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| 804
| 1888
| 2013
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Opera prima di una giovane autrice inglese sconosciuta in Italia, ma semi sconosciuta anche nella sua patria, La storia di una bottega pubblicato nel
Opera prima di una giovane autrice inglese sconosciuta in Italia, ma semi sconosciuta anche nella sua patria, La storia di una bottega pubblicato nel 1888, racconta la storia di quattro sorelle nella Londra di fine Ottocento che dopo la morte del padre si ritrovano in ristrettezze economiche. Le quattro sorelle Lorimer rimangono orfane all'improvvisa morte del padre e scoprono di essere in condizioni economiche molto difficili. Il padre è morto lasciandole senza protezione e senza sostegno economico. Sono costrette a vendere tutto, casa e suppellettili per saldare alcuni debiti; le uniche cose che non vendono sono alcune apparecchiature che servono a fare fotografie. Il loro padre era un amante e un grande appassionato di questa nuova arte che si stava affermando proprio in quegli anni; talmente appassionato da comprare l'attrezzatura e allestire un piccolo studio fotografico in casa; ed è riuscito a coinvolgere e insegnare alle sue figlie la fotografia, lo sviluppo delle pellicole e tutto il resto. Le quattro sorelle, fermamente risolute a non separarsi, decidono di non volere dipendere dalla generosità dei parenti (che si sono offerti di dare loro ospitalità e protezione) o diventare istitutrici e governanti � come voleva per loro, figlie della borghesia impoverita, la società vittoriana � ma decidono di prendere in mano la loro vita, puntare sul loro talento e sfidare le convenzioni dell'epoca, andando contro il parere dei loro amici e familiari, soprattutto della zia Caroline, e cercare di mantenersi economicamente da sole attraverso la gestione di una piccola bottega fotografica. Gertrude e le sue sorelle sanno che la fotografia può essere la loro ancora di salvezza e tra lo sgomento generale di amici e parenti, si trasferiscono in un piccolo appartamento nella famosa via al centro di Londra, Baker Street cuore pulsante delle attività artistiche di quel periodo storico, aprono il negozio cercando di mandare avanti l'attività senza la supervisione di un uomo, cosa impensabile in quegli anni. Le quattro ragazze, nonostante le difficoltà iniziali dovute soprattutto al fatto che molti hanno il pregiudizio che le fotografe siano delle donne, poco per volta riescono a ritagliarsi il loro posto nell'ambiente fotografico e a crearsi una certa fama, grazie alla loro abilità e capacità . La storia di una bottega è un romanzo fra i tanti appartenenti alla letteratura vittoriana rimasto sepolto nel dimenticatoio. È ambientato in un periodo di grandi cambiamenti soprattutto della condizione femminile; sono anni, quelli di fine Ottocento, in cui le donne � soprattutto borghesi � iniziano ad affacciarsi al mondo del lavoro e in cui si assiste alla nascita di numerosi movimenti che chiedono il diritto al voto anche per le donne. L'autrice stessa, Amy Levy, è stata famosa per essere stata la prima donna ebrea ad essere stata ammessa all'università di Cambridge, nel 1879, e per le sue prese di posizione nelle rivendicazioni femministe. La Levy, attraverso la storia e le vicende delle sorelle Lorimer, anticipa uno dei temi che sarà protagonista negli anni successivi: il ruolo della donna nella società ; e ci permette di scoprire e conoscere questo aspetto un po' sconosciuto della società inglese dell'epoca e anche le prime avvisaglie dell'emancipazione femminile, argomento principale di questo breve romanzo. Naturalmente quando ci si imbatte in un libro in cui le protagoniste sono quattro sorelle non si può fare a meno di pensare e fare un confronto con le sorelle March di Piccole donne della Alcott. Le somiglianze tra i due gruppi sororali sono però poche: il numero delle sorelle, le condizioni economiche, alcune somiglianze caratteriali (Gertrude è molto simile a Jo soprattutto per la sua passione di scrivere novelle che spedisce invano alle riviste letterarie); ma le somiglianze si fermano qui perché i due gruppi di sorelle affrontano le prove della vita in maniera diversa e naturalmente con esiti differenti. Le Lorimer sono quattro sorelle ardimentose, appassionate, coraggiose, tenaci e unite da un legame molto forte; si aiutano tra loro e il loro rapporto è abbastanza sincero anche se spesso le loro decisioni non vengono condivise totalmente e unanimemente tra loro. Ognuna ha una personalità diversa: Gertrude, ha un carattere deciso e forte, saggia e con la testa sulle spalle, prende in mano le redini della famiglia ed è la più risoluta nel portare avanti il loro progetto di indipendenza; Fanny la maggiore, è quella più legata alle ferree convenzioni sociali; fragile e un po' bigotta, viene facilmente sottomessa dai caratteri più forti del suo; Lucy è una ragazza gentile, premurosa, tranquilla, che riflette sempre con maturità e freddezza (o almeno ci prova); Phyllis, la minore e la più bella delle quattro, è una ragazza dolce e sognatrice, con un carattere vivace e un po' superficiale, ama i bei vestiti e trascorrere il tempo a guardare dalla finestra per fantasticare sui vicini o passanti dall'aspetto misterioso. Sono tutte e quattro delle personalità ben pensate e interessanti ma non rese al meglio dall'autrice, che le ha descritte in maniera scarna e superficiale; personalmente non sono riuscita ad immaginarmele pienamente in carne ed ossa e ad immedesimarmi o a simpatizzare con loro come mi è successo altre volte con le protagoniste di altri romanzi. I personaggi secondari sono un po' sfumati e sottotono, in particolare i personaggi maschili sono rimasti un po' nell'ombra; una menzione speciale va alla zia Caroline che somiglia tantissimo a Lady Catherine De Bourgh, di “Orgoglio e pregiudizio�, tanto è burbera e sfacciata allo stesso tempo. La storia di una bottega non mi ha lasciato sensazioni o emozioni particolari; è un libro carino ma l'ho trovato poco coinvolgente. All'inizio la lettura procede a rilento e la trama è un po' sfilacciata e confusionaria (secondo me); man mano che si procede con la narrazione il romanzo, però, si riprende e inizia a farsi interessante, ma resta sempre un po' un susseguirsi di vicende scritte sempre in maniera sbrigativa, tanto che spesso ho dovuto rileggere alcuni passaggi per capire meglio quello che succedeva. È, comunque, un libro ben fatto, piacevole, mai noioso o pesante; un romanzo semplice, dal linguaggio pulito e senza fronzoli, che ha in sé molte delle caratteristiche del romanzo vittoriano. Insieme alla giovinezza perdiamo il rossore, l'esitazione, i segni esteriori dell'angoscia; ma, probabilmente, per la maggior parte di noi l'insicurezza, svanendo in superficie, affonda più profondamente nell'anima. ...more |
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Aug 19, 2022
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Aug 29, 2022
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Paperback
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8869938204
| 9788869938207
| 8869938204
| 3.53
| 1,598
| 1913
| Oct 03, 2019
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In quest'ultimo periodo ho sentito una forte nostalgia per i romanzi di Jane Austen. Avevo voglia di ritrovare i suoi personaggi ma allo stesso tempo
In quest'ultimo periodo ho sentito una forte nostalgia per i romanzi di Jane Austen. Avevo voglia di ritrovare i suoi personaggi ma allo stesso tempo non volevo fare una rilettura di uno dei suoi romanzi, allora ho optato per la lettura di questo volume scritto da Sybil G. Brinton che si ispira ai romanzi di Jane. Mi sono ripetuta più volte, ogni volta che ho finito di leggere un libro che si ispirava o riscriveva i romanzi della Austen e mi aveva deluso, che non sarei più caduta in questo vortice malefico dei sequel, prequel & compagnia bella. E invece eccomi qui ancora una volta che ci sono cascata di nuovo con tutte e due i piedi. Vecchi amici e nuovi amori però è un libro completamente diverso da tutti quelli che ho letto negli anni precedenti che appartengono al filone dei sequel e vengono stampati numerosi ogni anno. Questo libro è il capostipite di questo filone in quanto è stato stampato nel 1913, esattamente un secolo dopo la prima uscita di Orgoglio e pregiudizio, e mescola in maniera brillante diversi personaggi provenienti dai sei romanzi canonici della Austen. Sono passati pochi anni dal matrimonio di Elizabeth e Darcy, i due vivono a Pemberley con due piccolini e con Georgiana, che recentemente si è fidanzata ufficialmente con il cugino, il colonnello Fitwilliam. I due cugini hanno sempre provato simpatia e affetto l'uno per l'altra, ma ben presto si accorgono di non sentire quel sentimento e attaccamento profondo che renderebbe felice il loro matrimonio. Elizabeth si accorge di questa situazione e allora suggerisce che sarebbe meglio sciogliere il fidanzamento tra i due, naturalmente con grande dispiacere di Lady Catherine. Dopo questo avvenimento, come ogni anno i coniugi Darcy si recano a Bath, dove sono stati invitati ad un ricevimento da Lady Catherine de Bourgh, e passano così un breve soggiorno nella città termale. Qui i due rincontrano e rivedono alcuni vecchi amici che hanno conosciuto negli anni passati; rivediamo tante nostre vecchie conoscenze come i coniugi Wentworth, James Morland, Eleonor Tinley (da “L'abbazia di Northanger�), le sorelle Lucy e Anne Ferrars e tantissimi altri. L'arrivo di questi personaggi crea un circolo di personaggi e di storie che si intrecciano durante tutto il racconto. Tutti noi che abbiamo ammirato i libri della Austen, tanto da rileggerli più volte (mi ci metto anch'io fra questi), giunti al termine di uno dei suoi romanzi ci siamo sentiti un po' orfani e magari ci siamo chiesti “e poi che succede?�. Deve aver provato i nostri stessi sentimenti ed essersi fatta le nostre stesse domande anche Sybil G. Brinton, autrice praticamente sconosciuta che ha scritto solo questo romanzo. Leggendo il romanzo si capisce che l'autrice doveva essere una grande ammiratrice di Jane Austen, perché spinta da questa sua passione ha creato quest'opera, ed è inconsapevolmente riuscita a dare il via ad un genere letterario tutto nuovo. Vecchi amici e nuovi amori è, infatti, il primo sequel austeniano di cui si ha notizia. Questo titolo quando venne pubblicato nel 1913 non ebbe molta fortuna, perdendosi ben presto nel dimenticatoio e trascinandoci la sua autrice con sé, decretandone così l'immediato declino della sua esperienza letteraria. Vecchi amici e nuovi amori è il miglior sequel che ho letto. Per un amante dei libri della scrittrice inglese ritrovare i personaggi che ha amato tutti insieme � che si conoscono, si frequentano e si parlano � in un solo libro, è stato veramente incantevole. Certo la Brinton non è la Austen, non ha la sua tagliente ironia, e certo c'è qualche errore o imprecisione, ma quest'opera mi ha piacevolmente colpito. La sua bravura è stata quella di utilizzare molti personaggi creati dalla Austen ed inserirli in un unico racconto senza che il risultato possa apparire artificioso; riesce a rispettare il modo di scrivere dell'autrice originale raccontando i personaggi e le loro rispettive vicende con estrema cura, sagacia e dovizia di particolari; allo stesso tempo, riesce a far sentire la propria voce grazie all'utilizzo di uno stile di scrittura, un lessico e un intreccio molto godibile, vicino a quello originale. La Brinton prende, approfondisce e dona spazio soprattutto ai personaggi secondari, che la Austen abbandona un po' al loro destino alla fine dei suoi romanzi, facendo evolvere e arricchendo loro e le loro vicende; e questa scelta si è rivelata vincente perché stimola il lettore a scoprire cosa succederà ai protagonisti di queste nuove vicende raccontate. I collegamenti si intersecano e si legano bene tra loro; sono tutti ben realizzati, congegnati e ideati. L'intreccio dei personaggi è molto bello, la loro caratterizzazione, soprattutto di alcuni è notevole; non sono stati snaturati più di tanto e sono ripresi abbastanza fedelmente all'originale; è come se la Brinton gli accompagni, uno per volta, lungo un percorso basandosi su indicazioni date dalla stessa Austen ai suoi familiari. C'è solo una forzatura soprattutto nel personaggio di Mary Crawford, qui descritta come una donna morigerata, modesta e introversa, anche se io in “Mansfield Park� la ricordo decisamente diversa. Rincontriamo molti personaggi che abbiamo amato o odiato,ad esempio: Lady Catherine de Bourgh che non si smentisce mai perché anche qui è autoritaria, inflessibile e sfacciata come sempre; oppure la querula e chiassosa Mrs Jennings, sempre prodiga nel dare speranze sentimentali alle giovani ragazze che spesso, però, si rivelano infondate; incontriamo l'odioso Robert Ferrars e le odiose sorelle Steel, sempre a caccia di qualche buon partito da accalappiare; e poi la dolce, timida e riservata Georgiana, che si sacrifica per il bene di un'amica vivace e allegra ma un po' fatua e volubile come Kitty Bennett, che non è cambiata poi molto in questi anni; come non è cambiata Emma Woodhouse, sempre impegnata a creare nuove coppie. Fra i personaggi maschili posso dire che mi sono letteralmente innamorata di William Price, prestante e perfetto tenente della marina di sua maestà . Vecchi amici e nuovi amori è stata una piacevole e scorrevole lettura che mi ha coinvolto ed emozionato sin dalle prime pagine. Un libro che si fa leggere, ricco di equivoci, accadimenti, innamoramenti, pettegolezzi; con una trama articolata, ambientazione, dialoghi e descrizioni credibili; in cui troviamo alcuni schemi, frasi o impostazioni usate dalla Austen e anche numerosi riferimenti e rimandi alle creazioni originali. È in queste minuzie che si nota la passione, l'ammirazione e la profonda conoscenza dei romanzi austeniani della Brinton. Come è facile credere a qualcuno, se solo lo si desidera! ...more |
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Aug 07, 2022
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Aug 18, 2022
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Paperback
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8822721713
| 9788822721716
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| unknown
| Sep 2018
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Jul 30, 2022
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Aug 06, 2022
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Aug 01, 2022
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Hardcover
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8873391087
| 9788873391081
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| Apr 2006
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Jul 22, 2022
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Jul 28, 2022
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Jul 22, 2022
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Hardcover
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8866210021
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| Jul 01, 2001
| Mar 01, 2011
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I libri della Kinsella rappresentano sempre una buona dose di leggerezza. Letti come intermezzo tra libri più seri e impegnativi, gli ho sempre trovat
I libri della Kinsella rappresentano sempre una buona dose di leggerezza. Letti come intermezzo tra libri più seri e impegnativi, gli ho sempre trovati divertenti e ironici; le vite delle protagoniste e gli avvenimenti che si susseguono mi hanno sempre strappato molte risate, ma mi hanno fatto anche riflettere. Questa cosa che l'autrice aveva pubblicato anche libri con il suo nome reale (pubblicati in Italia dopo il grande successo che aveva raggiunto) mi ha sempre lasciato un po' dubbiosa (ho sempre creduto che fosse solo l'ennesima operazione commerciale che sfruttava tutto ciò che aveva scritto un'autrice). Proprio per questo ho rifiutato molte volte il consiglio della bibliotecaria che mi aveva consigliato questo libro conoscendo il mio amore per la Kinsella. Cercando su internet ho poi scoperto che i libri che l'autrice ha pubblicato con il suo vero nome sono precedenti al successo letterario di "I love shopping", e quindi temevo che magari fossero molto più acerbi e invece... non ne sono rimasta delusa. Iniziato con scarse aspettative (temevo di annoiarmi), dopo i primi capitoli, mi ha subito coinvolta e mi sono lasciata trasportare dal suo solito stile incalzante. Anche ne La compagna di scuola (che titolo in italiano molto meglio quello originale), che fa parte dei primi lavori dell'autrice e che racconta le vite e l'amicizia di tre amiche, ho ritrovato lo stile della Kinsella che mi piace. Nonostante si discosti dall'umorismo che ero abituata a leggere negli altri suoi libri e abbia una trama abbastanza semplice è un romanzo carino, scritto bene, scorrevole, coinvolgente, che fa riflettere, con protagoniste tre amiche e tre storie diverse legate comunque tra loro. Insomma è stata una piacevole lettura. Penso che in futuro, quando avrò bisogno di un libro un po' più leggero, proverò a leggere qualche altro libro pubblicato con il nome Madeleine Wickham. ...more |
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Jul 12, 2022
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Jul 20, 2022
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Jul 12, 2022
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Paperback
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8838922225
| 9788838922220
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| Aug 01, 2007
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Sin dalle prime pagine di questo quinto volume del ciclo del Barset, Trollope ci avverte del carattere dei membri della famiglia Dale: sia negli affet
Sin dalle prime pagine di questo quinto volume del ciclo del Barset, Trollope ci avverte del carattere dei membri della famiglia Dale: sia negli affetti sia nelle avversioni, i Dale sono ostinati, costanti e severi nei loro giudizi. Mai descrizione fu più azzeccata. Al centro de La casetta ad Allington, come in altri libri del ciclo, vi è una mera questione di denaro su cui si avvicendano le vite dei vari personaggi; tutti loro, chi più chi meno, discutono di denaro; quasi tutti hanno difficoltà a far quadrare i conti o vedono la loro esistenza influenzata dalla scarsità di averi. Oltre a questo argomento il romanzo racconta le vicende sentimentali di due sorelle: Isabel (Bell) e Lilian (Lily) Dale, che vivono con la madre vedova nella casetta ad Allington, di proprietà del loro zio paterno, Christopher Dale, il possidente di Allington. Lo zio ha come desiderio che la maggiore delle due sposi il nipote nonché futuro erede della sua proprietà , Bernard Dale. Poco tempo dopo Bernard si reca a far visita allo zio insieme ad un suo amico Adolphus Crosbie, un fatuo arrivista, che mette gli occhi su Lily. Pochi giorni dopo i due si fidanzano, ma il fidanzamento ha vita breve. Quasi un mese dopo Crosbie scopre che Lily non avrà nessuna dote da parte dello zio. Questa scoperta inquieta Crosbie, che si sente incastrato e ha paura di non riuscire, con una moglie ed un eventuale famiglia a carico che dovrà mantenere esclusivamente con il proprio lavoro, a continuare la bella vita alla moda che conduce a Londra e sarà così costretto a vivere una vita avvilente. Il desiderio di far parte del bel mondo lo porta ad accettare l'invito al castello della nobile famiglia De Courcy, che lo hanno adocchiato come possibile candidato alla mano della loro figlia Alexandrina. Crosbie accetta l'invito e si allontana da Lily senza una spiegazione. Arrivato dai De Courcy, Crosbie capisce che per amore di una ragazza squattrinata non vuole rinunciare al suo stile di vita; tenore di vita che potrebbe continuare solo se sposa Alexandrina, ma questa scelta potrebbe non rivelarsi poi così ragionevole. La casetta ad Allington è l'ennesimo bel romanzo scritto da Trollope appartenente al ciclo del Barset. Questo romanzo è forse quello più amaro e con l'atmosfera più cupa rispetto a quelli che ho letto finora che appartengono al ciclo. Leggere un romanzo di Trollope, comunque, è sempre un piacere, una coccola, perché riesce sempre a coinvolgermi nella vicenda narrata; ci riesce grazie al suo garbo e all'uso di uno stile colloquiale, ironico e arguto; e anche alle sue divertenti, affettuose ma allo stesso tempo pungenti e invadenti interferenze. Trollope ancora una volta si conferma un grande narratore dei vizi, delle virtù, delle meschinità e delle falsità della società vittoriana. A smuovere i destini e la vita delle varie figure del romanzo è il denaro che influenza, condiziona e dirige le azioni di ciascuno di essi. La peculiarità dello scrittore inglese, e suo vero punto di forza, è come sempre la descrizione e la creazione dei personaggi. Quelli presenti nel romanzo sono tanti e provengono da ogni stato sociale. Tutti sono tratteggiati magistralmente, ognuno di loro ha un carattere sfaccettato, complesso e tremendamente umano in cui il lettore può riconoscere sé stesso o qualche conoscente. Lo scrittore inglese è un vero maestro nell'analizzare e nel descrivere i pensieri, le emozioni, le paure e le speranze dei personaggi; ognuno riesce a suscitare nel lettore vari sentimenti, quali: odio, comprensione, irritazione, compassione, stima, o rassegnazione, facendoglieli amare, odiare o ammirare. È soprattutto nella realizzazione dei personaggi femminili la cui descrizione è sempre impeccabile, accurata, attenta e partecipativa che lo scrittore inglese si rivela una penna eccellente. Le due sorelle protagoniste mi hanno ricordato molto le due sorelle Dashwood di “Ragione e sentimento�, a cui somigliano molto sia nel carattere che nel comportamento. Entrambe sono giovani, belle, affascinanti, intelligenti e dotate di grande umanità ma sono indigenti e ciò le rende un po' indifese. Hanno entrambe un bellissimo rapporto, schietto, scherzoso e affettuoso con la loro madre. Lilian detta Lily, la protagonista principale, è la minore delle due. La sua sfortuna è stata quella di innamorarsi di un vero e proprio mascalzone. È una giovane ragazza devota ma davvero irritante che durante la narrazione rivelerà il suo vero carattere. È ostinata, ottusa, cocciuta, impulsiva, priva di autostima, troppo orgogliosa, tremendamente testarda e anche masochista soprattutto quando impedisce ai suoi familiari di dirle quello che realmente pensano del suo “grande amore�. La sua scelta di continuare imperterrita a tessere le lodi di Crosbie nonostante il male che lui le ha inflitto, di augurargli ogni bene, di vederlo come l'essere umano più perfetto mai apparso sulla Terra è stato veramente snervante ed esasperante tanto che, durante la lettura, le avrei volentieri mollato un bel paio di ceffoni più di una volta. Ammiro la sua forza d'animo, la sua coerenza e posso comprendere che “voltare pagina� dopo appena sei mesi da questa rottura può essere presto, ma la sua scelta di aggrapparsi imperterrita ad un uomo che l'ha tradita e continuare ad esserle fedele è ridicola ed esagerata. La sua testardaggine e cocciutaggine le impedisce di aprire gli occhi e vedere che troverebbe un uomo più devoto, più meritevole del suo cuore e più innamorato di lei nella persona di John Eames. Quando conosciamo John, detto Johnny è un giovane ragazzo ancora adolescente. Frequenta fin da ragazzo la casetta della famiglia Dale, è da sempre innamorato di Lily e ora lavora come impiegato nell'ufficio delle tasse nella capitale inglese. È timido, solitario, goffo, impacciato, un po' imbranato, ma anche coraggioso; coraggio che dimostrerà salvando Lord De Guest (un generoso aristocratico locale e uno dei personaggi più belli e divertenti) da un incidente con un toro. Questa sua azione altruista gli farà guadagnare la stima del vecchio aristocratico che lo aiuterà in varie situazioni e campi della vita. Durante la narrazione assistiamo alla sua crescita personale ed è forse il personaggio che mi è piaciuto, emozionato e commosso di più nel romanzo. La palma per il personaggio più odioso va, invece, ad Adolphus Crosbie, una delle figure più odiose che mi sia mai capitato di incontrare in un romanzo. Impiegato governativo anche lui, è il classico arrampicatore sociale, ambizioso, vanesio, egoista, egocentrico, pieno di sé, borioso, menefreghista, falso e ipocrita, che con la sua parlantina riesce ad affascinare tutti, sia nel campo lavorativo sia in quello sentimentale. Le sue decisioni egoistiche influenzeranno la sua vita e quella di parecchie persone. Come non ricordare poi la laboriosa e ragionevole Bell Dale, la maggiore delle due sorelle, che rifiuta decisa il cugino (nonostante la possibilità di una vita agiata) perché non lo ama; il dottor Crofts, innamorato di Bell Dale, che ha come pazienti solo persone povere, e questa scelta non gli permette di mantenere decentemente una famiglia; Christopher Dale, malinconico possidente di Allington, il cui personaggio subirà una crescita molto bella. Ritornano anche i terribili De Courcy, sempre più spocchiosi, altezzosi e naturalmente avari; dei veri e propri sepolcri imbiancati, che vogliono e continuano a far mostra della loro ricchezza anche se non ne hanno i mezzi. La casetta ad Allington è un romanzo lungo che ti coinvolge sin da subito e ti fa girare le pagine sino alla fine senza che tu neanche te ne accorga, tanto sei impegnato e curioso di capire come si evolveranno le vicende narrate dall'autore inglese. Un romanzo in cui non mancano le scene idilliache e bucoliche della campagna inglese, ma anche l'umorismo rappresentato dai personaggi secondari come il giardiniere Hopkins o tutta la “ciurma� che abita a Burton Crescent, a Londra, nella pensione della signora Roper insieme a John Eames. Un romanzo che racconta una storia interessante e avvincente, scritto in maniera impeccabile ed elegante, in cui vengono narrate con grande abilità e sagacia, ma con un tono più amaro e pacato rispetto ai precedenti volumi del ciclo, le vicende quotidiane di un gran numero di persone. Al suo interno troviamo amori travolti dalla precarietà e dall'indigenza, persone deluse negli affetti, famiglie o giovani uomini in difficoltà economiche, innamorati che continuano ad amare o rimangono fedeli all'amata/o anche se sono stati respinti. Un libro splendido che esamina come le conseguenze dell'egoismo, della cecità , dell'orgoglio e dell'immaturità possono seguirci anche tutta la vita. Sono le donne a fare tutti i piccoli sacrifici della vita di società , così come pure i grandi sacrifici della vita. ...more |
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Jun 07, 2022
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Jul 10, 2022
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Jun 08, 2022
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Paperback
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| 2007
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Colombi e sparvieri venne pubblicato per la prima volta nel 1912 dall'editore Treves di Milano, casa editrice che in quegli anni pubblicò parecchi rom
Colombi e sparvieri venne pubblicato per la prima volta nel 1912 dall'editore Treves di Milano, casa editrice che in quegli anni pubblicò parecchi romanzi della Deledda. Solo alcuni anni prima, precisamente nel 1908, Grazia Deledda venne a conoscenza di un fatto realmente accaduto che ispirò alla scrittrice la trama di questo romanzo. Sempre nell'estate di quell'anno l'autrice sarda soggiornò, per alcuni giorni, nel paese di Orune, un piccolo paese vicino a Nuoro, nel quale decise di ambientare questo romanzo. Ancora una volta la Deledda ci narra non solo una tormentata storia d'amore, ma anche l'eterna e atavica lotta tra predatori e prede (da qui il titolo del romanzo) e di conseguenza lo scontro tra modernità (colombi) e tradizione (sparvieri). Colombi e sparvieri racconta la relazione sentimentale tra Giorgio detto Jorgj e Columba, due giovani che si conoscono fin dall'infanzia e appartengono a due famiglie da sempre in lotta tra di loro e vissute tra rancori e odio; un po' come Romeo e Giulietta. In seguito ad un furto accaduto a casa del nonno di Columba di cui il giovane Jorgj viene accusato (soprattutto da Raimondo Crobu, nonno di Columba), ma di cui si dichiara fermamente estraneo, la loro storia d'amore va a rotoli sia causa dei pettegolezzi, delle gelosie, delle dicerie, delle convenzioni sociali, ma soprattutto perché tra i due giovani si insinua un clima di diffidenza e di incomprensione reciproca che inevitabilmente gli allontana l'uno dall'altra. Dopo la caduta delle accuse e la fine della storia d'amore tra i due giovani, Jorgj decide di andare via dal paese per proseguire i suoi studi e per scappare dal clima pettegolo e diffamatorio del paese. Dopo alcune settimane dal suo arrivo in città Jorgj, per il dispiacere e l'umiliazione subita, inizia a soffrire di crisi nervose che si accompagnano ad uno stato di inedia e fiacchezza, che arriva fino a paralizzargli le membra, stroncando così ogni sua ambizione di vita. All'ospedale non trovano nessuna cura e così il giovane, sentendosi sempre più male, decide di rientrare nel suo paese d'origine e vivere in una piccola casupola fatiscente, in condizioni di forte indigenza, isolato da tutto e da tutti (lui non vuole vedere nessuno e nessuno vuole avere a che fare con lui). Il ragazzo rifiuta ogni aiuto esterno tranne quello di Petru, un giovane fanciullo che lo accudisce, e quello del dottore del paese. La sua presenza in paese diviene un monito e una figura ingombrante per la coscienza degli abitanti. Passano alcuni giorni dal ritorno di Jorgj e le sue condizioni peggiorano; il giovane deperisce e vaneggia sempre di più ma spera ogni giorno nella visita di Columba. Ancora una volta la Deledda imprime su carta ciò che la circonda e ciò che conosce di più. La scrittrice sarda prende il lettore per mano e lo accompagna all'interno della trama, facendogli conoscere una Sardegna arcaica, suggestiva e passionale; una terra ricca di contrasti ma sempre affascinante. Grazie ad una penna fluida e sapiente, ad un linguaggio semplice ed essenziale, ad una grande capacità descrittiva, l'autrice anche stavolta pennella su carta una natura selvaggia e incantevole, in cui gli elementi naturali quali ad esempio il vento, che sconquassa, sferza il paesaggio e la sua fisionomia, diviene un elemento protagonista; o la descrizione del piccolo paese di Oronou, un piccolo centro di montagna abbarbicato sull'altopiano di granito, con le case dai tetti rossi, le sue strade ripide e rocciose, i vecchi abitanti seduti in piazza, si staglia davanti agli occhi del lettore in maniera così nitida che ci sembra di essere presenti fisicamente anche noi. Oltre alle sempre efficacissime descrizioni naturali (il profilo minaccioso dei monti, le dolci valli baciate dal sole o nascoste nell'ombra) che come sempre sono pura poesia, vi sono le rappresentazioni delle credenze popolari, delle leggende, delle feste paesane, delle usanze, come ad esempio quella della preparazione e il successivo trasferimento in corteo � a piedi e a carro � del corredo della sposa, dalla casa genitoriale alla nuova residenza degli sposi; trasferimento che avveniva in questo modo da secoli ed era ancora in uso fino al secondo dopoguerra. La Deledda ci dice e ci fa capire che la natura è come l'animo umano, ha due facce in una: una buona l'altra cattiva; e il male è presente negli esseri umani. I personaggi creati dall'autrice sono tutti ben delineati; sono vivi, reali, espressivi, carismatici, ricchi di ideali e convinzioni; sono tutti coinvolti, nessuno escluso, in un vortice di incomprensioni che lacerano gli animi e influenzano legami, percorsi e scelte di vita. L'autrice indaga ed espone come solo lei sa fare i pensieri dei personaggi; ognuno mostra la sua indole e partecipa intensamente a questo grande affresco. Leggendo il libro si nota che vi è una forte similitudine delle stagioni con l'anima dei personaggi, soprattutto con quella del protagonista. Giorgio (detto Jorgj) Nieddu, ragazzo orgoglioso e ostinato, ha avuto un'infanzia difficile: è stato un bambino monello, irrequieto, maltrattato dalla matrigna e quindi sempre in vagabondaggio per il paese. Un incidente a cavallo quando era solo un fanciullo, cambia il suo carattere tanto che egli diviene un bambino sensibile e nervoso. Quando cresce Jorgj diviene ambizioso e studia per diventare avvocato o notaio. Nonostante tutto quello che gli succede, Jorgj crede ancora nella bontà degli uomini; esempio vivente, che l'odio non si combatte con l'odio. Simbolo di cambiamento e di modernità , Jorgj dichiara di essere contrario a molte usanze e riti che considera barbari, inutili e antiquati; tutto il contrario di Raimondo Corbu, nonno di Columba, un uomo duro come il granito, tracotante, scaltro, carismatico e rispettoso delle antiche regole non scritte. I due si scontrano e ciò influisce sulla relazione tra il giovane Jorgj e Columba, ragazza timida, gracile, delicata, bisognosa di protezione, che rimane ferita dall'abbandono del ragazzo e per l'incomprensione che si è creata tra di loro. Attraverso lo scontro tra i personaggi di Jorgj e Raimondo Corbu, il primo simbolo di modernità , il secondo delle tradizioni secolari, la Deledda raffigura una società ferma alla legge dell'occhio per occhio, dente per dente narrata dalla Bibbia. Questa famosa legge biblica sta alla base del cosiddetto “Codice barbaricino�, cioè la difesa dell'onore e la volontà di farsi giustizia da sé per i torti subiti; considerata come sete di giustizia, invece, non è altro che sete di vendetta che ha dato il via ad una interminabile spirale di ritorsioni che accadono ancora ai giorni nostri o fino a pochi anni fa. Il romanzo, in cui troviamo richiami o citazioni di opere di autori passati (come Goethe, Turgenev, Tarchetti, D'annunzio e altri), è una storia di crescita e riscatto personale, che regala al lettore spunti di riflessione; in alcune parti appare un po' disomogeneo (la Deledda, infatti, in alcune parti si dilunga parecchio appesantendo un po' la lettura) ma è comunque avvincente, intenso e trascinante. Colombi e sparvieri è un romanzo che ha al suo interno molti generi: giallo, sentimentale, psicologico � esistenziale; dove la trama si sbroglia poco alla volta, in cui il lettore, catturato dall'atmosfera e dal linguaggio, si ritrova a seguire attentamente il riscatto di Jorgj e il conflitto interiore di Columba, combattuta tra l'amore per il giovane, il suo orgoglio ferito e il suo attaccamento alla famiglia. «Perché può risorgere un morto dalla sua tomba, non un amore che è stato spento dall'odio e... seguito da un altro amore!...» ...more |
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May 25, 2022
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Paperback
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8822727649
| 9788822727640
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| 23,579
| unknown
| May 06, 2019
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Ogni tanto un romanzo leggero ci vuole, soprattutto per staccare da altri libri un po' più corposi e impegnativi. Un romanzo scorrevole, divertente, ir Ogni tanto un romanzo leggero ci vuole, soprattutto per staccare da altri libri un po' più corposi e impegnativi. Un romanzo scorrevole, divertente, ironico, ben scritto; una storia carina anche se un po' prevedibile, con molti stereotipi e con scene di sesso un po' troppo esplicite, per i miei gusti. Questo è stato il primo libro della Kingsley che ho letto e ne sono rimasta piacevolmente sorpresa; penso che in futuro proverò a leggere altri suoi libri. ...more |
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880442348X
| 9788804423485
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| 3.74
| 20,858
| 1848
| Mar 1997
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Come sanno gli estimatori di Elizabeth Gaskell, la scrittrice inglese iniziò la sua carriera letteraria in età adulta. L'autrice fu spronata a scriver
Come sanno gli estimatori di Elizabeth Gaskell, la scrittrice inglese iniziò la sua carriera letteraria in età adulta. L'autrice fu spronata a scrivere su consiglio del marito, il reverendo Gaskell, per cercare di superare il grande dolore che la donna provava per la morte prematura del suo bambino. Mai consiglio fu così ben dato. Noi estimatrici della Gaskell dovremmo ringraziare il marito ogni giorno per aver spronato la moglie alla scrittura, perché, l'autrice inglese, ci ha regalato tante magnifiche opere e tutte di altissimo livello, secondo il mio parere personale. Mary Barton è un'opera rivoluzionaria per l'epoca; un'opera di denuncia, spietata e realistica, che critica il sistema, le condizioni di lavoro nelle fabbriche, che denuncia lo sfruttamento degli operai e mette in luce gli aspetti negativi della rivoluzione industriale. Questo romanzo venne pubblicato per la prima volta nel 1848 e suscitò grandi polemiche e forti critiche (soprattutto tra gli industriali di Manchester e negli ambienti della stampa conservatrice), poiché attirò l'attenzione del pubblico sulla classe operaia e soprattutto sulle condizioni di vita degli operai in quegli anni; ma fu capace di suscitare anche grande ammirazione tra illustri personalità letterarie e culturali del tempo, tra cui Charles Dickens, che trasse ispirazione per il suo romanzo Tempi difficili. La Gaskell, in merito al vespaio che sollevò questa sua opera, disse che in questo libro ella non fa altro che riportare su carta la realtà quotidiana che vedeva nelle strade di Manchester, la sua città . Ambientato tra il 1839-40, Mary Barton è un romanzo in cui si mescola una vicenda collettiva � quella degli operai che lottano per avere una vita migliore � e una personale, quella di colei che da il titolo al libro, contesa dalle attenzioni di due pretendenti. Quella del 1840 è una Manchester lugubre, sporca e squallida; una città che ci viene descritta in tutta la sua crudezza, con i suoi vicoli bui e maleodoranti; una città minacciata dalla crisi industriale, dalla fame e dal crescente conflitto tra datori di lavoro e operai tessili, sempre più disperati e affamati, che in quegli anni subivano gli effetti di una delle tante crisi del capitalismo. L'autrice inglese narra magnificamente questa situazione, che conosceva molto bene; descrive, sempre con partecipazione, vivida e toccante, le condizioni di vita, il dolore e la miseria degli operai e delle loro famiglie; la crisi e i licenziamenti che colpiscono tutti, la mancanza di denaro per pagare l'affitto di quelle misere cantine buie o ambienti piccolissimi, molto spesso sporchi, freddi e umidi, in cui sono stipati; l'essere costretti a vendere le cose più superflue al banco dei pegni per avere i soldi per mangiare o andare avanti; la fame che attanaglia tutti, grandi e piccoli; bambini che muoiono di fame, padri costretti a far uso di alcol o di oppio per non sentire i morsi della fame, donne che si prostituiscono pur di portare qualcosa a casa. Tutte queste sofferenza non fa altro che accrescere gli screzi e la violenza in famiglia. I ricchi, invece, vengono descritti immersi nella loro avarizia e nel loro egoismo; che ignorano o non vedono le esigenze dei loro operai, il cui lavoro permette loro di vivere nel lusso. Non era facile, allora, descrivere le vite degli operai; indigenti sì ma allo stesso tempo ricchi di dignità e misericordia. Soprattutto non era facile, a quei tempi, per una donna affrontare delle tematiche sociali come la povertà , le condizioni di lavoro, la lotta di classe. In questo contesto di aspra contrapposizione, tra operai e padroni, in cui le lotte sindacali si fanno sempre più accese, si intrecciano le vicende dei vari personaggi che animano il romanzo. Anche in questa sua opera prima la Gaskell si conferma una grande conoscitrice dell'animo umano, delineando in maniera stupenda, con tratti molto spesso brillanti, una grande varietà di personaggi; ognuno è ben descritto e dotato di una sua specifica umanità . Mai stereotipati, essi sono tremendamente umani, inclini agli errori e a farsi coinvolgere e sconvolgere dalle passioni, rendendoli così vivi e vicini al lettore. Alcuni si amano altri si odiano (come la collega di Mary, Sally Leadbitter, odiosa fino al midollo) e non mancano alcune figure divertenti che portano un po' di leggerezza in questa valle di lacrime. Mary è la capostipite di tante eroine gaskelliane che seguiranno. Seguiamo la crescita di Mary dall'infanzia fino alla completa maturazione; è la figura che viene più approfondita a livello psicologico, in maniera superlativa, dall'autrice inglese che scava all'interno del suo animo. All'inizio, quando la conosciamo, Mary è una ragazza vanitosa, superficiale, sognatrice, ma allo stesso tempo tenera, impulsiva, dolce, fragile, onesta, ottimista ma soprattutto tosta, con una grandissima audacia e forza d'animo. Apprendista sarta, rimasta orfana di madre appena tredicenne, è oppressa da responsabilità più grandi di lei; coltiva il sogno di una vita diversa, migliore di quella che vive, lontano dal degrado e dalla povertà , ed è per questo che si fa abbindolare dai complimenti, dalle lusinghe e dalle futili promesse di un ragazzo ricco. Mary si ritrova contesa da due spasimanti molto diversi tra loro: da una parte c'è l'amico d'infanzia Jem Wilson, umile, sincero, onesto, volenteroso, figlio di un operaio, operaio lui stesso in una fonderia, da sempre innamorato di lei; dall'altra parte troviamo Henry Carson, affascinante, audace, frivolo, pieno di sé, facoltoso in quanto figlio ed erede di uno degli industriali più ricchi della città . Attraverso i numerosi lutti e le tante prove difficili che la vita le pone davanti, Mary compie un percorso di crescita e maturazione, trasformandosi in una donna di valore con maggiore sicurezza di sé; trasformazione che avviene grazie al suo ottimismo che l'aiuta a superare il dolore, ma anche per l'amicizia con Margaret e suo nonno Job Legh, sempre pronti alla simpatia e disponibili ad aiutarla nei momenti più difficili, sin dal primo momento della loro conoscenza. Il padre di Mary, John Barton, è un altro personaggio principale molto ben delineato. Operaio tessile, membro attivo del sindacato, dopo la morte della moglie diviene serio, cupo, duro, ostinato, scontroso, taciturno, tranne che con la figlia con cui si rivela un padre affettuoso e indulgente. Coinvolto attivamente nella lotta operaia dei tessitori, si ritrova disilluso, deluso e infuriato dalla volontà delle autorità di non prendere in considerazione le richieste degli operai, e di ascoltare le loro storie disperate. Le descrizioni dei suoi pensieri, cambiamenti e azioni sono stupende; i conflitti interiori che gli lacerano l'anima finiranno per portarlo a compiere delle nefandezze. Un personaggio non proprio simpatico ma non si può evitare di non concordare con le sue idee sindacali. Questa scrittrice riesce sempre a sorprendermi e ormai è una delle mie scrittrici preferite. Pochi sanno scrivere l'umanità come fa Elizabeth Gaskell, e questo suo romanzo per essere un'opera prima è veramente molto molto buono. In Mary Barton la bella e raffinata scrittura della Gaskell riesce a coinvolgerti e ad ammaliarti sin dalle prime pagine. In questo romanzo d'esordio ritroviamo tanti temi cari all'autrice inglese che saranno presenti anche nelle sue opere successive: giustizia sociale, donne perdute, pregiudizi nei confronti delle donne, la contrapposizione tra tradizione e progresso, il dolore per la perdita di un figlio, la sofferenza per un amore non corrisposto, la lontananza forzata dalla propria casa, il profondo sentimento religioso, il falso perbenismo. Mary Barton è un romanzo, in cui certo è presente qualche immaturità stilistica ma è comunque ben strutturato, avvincente, convincente, scorrevole, tanto che in alcuni tratti non si riesce a smettere di leggere, ti lascia con il fiato sospeso e anche noi lettori ci troviamo a correre al fianco della protagonista nella sua disperata e affannosa ricerca dell'alibi. Un'opera attuale in cui l'autrice non condanna né assolve nessuno, ed è capace di suscitare svariati sentimenti nel lettore quali commozione, emozione, speranza nell'amore fraterno. Un romanzo sulla colpa e sul perdono, che regala spunti di riflessione importanti; in cui il dolore è sicuramente il filo conduttore del racconto poiché uno dei messaggi che questo libro ci regala è che padroni e operai, ricchi e poveri, senza nessuna differenza di censo, istruzione e di classe sociale, sono fratelli nello strazio della perdita di una persona amata. La gente ammira il talento e discute il perché della propria ammirazione; ma apprezza il buon senso senza discuterne e spesso senza riconoscerlo. ...more |
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Apr 25, 2022
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8871224973
| 9788871224978
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| 3.56
| 2,197
| 1888
| Jan 01, 1994
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In seguito alle aspre critiche piovute dopo la pubblicazione del romanzo La terra, nel 1888 Émile Zola decide di cimentarsi in un nuovo romanzo, il cu
In seguito alle aspre critiche piovute dopo la pubblicazione del romanzo La terra, nel 1888 Émile Zola decide di cimentarsi in un nuovo romanzo, il cui fulcro principale ha poco a che fare con i soliti temi da lui trattati nei suoi libri precedenti. Con questo romanzo l'autore francese ha voluto in qualche modo togliersi l'etichetta di scrittore interessato soltanto a temi sociali, crudi e scomodi, e dimostrare ai suoi detrattori che anche lui è capace di scrivere una storia sentimentale, che narra un amore puro e casto in quel periodo molto in voga oltralpe. Il romanzo si apre durante una notte di Natale, fredda e nevosa in un paese della Piccardia, per la precisione a Beaumont, piccolissimo paese del nord della Francia. Nel portone della chiesa scorgiamo una bambina di circa otto anni, che cerca riparo in questa notte gelida. La piccola si chiama Angélique che, dopo essere fuggita dalla famiglia adottiva, ha vagato senza meta per le strade francesi fino a trovare riparo nella porta della cattedrale di Beaumont. Mentre è lì sola che cerca di scaldarsi e ripararsi dal vento gelido, viene scorta dai coniugi Hubert e Hubertine, una coppia di tessitori e ricamatori di paramenti sacri da generazioni, senza figli, che abita in una casa addossata alla cattedrale. I coniugi decidono di aiutarla e pochi giorni dopo aver scoperto che è sola al mondo decidono di adottarla. Tutto quello che possiede la piccola è un libro di poche pagine in cui ci sono scritte le sue scarne generalità . All'inizio Angélique è diffidente, scontrosa, spaventata ma col tempo, la bambina instaura un rapporto di fiducia con i due coniugi; passano alcuni anni e la bambina cresce in un ambiente famigliare sereno, fatto di cose semplici e di amore divenendo un'abile ricamatrice anche lei. Al momento della sua pubblicazione questo romanzo non ebbe il successo sperato; e sicuramente è inferiore agli altri romanzi del ciclo che ho letto finora. Il sottotitolo della mia edizione recita: “fiaba d'amore all'ombra della cattedrale�, frase che secondo me riassume benissimo in una sola frase la vicenda descritta da Zola (che somiglia molto ad una fiaba); una storia dolce, dall'atmosfera onirica e la meno brutale del ciclo. Il sogno, quindi, appartiene al ciclo Rougon Macquart anche se si discosta parecchio dai romanzi che lo precedono. Ciò che lo collega al ciclo e viene subito all'occhio è il fatto che la giovane protagonista è la figlia naturale, abbandonata ancora in fasce, di uno dei personaggi del suddetto ciclo. Secondo me, però, questo non è l'unico collegamento con il famoso ciclo, poiché Angélique, la protagonista assoluta del romanzo, è segnata anche lei dall'eredità familiare: soggetta a sbalzi d'umore improvvisi, è orgogliosa, passionale, violenta e ambiziosa, spesso scontrosa e irascibile. Queste sue inclinazioni naturali ereditate dalla madre biologica vengono però mitigate dall'educazione, dalla dolcezza e dalla fermezza della madre adottiva. La giovane Angélique (mai nome fu così adatto ad un personaggio) cresce lontano dal mondo esterno ed oltre all'arte del ricamo, impara a leggere e scrivere quel tanto che le basta per leggere il libro sulla vita dei santi, “La legenda aurea� di Jacopo da Varazze. Questo libro (l'unico che abbia mai letto) la colpisce profondamente e come dice lo stesso autore “la ispirava, la rallegrava, la esaltava, in esso trovava conforto e speranza� a tal punto da desiderare di voler vivere la sua vita proprio come quella delle sante martiri: belle, caste, pure, sapienti, combattive, la cui esistenza è fatta di tormenti, tentazioni, di fede inattaccabile ed espiazioni. Oltre a questo sogno religioso Angélique ne ha un 'altro, più materiale e comune a quasi tutte le adolescenti, ed è quello di trovare il grande amore con un principe azzurro e la ricchezza, sogno, che in questo caso, si realizzerà nelle fattezze del ricco Félicien. Il rapporto tra i due è fatto di sguardi, piccoli gesti, rossori. La loro è una tenera storia d'amore ma la fervente religiosità di Angélique condiziona la sua vita quel tanto che basta ad annientare le sue passioni sentimentali; nel suo rapporto con Félicien ella è tormentata dai sensi di colpa per voler trarre profitto dalla ricchezza di lui, e trascurare così il suo sogno religioso. Il titolo del romanzo, quindi, allude a due sogni che nutre la protagonista. Il sogno è un romanzo scritto in maniera raffinata e peculiare, dal ritmo scorrevole e l'atmosfera soave. É uno Zola un po' anomalo nei temi (quello amoroso, religioso e utopistico) ma il suo stile affascinante lo ritroviamo e lo riconosciamo facilmente. Uno stile fatto di intensità narrativa, scrupolose documentazioni, descrizioni minuziose (dell'architettura della cattedrale o del ricamo) e ricostruzioni dettagliate (ad esempio di attività artigianali o lavorative come il bucato) che si stagliano davanti agli occhi del lettore come degli affreschi. In questo romanzo Zola dimostra che sa descrivere anche una storia d'amore, ma soprattutto l'innamoramento di due giovani anime pure; per me questo romanzo non è altro che un'ulteriore conferma di questa sua dote, di cui ne avevo già avuto una prova nella descrizione della storia d'amore tra Silvere e Miette ne La fortuna dei Rougon. Il sogno è un romanzo piacevole, certo un po' appesantito nella prima parte dalle lunghe digressioni sui santi, ma la seconda parte, invece, è coinvolgente con le belle e trascinanti descrizioni della rigogliosa natura primaverile, che sembra un personaggio principale anch'esso e non fa solo da sfondo alla vicenda. I personaggi del libro sono pochi ma tutti ben delineati: Angélique e Félicien sono un po' troppo impalpabili, a tratti irrealistici e mancano di quella profondità che, invece, hanno la madre di lei, Hubertine, e il padre di lui, il Vescovo, i due personaggi più disincantati del romanzo. Come sempre nei romanzi dell'autore francese non manca la critica alla società e ad alcuni suoi aspetti. Man mano che si procede nella lettura è sempre meno velata, anzi, diviene sempre più forte la critica dell'autore nei confronti della religione e delle credenze popolari (intese come sistema di regole da seguire); credenze capaci di modellare le menti delle persone, annichilirle in uno stato di sofferenza, acquiescenza e prostrazione davanti a Dio e finendo solo per condizionare la propria vita magari in attesa di un miracolo. Un romanzo, La rêve, che dimostra che se uno scrittore sa davvero scrivere lo fa anche quando esce dal seminato dimostrando così tutta la sua bravura e di essere uno scrittore con la S maiuscola come, infatti, lo è Zola. Il suo bisogno della grazia la riportava all'umiltà , alla sola speranza dell'aiuto dell'invisibile; ella allora non agiva più, lasciava agire le forze misteriose, diffuse intorno a lei. ...more |
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Apr 04, 2022
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Paperback
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| 9788858141649
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| Oct 08, 2020
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Il mio rapporto con Dante parte dalla scuola come credo quasi tutti. Quando lo studiai trovai molto affascinante e interessante la sua vita, avvolta d
Il mio rapporto con Dante parte dalla scuola come credo quasi tutti. Quando lo studiai trovai molto affascinante e interessante la sua vita, avvolta da un alone di mistero, e l'essere stato esiliato dalla sua città ; ma soprattutto trovai e trovo tuttora affascinante la sua opera più famosa La Divina Commedia. Ricordo che a scuola venni interrogata su uno dei canti più famosi dell'Inferno, il XXVI°, quello di Ulisse in poche parole. Meraviglioso. Dopo la scuola il mio rapporto con il sommo poeta si è interrotto fino a quando, alcuni anni fa, sono andata in viaggio a Ravenna. È passato un po' di tempo ormai da quel viaggio (diciamo pure anni), avvenuto in una uggiosa giornata di dicembre, una decina di giorni prima di Natale, ma ricordo due cose in particolare: il freddo che faceva quella sera e la visita alla tomba del grande poeta fiorentino. È stata forse la prima volta (anzi senza forse) che visitavo la tomba di un personaggio così illustre e ne rimasi molto colpita. Ricordando quella visita ho sentito come il bisogno e la curiosità di leggere la biografia-saggio del prof Barbero, che ammiro e seguo sempre in televisione. L'autore ricostruisce in quest'opera la vita di Dante, non come poeta di un opera immortale, ma come quella di un uomo del medioevo. L'autore fa compiere al lettore un vero e proprio viaggio nel Medioevo, a cavallo tra il 1200 e il 1300; ci fa toccare con mano la vita quotidiana, l'economia e la cultura di quel determinato periodo storico, in una Firenze in perenne lotta politica. Questo libro documenta e ci mostra nel dettaglio l'Italia e la società in cui si muoveva Dante. Sembra di vedere un Dante in carne e ossa: figlio maggiore di un usuraio fiorentino, viviamo il suo primo incontro con Beatrice ad una festa di quartiere, quando entrambi erano solo due bambini e lui se ne innamora a prima vista, poi la rincontra quando sono entrambi adolescenti ma lei è già sposata; vediamo la sua goffaggine e il suo rossore quando lei lo saluta, assistiamo ai suoi turbamenti adolescenziali; poi incontriamo i suoi amici con i quali Dante scambia versi seri e scherzosi e con i quali nasceranno delle amicizie che dureranno tutta la vita. Lo seguiamo affacciarsi alla vita politica della città (che sappiamo è sempre stata accesissima), in cui il poeta tocca con mano la meschinità , gli odi di partito e la corruzione dilagante in città , fino all'esilio e al vagabondaggio nelle corti dell'Italia del Trecento. Barbero ha ricostruito, con un notevole studio di ricerca come il libro dimostra, la vita di Dante grazie ai pochissimi documenti rimasti: atti notarili, contratti di prestito, compravendite, lettere, documenti ufficiali, verbali di assemblee e concili, registri; destreggiandosi tra falsi e documenti errati di proposito o no. Primo libro che leggo dell'autore ma ho ritrovato, grazie ad uno stile di scrittura piacevole e scrupolosa allo stesso tempo, lo storico che grazie alla sua capacità divulgativa è sempre capace di coinvolgere senza annoiare, incuriosire e divertire il telespettatore. L'autore ha compiuto un'indagine minuziosa, disseminata di note e richiami (che a volte appesantiscono la lettura) ad altri studiosi dantisti, recenti e antichi; dando voce anche a teorie ancora in lotta tra loro su alcuni punti controversi della vita di un uomo, vita della quale, come dice Barbero per tutto il libro, non sappiamo nulla con certezza. Un bel saggio, interessante, divulgativo, dettagliato, ben scritto e abbastanza scorrevole, che approfondisce e spiega aspetti ancora oscuri del sommo poeta; ti fa immergere nella vita del periodo, ed è un modo per conoscere l'esistenza, del lato più umano, del poeta italiano più famoso al mondo. Dante deve essere morto nelle prime ore della notte fra il 13 e il 14 (settembre). Quella notte, il profeta andò a scoprire se quanto aveva immaginato in tutti quegli anni era vero. ...more |
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Mar 13, 2022
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| Jan 27, 2022
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Mar 08, 2022
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| Jun 02, 2011
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La pietra di luna fu pubblicato a puntate sulla rivista “All the year around�, diretta da Dickens, nel 1868 e riscosse fin dalla prima puntata un gran
La pietra di luna fu pubblicato a puntate sulla rivista “All the year around�, diretta da Dickens, nel 1868 e riscosse fin dalla prima puntata un grande successo di pubblico. È uno dei romanzi più famosi dell'autore inglese e viene considerato il capostipite del genere poliziesco. La storia si apre in India nel 1799. Durante un assalto al palazzo di Seringapatam il colonnello John Herncastle, uomo poco amato anche dai propri familiari, dai costumi disonorevoli e dal carattere irascibile e vizioso, compie un assassinio per impossessarsi di un sacro diamante giallo. Il famoso diamante è conosciuto con il nome di “Pietra di luna�, a causa del suo colore giallo. Pietra di inestimabile valore su cui incombe una maledizione, per recuperarla vengono incaricati tre bramini indiani, con il compito di riportarla al tempio del dio della luna. Il colonnello Herncastle riesce a sfuggire alla loro caccia, porta il diamante con sé in Inghilterra e lo deposita in una cassetta di sicurezza in banca. Al suo ritorno, a causa del fatto commesso in India verrà allontanato dalla famiglia e non parlerà più con nessun parente, ma nonostante ciò nel suo testamento fa redigere che sua nipote Rachel Verinder, il giorno del suo diciottesimo compleanno, erediterà il diamante giallo. Il giorno del suo compleanno il cugino Franklin Blake, su incarico dello zio, gli dona la pietra di luna e la giovane Rachel lo sfoggia, incurante della superstizione, alla sua festa di compleanno in cui sono presenti diverse persone che rimangono affascinate dal prezioso monile. La stessa notte il diamante giallo sparisce lasciando dietro di sé divisioni, dubbi, sospetti e una rete di accuse. Il dubbio su chi possa essere stato si insinua in ognuno delle persone presenti. Per cercare di far luce sul fatto accaduto viene incaricato l'ispettore più famoso di Scotland Yard, Mr Cuff. Mi sono decisa a leggere nuovamente un libro di Collins perché incuriosita dal fatto che questo libro ha la stessa struttura de La donna in bianco, libro che ho amato tantissimo; infatti la storia è narrata a più voci e i fatti vengono raccontati tramite testimonianze, diari, resoconti personali di coloro che erano presenti alla festa. Le analogie tra i due libri però si fermano qui perché La pietra di luna non l'ho trovato all'altezza del precedente libro che ho letto. Lo avevo iniziato con entusiasmo e speranzosa di ritrovare lo stile di Collins che tanto mi era piaciuto e, invece, questo libro non è riuscito a coinvolgermi quanto speravo. La sua lettura è stata lenta di una lentezza a tratti esasperante e poi pesante, faticosa, in certi tratti soporifera e noiosa; anche se è scritto in maniera elegante, la scorrevolezza è messa a dura prova dall'eccessiva prolissità dei fatti ed eventi descritti meticolosamente dall'autore; la trama è intricata e appesantita da alcuni passaggi superflui, alcuni aspetti (che non sto qui a rivelare perché è pur sempre un romanzo giallo, per fare un esempio dico solo quello dell'oppio) gli ho trovati un po' forzati. La prima parte della storia parte piuttosto bene: l'ho trovato interessante, intrigante ed ero incuriosita di seguire le dinamiche che si sono susseguite dopo la sparizione del diamante ma poi sono arrivata ad un punto in cui ho iniziato ad arenarmi; i fatti andavano per le lunghe ma è soprattutto perché ho iniziato a provare un'antipatia sempre più profonda per molti personaggi del libro, antipatia che si acuiva sempre più man mano che procedevo con la lettura. I protagonisti, Rachel Verinder e Franklin Blake, sono stati deludenti e non ho provato empatia o simpatia per nessuno dei due. Gli ho trovati entrambi antipatici; lei è incolore, testarda e a tratti isterica, in alcuni tratti della narrazione mi ha veramente esasperato; lui, come quasi tutti i protagonisti maschili di Collins, è un po' ingenuo e troppo accecato dall'amore per lei. Il personaggio che ho trovato più antipatico ed esasperante di tutti è stata però miss Drusilla Clack. Cugina di Rachel, Drusilla è una donna ottusa, moralista, logorroica, pedante ed eccentrica ma soprattutto una fervente e fanatica bigotta il cui unico scopo nella vita è convertire tutti quelli che incontra con i suoi opuscoli religiosi, distribuiti e lasciati in ogni dove; giudica tutti con il metro della religione ma è soltanto un'ipocrita poiché nonostante usi parole misericordiose non esita a condannare e giudicare i comportamenti altrui. Nonostante il suo svenire ad ogni minimo contatto con il genere maschile mi abbia fatto sorridere più di una volta, ho provato realmente il desiderio di strozzarla con le mie mani per quanto è insensibile e tenace ai rifiuti che riceve. Tra i numerosi personaggi che animano il romanzo, da Rosanna Spearman, cameriera ed ex ladra perdutamente innamorata di Franklin Blake, all'integerrimo avvocato Mr. Bruff, quelli che ho amato di più sono il maggiordomo di casa Verinder, Gabriel Betteredge, uomo onesto, saggio e ironico con una passione smodata per Robinson Crusoe, romanzo a cui si rivolge per cercare un sostegno e una guida nei momenti difficili e cruciali della sua vita; l'altro personaggio è il sergente Cuff, eccentrico, scaltro, geniale e intuitivo investigatore di Scotland Yard, specializzato in casi misteriosi e incomprensibili. Amante delle rose e sempre attento a cogliere dettagli che altri con colgono, le poche pagine che lo vedono in azione sono le pagine più belle, brillanti, avvincenti e coinvolgenti di tutto il romanzo. La scelta di Collins di raccontare la vicenda attraverso le diverse testimonianze in prima persona dei vari personaggi, usando un registro diverso per ciascuno di loro, gli permette di cambiare ritmo, stile e tono al romanzo; ma soprattutto permette all'autore di delineare il carattere e le peculiarità di ogni personaggio tanto che ci sembra di cogliere le loro fissazioni e debolezze e di sentirli parlare dal vivo. All'apparenza potrebbero essere tutti innocenti ma allo stesso tempo tutti dei possibili colpevoli; tutti hanno una cosa in comune però: tutti, nessuno escluso, nascondo qualcosa e hanno dei segreti che durante lo svolgimento della trama verranno a galla. Ne La pietra di luna, in cui non manca l'ironia, l'autore inglese ci regala uno spaccato critico, ironico e divertito della società vittoriana, sia della classe più benestante (con le sue ipocrisie, i suoi vizi e le sue falsità ), sia di quella più povera (con i suoi pettegolezzi, le sue invidie e antipatie verso altri membri della sua stessa classe sociale). Lo scopo che si è sempre prefissato Collins quando scriveva era quello di ammaliare, coinvolgere, trascinare il lettore all'interno degli eventi narrati anche riempendo il libro di un'infinità di lungaggini che servono solo ad allungare il brodo e che solo all'apparenza sembrano non portare a nulla; infatti anche questo romanzo, che è forse quello più complesso tra i suoi che ho letto finora, è composto da fatti e vicende strettamente collegate tra loro; la loro spiegazione ci viene rivelata a poco a poco durante la narrazione sino alla soluzione del caso, come se ognuna fosse un piccolo pezzo che va a comporre un grande puzzle. Le circostanze mettono alla prova il metallo di cui è fatto un uomo. ...more |
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Jan 15, 2022
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Feb 11, 2022
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Jan 16, 2022
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Hardcover
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8899403457
| 9788899403454
| 8899403457
| 3.97
| 163
| Oct 1930
| Feb 2018
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Dopo aver pubblicato i primi sei romanzi della saga, Galsworthy sentì una smisurata nostalgia per i componenti della famiglia Forsyte. Nel 1930 decise
Dopo aver pubblicato i primi sei romanzi della saga, Galsworthy sentì una smisurata nostalgia per i componenti della famiglia Forsyte. Nel 1930 decise di scrivere alcuni racconti che potessero completare le storie dei componenti di questa famiglia inglese partita dal nulla, arricchitasi grazie al mattone e arrivata ad essere una delle più potenti nell'Inghilterra a cavallo tra Ottocento e Novecento. I racconti di Casa Forsyte si compone in tutto di 19 racconti e si colloca cronologicamente tra la Saga dei Forsyte e la Commedia Moderna, cioè tra la fine del terzo volume e l'inizio del quarto. Questo volume ci permette di conoscere personaggi rimasti un po' nell'ombra o che non hanno trovato il giusto spazio nei primi tre libri; sono racconti che si estendono in un arco di tempo molto ampio che va dall'arrivo a Londra agli inizi del 1800 del capostipite di questa grande famiglia (Superior Dosset, vedovo con 10 figli, che aveva iniziato la sua carriera da manovale muratore fino a diventare un costruttore e proprietario di immobili) fino alla fine della prima guerra mondiale. È sempre bello rincontrare personaggi che si sono amati e ci sono entrati nel cuore; questi racconti ci permettono di conoscere più a fondo i lati nascosti e insospettabili dei numerosi personaggi secondari (figli, zii, nipoti e pronipoti) della famiglia Forsyte e arricchiscono o completano le vicende che i lettori hanno seguito nei primi tre romanzi. Alcuni racconti sono belli e interessanti mentre altri lo sono un po' meno (secondo me questo dipende anche da chi è il protagonista del racconto, almeno per me lo è stato), però l'autore riesce anche stavolta a coinvolgere il lettore, a mostrare e ritrarre con le sue indubbie qualità narrative (che tanto me lo fanno amare) la società inglese e le sue numerose trasformazioni tra il vittorianesimo e la prima guerra mondiale. Chi ama i Forsyte non potrà non apprezzare questi incantevoli racconti. Ps: da leggere dopo i primi tre libri della Saga e con l'albero genealogico a portata di mano per capire chi sono i personaggi e i legami familiari che intercorrono tra loro. «Noi non abbiamo di che vergognarci delle nostre origini, caro Jo. I Forsyte sono di buona razza campagnola, e sono sempre stati uomini schietti e ligi alla loro parola, e questo è quello che conta.» ...more |
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1
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Jan 02, 2022
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Jan 13, 2022
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Jan 02, 2022
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Paperback
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8821162133
| 9788821162138
| 8821162133
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| 232
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| 1989
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None
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1
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Dec 27, 2021
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Dec 31, 2021
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Dec 27, 2021
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Paperback
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8838939853
| 9788838939853
| 8838939853
| 3.50
| 1,222
| 1882
| Nov 21, 2019
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Tra i tanti scrittori vittoriani neanche Anthony Trollope poteva sottrarsi alla moda di scrivere racconti ambientati a Natale, una moda che imperversa
Tra i tanti scrittori vittoriani neanche Anthony Trollope poteva sottrarsi alla moda di scrivere racconti ambientati a Natale, una moda che imperversava nelle riviste letterarie dell'epoca. Come ben sanno i suoi lettori, Trollope fu un prolifico autore di romanzi (ne scrisse in totale 47 e sono per lo più tutti abbastanza corposi) ma anche nei racconti dimostra di saper sviluppare le sue tipiche qualità che ce lo fanno tanto amare, quali la sua attenzione alle dinamiche sociali, i rapporti tra i sessi, il ruolo della donna e la descrizione della società vittoriana nella sua quotidianità , riuscendo così a parlare anche a noi lettori di due secoli dopo. I cinque racconti presenti in questa raccolta hanno tutti un elemento in comune: sono tutti ambientati a Natale. Il primo, Natale a Thompson Hall è quello che dà il titolo alla raccolta ed è sicuramente il migliore tra i cinque; è il più divertente ed è basato su un equivoco e scambio di persona. La signora Brown è in viaggio con il marito dalla Francia all'Inghilterra per trascorrere il Natale a Thompson Hall con i suoi familiari e per conoscere il fidanzato della sorella minore ma il viaggio verso casa sarà più complicato del previsto. Il giorno prima di imbracarsi per l'isola britannica alloggia per la notte con il consorte in un albergo. Durante la notte la signora è costretta a girare l'albergo per cercare un po' di senape per curare il mal di gola del marito; dopo averne rubata un po' di nascosto, senza saperlo entra nella stanza sbagliata e posa sulla gola di un altro uomo l'impacco di senape. Dopo essersi accorta dell'errore decide di fuggire dalla stanza facendo finta di nulla ma la mattina seguente le cose non andranno come lei aveva sperato. Un racconto divertente e originale, e i dialoghi tra la coppia sono veramente magnifici. Il secondo racconto dal titolo Natale a Kirby Cottage, è riuscito a coinvolgermi ed emozionarmi. Racconta la storia d'amore tra Maurice Archer e Isabel Lownd. Il giovane Maurice, che per Natale è ospite del reverendo Lownd che in passato è stato il suo precettore, afferma davanti alla giovane Isabel che “il Natale è una noia�. Questa affermazione porta Isabel, che ha una cotta per lui e adora il Natale, a dubitare dei suoi sentimenti per il giovane ma il Natale alle porte riuscirà a portare un chiarimento tra i due. Il terzo racconto dal titolo Il ramo di vischio è molto simile al secondo. È anch'esso una storia d'amore e racconta tra la vicenda di due ex fidanzati costretti a trascorrere il Natale sotto lo stesso tetto. Lui è pentito di aver rotto il fidanzamento ma lei non sembra intenzionata a tornare indietro sulla sua decisione. Il quarto racconto I due generali è l'unico racconto a non essere ambientato nella vecchia Inghilterra ma negli Stati Uniti nel periodo della Guerra di Secessione. Due fratelli si trovano a combattere su fronti opposti e a contendersi la stessa ragazza che però ha già scelto uno dei due. Il quinto e ultimo racconto è quello più breve tra i cinque. Neanche per sogno racconta una lite tra due cognati riguardo un favore che uno ha negato all'altro senza sapere di cosa si trattasse ma supponendo potesse riguardare una questione economica. Lo spirito natalizio, anche in questo caso, ci mette lo zampino. Tutti i racconti riescono a trasmetterci l'importanza di questo periodo dell'anno e farci percepire lo spirito del Natale dell'epoca, tra tacchini, pudding, tavole imbandite, semplici decorazioni fatte di vischio o altre piante, candele, camini accesi, piccoli villaggi o grandi dimore immerse nella campagna inglese, la messa la mattina di Natale, la visita e la beneficenza alle famiglie più bisognose. Questo piccolo libriccino racconta tradizioni natalizie, malintesi, amori, dissapori e perdono; un'opera che si è rivelata una lettura piacevole e perfetta per il periodo pre � natalizio; lo stile è come sempre colloquiale, scorrevole, vivace e ricco di dettagli. Trollope si dimostra ancora una volta un grande scrittore che con la sua scrittura vivace e brillante, la sua immancabile e solita ironia riesce a coinvolgere, appassionare ed emozionare il lettore nelle vicende che racconta. Anche qui, nonostante non abbia a disposizione la mole dei suoi romanzi più famosi, l'autore inglese riesce a dimostrare ancora una volta la sua bravura nel delineare i personaggi che animano questi racconti. Sono tutti ben descritti nella loro profondità e l'autore ne mette a nudo le loro debolezze e la loro forza in varie situazioni difficili. Come sempre lui è molto bravo (diciamo pure una spanna sopra gli altri scrittori dell'epoca) soprattutto nella descrizione dei personaggi femminili, infatti le donne sono le protagoniste di quasi tutti i racconti. Donne emancipate per l'epoca, esempi di devozione, pazienza e intraprendenza, che decidono autonomamente il loro destino. Un libro che si legge con piacere, dove alcune situazioni descritte fanno sorridere mentre altre fanno riflettere il lettore su come sia cambiato il Natale nel ventunesimo secolo e su quanto abbiamo perduto nel tempo sul significato profondo del Natale e sul senso di famiglia. Da quando si era sposata, ormai otto anni prima, la signora Brown non aveva mai trascorso un Natale in Inghilterra. Ne aveva spesso ventilato la possibilità , nel profondo agognava quelle festività fatte di agrifoglio e tortine natalizie. […] Più di una volta lei aveva espresso il desiderio di rivivere il Natale di un tempo nella vecchia casa tra le vecchie facce. ...more |
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1
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Dec 17, 2021
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Dec 25, 2021
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Dec 17, 2021
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Paperback
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B0DM4N4LGB
| 3.50
| 2,960
| Oct 15, 1791
| Sep 04, 2021
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Ann Radcliffe fu una delle prime scrittrici, se non la prima in assoluto, a pubblicare un romanzo con il suo vero nome senza nascondersi dietro pseudo
Ann Radcliffe fu una delle prime scrittrici, se non la prima in assoluto, a pubblicare un romanzo con il suo vero nome senza nascondersi dietro pseudonimi maschili. L'autrice inglese fu l'antesignana di un nuovo genere letterario, quello gotico, di cui divenne la regina incontrastata e ispirò moltissimi autori dell'Ottocento, tra i quali Austen, Dickens, Collins, Poe, Mary Shelley e tanti altri. Il romanzo della foresta fu il suo secondo romanzo e venne pubblicato per la prima volta in forma anonima nel 1791, ma è il primo che ottenne un grande successo. Ambientato nel sud della Francia, il romanzo si apre con una carrozza lanciata a tutta velocità nel cuore della notte. A bordo ci sono cinque persone: Pierre de la Motte, un nobile decaduto in fuga dai suoi creditori e dalla giustizia, sua moglie, il suo servitore Peter e la sua consorte, e la giovane Adeline. Durante la fuga i cinque fuggiaschi sono costretti a cercare un rifugio, mentre attraversano una fitta foresta, a causa di un incidente capitato alla carrozza e del maltempo in arrivo; lo trovano in un'abbazia mezza diroccata dove si fermano per la notte. Il giorno successivo i cinque fanno una ricognizione dell'abbazia e dei suoi dintorni e decidono di stabilirsi lì eleggendola come loro dimora. Il sollievo per aver trovato un rifugio sicuro, però, dura fino a quando il proprietario dei boschi, il marchese di Montalt, arriva all'abbazia e mette gli occhi su Adeline... Fino a pochi anni fa questo romanzo della Radcliffe non era mai stato tradotto nella nostra lingua; meno male che si è colmata questa lacuna perché Il romanzo della foresta è uno di quei romanzi che si deve leggere almeno una volta nella vita. Se non fosse per merito di Jane Austen, che cita la Radcliffe più volte ne L'abbazia di Northanger, chissà se i suoi romanzi sarebbero stati tradotti anche dopo più di 200 anni. Secondo il mio modesto parere la Radcliffe è un'autrice che merita di essere conosciuta e letta anche in questo secolo in quanto ancora oggi riesce a intrattenere e incuriosire il lettore. È il primo libro che leggo di quest'autrice e devo dire che mi è abbastanza piaciuto; al suo interno ci sono tanti elementi tipici dei romanzi gotici: castelli o abbazie in rovina, fanciulle rapite, inseguimenti, cattivi da manuale con un oscuro passato, segreti misteriosi, passaggi nascosti, suspense, stanze o sotterranei segreti, scheletri nascosti, rivelazioni finali. La prima parte del romanzo è cupa ma molto avvincente e suggestiva, perché ambientata nell'abbazia, vista come un luogo pauroso e misterioso, all'interno di una fitta foresta impenetrabile; le descrizioni della natura, dei paesaggi sono molto belle e coinvolgenti. Tutto questo, però, sfuma in una seconda parte molto più lenta, faticosa e macchinosa, che però si rivelerà fondamentale per la risoluzione degli enigmi finali. Il romanzo della foresta riesce a catturare il lettore sin dalle primissime pagine; si resta col fiato sospeso mentre assistiamo al susseguirsi degli eventi che riguardano la vita di Adeline; è lei, infatti, la protagonista indiscussa dell'opera della Radcliffe. Adeline è una protagonista tipica dei romanzi di quel periodo: è una ragazza orfana, bella, dolce, ingenua, che non conosce le sue origini; passa da un'avventura all'altra, scambia i buoni per i cattivi e i cattivi per buoni; sviene, piange e si lamenta per gran parte del romanzo ma dimostra sempre tutta la sua fermezza nelle proprie decisioni. Alla fine riesce a tirare fuori tutto il suo coraggio e a salvare colui che ama, realizzando così la sua storia d'amore. Nel romanzo l'autrice riesce a mescolare sapientemente vari generi letterari: giallo, sentimentale, storico, avventura e anche la poesia. È una lettura affascinante, moderatamente o per nulla paurosa, a tratti divertente; un romanzo incantevole, intrigante, avvincente, scritto con eleganza e dallo stile ricercato; a volte un po' troppo prolisso e con qualche lungaggine di troppo dovuta alla presenza di poesie di varia lunghezza inserite nel testo, che vengono a noia e che ai fini della trama sono del tutto inutili e possiedono solo la facoltà di appesantire la lettura (io le ho saltate tutte) oppure la presenza di dialoghi spesso un po' assurdi o anche la ripetizione di cose che magari sono già state dette. Nonostante questi ultimi difetti che ho citato, Il romanzo della foresta è stata una una vera scoperta e racchiude in sé tutte le migliori caratteristiche del genere gotico, con un finale pieno di colpi di scena in cui l'autrice inglese riesce a dimostrare tutte le sue capacità invettive e narrative. Erano entrati nella foresta come un rifugio, […] e per qualche tempo avevano trovato in essa la sicurezza che cercavano; ma altre colpe, […] presto si sono succedute, e la sua vita, […] ora gli offriva un altro esempio di questa grande verità , “che dove c'è la colpa la pace non può entrare.� ...more |
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Nov 17, 2021
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Dec 16, 2021
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Nov 20, 2021
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Hardcover
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Aug 29, 2022
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Jul 28, 2022
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Jun 04, 2022
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May 25, 2022
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May 23, 2022
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May 15, 2022
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Feb 26, 2022
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Feb 11, 2022
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Jan 02, 2022
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Dec 31, 2021
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Dec 27, 2021
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Dec 25, 2021
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Dec 16, 2021
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Nov 20, 2021
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