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Jakob von Gunten
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Jakob von Gunten è uno di quei libri la cui capacità di suggerire interpretazioni è infinita. è il romanzo preferito di Kafka, che lo leggeva ridendo di gusto ai suoi amici, e uno dei più misteriosi libri che abbia mai letto. la storia è quella di un giovane discendente di una famiglia aristocratica che arriva in un istituto dove si insegna l'umiltà e la sottomissione. solo chi riuscirà a sottomettersi nel maggior grado di purezza, a essere uno "zero rotondo come una palla" riuscirà ad adempiere perfettamente i dettami dell'istituto Benjamenta. ad essere soppresso però è l'insegnamento stesso, gli insegnanti dormono o sono morti, la mistificazione è in agguato, il sentore è quello di una truffa ben architettata. Si entra nell'istituto Benjamenta con un certo sospetto, e si rimane perché qualcosa di ineffabile ha catturato chi vi è entrato, in un sonno che dura la vita intera. non è quello che si dice un romanzo di formazione, ma di iniziazione. non è nemmeno un romanzo, ma un diario dove si racconta la battaglia tra la coscienza di Jakob Von Gunten e i soprusi della realtà , quel "lestofante che ti ruba cose di cui non sa che farsene". In tutta l'opera di Walser ricorrono alcuni oggetti che si fanno simboli della sua esistenza e della sua prosa. lapis, spilli, zolfanelli, cenere. "se soffiamo sulla cenere", dice in un passo tratto da un altro suo libro "non c'è assolutamente nulla in essa che opponga resistenza per non volarsene via in un baleno. La cenere rappresenta in sé l'umiltà , l'insignificante, l'assenza di valore. e, ciò che è ancora più bello, essa stessa pervasa dalla condizione di non valere nulla. si pul essere più inconsistenti, più deboli, più inetti della cenere? è davvero difficile. è priva di carattere, e dal legno di qualsiasi essenza è ancora più lontana di quanto non sia lo scoramento dall'euforia. dove vi è cenere, non vi è in fondo proprio nulla. metti il piede sulla cenere, e quasi non ti accorgerai di aver calcato qualcosa." Robert Walser non possedeva nulla, non un tetto né nulla. persino la carta su cui scriveva con il lapis le opere con la sua micrografia era di seconda mano. questa rinuncia ai beni materiali e progressivamente a ciascun rapporto umano, questo starsene rintanato in un angolo immerso in chissà quale fantasticheria, l'essere morto in una passeggiata d'inverno, vergine, il suo corpo goffo e ingombrante steso e fotografato sopra la neve, le scarpe grosse e quasi ridicole nella loro goffaggine, questa sua rinuncia al mondo, questo suo rasentare fino al limite della follia la condizione bartlebyana, lo zero assoluto, il volo del cacciatore gracco nelle regioni silenziose, fredde ed arcane dell'esistenza, fa di lui più che un uomo una apparizione. una apparizione che non ha lasciato nessuna impronta sulla cenere. L'anelito di Robert Walser era quello di penetrare il mistero, farsene carico, violare alcuni codici di quel mondo impenetrabile e trasmetterceli in qualche modo. il rebus della sua vita e della sua opera non è stato ancora decifrato.
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Jakob von Gunten.
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January 29, 2018
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January 29, 2018
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February 5, 2018
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message 1:
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amapola
(last edited Jan 31, 2018 12:57AM)
(new)
Jan 31, 2018 12:56AM

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ahah! no, darling, mi avvalgo della facoltà di non rispondere. Contento tu, contenti tutti.


Walser fu uno scrittore complesso e arcano. estremamente affascinante. inoltre, autentico. ti segnalo anche uno splendido saggio di sebald sul "passeggiatore", si trova in "Soggiorno in una casa di campagna", lo trovi anche spaiato.

sì, emmapeel, decisamente devi in maniera decisa :-)

Se ti interessa questo autore, segnalo "Passeggiate con Robert Walser", scritto dall'amico ed estimatore C. Seelig.



Ho il libro "Il dottor Pasavento". Che sia incentrato sulla figura di Walser è una bellissima notizia!

