Dagio_maya 's Reviews > Un amore
Un amore
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� E questo era l’amore?�
Mi piacciono molto i romanzi pubblicati nel secondo dopoguerra sia per le tematiche sia per la lingua.
Quell’italiano, spesso, ginnasiale, comunque, legato ad una forma più classica che allora si adoperava anche nel parlato ma che, allo stesso tempo, tentava di liberarsi dalla rigidità di certi costrutti.
Qui, ad esempio, la lingua e i contenuti duellano dall’inizio alla fine: aulico vs volgare.
La penna elegante di Buzzati, infatti, si scatena nel raccontarci la torbida storia di un amore malato.
L’architetto cinquantenne Antonio Dorigo (un’assonanza solo sonora con il Drogo de “I tartari�?) conosce, in una casa d’appuntamenti, la diciottenne Laide (e anche qui come non collegare con l'aggettivo "laido"?).
Ad un incontro carnale segue un graduale ma martellante coinvolgimento.
Come fosse un'invisibile mano oscura a spingerlo, l’uomo è trascinato nell’ossessione morbosa per questa lolita milanese.

Sullo sfondo una Milano che è tripudio del più sfrenato consumismo: tutti gli status symbol che caratterizzano il benessere sono l’obiettivo da raggiungere a qualsiasi costo.
Milano, emblema della frenetica attività del mondo moderno, dove uno stuolo di formiche frenetiche assetate di benessere si muove con avidità.
Esistenze nette e inequivocabili; così, almeno è quello che ci vogliono far credere.
La forma del romanzo è un monologo in cui Dorigo osserva e riflette.
Il crescendo della sua ossessione calza a perfezione in una città che contiene un’altra faccia dietro a quella pulita che mostra in pubblico.
Quartieri nascosti, appartamenti misteriosi, pensieri sconci.
Tra l’osservare e il raccontare gli eventi si posiziona la dimensione fantastica del protagonista che, in modo sadico, s’immagina “scene ipotetiche ma verosimili col solo risultato di moltiplicare l’affanno� .
Non L’amore ma UN amore che nasce e si nutre del desiderio verso ciò che è proibito.
Romanzo (ma che ve lo dico a f�) scritto egregiamente.
Anche se ne è comprensibile la scelta, la lettura può essere appesantita dal ritmo ripetitivo che ricalca le ossessioni, per l’appunto, ridondanti della voce narrante.
Il mio consiglio è di leggerlo appagandosi dei virtuosismi di Buzzati e, allo stesso tempo, non limitandosi alla storia in sé ma spaziando in una visione più sociale.
"Soprattutto lo colpiva come la maggioranza, appena venuta in rapporto con una donna desiderabile, immediatamente la considerasse una preda, non già una creatura uguale a loro con un mondo di interessi di desideri e di preoccupazioni importante come il loro ma la considerassero soltanto come corpo da godere e ritenessero quasi doveroso da parte di lei accondiscendere e si meravigliassero come di un illecito capriccio se lei recalcitrava."
I luoghi- La cartografia di “Un amore�:
Mi piacciono molto i romanzi pubblicati nel secondo dopoguerra sia per le tematiche sia per la lingua.
Quell’italiano, spesso, ginnasiale, comunque, legato ad una forma più classica che allora si adoperava anche nel parlato ma che, allo stesso tempo, tentava di liberarsi dalla rigidità di certi costrutti.
Qui, ad esempio, la lingua e i contenuti duellano dall’inizio alla fine: aulico vs volgare.
La penna elegante di Buzzati, infatti, si scatena nel raccontarci la torbida storia di un amore malato.
L’architetto cinquantenne Antonio Dorigo (un’assonanza solo sonora con il Drogo de “I tartari�?) conosce, in una casa d’appuntamenti, la diciottenne Laide (e anche qui come non collegare con l'aggettivo "laido"?).
Ad un incontro carnale segue un graduale ma martellante coinvolgimento.
Come fosse un'invisibile mano oscura a spingerlo, l’uomo è trascinato nell’ossessione morbosa per questa lolita milanese.

Sullo sfondo una Milano che è tripudio del più sfrenato consumismo: tutti gli status symbol che caratterizzano il benessere sono l’obiettivo da raggiungere a qualsiasi costo.
Milano, emblema della frenetica attività del mondo moderno, dove uno stuolo di formiche frenetiche assetate di benessere si muove con avidità.
Esistenze nette e inequivocabili; così, almeno è quello che ci vogliono far credere.
La forma del romanzo è un monologo in cui Dorigo osserva e riflette.
Il crescendo della sua ossessione calza a perfezione in una città che contiene un’altra faccia dietro a quella pulita che mostra in pubblico.
Quartieri nascosti, appartamenti misteriosi, pensieri sconci.
Tra l’osservare e il raccontare gli eventi si posiziona la dimensione fantastica del protagonista che, in modo sadico, s’immagina “scene ipotetiche ma verosimili col solo risultato di moltiplicare l’affanno� .
Non L’amore ma UN amore che nasce e si nutre del desiderio verso ciò che è proibito.
Romanzo (ma che ve lo dico a f�) scritto egregiamente.
Anche se ne è comprensibile la scelta, la lettura può essere appesantita dal ritmo ripetitivo che ricalca le ossessioni, per l’appunto, ridondanti della voce narrante.
Il mio consiglio è di leggerlo appagandosi dei virtuosismi di Buzzati e, allo stesso tempo, non limitandosi alla storia in sé ma spaziando in una visione più sociale.
"Soprattutto lo colpiva come la maggioranza, appena venuta in rapporto con una donna desiderabile, immediatamente la considerasse una preda, non già una creatura uguale a loro con un mondo di interessi di desideri e di preoccupazioni importante come il loro ma la considerassero soltanto come corpo da godere e ritenessero quasi doveroso da parte di lei accondiscendere e si meravigliassero come di un illecito capriccio se lei recalcitrava."
I luoghi- La cartografia di “Un amore�:
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Un amore.
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Evi *
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Oct 28, 2021 01:52AM

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Questo libro, l'ho letto in gioventù. Mi parve di medio livello. A differenza di altri libri letti e amati, questo mi lascia piuttosto indifferente senza alcuna voglia di rileggerlo.

E' stata una bella scoperta anche per me :-))

Questo libro, l'ho letto in gioventù. Mi parve di medio livello. A differenza di altri l..."
Io sono una fan delle riletture ma, in effetti, questo non so se lo farei rientrare.
Si tratta, comunque, per me, di un grande romanzo.
Mi piace molto il fatto che Buzzati sembri di parlare di un episodio quasi marginale per poi farti rendere conto che quella "piccola" storia è contenitore di qualcosa di più ampio.
:-))