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Sopra eroi e tombe
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La razionalità non è sufficiente per conoscere la totalità dell’uomo; solo attraverso l’arte -che sia la letteratura, che sia la pittura o la musica- che nasce dall’infelicità, è possibile riconciliarsi con l’essere umano, un essere costituzionalmente imperfetto, destinato alla morte. Questo è solo uno dei messaggi che Sàbato, massimo esponente della letteratura sudamericana, ci porge con questo romanzo, al cui centro è l’Uomo.
Fernando e Alejandra Vidal Olmos sono gli epigoni di due famiglie che hanno fatto la storia dell’Argentina, famiglie di militari che hanno combattuto e sono morti per la libertà e l’indipendenza dell’Argentina, di donne coraggiose pronte a grandi azioni, sacerdotesse e vestali destinate a custodire per tutta la vita il ricordo del loro amore, rinchiuso in una cappelliera. Famiglie che hanno generato gli Eroi padri dell’Argentina, quando la Patria era un ideale, uno Stato da edificare, le cui fondamenta sono state le loro gesta.
Fernando e sua figlia Alejandra sono il frutto finale, nato dall’incontro tra consanguinei, di questa stirpe di Eroi. E come dagli accoppiamenti avvenuti nei secoli tra membri delle famiglie reali sono nati eredi deboli e malaticci, così nella famiglia Olmos, che vive ricordando le gesta del mitico passato, sono nati, come frutti marci generati da piante antiche, Fernando e poi Alejandra, due esseri tormentati, condannati a convivere con un inferno interiore, con ossessioni, perversioni ed incubi, in cui realtà ed allucinazioni si mescolano in un “unicum� indistinto, come la melma che riempie le cloache esistenti nei sotterranei di Buenos Aires. Protesi, entrambi, verso il fine ultimo, come gli antichi Eroi di cui sono eredi, essi però che sono Eroi al contrario, Eroi del male.
Sono esseri tormentati, come tormentata è la Patria, l’Argentina, che, a partire dagli inizi del XX secolo, è sconvolta da repentini cambiamenti politici accompagnati da violenze civili inaudite, vere e proprie carneficine. L’Argentina, terra di emigranti che vivono nella solitudine e nella nostalgia della terra madre, un paese senza radici, dilaniato e fragile, caratteristiche che si esprimono nel tango, “un pensiero triste che si balla�.
Dopo viaggi nell’animo umano più inverecondo e ricolmo di feccia, dopo l’immersione nella crudeltà della storia della Patria, Sàbato, con la saggezza di un uomo quasi centenario, saggezza che ha tempra forte e radici antiche, lascia al lettore uno spiraglio di luce, un raggio timido ma resistente alle tenebre:”La nostra ragione, la nostra intelligenza, ci dimostrano continuamente che il mondo è atroce, motivo per cui la ragione conduce al pessimismo…Ma, per fortuna, l’uomo non è quasi mai un essere ragionevole, e quindi la speranza rinasce di continuo in mezzo alle sventure�.
E la speranza per il futuro della Patria è rappresentata da Martìn, un adolescente fragile e ingenuo, anch’egli tormentato nell’animo dalla presenza assenza di una madre fogna, che avrebbe voluto abortirlo. Martìn ha la vita segnata dal “disincontro� con Alejandra, con i tormenti dell’amore, della gelosia e dal desiderio di essere amato, desiderio che purtroppo rimarrà irrealizzato. Anche in lui, nel momento più buio e disperato, quando il fine ultimo è l’annullamento totale di sé, si accende la luce della speranza, sempre nella consapevolezza che l’uomo è “un essere addolorato e malato, condannato a vivere tra la terra degli animali e il cielo degli dei�.
Un romanzo che lascia il segno.
Fernando e Alejandra Vidal Olmos sono gli epigoni di due famiglie che hanno fatto la storia dell’Argentina, famiglie di militari che hanno combattuto e sono morti per la libertà e l’indipendenza dell’Argentina, di donne coraggiose pronte a grandi azioni, sacerdotesse e vestali destinate a custodire per tutta la vita il ricordo del loro amore, rinchiuso in una cappelliera. Famiglie che hanno generato gli Eroi padri dell’Argentina, quando la Patria era un ideale, uno Stato da edificare, le cui fondamenta sono state le loro gesta.
Fernando e sua figlia Alejandra sono il frutto finale, nato dall’incontro tra consanguinei, di questa stirpe di Eroi. E come dagli accoppiamenti avvenuti nei secoli tra membri delle famiglie reali sono nati eredi deboli e malaticci, così nella famiglia Olmos, che vive ricordando le gesta del mitico passato, sono nati, come frutti marci generati da piante antiche, Fernando e poi Alejandra, due esseri tormentati, condannati a convivere con un inferno interiore, con ossessioni, perversioni ed incubi, in cui realtà ed allucinazioni si mescolano in un “unicum� indistinto, come la melma che riempie le cloache esistenti nei sotterranei di Buenos Aires. Protesi, entrambi, verso il fine ultimo, come gli antichi Eroi di cui sono eredi, essi però che sono Eroi al contrario, Eroi del male.
Sono esseri tormentati, come tormentata è la Patria, l’Argentina, che, a partire dagli inizi del XX secolo, è sconvolta da repentini cambiamenti politici accompagnati da violenze civili inaudite, vere e proprie carneficine. L’Argentina, terra di emigranti che vivono nella solitudine e nella nostalgia della terra madre, un paese senza radici, dilaniato e fragile, caratteristiche che si esprimono nel tango, “un pensiero triste che si balla�.
Dopo viaggi nell’animo umano più inverecondo e ricolmo di feccia, dopo l’immersione nella crudeltà della storia della Patria, Sàbato, con la saggezza di un uomo quasi centenario, saggezza che ha tempra forte e radici antiche, lascia al lettore uno spiraglio di luce, un raggio timido ma resistente alle tenebre:”La nostra ragione, la nostra intelligenza, ci dimostrano continuamente che il mondo è atroce, motivo per cui la ragione conduce al pessimismo…Ma, per fortuna, l’uomo non è quasi mai un essere ragionevole, e quindi la speranza rinasce di continuo in mezzo alle sventure�.
E la speranza per il futuro della Patria è rappresentata da Martìn, un adolescente fragile e ingenuo, anch’egli tormentato nell’animo dalla presenza assenza di una madre fogna, che avrebbe voluto abortirlo. Martìn ha la vita segnata dal “disincontro� con Alejandra, con i tormenti dell’amore, della gelosia e dal desiderio di essere amato, desiderio che purtroppo rimarrà irrealizzato. Anche in lui, nel momento più buio e disperato, quando il fine ultimo è l’annullamento totale di sé, si accende la luce della speranza, sempre nella consapevolezza che l’uomo è “un essere addolorato e malato, condannato a vivere tra la terra degli animali e il cielo degli dei�.
Un romanzo che lascia il segno.
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March 14, 2010
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September 1, 2012
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September 9, 2012
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December 4, 2014
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sudamerica
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Gauss74
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Sep 15, 2013 01:35PM

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però un desencuentro è un incontro disgraziato