Anche a causa della copertina accattivante ho nutrito aspettative eccessive su questo romanzo che, come speIl confine permeabile tra umano e non umano
Anche a causa della copertina accattivante ho nutrito aspettative eccessive su questo romanzo che, come spesso accade con la narrativa cinese di genere, presenta una pletora di argomenti, alcuni interessanti anche se oggi un po� datati, trattati in modo concentrato, talora confuso e con uno stile poco attraente.
A distanza di una trentina di anni dalla pubblicazione, diversi commenti sottolineano la modernità del libro di Chi Ta-Wei e delle sue invenzioni, un precursore che tuttavia, almeno per quanto riguarda la tematica saliente, l’ibridazione simbiotica dell’essere umano con l’androide artificiale e bionico, mi sembra superato da altri autori asiatici di nascita o di origine (vedi i racconti di Ted Chiang o Ken Liu, ad esempio) che hanno approfondito l’argomento in modo più originale e con una cura superiore del dettaglio.
In definitiva è il romanzo stesso a dissimulare una struttura cyborg artificiale, con parti che, proprio come il corpo della protagonista, è difficile comprendere a chi appartengano, se siano naturali o artefatte, tracciate da un testo disseminato di citazioni intertestuali, da Bergman a Murakami, da Shakespeare a Calvino a Pier Paolo (Pasolini�!) che, tanto per sorprendere con effetti speciali, è anche il nome di uno dei personaggi�
**spoiler alert** “Can You Hear Me, Major Tom?� (D.Bowie)
Nell’interessante intervista pubblicata in dicembre sul blog di “minima&moralia� Martin MacIn**spoiler alert** “Can You Hear Me, Major Tom?� (D.Bowie)
Nell’interessante intervista pubblicata in dicembre sul blog di “minima&moraliaâ€� Martin MacInnes sottolinea che il suo intento nella stesura di “A²õ³¦±ð²Ô²õ¾±´Ç²Ô±ðâ€� era quello di fondere l’aspetto esplicitamente fantascientifico col racconto intimo della vita della protagonista Leigh, “…qualcosa di simbiotico tra i due filoni, quello domestico e quello alieno, quello intimo e quello espansivoâ€�.
A mio avviso è proprio l’avere perseguito questo obiettivo a rappresentare il limite del romanzo, che soffre di un assemblaggio precario, non solo fra le due dimensioni prima citate, ma anche nelle varie sezioni che ne compongono la trama, dando a tratti l’impressione di eccessiva divagazione, sovraccarico di argomenti, spunti molto stimolanti ma inconclusi.
Qui il romanzo riesce a trasmettere al lettore il “sense of wonder�, elemento così prezioso e raro nella fantascienza contemporanea, un’atmosfera che può in parte ricordare la trilogia “Il Problema dei tre corpi� di Cixin Liu, dove peraltro si rischiava il deficit opposto: troppo impersonali e anonimi i personaggi rispetto alla magnificenza del contesto. MacInnes, al contrario, ci distrae e un po� ci stanca con le vicissitudini dell’infanzia e adolescenza di Leigh e i difficili rapporti familiari che, è vero, contribuiscono a definire la personalità , le scelte e il destino del personaggio, ma si dilungano nei dettagli di figure tutto sommato secondarie e che poco conferiscono all’economia e all’equilibrio del racconto principale.
Il finale inevitabilmente irrisolto lascia in sospeso diversi fili narrativi: l’aura di mistero che avvolge l’entità con cui il genere umano sembra in qualche modo essere entrato in contatto non viene neppure scalfita e “A²õ³¦±ð²Ô²õ¾±´Ç²Ô±ðâ€� si congeda lasciando segnali suggestivi (nell’Oceano Atlantico, nella fascia degli Asteroidi, nella nube di Oort) ma anche una sensazione di incompiuto o incompreso, da attribuire alla presunzione del narratore o alla disattenzione del lettore, chissà â€�...more
Comincia nel modo classico di una quantità di libri o film di fantascienza. L’equipaggio dell’astronave “Invincibile� si risveglia dopo unInvincibili?
Comincia nel modo classico di una quantità di libri o film di fantascienza. L’equipaggio dell’astronave “Invincibile� si risveglia dopo un lungo periodo di ibernazione, in prossimità della meta della sua missione: far luce su un pianeta nello spazio remoto dal quale una precedente spedizione non ha fatto ritorno.
Si succedono le varie ipotesi sull’accaduto man mano che le ricognizioni rivelano un mondo sinistro, inospitale, apparentemente privo di vita ma con gigantesche e arcane rovine di costruzioni e manufatti alieni che sembrano indicare l’esistenza di una civiltà ormai estinta. Quando viene scoperto il relitto della precedente missione e i miseri resti dell’equipaggio distrutto, il racconto assume la propria dimensione, ma la narrazione tende a ristagnare, dilungandosi in speculazioni contrastanti da parte dei numerosi scienziati presenti sull’Invincibile. Riprende quota negli ultimi capitoli con un finale non rivelabile per rischio spoiler.
Rohan, unico personaggio di spessore di “L’invincibile�, sarà indotto a riflettere e a prendere coscienza del fatto che l’unico vero aggressore è l’umanità col suo folle istinto di dominare l’universo e una pulsione di violenza distruttrice: “…quanti di questi fenomeni incredibili, estranei alla comprensione umana, può nascondere il cosmo? Dobbiamo proprio andare ovunque, con la potenza distruttrice delle nostre navi, per ridurre in frantumi tutto ciò che non comprendiamo?�.
Un atteggiamento che si dimostra ben lontano dalla concezione che ispira molti maestri della fantascienza classica angloamericana, la “conquista dello spazio�, un obiettivo da perseguire ad ogni costo e non dissimile, su scala ridotta, dallo spirito che oggi anima pericolosamente l’indole dei leader politici di tutto il mondo: la sopraffazione dell’altro, percepito come alieno, che prevale su ogni ipotesi di convivenza.
Quando emergono la vera natura e la probabile genesi dell’avversario che i terrestri si trovano a fronteggiare, si apre la sconvolgente rivelazione che “il nemico� non è altro che il prodotto di un’evoluzione inorganica e non biologica, una teoria non così stravagante e inattuale se si pensa a dove si è spinto ai giorni nostri ciò che definiamo “Intelligenza Artificiale�
Nonostante una narrazione non sempre fluida e seducente, che in alcuni capitoli rischia di incepparsi nelle interminabili e sterili diatribe disquisite dagli scienziati, il romanzo resta un esempio di come Lem sappia ogni volta generare riflessioni filosofiche e morali che colpiscono la nostra mente, anche a distanza di tempo. ...more
Non è propriamente un memory, come il magnifico “Il Ritorno� che Matar ha pubblicato otto anni fa, ma è comunque un romanzo che attiUna vita in esilio
Non è propriamente un memory, come il magnifico “Il Ritorno� che Matar ha pubblicato otto anni fa, ma è comunque un romanzo che attinge alle esperienze di vita dell’autore affrontando in varie forme il tema dell’esilio politico e dei tormenti che tale condizione comporta per un uomo costretto a trasferirsi molto giovane dalla sua terra a un altro continente (nella fattispecie da Bengasi a Londra, dove è ambientata la maggior parte del racconto nel tempo presente e dove peraltro Hisham Matar vive da quarant’anni).
In un flashback lungo quanto il libro, il protagonista Khaled ripercorre gli eventi salienti della propria esistenza, attraversando la città verso il proprio appartamento dopo aver accompagnato all’aereoporto l’amico libico, ultimo legame diretto con la madrepatria e con il passato comune.
Il romanzo si snoda in modo non lineare lungo due coordinate principali: l’esilio col corollario della lotta politica, e l’amicizia. In realtà la lotta politica verrà condotta principalmente da Mustafa e Hosam, i due “amici di una vita� che nella fase culminante della rivoluzione scelgono di tornare in Libia partecipando direttamente agli eventi che porteranno alla caduta di Gheddafi.
Questa scelta renderà ancor più acuto il contrasto interiore e i sensi di colpa nel narratore che, pur coinvolto emotivamente e costantemente informato sui rivolgimenti in corso nel suo paese, ha invece deciso di rimanere a Londra, alla vita di insegnante e ad una quotidianità pacifica realizzate dopo anni di difficoltà e sacrifici.
L’altro tema portante del racconto, forse il principale tanto da definire il titolo del libro, è quello dell’amicizia: un sentimento coltivato attraverso decenni condividendo una condizione di spaesamento geografico e sentimentale, una scissione emotiva fra la nostalgia della famiglia d’origine e della casa lontana, i profumi di Bengasi, il colore del Mediterraneo, gli aromi della cucina materna, e d’alltra parte la vita londinese, il lavoro intellettuale, i nuovi affetti, nel sospetto costante e non infondato che fra questi si nascondano i feroci agenti dei potenti servizi segreti libici.
I tre amici, vittime in diversa misura degli avvenimenti che nel 1984 sconvolsero la capitale inglese (sparatoria davanti all’ambasciata libica con morti e feriti), rimangono accomunati negli anni a venire da quel trauma iniziale e dall’ostilità al regime di Gheddafi che li qualifica come “dissidenti� impedendone il ritorno in patria e rafforzando indirettamente il legame che li unisce, pur nella diversità dei caratteri.
Matar utilizza (senza eccedere) la fantasia della fiction per sublimare la sofferenza impellente dell’elemento autobiografico; lo fa col ritmo veloce dei capitoli brevi e con uno stile temperato e privo di furore, che si trasmette al lettore con naturalezza, stabilendo senza retorica una partecipazione intensa e commossa. ...more