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Crescita Quotes

Quotes tagged as "crescita" Showing 1-11 of 11
Irène Némirovsky
“Intanto si sentivano all’inizio, alla vigilia di ogni cosa. Domani, tutto sarebbe stato ancora meglio! Ma i giorni passavano, la vita passava, e il meglio non arrivava.”
Irène Némirovsky, Due

Herman Melville
“Tu sei fedele, ragazzo, come la circonferenza al suo centro.”
MELVILLE Herman -, Moby-Dick or, The Whale

Mauro Corona
“Un albero appena nato sale dritto se gli piantiamo un palo vicino che lo tenga in linea. Allora s'appoggia e viene bene. Se invece cresce senza guida può storcersi e non si drizza più con niente.”
Mauro Corona, La voce degli uomini freddi

Carlo Rovelli
“In tutti i casi in cui non viene scambiato calore, infatti, oppure quando il calore scambiato è trascurabile, noi vediamo che il futuro si comporta esattamente come il passato.”
Carlo Rovelli, Seven Brief Lessons on Physics

Ramana Maharshi
“Dio illumina la mente e splende in essa. Non si può conoscere Dio per mezzo della mente, si può solo rivolgere la mente all'interno e fondersi con Dio.”
Sri Ramana Maharshi

Francesco Dimitri
“Crescere significa anche questo, diventare più soli. Non avere qualcuno da cui tornare a piangere, non avere qualcuno con cui poter litigare nella certezza che quel litigio non distruggerà l'amore: questi sono privilegi dell'infanzia, che gli adulti perdono.”
Francesco Dimitri, Pan

Doriana Cantoni
“Quell'estate dopo il diploma qualcosa si spezzò e fu come se un vaso, tenuto in bilico troppo a lungo dal caso su un vecchio mobile, piombasse alla fine per terra. C'erano dei cocci tutto intorno, dell'acqua e dei fiori ormai appassiti. Facevamo finta di niente, ma sapevamo benissimo che tutto era cambiato. I giorni scorrevano improvvisamente veloci, avevano fretta di sparire. Giorni bugiardi, che ancora non conoscevano il futuro.”
Doriana Cantoni, Non sono il silenzio

Giovanni Sartori
“Il biblico "Crescete e moltiplicatevi" è un'esortazione di altri tempi che andava bene sin quando sulle carte geografiche si scriveva hic sunt leones, qui stanno i leoni. Va ancora bene? Per Papa Wojtyla, sì; ma per le persone sensate non può andar bene. Il cupio multiplicandi è oramai una folle voluttà di autodistruzione, un cupio mortis. A che serve e a chi serve la nostra dissennata corsa alla moltiplicazione incessante? In Africa serve a far crescere il numero dei morti per denutrizione o in eccidi tribali; in America Latina e molte altre parti povere del mondo per cancellare la crescita economica con una ancor maggiore crescita di bocche da sfamare. Non sono mai stato in Cina (il solo paese intelligente che cerca davvero di limitare le nascite); ma sono stato in India, e il formicaio umano di esseri scheletrici che ho visto nel Gange e dintorni mi ha terrorizzato. Perché crescere? Perché moltiplicarsi? Per mal vivere e, alla fine, mal morire in un pianeta brucato sino all'ultimo cespuglio da miliardi e miliardi di uomini-capra?”
Giovanni Sartori, Il paese degli struzzi. Clima, ambiente, sovrappopolazione

Ivo Andrić
“Sì, andare dritto incontro al pericolo, cercarlo addirittura, entrarvi; ecco, questo significava liberarsi. E ciò non era né particolarmente difficile né "pericoloso", perché quello stesso pericolo minacciava e colpiva tutti indistintamente, per quanto ciò sembrasse contraddittorio e incredibile, sia quelli che ne fuggivano, sia quelli che lo affrontavano. Il rischio era lo stesso, ma coloro che non avevano paura del pericolo vivevano in modo più facile e più bello, perché lo avevano superato dentro di sé, ed era come se non lo vedessero e non lo sentissero, dato che erano tutt'uno con esso: erano liberi!
Superare la paura ogni volta che si manifesta dentro di noi, è bello e buono e meritevole, ma in sostanza è un impegno sterile e una lotta senza prospettive, perché la paura è molto maggiore della forza che abbiamo in noi per opporci incessantemente a essa, e così succede sempre che quella forza ci tradisce e la paura rimane. Il pericolo maggiore, quello reale, non è nelle cose che ci minacciano nella realtà, ma nella paura che è in noi. Infatti, di cosa mai non abbiamo paura? Delle infezioni, delle nuove malattie e delle invenzioni letali di cui leggiamo sui giornali, delle misure di polizia, perfino di quelle che non ci riguardano e che non possono riguardarci, dei nostri pensieri notturni che hanno radici non nella realtà esterna ma nei nostri nervi scossi e nella ragione dormiente. Allora, occorre uccidere la paura alla radice, occorre distruggere l'attitudine umana ad avere paura, estirparla dall'uomo come si tolgono le tonsille malate e delicate.
Quei pensieri erano così rapidi, eterogenei e per lui nuovi da farlo cadere in un leggero stato di incoscienza, lì sul bordo del suo terrazzino, e da causargli un nuovo timore di non avere paura, come se tutti quei pensieri sull'eliminazione del pericolo costituissero un nuovo pericolo per un uomo piccolo come lui. E gli causavano davvero un senso di peso che non era in grado di sostenere e sotto il quale si piegava tutto. E si piegava, e a tratti anche provava paura, ma non si fermava, non si arrendeva. Difatti, il pensiero che si afferma in un uomo e trova sostegno nel suo carattere, è ciò che rende un uomo piccolo o grande. La paura in lui diminuiva, mentre lui stesso cresceva.”
Ivo Andrić, La vita di Isidor Katanić

Giulia Caminito
“Di quei dieci comandamenti â€� volontà di tregua e pace perpetua â€� io non ne ho rispettato nessuno, ho avuto mesi e anni per mettermi in pari, recuperare gli errori commessi, ma ho procrastinato gli eventi, ogni giorno poteva essere quello dopo, ogni tramonto lo avremmo potuto guardare la sera seguente, ogni perdono poteva restare implicito, nessuno avrebbe prosciugato il lago o avrebbe sradicato il molo, e il coniglio era morto da tempo e tale sarebbe rimasto: morto e sepolto nel giardino sul retro, tra le lattughe e qualche melanzana.
[...]non le ho narrato della mia scarsa autostima, la coriacea voglia di offendere e affondare, come se ognuno fosse un pesce e io la mano stretta intorno al suo corpo liscio dentro la grande fontana che è una vita qualunque.
Lei ha sempre custodito, nella sua memoria emotiva, la me fantastica e valorosa, la me affabile e sorridente, la me che è vittima e non fa pezzi dei corpi altrui, quella che canta a gola aperta in macchina e legge i libri al fresco dell’ombra, una me fugace, durata il tempo di una stagione, una immagine evanescente, un viso sott’acqua durante una gara di apnee.”
Giulia Caminito, L'acqua del lago non è mai dolce

Franz Werfel
“aveva già raggiunto quel limite di età, al di là del quale l'uomo in divenire deve affermarsi non solo contro i propri umori, ma anche contro una gigantesca chimera del mondo, che gli fa sentire ad ogni minuto, soffocandolo, la ²Ô³Ü±ô±ô¾±³Ùà del suo lo appena desto.”
Franz Werfel, I quaranta giorni del Mussa Dagh: Volume II