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Guarda le luci, amore mio
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“Grande calca sin dall’entrata del Trois-Fontaines. Un frastuono immenso attraverso il quale, a tratti si fa strada la musica. Sul tapis roulant sotto la grande volta a vetri si sale verso le ghirlande e le luminarie che pendono dal livello superiore come collane di pietre preziose. La giovane donna che è davanti a me con una bambina nel passeggino solleva la testa, sorride. Si china sulla piccola: ‘Guarda le luci, amore mio!’�
Raccontare la vita. Dove? All’ipermercato, luogo negletto e avverso alla letteratura. Perché non occuparsene, invece? si chiede Annie Ernaux.
Comincia così il viaggio lungo le corsie dell’Auchan e le relative osservazioni che Ernaux raccoglie in un breve ma illuminante diario tenuto per alcuni mesi tra il 2012 e il 2013: la forma più congeniale alla scrittrice per “fissare le impressioni lasciate dalle cose, dalle persone, dalle atmosfere.�
E in effetti a leggere queste pagine ci sembra di essere vicino a lei a condividere i suoi lenti passi, il suo sguardo, le sue riflessioni e a ritrovare la nostra stessa esperienza.
La differenza è che noi, probabilmente, risucchiati dal demone della spesa, forse non ci siamo mai veramente fermati a osservare quella “comunità di desideri� di cui (almeno in quei momenti) facciamo parte .
Ecco invece che per un certo tempo Annie se ne distacca, guarda le cose da vicino e al contempo dall’alto: “come al tavolino di un bar, ma senza l’obbligo di consumare, si può vedere sfilare l’operosità del mondo. Dimenticare se stessi nella contemplazione.�
Dal linguaggio della seduzione alla pervasività dei divieti, all’”umiliazione inflitta dalle merci�, per cui il valore di ciascuno è decretato da quanto si possiede, Annie Ernaux ci racconta ancora una volta ciò che siamo e ciò che rischiamo di diventare.
Da quali luci scintillanti e illusorie ci lasciamo abbagliare se non sappiamo esercitare la luce intensa e feconda dell’intelletto.
Raccontare la vita. Dove? All’ipermercato, luogo negletto e avverso alla letteratura. Perché non occuparsene, invece? si chiede Annie Ernaux.
Comincia così il viaggio lungo le corsie dell’Auchan e le relative osservazioni che Ernaux raccoglie in un breve ma illuminante diario tenuto per alcuni mesi tra il 2012 e il 2013: la forma più congeniale alla scrittrice per “fissare le impressioni lasciate dalle cose, dalle persone, dalle atmosfere.�
E in effetti a leggere queste pagine ci sembra di essere vicino a lei a condividere i suoi lenti passi, il suo sguardo, le sue riflessioni e a ritrovare la nostra stessa esperienza.
La differenza è che noi, probabilmente, risucchiati dal demone della spesa, forse non ci siamo mai veramente fermati a osservare quella “comunità di desideri� di cui (almeno in quei momenti) facciamo parte .
Ecco invece che per un certo tempo Annie se ne distacca, guarda le cose da vicino e al contempo dall’alto: “come al tavolino di un bar, ma senza l’obbligo di consumare, si può vedere sfilare l’operosità del mondo. Dimenticare se stessi nella contemplazione.�
Dal linguaggio della seduzione alla pervasività dei divieti, all’”umiliazione inflitta dalle merci�, per cui il valore di ciascuno è decretato da quanto si possiede, Annie Ernaux ci racconta ancora una volta ciò che siamo e ciò che rischiamo di diventare.
Da quali luci scintillanti e illusorie ci lasciamo abbagliare se non sappiamo esercitare la luce intensa e feconda dell’intelletto.
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March 31, 2022
– Shelved
March 31, 2022
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December 30, 2022
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Si tratta di un'autrice che non apprezzo più di tanto, ma ultimamente "Una donna" m'è parso meno freddo e più 'umano' del libro letto precedentemente.
Similare è Lalla Romano; per me, molto più profonda e di scrittura migliore della Ernaux.