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La strada
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NON C’� NESSUN DIO E NOI SIAMO I SUOI PROFETI

”The Road� dell’australiano John Hillcoat, con il magnifico australiano Viggo Mortensen, e la splendida sudafricana Charlize Theron, la canadese Molly Parker, l’australiano d’adozione Guy Pearce, e Robert Duvall. 2009
In un mondo desaturato trionfo del grigio, pieno di cenere polvere e fumo, che costringe i pochi rimasti a vestire mascherine, in un mondo con più castigo che delitto e i giorni contati, dove sopravvivere è meno auspicabile della morte, dove alzarsi la mattina è un autentico atto di coraggio, dove si prova invidia per i morti, dove 'la strada' non indica viaggio, avventura ricerca scoperta, ma fuga, paura, minaccia (infatti è meglio tenersi fuori dalla strada per evitare brutti incontri), in un mondo così, Cormac McCarthy il biblico, qui diventato apocalittico (o post-apocalittico), mette in scena una meravigliosa storia d'amore, straziante totale viscerale tra un padre (l'uomo) e suo figlio (il bambino).

È la grande invenzione di questo romanzo, considerato il suo capolavoro (a torto, secondo me: il suo libro migliore è da cercare tra i meridiani di sangue e la trilogia della frontiera), adattato per lo schermo in un film molto bello che ho visto due volte, e che paga pegno al testo da cui è tratto esclusivamente per il finale, questo sì, superiore sulla pagina.
Per un padre chioccia quale io sono, si è trattato di un viaggio lungo poco più di duecento pagine attraverso delizia e atrocità per approdare a un finale che non posso raccontare e quindi nemmeno commentare.

Non ero abituato a un Mccarthy così dedito al dialogo, nei suoi libri i personaggi mi sono sempre sembrati tutto meno che loquaci: invece, qui, la chiacchiera abbonda e non è la parte migliore del libro.
Quando ce ne saremo andati tutti qui resterà solo la morte, e anche lei avrà i giorni contati.
Il bambino ci provava a parlare con Dio, ma la cosa migliore era parlare con il padre, e infatti ci parlava e non lo dimenticava mai.

”The Road� dell’australiano John Hillcoat, con il magnifico australiano Viggo Mortensen, e la splendida sudafricana Charlize Theron, la canadese Molly Parker, l’australiano d’adozione Guy Pearce, e Robert Duvall. 2009
In un mondo desaturato trionfo del grigio, pieno di cenere polvere e fumo, che costringe i pochi rimasti a vestire mascherine, in un mondo con più castigo che delitto e i giorni contati, dove sopravvivere è meno auspicabile della morte, dove alzarsi la mattina è un autentico atto di coraggio, dove si prova invidia per i morti, dove 'la strada' non indica viaggio, avventura ricerca scoperta, ma fuga, paura, minaccia (infatti è meglio tenersi fuori dalla strada per evitare brutti incontri), in un mondo così, Cormac McCarthy il biblico, qui diventato apocalittico (o post-apocalittico), mette in scena una meravigliosa storia d'amore, straziante totale viscerale tra un padre (l'uomo) e suo figlio (il bambino).

È la grande invenzione di questo romanzo, considerato il suo capolavoro (a torto, secondo me: il suo libro migliore è da cercare tra i meridiani di sangue e la trilogia della frontiera), adattato per lo schermo in un film molto bello che ho visto due volte, e che paga pegno al testo da cui è tratto esclusivamente per il finale, questo sì, superiore sulla pagina.
Per un padre chioccia quale io sono, si è trattato di un viaggio lungo poco più di duecento pagine attraverso delizia e atrocità per approdare a un finale che non posso raccontare e quindi nemmeno commentare.

Non ero abituato a un Mccarthy così dedito al dialogo, nei suoi libri i personaggi mi sono sempre sembrati tutto meno che loquaci: invece, qui, la chiacchiera abbonda e non è la parte migliore del libro.
Quando ce ne saremo andati tutti qui resterà solo la morte, e anche lei avrà i giorni contati.
Il bambino ci provava a parlare con Dio, ma la cosa migliore era parlare con il padre, e infatti ci parlava e non lo dimenticava mai.

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Started Reading
December 1, 2010
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Finished Reading
October 16, 2012
– Shelved
October 16, 2012
– Shelved as:
americana
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message 1:
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Carmine
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rated it 5 stars
Mar 15, 2016 07:00AM

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Di Dick ho letto solo il mitico Do Androids Dream of Electric Sheep?
Haruf ora procedo con quello che trovo, Benedizione, e poi gli altri quando usciranno. E se non si sbrigano a tradurli, magari è la volta buona che mi rimetto a leggere in originale.
McCarthy invece divorata la trilogia una ventina d'anni fa. E poi qualcos'altro. Ma è disuguale, io non ho più ritrovato quella magia.

O, in alternativa: chi tocca 'Meridiano di sangue', muore.

E' l'unico testo che ho letto dell'autore. Tu dici che non è il suo capolavoro. Ma per il momento attendo.


Questo McCarthy mi è piaciuto un po' meno perché eccede nel dialogo, e l'ambientazione post-apocalittica non è esattamente il massimo dell'originalità.

La trilogia della frontiera, e cioè, Cavalli selvaggi, Oltre il confine e Città della pianura, sono uno più bello dell'altro. Li ho letti troppo tempo fa (vent'anni almeno) per ricordare se ne preferisco uno agli altri.