachel Cusk: questa trilogia, Arlington Park, le variazioni Bradshaw, tutte belle letture, molto belle.


Ma chi lo dice che vorrebbero essere diverse?
L'ottima Cusk non lo 'dichiara' mai: prosegue con lo stesso stile l'intera trilogia.
Possibile che non si sia accorta che secondo te stava stonando? Possibile che la sua scelta non sia voluta, intenzionale?
Io non ho sentito nessuna stonatura. Cusk, da questo primo libro che ho letto, è diventata per me una delle migliori scrittrici viventi. Semplicemente, magnifica.
