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Nemesi
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Il protagonista di questo ultimo romanzo di Philip Roth mi ricorda molto Markus Messner, il protagonista di Indignazione. Come lui Bucky Cantor è giovane, forte, di sani principi, adorato dai nonni che lo hanno cresciuto dopo che sua madre è morta di parto, un ragazzo di successo, è animatore di un campo giochi che si dedica con tutto sé stesso ai ragazzini che allena. Bucky è innamorato ricambiato di Marcia, una bella ragazza anch’essa piena di pregi, di ottima famiglia, i due hanno uno splendente futuro insieme.
Un evento imprevisto, una epidemia di poliomielite, si abbatte nell'estate del 1944 su Newark e comincia a falcidiare gli indifesi alunni di Bucky. Questo evento scatena emozioni profonde quali paura, panico, rabbia, confusione, sofferenza e dolore, quelle stesse che abbiamo vissuto in questi anni di pandemia. Ma a parte le riflessioni che rendono il romanzo di un’attualità e di una forza uniche -letto oggi-, il libro scava nel tormento che gli eventi scatenano in Bucky, ebreo osservante, che si ribella contro quel Dio carogna che permette tutto ciò, che semina la morte nelle vite esili di tanti bambini: quale Dio potrebbe permettere ciò? Il tormento interiore di Bucky è narrato con intensità , in modo come al solito sublime, ed è tanto forte che porta Bucky verso l’annientamento di tutto quello che è ed è stato, perché scervellarsi per trovare di chi sia la colpa di quanto accade porta a un risultato drammatico che distruggerà l’esistenza di Bucky e di tutti coloro che lo amano.
Si tratta dell’ultimo romanzo scritto da Philip Roth, che contiene ancora una volta quei temi che hanno fatto di lui lo scrittore incommensurabile che conosciamo: il senso di colpa che il dio degli ebrei inietta, come un liquido velenoso nel sangue, nell’animo umano e che ossessiona gli uomini per tutta la vita, riuscendo a lasciare soltanto crolli e macerie dietro di sé. E� il peso schiacciante dell� “ebreitudine�.
Un evento imprevisto, una epidemia di poliomielite, si abbatte nell'estate del 1944 su Newark e comincia a falcidiare gli indifesi alunni di Bucky. Questo evento scatena emozioni profonde quali paura, panico, rabbia, confusione, sofferenza e dolore, quelle stesse che abbiamo vissuto in questi anni di pandemia. Ma a parte le riflessioni che rendono il romanzo di un’attualità e di una forza uniche -letto oggi-, il libro scava nel tormento che gli eventi scatenano in Bucky, ebreo osservante, che si ribella contro quel Dio carogna che permette tutto ciò, che semina la morte nelle vite esili di tanti bambini: quale Dio potrebbe permettere ciò? Il tormento interiore di Bucky è narrato con intensità , in modo come al solito sublime, ed è tanto forte che porta Bucky verso l’annientamento di tutto quello che è ed è stato, perché scervellarsi per trovare di chi sia la colpa di quanto accade porta a un risultato drammatico che distruggerà l’esistenza di Bucky e di tutti coloro che lo amano.
Si tratta dell’ultimo romanzo scritto da Philip Roth, che contiene ancora una volta quei temi che hanno fatto di lui lo scrittore incommensurabile che conosciamo: il senso di colpa che il dio degli ebrei inietta, come un liquido velenoso nel sangue, nell’animo umano e che ossessiona gli uomini per tutta la vita, riuscendo a lasciare soltanto crolli e macerie dietro di sé. E� il peso schiacciante dell� “ebreitudine�.
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Agnes
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Mar 27, 2022 11:06AM

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