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L'uomo che ride
by
“Lui era l'uomo che ride,
cariatide di un mondo di lacrime�
«Non tutti i romanzi si possono raccontare», così esordisce Jean Gaudon nella prefazione all'opera di questa edizione Mondadori.
Un'affermazione assolutamente calzante quando ci si trova a dover commentare opere che hanno uno spessore di struttura e contenuti tale da far risultare incompleto e manchevole ogni tentativo di analisi.
“L'uomo che ride� rientra nel novero di queste opere multistrato e connotate da sapori così differenti .
Una complessità ben espressa dall'autore stesso quando sentenzia che:
”A ogni fatto è legato un ingranaggio� .
Da un lato si tratta sicuramente di romanzo dove la Storia è protagonista.
Non sottilmente sussurrata al fine di dipingere un utile scenario ai fini della narrazione.
No!
Qui la Storia è quasi gridata mettendo in chiaro che la Letteratura può essere un mezzo di denuncia sociale.
La penna di Hugo è intinta in un inchiostro aspro e affilata come uno stiletto.
Una chiara e diretta accusa contro l'avida e ipocrita casta dell'aristocrazia, mai sazia di privilegi.
Le pagine imbarcano il lettore in un viaggio che attraversa l'Inghilterra di inizio '700 e fanno luce su una pratica diffusa a partire dal XVI° secolo:
bambini scomodi fatti sparire cancellando la loro identità con mostruose deformazioni dei lineamenti.
Bambini che diventano strumenti del poter monarchico freddo calcolatore nel disporre i pezzi sulla scacchiera del Regno. Tutto ciò era possibile grazie ad una scellerata alleanza tra la monarchia e la peggior feccia, i cosiddetti «comprachicos».
Quello dell'identità è un tema centrale così come annunciato dal titolo che mette subito in chiaro che questa è la storia di un uomo il cui destino è sottoposto alle macchinazioni della Storia.
Hugo stesso sembrava indeciso sul taglio da dare all'opera ne fa testimonianza una precedente versione a cui diede il titolo “Per ordine del re� (titolo che rimarrà per la seconda parte del romanzo) mettendo così in primo piano l'aspetto storiografico.
Il romanzo sembra procedere per opposti che si presentano già dall'incipit:
� Ursus e Homo erano legati da un'amicizia stretta. Ursus era un uomo, Homo era un lupo. Le loro nature erano ben assortite.
L'uomo aveva battezzato il lupo.
È probabile che si fosse dato da sé anche il proprio nome; se Ursus andava bene per lui,Homo sarebbe andato bene per la bestia�
Ursus è un personaggio centrale su cui regge l'intreccio.
Eclettico uomo di scienze e arti gira con un carrozzone l'Inghilterra.
Poi la sua vita subirà inaspettati cambiamenti.

In una gelida notte del 1689, una banda di «comprachicos» s'imbarca in fretta e furia nonostante le condizioni meteorologiche avverse: stanno sicuramente fuggendo.
Dietro di loro lasciano un bambino, Gwynplaine la cui storia prende l'avvio da oscurità e silenzio:
� Il bambino restò immobile sulla roccia, lo sguardo perduto. Non si mise a chiamare. Non invocò. Nonostante la sorpresa, tacque. Nell'imbarcazione c'era lo stesso silenzio. Non un grido del bambino verso gli uomini, non un cenno d'addio degli uomini verso il bambino. Entrambi lasciavano che la distanza tra loro aumentasse, in silenzio. Si separavano come le ombre dei morti sulla riva dello Stige.�
L'abbandono -prima - e la lotta per la sopravvivenza che Gwynplaine dovrà affrontare - poi- immergono la lettura in un'atmosfera gotica che rende appieno l'idea di tutta la drammaticità di ciò che sta accadendo e, al tempo stesso, delineano tutta la forza di carattere del protagonista Gwynplaine e del suo tragico destino che si compie dal momento in cui la sua strada s'incrocia con quella di Ursus.
Si prosegue per dicotomie:
� la verbosa sapienza di Ursus e il silenzio del popolo sottomesso;
� la cecità di Dea e il suo saper vedere meglio di altri la vera natura dell'uomo;
� ricchezza e povertà;
� scienza e ignoranza;
♣il male e il bene;
♣le belle apparenze e la mostruosità che si fa scienza...
La teratologia (lo studio, per l'appunto delle mostruosità) s'insinua nei palazzi e il gusto dell'orrido (soprattutto quando creato artificialmente) diventa la moda che irrompe a spezzare la noia di chi ha e può avere tutto ciò che desidera.
«Bucca fissa usque ad aures, genzivis denudatis, nasoque murdridato, masca eris, et ridebis semper».
(Bocca tirata fino alle orecchie, gengive messe a nudo, naso schiacciato sarai una maschera e riderai sempre):
questo il destino di colui che è chiamato Gwynplain.
Condannato ad un eterno ghigno che esprime “la desolazione universale�, il simbolo di ogni vessazione che la monarchia perpetra sul popolo.
Scusate se è poco...
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“Lui era l'uomo che ride,
cariatide di un mondo di lacrime�
«Non tutti i romanzi si possono raccontare», così esordisce Jean Gaudon nella prefazione all'opera di questa edizione Mondadori.
Un'affermazione assolutamente calzante quando ci si trova a dover commentare opere che hanno uno spessore di struttura e contenuti tale da far risultare incompleto e manchevole ogni tentativo di analisi.
“L'uomo che ride� rientra nel novero di queste opere multistrato e connotate da sapori così differenti .
Una complessità ben espressa dall'autore stesso quando sentenzia che:
”A ogni fatto è legato un ingranaggio� .
Da un lato si tratta sicuramente di romanzo dove la Storia è protagonista.
Non sottilmente sussurrata al fine di dipingere un utile scenario ai fini della narrazione.
No!
Qui la Storia è quasi gridata mettendo in chiaro che la Letteratura può essere un mezzo di denuncia sociale.
La penna di Hugo è intinta in un inchiostro aspro e affilata come uno stiletto.
Una chiara e diretta accusa contro l'avida e ipocrita casta dell'aristocrazia, mai sazia di privilegi.
Le pagine imbarcano il lettore in un viaggio che attraversa l'Inghilterra di inizio '700 e fanno luce su una pratica diffusa a partire dal XVI° secolo:
bambini scomodi fatti sparire cancellando la loro identità con mostruose deformazioni dei lineamenti.
Bambini che diventano strumenti del poter monarchico freddo calcolatore nel disporre i pezzi sulla scacchiera del Regno. Tutto ciò era possibile grazie ad una scellerata alleanza tra la monarchia e la peggior feccia, i cosiddetti «comprachicos».
Quello dell'identità è un tema centrale così come annunciato dal titolo che mette subito in chiaro che questa è la storia di un uomo il cui destino è sottoposto alle macchinazioni della Storia.
Hugo stesso sembrava indeciso sul taglio da dare all'opera ne fa testimonianza una precedente versione a cui diede il titolo “Per ordine del re� (titolo che rimarrà per la seconda parte del romanzo) mettendo così in primo piano l'aspetto storiografico.
Il romanzo sembra procedere per opposti che si presentano già dall'incipit:
� Ursus e Homo erano legati da un'amicizia stretta. Ursus era un uomo, Homo era un lupo. Le loro nature erano ben assortite.
L'uomo aveva battezzato il lupo.
È probabile che si fosse dato da sé anche il proprio nome; se Ursus andava bene per lui,Homo sarebbe andato bene per la bestia�
Ursus è un personaggio centrale su cui regge l'intreccio.
Eclettico uomo di scienze e arti gira con un carrozzone l'Inghilterra.
Poi la sua vita subirà inaspettati cambiamenti.

In una gelida notte del 1689, una banda di «comprachicos» s'imbarca in fretta e furia nonostante le condizioni meteorologiche avverse: stanno sicuramente fuggendo.
Dietro di loro lasciano un bambino, Gwynplaine la cui storia prende l'avvio da oscurità e silenzio:
� Il bambino restò immobile sulla roccia, lo sguardo perduto. Non si mise a chiamare. Non invocò. Nonostante la sorpresa, tacque. Nell'imbarcazione c'era lo stesso silenzio. Non un grido del bambino verso gli uomini, non un cenno d'addio degli uomini verso il bambino. Entrambi lasciavano che la distanza tra loro aumentasse, in silenzio. Si separavano come le ombre dei morti sulla riva dello Stige.�
L'abbandono -prima - e la lotta per la sopravvivenza che Gwynplaine dovrà affrontare - poi- immergono la lettura in un'atmosfera gotica che rende appieno l'idea di tutta la drammaticità di ciò che sta accadendo e, al tempo stesso, delineano tutta la forza di carattere del protagonista Gwynplaine e del suo tragico destino che si compie dal momento in cui la sua strada s'incrocia con quella di Ursus.
Si prosegue per dicotomie:
� la verbosa sapienza di Ursus e il silenzio del popolo sottomesso;
� la cecità di Dea e il suo saper vedere meglio di altri la vera natura dell'uomo;
� ricchezza e povertà;
� scienza e ignoranza;
♣il male e il bene;
♣le belle apparenze e la mostruosità che si fa scienza...
La teratologia (lo studio, per l'appunto delle mostruosità) s'insinua nei palazzi e il gusto dell'orrido (soprattutto quando creato artificialmente) diventa la moda che irrompe a spezzare la noia di chi ha e può avere tutto ciò che desidera.
«Bucca fissa usque ad aures, genzivis denudatis, nasoque murdridato, masca eris, et ridebis semper».
(Bocca tirata fino alle orecchie, gengive messe a nudo, naso schiacciato sarai una maschera e riderai sempre):
questo il destino di colui che è chiamato Gwynplain.
Condannato ad un eterno ghigno che esprime “la desolazione universale�, il simbolo di ogni vessazione che la monarchia perpetra sul popolo.
Scusate se è poco...
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L'uomo che ride.
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Reading Progress
August 28, 2016
–
Started Reading
September 29, 2016
–
Finished Reading
August 1, 2017
– Shelved
August 4, 2017
– Shelved as:
5-stelle
September 11, 2017
– Shelved as:
classica
September 11, 2017
– Shelved as:
europea
April 23, 2019
– Shelved as:
non-dimentico
Comments Showing 1-13 of 13 (13 new)
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message 1:
by
Sandra
(new)
-
rated it 4 stars
Aug 05, 2017 12:11AM

reply
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Bellissimo commento per un libro magnifico.

Le versioni venute dopo non sono lontanamente all'altezza di questa.

Vedo che è inserito nel genere "Horror"/Mistery" mentre il libro è sicuramente più storico. Probabilmente si è dato maggiormente spazio alla pratica delle deformazioni. Inreressante comunque. Grazie!! ^_^

Vedo che è inserito nel genere "Horror"/Mistery" mentre il libro è sicuramente più storico. Probabilmente si è dato maggiormente spazio alla pratica delle deformazioni. Inreress..."
E' uno dei capolavori del cinema muto, con un grande Conrad Veidt. Vero, la deformazione ha grosso peso.
Non fare troppo caso alla catalogazione di genere di IMDb: quando si tratta di info, è il sito di cinema più autorevole - ma la divisione per generi è tirata via come lo era quella dei negozi dove si affittavano dvd.

(e in più: mica lo sapevo che tetralogia volesse dire anche quello!)


Evviva i correttori automatici! Ma che vita avevamo prima di tutto ciò!!! 😂 😅


C'è qualcosa, nell'insieme, che mi fa dire: "questo è il Capolavoro di Hugo"!!
(Ragazzina precoce!!)
:-D