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Racconto Quotes

Quotes tagged as "racconto" Showing 1-10 of 10
William Shakespeare
“Domani, domani e domani, avanza a poco a poco, giorno dopo giorno, verso l’ultima sillaba del copione, e tutti i nostri ieri avranno illuminato a degli sciocchi la polverosa via della morte. Spegniti, spegniti, breve candela! La vita non è che un’ombra che cammina, un povero attore che si pavoneggia e si agita su un palcoscenico per il tempo a lui assegnato, e poi nulla più s’ode: è un racconto narrato da un idiota, pieno di rumori e strepiti che non significano nulla.”
William Shakespeare, Macbeth

Chaim Potok
“A chi servono le storie di un ennesimo ebreo?"
"Servono a me. Senza storie non esiste nulla. Le storie sono la memoria del mondo. Senza storie il passato viene cancellato".”
Chaim Potok, Old Men at Midnight: Stories

Piero Olmeda
“Dobbiamo creare autori che abbiano coraggio e lettori che abbiano lo stesso coraggio”
Piero Olmeda

Jorge Luis Borges
“Una fiamma d’ultimo sole lo disegna.”
BORGES JORGE LUIS

Italo Calvino
“La pagina ha il suo bene solo quando la volti e c’Ã� la vita dietro che spinge e scompiglia tutti i fogli del libro. La penna corre spinta dallo stesso piacere che ti fa correre le strade. Il capitolo che attacchi e non sai ancora quale storia racconterà è come l’angolo che volterai uscendo dal convento e non sai se ti metterà faccia a faccia con un drago, uno stuolo barbaresco, un’isola incantata, un nuovo amore.”
Italo Calvino, Il cavaliere inesistente

Cristina Bruni
“Avevamo entrambi voglia di morire e di rinascere, cancellando il “Johnâ€� e lo “Sherlockâ€�, risorgendo nel “noiâ€�.”
Cristina Bruni, Splendente come un diamante

Elisa Fumis
“L'amore sopra ogni cosa. L'amore prima del tempo, dei battiti, dei pianti, dei sospiri, dei drammi, delle litigate, della rabbia che prende il sopravvento, degli ostacoli insormontabili, dei sacrifici. Un amore che cura. Un amore che ti mantiene in vita.”
Elisa Fumis, Vendere un cuore al mercato nero e altri racconti

“Certe volte è difficile stabilire se è l'alba o il tramonto. Qui il sole è sempre lo stesso. Quando è vicino all'orizzonte comincia ad adagiarsi, come felice di una morte a lungo aspettata. Oppure, se lo guardiamo da un'altra angolazione, sembra una palla un po' sgonfia che sta per lanciarsi verso l'alto in un impeto elastico...
...
Mi incamminai verso la riva, misi i piedi nell'acqua. Era freddo. Cercai di immaginarmi T. Per la prima volta riuscivo a vederla come una persona umana, di carne, non come una vuota bambola di un film esistenzialista. La fisicità con cui la vedevo ora che era morta mi colpì con forza. A lei piaceva giocare con le parole. E capii che io non avrei dovuto giocare con lei, che non avrei dovuto giocare a fare un romanzo. Non avrei dovuto scherzare con la vita.”
J. Hole

Piero Olmeda
“Cominciò a dire “Chi?...Che cosa?â€�, ma la risposta fu un rantolo prolungato, seguito da una serie di conati, mentre il corpo che teneva tra le braccia tremava in modo incontrollabile. Piano piano cominciò a notare il soprabito sporco di un colore indefinibile, i piedi nudi, i capelli raggrumati in configurazioni improbabili.
Allora, con estremo sforzo, con le due mani a metà tra le guance ed il collo provò a sollevare lentamente il viso di questo corpo. Vide due immensi occhi gialli, persi nel nulla, secchi, la pupilla nera dilatata all'impossibile. Le guance scavate con le ossa del cranio che premevano sulla pelle rinsecchita dove le rughe si diramavano dagli occhi e dalle labbra come le crepe di un deserto.
E ancora disse e continuò a ripetere: “Chi sei? Cosa vuoi? Perché?â€� Ma infine la risposta che non voleva accettare si fece strada nel caos. No, non era possibile. No, non era un mostro venuto dallo spazio, né l'incubo di qualcun altro, ma semplicemente era suo figlio.”
Piero Olmeda

Piero Olmeda
“Dopo che V. pronunciò le ultime parole, la percezione del mondo di B. ruotò su se stessa. Le loro ombre si tramutarono in due corpi di carne viva che si affrontavano in due dimensioni sulle piastrelle livide della terrazza. L'immagine di lei che aveva davanti si trasformò invece in un'ombra dai contorni netti, anzi piuttosto una falla, un buco a forma di donna nello spazio-tempo che lasciava trapelare il nulla assoluto che stava al di là. La mano di B. si alzò come se possedesse una volontà propria e indipendente, nera si confondeva con l'assenza di lei, così fece anche l'altra mano, si portò lentamente all'altezza dove prima stavano gli occhi e sentì, senza vederlo, che le punte delle dita si stavano sfiorando nel buio.
La scintilla della coscienza di B. ardeva di una fiamma nera, incontrollabile, silenziosa, che bruciava lo sbocciare di un fiore ai limiti dell'alba, il palpitare di un cuore caldo sotto la mano, il bacio umido di una notte d'estasi, senza fumo e cenere, lasciando solo un vuoto privo di alcun ricordo. La morte scese, dolce come la primavera dell'infanzia, un lieve accenno di sorriso a un angolo della bocca, timida, pietosa come mai era stata una madre, lo strinse a sé calda come zucchero, gli sussurrò parole inudibili dietro l'orecchio che lo fecero rabbrividire come mai un'amante aveva mai fatto. Lo strinse così forte che diventò lui stesso, B. ricambiò la stretta così disperatamente che divenne lei stessa, il due diventò uno, l'amore impossibile diventò vero, ed amaro come il frutto delizioso della conoscenza.
Le mani che non poteva vedere, le sue mani, si avvicinarono in una lenta danza, si strinsero una contro l'altra sempre più forte, per afferrare l'ineffabile, stringere l'amore prima che scappasse via, cogliere quell'attimo che non sarebbe mai più ritornato, la verità nella sua inconcepibile bellezza che palpitava viva tra le dita come carne viva, urlo, sudore, liscia pelle, calore bruciante, ruotare della terra nel nero assoluto del cosmo.
Fu un attimo, e la percezione del mondo ruotò nuovamente su se stessa, ritornando là dove doveva stare. B. guardò le sue mani che tremavano sospese nell'aria e poi abbassò lo sguardo verso terra e lì, la vide, abbandonata sulla superficie fredda, un corpo gelido ed immobile che non respirava più, il torace che non si alzava né si abbassava, gli occhi fissi ed immobili che non lo vedevano più, una bambola di una bellezza indescrivibile abbandonata da lui stesso e dal mondo.”
Piero Olmeda, Fata Morgana