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S. di Gipi, con cui inizialmente ho avuto un po' di difficoltà a prendere confidenza per lo stile e la scrittura volutamente frammentaria, è bellissimo e autobiografico, perché in ogni vignetta, nel flusso dei ricordi, si percepisce la verità emotiva di questo rapporto, condita da quell'ironia che solo gli aneddoti sui propri famigliari possono avere.
Il modo dispersivo in cui procede il racconto, che mi ha ricordato il film d'animazione Valzer con Bashir, crea delle connessioni irrazionali e proprio per questo dolcissime e appaganti, come quella sulle ceneri del padre, o quella in cui l'autore si domanda perché vede un suo ricordo da un punto di vista esterno.
S. odora di vita.