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La custode by Karina Sainz Borgo
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Secondo libro di Karina Sainz Borgo.
Ero già rimasta favorevolmente colpita da Notte a Caracas, suo esordio letterario.
E questo suo secondo romanzo non ha deluso le mie aspettative.

Due le donne che a mio avviso sono carismatiche: Visitación Salazar e Angustias Romero.
Il romanzo si basa su una storia vera, così come si legge nell'articolo su La Lettura n. 531 del 30 gennaio:
"Ripartiamo dalla realtà: il personaggio di Visitación Salazar, la donna che si fa carico di seppellire i morti...
«Sono venuta a conoscenza della storia leggendo un reportage, quindi mi sono messa in contatto con un amico che aveva lavorato per la Croce Rossa alla frontiera tra Colombia e Venezuela. Ho così trovato
quella donna, l’ho raggiunta e ho trascorso del tempo con lei. Nel corso dei mei viaggi lungo i confini ho incontrato altre persone che si dedicano a sotterrare i morti di chi non ha terra, per un principio
di altruismo e compassione. Nelle storie di migranti, la compassione è poco comune, ma ti permette di recuperare umanità»."

Nella terra di confine, non solo fisico, ma anche metaforico, il confine tra la vita e la morte, Visitación adempie a un'opera di misericordia corporale. E non è un caso che a farlo sia proprio una donna, come spiega la stessa autrice sempre su La Lettura:
"Non usa la parola migranti: li chiama «los caminantes», perché?
«Contiene l’idea dell’errante, colui che non ha terra, è sradicato. Ho anche pensato che quasi tutte le esperienza di genocidio sono passate per marce della morte. La stessa migrazione dal Centroamerica
verso gli Usa è un attraversamento che donne e uomini fanno alla cieca, portandosi dietro ogni avere, senza certezza dell’arrivo, affidandosi a una “guida�. Così disperati da possedere solo i propri piedi»."

Il riferimento alla pandemia non è solo reale, ma è anche metaforico:
"Nel romanzo i camminanti fuggono da una «peste», tradotta in italiano come «epidemia», che porta «indolenza, noia». È un riferimento alla pandemia che stiamo vivendo?
«Il Covid è come una profezia che si auto-avvera. Una peste della dimenticanza, dell’oblio, della perdita di volontà. Ma era un’idea che avevo dal principio. Volevo raccontare qualcosa di così incontrollabile come una malattia. Una peste può essere una guerra, un contagio, una desertificazione,
un regime autoritario, un gruppo paramilitare che spadroneggia e terrorizza. Mai avrei pensato a una peste che avrebbe prodotto il contrario: l’impossibilità di muoversi. E ancora peggio: l’invisibilità di quelli che sono costretti a muoversi»."

Mi sono piaciuti i toni cupi del romanzo, usati dalla scrittrice per narrare le varie vicende dei protagonisti, muovendosi su più fronti: da quello delle migrazioni, a quello della morte, delle frontiere, delle malattie, della corruzione.
In questo buio, però si intravede un filo di speranza che fa appello alla gentilezza delle persone, all'amicizia e alla compassione verso gli altri.

"Ancora in ginocchio, lei strinse piú forte le scatole e riprese il suo canto:

Duérmase, mi niño,
que tengo que hacer,
lavar los pañales
y hacer de comer�

La sua voce era l’unico albero che faceva ombra."
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Reading Progress

January 29, 2022 – Started Reading
January 30, 2022 – Shelved
January 30, 2022 – Finished Reading

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Gabril Anch’io ero rimasta colpita da Notti a Caracas e perciò�.Voglio leggerlo!


Come Musica @Gabril allora non vedo l’ora che tu lo legga!


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