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La tregua
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Malacorda's review
bookshelves: favorites
Aug 07, 2017
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Read 2 times. Last read September 14, 2022 to September 15, 2022.
Edit settembre 2022
Riletto in una nottata: sempre eccellente, ma se dovessi dare il voto di questa seconda lettura limerei a quattro stelle e mezza. Fuori di dubbio che a questo giro mi sia mancata l'emozionalità della prima lettura, sapendo già come va a finire, sapendo già tanti dettagli della storia. Però ho anche percepito una certa artificiosità in alcuni passaggi di alcuni dialoghi, cosa che sette anni fa, presa dall'entusiasmo, non avevo notato. Ma, pur mostrando qualche imperfezione, rimane comunque uno dei miei preferiti, mi ha regalato un'ottima serata e mi ha dato esattamente le conferme che cercavo.
note maggio 2015
Un racconto in forma di diario, bello e commovente, non perché ci sia da piangere ma perché muove-con, suscita profonda empatia. E' proprio giusta la citazione di Saviano sul retro di copertina: "In questo libro tutti i sentimenti della vostra vita vengono elencati, identificati, rinominati e vi stupirete, nel leggerlo, di aver davvero provato tutto quanto avrete provato"
Racconta di tutta una vita, di una morte e di tutto quello che c'è immezzo. Racconta di un amore vissuto intensamente, ma lo fa in modo garbato, pudico, direi quasi pragmatico e rigoroso. Avrei voluto io essere capace di raccontare una mia storia in modo così asciutto, ho provato più di una volta, ma niente da fare, il mio modo di scrivere è troppo barocco e quello che doveva apparire come una libellula finiva per sembrare un elefante.
Come ne Le notti bianche di Dostoevskij c'è un protagonista sognatore, una persona triste ma tuttavia propensa all'allegria, che saprà riconoscere la felicità di una vita concentrata tutta in un istante. "La sua teoria […] è che la felicità , la vera felicità , sia una condizione assai meno paradisiaca e decisamente meno piacevole di quanto si tenda sempre a sognare. Dice che di solito la gente finisce per sentirsi infelice solo perché si è messa in testa che la felicità sia una condizione permanente di benessere indefinibile, di godimento estatico, di festa perenne. No, afferma invece mia madre, la felicità è assai meno, ed è certo che quei presunti infelici sono in realtà felici, ma non se ne rendono conto, non lo ammettono perché si credono lontanissimi dal benessere massimo".
"Forse ho vissuto un momento eccezionale, e comunque mi sono sentito vivere. Quell'oppressione al petto era la vita."
La tregua di cui al titolo è una pausa, una sospensione, una interruzione della noia e della routine, dell'autocommiserazione/autocompatimento, e la scoperta, da parte del protagonista, di non essere arido come pensava. La vera epifania, la vera vertigine è la scoperta di avere un animo ancora fertile e sensibile al mondo che lo circonda. Tregua è una parentesi di pienezza dopo vent'anni di vuoto. E mi viene in mente quel passaggio che ho citato di Maggiani nella recensione a E' stata una vertigine , dove dice che innamorarsi è un buon modo di rovinare la pace, la tranquillità - in ultima analisi, la noia.
Ho sottolineato per tutto il libro passaggi degni di nota, a proposito della religione, della storia, del lavoro, della politica. ma se li riporto tutti finisce che ricopio il libro intero.
All'inizio la narrazione può sembrare un poco frettolosa, in realtà è solo molto sintetica ed efficace, straordinariamente reale. Poca azione e molta psicologia : bisogna proprio soffermarsi ad immaginare Martin Santomé che scrive, solo nella sua stanza, quelle poche righe a giornata, e allora si riesce a vedere e a sentire la drammaticità della sua situazione. Con parole semplici riesce a descrivere le sensazioni più complesse.
Riletto in una nottata: sempre eccellente, ma se dovessi dare il voto di questa seconda lettura limerei a quattro stelle e mezza. Fuori di dubbio che a questo giro mi sia mancata l'emozionalità della prima lettura, sapendo già come va a finire, sapendo già tanti dettagli della storia. Però ho anche percepito una certa artificiosità in alcuni passaggi di alcuni dialoghi, cosa che sette anni fa, presa dall'entusiasmo, non avevo notato. Ma, pur mostrando qualche imperfezione, rimane comunque uno dei miei preferiti, mi ha regalato un'ottima serata e mi ha dato esattamente le conferme che cercavo.
note maggio 2015
Un racconto in forma di diario, bello e commovente, non perché ci sia da piangere ma perché muove-con, suscita profonda empatia. E' proprio giusta la citazione di Saviano sul retro di copertina: "In questo libro tutti i sentimenti della vostra vita vengono elencati, identificati, rinominati e vi stupirete, nel leggerlo, di aver davvero provato tutto quanto avrete provato"
Racconta di tutta una vita, di una morte e di tutto quello che c'è immezzo. Racconta di un amore vissuto intensamente, ma lo fa in modo garbato, pudico, direi quasi pragmatico e rigoroso. Avrei voluto io essere capace di raccontare una mia storia in modo così asciutto, ho provato più di una volta, ma niente da fare, il mio modo di scrivere è troppo barocco e quello che doveva apparire come una libellula finiva per sembrare un elefante.
Come ne Le notti bianche di Dostoevskij c'è un protagonista sognatore, una persona triste ma tuttavia propensa all'allegria, che saprà riconoscere la felicità di una vita concentrata tutta in un istante. "La sua teoria […] è che la felicità , la vera felicità , sia una condizione assai meno paradisiaca e decisamente meno piacevole di quanto si tenda sempre a sognare. Dice che di solito la gente finisce per sentirsi infelice solo perché si è messa in testa che la felicità sia una condizione permanente di benessere indefinibile, di godimento estatico, di festa perenne. No, afferma invece mia madre, la felicità è assai meno, ed è certo che quei presunti infelici sono in realtà felici, ma non se ne rendono conto, non lo ammettono perché si credono lontanissimi dal benessere massimo".
"Forse ho vissuto un momento eccezionale, e comunque mi sono sentito vivere. Quell'oppressione al petto era la vita."
La tregua di cui al titolo è una pausa, una sospensione, una interruzione della noia e della routine, dell'autocommiserazione/autocompatimento, e la scoperta, da parte del protagonista, di non essere arido come pensava. La vera epifania, la vera vertigine è la scoperta di avere un animo ancora fertile e sensibile al mondo che lo circonda. Tregua è una parentesi di pienezza dopo vent'anni di vuoto. E mi viene in mente quel passaggio che ho citato di Maggiani nella recensione a E' stata una vertigine , dove dice che innamorarsi è un buon modo di rovinare la pace, la tranquillità - in ultima analisi, la noia.
Ho sottolineato per tutto il libro passaggi degni di nota, a proposito della religione, della storia, del lavoro, della politica. ma se li riporto tutti finisce che ricopio il libro intero.
All'inizio la narrazione può sembrare un poco frettolosa, in realtà è solo molto sintetica ed efficace, straordinariamente reale. Poca azione e molta psicologia : bisogna proprio soffermarsi ad immaginare Martin Santomé che scrive, solo nella sua stanza, quelle poche righe a giornata, e allora si riesce a vedere e a sentire la drammaticità della sua situazione. Con parole semplici riesce a descrivere le sensazioni più complesse.
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May 17, 2015
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August 7, 2017
– Shelved
August 8, 2017
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September 14, 2022
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September 15, 2022
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lorinbocol
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Aug 07, 2017 01:47AM

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E anche molto vecchiotto: correva l'anno 2015...
...ma non ho cambiato opinione, lo considero ancora senza dubbio un 5/5.