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Patria by Fernando Aramburu
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En este país se arreglan demasiadas cosas a hostias

Patria è stato accolto in Spagna come un romanzo importantissimo, secondo alcuni "il" romanzo sulla sanguinosa vicenda del nazionalismo basco, con recensioni quasi unanimemente entusiastiche (anche si pronuncia senza mezzi termini sul libro).

Non ho dubbi che sia un ottimo romanzo, l'ho letto con grande interesse e maggior piacere, coinvolto nel racconto dalla sua struttura al tempo stesso complicata ed efficacissima, in cui la cronologia dei fatti viene stravolta ma risulta sempre chiara grazie a un espediente astuto: ogni capitolo ha un protagonista solo. A volte ci parla direttamente, altre volte i suoi pensieri sono ricostruiti indirettamente, a volte il narratore si incarica di dare la sua voce agli avvenimenti.

I personaggi sono per lo più (non tutti) altrettanto ben costruiti, nel tempo del racconto abbiamo tutto l'agio di conoscerli nel corso dei circa 25 anni di tempo in cui si dipana la storia, dalla prima metà degli anni 80 al 2010, anno del "cese definitivo" della lotta armata annunciato da ETA con il consueto, dei tre incappucciati a pugno alzato, confermato poi nel 2011 dall'annuncio della definitiva cessazione di tutte le attività dell'organizzazione terroristica.

Soprattutto, mi pare molto efficace la descrizione di un ambiente sociale (e anche familiare) avvelenato dalla paura e dal sospetto, carburante necessario per l'odio nazionalista (e di classe) di cui ETA (e le sue affiliazioni politiche nel tempo, dallo storico partito abertzale Herri Batasuna all'odierno raggruppamento di Bildu) si servì per far girare a pieno ritmo la macchina del terrorismo, macchina che inevitabilmente diventa anche una forma di criminalità organizzata per cui i fini politici scoloriscono rispetto alla gestione del potere sul territorio ("Es todo un delirio y probablemente un negocio").

Poichè tutti parlano benissimo del libro, mi pare forse più utile segnalare alcuni aspetti che mi hanno convinto meno (in proposito, segnalo per par condicio una pesantemente negativa di uno scrittore e storico basco, tra le righe si intuisce anche una polemica personale e "di categoria" - scrittore basco contro scrittore basco che scrive in spagnolo e non in euskera- nella quale non entro per carenza di giurisdizione; non condivido l'asprezza delle critiche, ma è comunque un parere ben argomentato "da dentro" la questione basca).

Per essere il romanzo definitivo sul conflitto basco, mi pare che abbondi in sottotrame familiari non del tutto funzionali o interessanti (v. spoiler in fondo), mentre manca sostanzialmente una (anche rapida) contestualizzazione storico-politica del fenomeno. Questo forse si sarebbe potuto fare anche senza compilare bigini di storia, certo dal romanzo è impossibile capire perchè sia nata ETA, cosa si proponesse di preciso e quale fosse (e forse sia tuttora) il contesto sociale nel quale la vicenda è accaduta. Conosco abbastanza la storia per interesse personale, ma un lettore che arrivi al romanzo senza saperne molto ne uscirà sapendone poco di più (non so quanto si capisca, ad esempio, che ETA era un'organizzazione marxista di estrema sinistra, il che peraltro giustifica in parte la connotazione "di classe" della separazione tra le due famiglie).

Non concordo con Zaldua quando dice che i personaggi della famiglia dell'etarra Joxe Mari siano descritti in maniera dolosamente decettiva o peggio stigmatizzati come congenitamente ignoranti e violenti. E' vero invece che la violenza ha sempre esercitato un fascino sinistro su molte persone, essendo una potente semplificatrice di problemi, una pallottola costa meno fatica di una discussione. La famiglia di Joxe Mari è una famiglia come tante, sicuramente c'erano membri di ETA più colti di Joxe Mari, ma la manovalanza di queste organizzazioni è fatta anche da tanti Joxe Mari (ne sappiamo qualcosa noi italiani, come i nordirlandesi).

E' però vero che alcuni passaggi sono talmente sbrigativi da lasciare perplessi, specie in un libro di quasi 600 pagine, dove lo spazio per una maggiore attenzione non sarebbe in linea di principio mancato.

Altrettanto sbrigativi sono gli accenni alla famigerata condotta da pezzi più o meno deviati dello Stato spagnolo, i cui apparati di sicurezza per anni sono stati composti da funzionari formatisi durante il franchismo.
Anche qui, non so quanto si possa capire della gravità della vicenda dei GAL e di altri gruppi paramilitari consimili, la cui attività ha danneggiato gravemente la credibilità dello stato democratico e della lotta antiterrorista, fornendo a ETA pretesti e alibi che il libro, invece, racconta meglio (facendoli però apparire più o meno dal nulla).

Conque, il romanzo è certamente "da leggere", ho dubbi sul fatto che sia "definitivo".

Mi prendo la libertà di un ricordo personale. Nel 2010 ho passato due settimane a San Sebastian, capitale della provincia di Guipuzkoa, studiando lo spagnolo.

Essendo interessato alla questione, ho chiesto a una delle insegnanti se voleva rispondere a qualche domanda. Alla fine della conversazione, mi ha guardato con aria seriamente preoccupata e mi ha detto: "Non parlare mai di queste cose con estranei, in un bar o dovunque; non sai mai con chi potresti stare parlando e qui è un argomento su cui non si può scherzare; e se senti gente che discute, allontanati". Qualche giorno dopo, nella piazza principale, durante una manifestazione dell'Associazione dei familiari degli etarra detenuti, ho assistito a una kale borroka in piena regola, con la carica di polizia più pesante che si possa immaginare. Meno di un mese dopo, l'annuncio del "cese el fuego".

Mentre ero lì, mi sono appassionato a una trasmissione satirica del canale regionale EITB (Vaya Semanita, una delle sigle migliori del mondo, imho), dove tra le altre cose alcuni comici baschi prendevano in giro il nazionalismo abertzale (e il ).
C'erano i che ridicolizzavano i fanatici aderenti al movimento giovanile, il con l'auto truccata e così via.
La trasmissione è andata in onda per un decennio con grande successo. A me aveva colto totalmente di sorpresa, sopratutto dopo quella conversazione con la professoressa e le botte in piazza.

Forse il suo successo dà ragione ad Aramburu quando fa dire a uno dei suoi personaggi "A los violentos les encantaría que todos participáramos en su juego. Así tendrían pruebas de esa guerra que solo existe en sus cabezas" ("Ai violenti piacerebbe tanto che tutti partecipassimo al loro gioco. Così avrebbero la prova di quella guerra che esiste solo nelle loro teste"). Meglio forse ridere (insieme) che tentare di risolvere le proprie questioni "a hostias" ("a mazzate").

(view spoiler)

EDIT: su Prime Video è disponibile un interessante documentario sulla storia dell'ETA, dal titolo "El desafio: ETA" (La sfida: ETA)
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Quotes Rosenkavalier Liked

Fernando Aramburu
“Habían aparecido pintadas en las paredes. Una de tantas: TXATO TXIBATO. Por la rima, supongo, pero el caso es difamar y meter miedo. Fulano hace un poco, mengano hace otro poco y, cuando ocurre la desgracia que han provocado entre todos, ninguno se siente responsable porque, total, yo solo pinté, yo solo revelé dónde vivía, yo solo le dije unas palabras que igual ofenden, pero, oye, son solo palabras, ruidos momentáneos en el aire. De la noche a la mañana mucha gente del pueblo empezó a negarles el saludo. ¿El saludo? Eso es mucho pedir. Hasta la mirada les negaban. AHabían aparecido pintadas en las paredes. Una de tantas: TXATO TXIBATO. Por la rima, supongo, pero el caso es difamar y meter miedo. Fulano hace un poco, mengano hace otro poco y, cuando ocurre la desgracia que han provocado entre todos, ninguno se siente responsable porque, total, yo solo pinté, yo solo revelé dónde vivía, yo solo le dije unas palabras que igual ofenden, pero, oye, son solo palabras, ruidos momentáneos en el aire. De la noche a la mañana mucha gente del pueblo empezó a negarles el saludo. ¿El saludo? Eso es mucho pedir. Hasta la mirada les negaban. Amigos de toda la vida, vecinos, también algunos niños. ¿Qué sabrán los inocentes? Pero, claro, en casa escuchan las conversaciones de sus padres”
Fernando Aramburu, Patria

Fernando Aramburu
“Ella, su madre, su hermano, los tres se habían convertido en satélites de un hombre asesinado. Lo quisieran o no, sus respectivas vidas llevaban largos años rotando alrededor de aquel crimen, de aquel foco incesante de, ¿de qué?, joder, pues de pena, de dolor, y esto se tiene que acabar y yo no sé cómo.”
Fernando Aramburu, Patria

Fernando Aramburu
“—Ni me dejaron preparar el entierro. Cogieron a mi hijo y montaron con él un numerito patriótico. Les vino de perlas que se moriría. Para usarlo con intenciones políticas, ¿sabes? Como los usan a todos. Unos borregos, eso es lo que son. Unos ingenuos. Y Joxe Mari lo mismo. Les calientan la cabeza, les dan un arma y, hala, a matar. En casa nunca hemos hablado de política. A mí la política no me interesa. ¿Te interesa a ti? —Ni pizca. —Les meten malas ideas y, como son jóvenes, caen en la trampa. Luego se creen unos héroes porque llevan pistola. Y no se dan cuenta de que, a cambio de nada, porque al final no hay más premio que la cárcel o la tumba, han dejado el trabajo, la familia, los amigos. Lo han dejado todo para hacer lo que les mandan cuatro aprovechados. Y para romperles la vida a otras personas, dejando viudas y huérfanos por todas las esquinas.”
Fernando Aramburu, Patria

Fernando Aramburu
“Tú lee todo lo que puedas. Reúne cultura. Cuanta más, mejor. Para que no caigas al agujero en el que están cayendo muchos en este país.”
Fernando Aramburu, Patria

Fernando Aramburu
“A los violentos les encantaría que todos participáramos en su juego. Así tendrían pruebas de esa guerra que solo existe en sus cabezas”
Fernando Aramburu, Patria

Fernando Aramburu
“ETA debe actuar sin interrupción. No le queda otro remedio. Hace tiempo que ha caído en el automatismo de la actividad ciega. Si no hace daño, no es, no existe, no cumple ninguna función. Este modo mafioso de funcionamiento está por encima de la voluntad de sus integrantes. Ni siquiera sus jefes pueden sustraerse a él. Sí, bien, toman decisiones, pero eso es solo aparente. En ningún caso pueden no tomarlas porque la máquina del terror, una vez que ha cogido velocidad, no se puede detener”
Fernando Aramburu, Patria

Fernando Aramburu
“Es todo un delirio y probablemente un negocio”
Fernando Aramburu, Patria

Fernando Aramburu
“Pero un hombre puede ser un barco. Un hombre puede ser un barco con el casco de acero. Luego pasan los años y se forman grietas. Por ellas entra el agua de la nostalgia, contaminada de soledad, y el agua de la conciencia de haberse equivocado y la de no poder poner remedio al error, y esa agua que corroe tanto, la del arrepentimiento que se siente y no se dice por miedo, por vergüenza, por no quedar mal con los compañeros. Y así el hombre, ya barco agrietado, se irá a pique en cualquier momento”
Fernando Aramburu, Patria


Reading Progress

August 13, 2018 – Started Reading
August 13, 2018 – Shelved
August 13, 2018 – Shelved as: to-read
August 13, 2018 –
5.0%
August 14, 2018 –
10.0%
August 14, 2018 –
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August 16, 2018 –
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August 16, 2018 –
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August 17, 2018 –
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August 17, 2018 –
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August 21, 2018 –
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August 22, 2018 –
80.0%
August 24, 2018 –
85.0%
August 25, 2018 – Finished Reading
August 27, 2018 – Shelved as: ebook

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Emmapeel Bello, vero?


Rosenkavalier Si, anche se le troppe (e improbabili) vicende collaterali hanno fatto saltare una stella. Comunque un ottimo romanzo, su un tema che a me interessa molto.


Emmapeel Sì, un po� troppa trama al fuoco, ma resta un libro più che valido.


Mapina concordo. gran bel libro, ma tagliami un po' sti amorazzi che chissene e dimmi qualcosa di più dell'ETA, su - che di ETA ne so pochino ma di amorazzi me ne intendo e non è proprio il tuo campo Fernando, lasciatelo dire


Rosenkavalier Asì es.


zumurruddu bellissima e riccamente documentata recensione, concordo su tutto, e anche con Mapina sugli amorazzi :)


Rosenkavalier Anche troppo lunga, ma avevo un po' di cose che volevo fissare per non dimenticarmele :)


message 8: by Gattalucy (new) - added it

Gattalucy Interessante commento. Il libro di Aramburu è un romanzo ...prima la letteratura, poi la verità scriverà nei suoi appunti in Anni lenti. Per quanto mi riguarda penso sia stato comunque coraggioso. Scrivere di fatti che sconvolsero quelle comunità e quindi affrontare prese di coscienza anche storiche non è cosa che successe facilmente anche in altre realtà. E parlare di indipendenza in terra iberica (criticandola!) in un momento come questo non è da poco.


message 9: by Emilio (new)

Emilio Berra Hai scritto una recensione interessante ed esaustiva.
Un libro che mi incuriosisce, e gli ampi consensi avuti creano alte aspettative.
In questo momento però penso di ricercare libri più rilassanti, pur ovviamente di buon livello letterario. Pertanto, attendo.


Gabril Un discorso molto articolato e pieno di spunti per ulteriori approfondimenti il tuo, Rosen, grazie. Per me però il romanzo di Aramburu è perfetto così com’�, anche con le sue lungaggini o deviazioni soap, come dici tu. Se lo scrittore avesse approfondito o anche meglio descritto gli aspetti che hai menzionato ne sarebbe uscito una sorta di docufilm indigeribile. La nascita dell’ETA o i misfatti del GAL secondo me non sono funzionali all’architettura congegnata da Aramburu. Che si tratti di un conflitto di classe è molto chiaro, invece, anche se non viene dichiarato che si tratta di sinistra estrema marxista. Il messaggio veicolato dallo scrittore attraverso il romanzo riguarda l’inutilità, l’assurdità e la cieca distruzione della violenza fondamentalista, da qualsiasi parte provenga, a cui si contrappone la difficile alternativa della comprensione, compassione e perdono. Secondo me Aramburu ha operato una scelta precisa, obbediente al principio mirabilmente enunciato in Anni lenti : Prima la letteratura; poi, se rimane spazio, la verità. E Vargas Llosa, che ha scritto un saggio sul romanzo intitolato “La verità delle menzogne�, non può che approvare questa scelta. Insomma, per me le stelle sono cinque, e brillanti.


message 11: by lorinbocol (new)

lorinbocol (per aggiungere una considerazione stolida al vostro paludato dibattito, mi sono anche andata a cercare cosa significhi decettivo).


Rosenkavalier Lo dici anche a me per favore? L'ho scritto perchè suonava bene.


Mapina sono andata a vedere anch'io. devo trovare immediatamente l'occasione di usarlo


Rosenkavalier Gattalucy wrote: "Interessante commento. Il libro di Aramburu è un romanzo ...prima la letteratura, poi la verità scriverà nei suoi appunti in Anni lenti. Per quanto mi riguarda penso sia stato comunque coraggioso. ..."

Certo, io mi riferivo ai commenti (non di Å·±¦ÓéÀÖ, dei recensori) che considerano il romanzo come la storia definitiva sul tema, il che a me non pare sia. Sull'essere coraggioso, lo stesso Aramburu ha ammesso in un'intervista che non sa se avrebbe pubblicato il romanzo nel pieno dell'attività dell'ETA, il che è perfettamente comprensibile. Detto che vive in Germania dalla metà degli anni 80.


Rosenkavalier Gabril wrote: "Un discorso molto articolato e pieno di spunti per ulteriori approfondimenti il tuo, Rosen, grazie. Per me però il romanzo di Aramburu è perfetto così com’�, anche con le sue lungaggini o deviazion..."

Vedi la risposta qui sopra, per quanto riguarda la questione della storia.


Gabril E su quel punto sono pienamente d’accordo.


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