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Il libro della follia
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”Trafficare con le parole mi tiene sveglia.�
Alla seconda silloge di Anne Sexton mi rendo poco che so veramente troppo poco di lei.
So che è nata in una famiglia agiata ma da cui non ha ricevuto amore.
So che di lei si è occupata la zia zitella Anna, detta Nana.
So che ha un certo punto della sua vita (credo ancora adolescente) qualcosa si è interrotto. E� successo qualcosa oppure in lei c’era già un malessere?
Mai come nella poesia c’� bisogno di avere questo tipo di risposte e, in particolar modo, quando i componimenti vengono definiti “confessionali�.
Vero che si può comunque inventare ma più di tanto non credo ci possa allontanare dalle proprie esperienze.
Io la penso così.
Leggendo queste pagine, quindi, so che mi sono sfuggite molte cose.
Qualcosa ha spiegato in post fazione la traduttrice ma molto altro credo proprio di non averlo afferrato.
La raccolta è suddivisa in quattro sezioni poetiche:
1. Trenta poesie
2. Morte dei padri
3. Angeli degli affari di cuori
4. Carte di Gesù
Più tre brevissimi racconti in prosa
A parte, la svolta religiosa delle ultime poesie l’unico filo che trovo sempre presente è quello della morte (facendo una ricerca la parola “morte� ritorna 41 volte!).
Nell’insieme, però, le atmosfere surreali unite sicuramente ad una musicalità molto più significativa in originale piuttosto che tradotta mi lasciano un po� con l’amaro in bocca.
Non è mai bello non comprendere appieno:
è come essere invitati ad una festa e, poi, ignorati da tutti, rimanere in un angolo ad ascoltare discorsi che cerchiamo di ricomporre con piccoli indizi.
E allora spero di essere invitata un’altra volta.
Tornerò preparata perché so che ne vale la pena...
>”prima era il pannolino che avevo/addosso sporco e mia /madre mi odiava per questo e io/mi amavo per questo ma l’odio/vinceva, no?, certo, e il disprezzo/ vinceva e il disgusto vinceva e per/ questo io sono un’accumulatrice di parole /le tengo dentro anche se sono/ sterco oh Dio sono una che scava /non sono un’oziosa /vero?
Alla seconda silloge di Anne Sexton mi rendo poco che so veramente troppo poco di lei.
So che è nata in una famiglia agiata ma da cui non ha ricevuto amore.
So che di lei si è occupata la zia zitella Anna, detta Nana.
So che ha un certo punto della sua vita (credo ancora adolescente) qualcosa si è interrotto. E� successo qualcosa oppure in lei c’era già un malessere?
Mai come nella poesia c’� bisogno di avere questo tipo di risposte e, in particolar modo, quando i componimenti vengono definiti “confessionali�.
Vero che si può comunque inventare ma più di tanto non credo ci possa allontanare dalle proprie esperienze.
Io la penso così.
Leggendo queste pagine, quindi, so che mi sono sfuggite molte cose.
Qualcosa ha spiegato in post fazione la traduttrice ma molto altro credo proprio di non averlo afferrato.
La raccolta è suddivisa in quattro sezioni poetiche:
1. Trenta poesie
2. Morte dei padri
3. Angeli degli affari di cuori
4. Carte di Gesù
Più tre brevissimi racconti in prosa
A parte, la svolta religiosa delle ultime poesie l’unico filo che trovo sempre presente è quello della morte (facendo una ricerca la parola “morte� ritorna 41 volte!).
Nell’insieme, però, le atmosfere surreali unite sicuramente ad una musicalità molto più significativa in originale piuttosto che tradotta mi lasciano un po� con l’amaro in bocca.
Non è mai bello non comprendere appieno:
è come essere invitati ad una festa e, poi, ignorati da tutti, rimanere in un angolo ad ascoltare discorsi che cerchiamo di ricomporre con piccoli indizi.
E allora spero di essere invitata un’altra volta.
Tornerò preparata perché so che ne vale la pena...
>”prima era il pannolino che avevo/addosso sporco e mia /madre mi odiava per questo e io/mi amavo per questo ma l’odio/vinceva, no?, certo, e il disprezzo/ vinceva e il disgusto vinceva e per/ questo io sono un’accumulatrice di parole /le tengo dentro anche se sono/ sterco oh Dio sono una che scava /non sono un’oziosa /vero?
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