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Lotta Quotes

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Stefano Zorba
“Le lotte dal basso sono e saranno sempre senza speranza. La visione di un mondo pacifico in cui
tutto è condiviso e i rapporti tra le persone non sono governati da semplici rapporti di forza è una visione del tutto utopistica e irreale. Del resto non importa che l’unico anello sia al dito di Sauron o a quello di un hobbit sfigato di nome Smeagol. Rimane il potere e quelli che lo subiscono. Chi domina e chi viene dominato. Chi prospera e chi decade. Ogni rivoluzione del popolo ghigliottina i suoi Danton e i suoi Robespierre. Ogni rivoluzione annega nel sangue i suoi Marat. Ogni rivoluzione degenera in un impero di Napoleone. Non che questo cambi le cose. Se vivi in uno Stato fascista
che dice di non esserlo. Se perdi il diritto alla casa. Se subisci un’economia delirante che ti uccide con le nocività che produce.
Se lavori per finanziare una classe dirigente che guarda solo se stessa. Se non vivi più, per lavorare e mantenere una famiglia, come uno schiavo... Come è possibile restare a guardare? Come non comprenderlo? Come continuare a subirlo? Se non sei un uomo stacchi il cervello e smetti di pensare. Se sei un uomo ti incazzi e lotti. Come Don Chisciotte con i mulini a vento. I Sancho Panza di questo mondo, che lottano per opportunismo e senza ideali, non lo comprendono e mai lo comprenderanno. Lottare è inevitabile e nobilitante. Nonostante non ci sia speranza. Lottare senza la speranza è l’unica cosa che ci è rimasta. I Don Chisciotte
continueranno a farlo perché lottare li fa sentire vivi e liberi; e quando abbatteranno i mulini a vento i Sancho Panza di questo mondo se ne prendereanno il merito e saranno tiranni al loro
posto.”
Stefano Zorba, Mi innamoravo di tutto: Storia di un dissidente

Johann Wolfgang von Goethe
“Bir ÅŸey dÉ™ aydındır: Dünyada insanı sevdirÉ™n, yalnız mÉ™hÉ™bbÉ™tin gücüdür.”
Johann Wolfgang von Goethe, Die Leiden Des Jungen Werther

Johann Wolfgang von Goethe
“NÉ™ üçün insanın xoÅŸbÉ™xtliyini təşkil edÉ™n bir ÅŸey, hÉ™m dÉ™ onun iztirablarının mÉ™nbÉ™yi olmalıdır?”
Johann Wolfgang von Goethe, The Sorrows of Young Werther

Johann Wolfgang von Goethe
“Ä°nsana üzÉ™rindÉ™ xoÅŸbÉ™xt yaÅŸamaq üçün bir qÉ™dÉ™r torpaq lazımdır, hÉ™miÅŸÉ™lik rahat olmaq üçün isÉ™ daha az torpaq gÉ™rÉ™k olur.”
Johann Wolfgang von Goethe, The Sorrows of Young Werther

Johann Wolfgang von Goethe
“Lakin, insan öz tÉ™biÉ™t etibarilÉ™ o qÉ™dÉ™r mÉ™hduddur ki, öz varlığının É™vvÉ™lini vÉ™ axırını dÉ™rk edÉ™ bilmir.”
Johann Wolfgang von Goethe, The Sorrows of Young Werther

Andrzej Sapkowski
“Tu dici che qualcosa sta finendo, ma non è vero. Ci sono cose che non finiscono mai. Mi parli di sopravvivenza? Io lotto per la sopravvivenza. Perché Brokilon dura grazie alla mia lotta, perché gli alberi vivono più a lungo degli uomini, basta solo proteggerli dalle vostre scuri. Mi parli di re e principi. Chi sono? Quelli che conosco io sono scheletri bianchi che giacciono nelle necropoli di Craag An, nel fitto del bosco. In sepolcri di marmo, su mucchi di metallo giallo e ciottoli luccicanti. Ma Brokilon dura, gli alberi stormiscono sulle rovine dei palazzi, le radici spezzano il marmo. Il tuo Venzlav ricorda chi erano questi re? E tu lo ricordi, Gwynbleidd? In caso contrario, come puoi affermare che qualcosa stia finendo? Come fai a sapere chi è destinato allo sterminio e chi all'eternità? Cosa ti autorizza a parlare di destino? Sai almeno che cos'è il destino?”
Andrzej Sapkowski, Miecz przeznaczenia

Carlos Liscano
“Ma scrivere, pure se in democrazia, non è anch’esso un atto di resistenza? La letteratura stessa non dovrebbe essere sempre una forma di resistenza?”
Carlos Liscano, Lo scrittore e l'altro

Chiara Panzuti
“Se il mondo non mi voleva, sarei stata ombra, se il mondo non vedeva, sarei stata assenza.
Invisibilità, silenzio, morte.
Sarei stata la solitudine, la vera solitudine, quella che cerchiamo di zittire distraendo le nostre menti con ogni mezzo possibile. Sarei stata la consapevolezza della fine, la certezza di non essere visti, sentiti, memorizzati.
Il resto faceva troppo male. Non si poteva dire, tantomeno pensare. Il resto era il baratro che mi avrebbe spinta sempre più in basso, fino alla pazzia più totale.
Forgiai ciò che restava di me stessa, la rabbia, e con quella decisi di proteggermi. Con quella decisi di reagire.
Volevo bene a Scott e a Christabel. Volevo bene Jared qualunque fosse il sentimento che mi legava a lui. Li avrei protetti a costo della vita, perché loro erano il presente, il vincolo, la famiglia. Meritavano la mia lucidità, meritavano la mia ribellione.”
Chiara Panzuti, Absence. Il gioco dei quattro

bell hooks
“La marginalità è un luogo radicale di possibilità, uno spazio di resistenza. Questa marginalità, che ho definito come spazialmente strategica per la produzione di un discorso contro-egemonico, è presente non solo nelle parole, ma anche nei modi di essere e di vivere. Non mi riferivo, quindi, a una marginalità che si spera di perdere â€� lasciare o abbandonare â€� via via che ci si avvicina al centro, ma piuttosto a un luogo in cui abitare, a cui restare attaccati e fedeli, perché di esso si nutre la nostra capacità di resistenza. Un luogo capace di offrirci la possibilità di una prospettiva radicale da cui guardare, creare, immaginare alternative e nuovi mondi.”
bell hooks, Feminist Theory: From Margin to Center

Abhijit Naskar
“La tua battaglia è la mia battaglia.”
Abhijit Naskar